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   Rifugi Gherardi e Battisti, 02/02/2014
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Onicer  Pierpaolo      
Gita  Rifugi Gherardi e Battisti
Regione  Lombardia
Partenza  Strada per Pizzino fraz. Quindicina (BG)  (1120 m)
Quota arrivo  1650 m
Dislivello  600 m
Difficoltà  BS
Esposizione in salita  Sud
Esposizione in discesa  Sud
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Marcia
Altra neve  Farina pesante
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Buono
Commento In pianura piove, piove e ripiove. In montagna nevica, nevica e rinevica. In alta montagna a dire il vero, perché da un mese a questa parte, essendo spalancata la porta dell'Atlantico, di freddo se ne vede gran poco. Ad ogni modo, le "metrate" di neve a quote elevate impongono a dir poco prudenza. Per la serie stiamocene non in basso, ma in mezzo che è meglio. E così la meta di oggi prevede più o meno di pascolare ai Piani dell'Alben, rimanendo a vista del Rifugio Gherardi e lontani da ripidi pendii carichi all'inverosimile di materia bianca. Dopo qualche peripezia, lottando con il volante dell'auto alla ricerca di un parcheggio da considerarsi come tale nella neve formato palcia, stabiliamo che il nostro punto di partenza si trova poco prima della frazione di Quindicina. Mentre ci prepariamo ad hoc lo sguardo punta inevitabilmente verso l'alto, verso quei ripidi pendii che in teoria dovrebbero fungere da via di rientro con gli assi sotto i piedi, ma una domanda mi sorge spontanea, visto il mio livello di sciatore: io come diavolo scendo da lì?? Cioè, ripidezza a parte, la quantità di neve al suolo è al minimo sindacale. È tutto un concerto di alberi e arbusti, di marrone. Il bianco viene quasi in secondo piano. Mentre salgo vengo così colto da visioni futuristiche, già mi vedo schiantarmi contro un albero in slow motion. C'è però pur sempre l'estremo rimedio, farmela a piedi... Comunque, superato il primo tratto del percorso e sbucati in spazi più ampi, scaccio via questi pensieri, confortato dal fatto che anche un novellino come me quassù dovrebbe filare via liscio. Continuiamo la salita e d'improvviso la nebbia si dirada, facendoci apprezzare meglio il paesaggio circostante che è via via sempre più invernale, dopo l'autunno incontrato alla partenza. Arrivati al Rifugio Gherardi decidiamo di andare oltre e di arrivare quantomeno al caratteristico ex Rifugio Battisti. Attraversato il tratterello di collegamento fra i due rifugi in balia del meteo mutevole e a momenti nevoso, ci fermiamo qui, proseguire oltre significherebbe andare a cercare rogne. Non facciamo però la strada a ritroso, spelliamo invece gli sci e puntiamo una cascina visibile un po' più in basso. L'avessimo mai fatto. I pendii sono infatti fin troppo dolci e complice la neve abbondante e pesante quasi non si va giù. Raggiunta a fatica la cascina i pochi metri che ci separano per tornare al Gherardi, essendo qua e là costellati di inquietanti buchi, ci costringono a una meticolosa attenzione e a un passo da tartaruga. Dopo la deviazione più corta e al contempo più dispendiosa di tempo della storia è il momento di mettere le gambe sotto al tavolo per goderci un ottimo pranzo in rifugio, preludio alla discesa che ci aspetta. Rimessi gli sci, affrontiamo dunque la discesa su neve via via sempre più pesante e bagnata man mano che perdiamo quota. La prima parte fila via abbastanza liscia come preventivato, poi però arriva il turno del temuto pendio finale. Assistito dagli angeli del gruppo della Scuola Orobica, a cui anche oggi gravitiamo come satelliti e che con i loro consigli si prodigano di aiutarmi, trovo il coraggio per lanciarmi e pur con qualche difficoltà, tra alberi ed erba affiorante, arrivo anche io giù in tempi umani. Lo sguardo ora punta nuovamente verso l'alto e un'altra domanda mi sorge spontanea: io come diavolo sono sceso da lì?? Contentezza, tanta contentezza!

Foto 1: il gruppo della Scuola Orobica
Foto 2: col cavolo che oggi andiamo ad Artavaggio da qui...
Foto 3: ex Rifugio Battisti
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