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   Aiguille de la Grande Sassière, 04/09/2016
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Aiguille de la Grande Sassière
Regione  Francia
Partenza  Diga di Saut  (2280 m)
Quota arrivo  3751 m
Dislivello  1440 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo + caschetto
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Oggi siamo ancora in Francia e alla ricerca di lande da noi inesplorate. E’ la Val D’Isere ad assecondare i nostri desideri di conquista odierni, contrastante tra la sua bellezza paesaggistica e la presenza umana a deturparla con un esasperato sfruttamento del territorio in chiave invernale, ma che oggi in quella estiva si presenta quasi come fosse abbandonata. A prescindere da ciò, il nostro sguardo volge lassù, verso quella miriade di vette a fare da splendido contorno. Particolarmente una ci attrae, che con la sua forma aguzza e il suo colore scuro si erge oltre i 3700 metri di quota: l’Aiguille de la Grande Sassière. Nonostante la sua elevata altitudine, le relazioni mostrano come a stagione estiva inoltrata sia possibile salirla senza ricorrere alla dotazione alpinistica. Si presenta perciò come un’ottima occasione da cogliere per andare molto in alto in tempi relativamente contenuti e con difficoltà tecniche minime. Raggiunta la diga di Saut a quasi 2300 metri di quota, siamo dunque pronti e carichi per l’ascesa.
I numeri parlano chiaro. Sei chilometri per quasi 1500 metri di dislivello possono solo significare che lungo la via si susseguiranno tratti di dura salita. E in effetti così è. Fin da subito saliamo lungo una labile traccia che si inerpica nei prati sovrastanti il parcheggio, intervallata da un tratto un po’ più tecnico.
Guadagnata la rocciosa cresta, la ripidezza ci concede una pausa che però dura poco. Raggiunto un largo colle, il sentiero riprende a salire erto tra le rocce, passando lungo qualche tratto abbastanza esposto. Arriviamo così sulla parte di cresta più suggestiva dell’itinerario che costeggia a pochi metri di distanza il ghiacciaio del Sassière. La progressione è ora un po’ più rapida e agevole, complice anche la larghezza del tracciato.
Avanti a noi possiamo però vedere sempre più vicina l’ultima parte del percorso, la più ripida e dura. Sono quattrocento metri di dislivello da vincere su terreno molto inclinato e parzialmente sabbioso, preceduto da qualche passaggio sulle rocce più tecnico. Con molta fatica e una certa apprensione saliamo comunque di buon passo, spinti anche dall’aria più frizzante dell’alta quota, così fredda a tal punto da riuscire a creare stalattiti di ghiaccio sulle rocce più riparate, nonostante l’alta pressione calda che si è stabilita in questi giorni su buona parte dell’Europa. Questo ci fa riflettere anche sul fatto di come possano essere estreme le condizioni in alta montagna anche in situazioni climatiche favorevoli. Un po’ infreddoliti e affaticati arriviamo sull’agognata cima, accompagnati da gelide raffiche di vento che ci inducono a coprirci. Il panorama è a dir poco spaziale e nonostante il freddo teniamo botta nel sostare il tempo necessario ad ammirare i giganti circostanti, soprattutto i vicini Mont Pourri e Gran Paradiso.
Appagati e anche un po’ “congelati” facciamo dietro front per la medesima via di salita, prestando attenzione sul ripido muro sotto la vetta. Ripercorriamo poi tutti quanti i passaggi chiave dell’andata sempre con occhi ben aperti, sostando di tanto in tanto a contemplare il vicinissimo ghiacciaio dove qua e là compare anche qualche crepaccio. Nel frattempo il vento ha invaso anche la parte medio bassa del percorso, rendendosi alla lunga fastidioso.
Con piedi e ginocchia in modalità “protesta” concludiamo questa escursione dal respiro selvaggio che ci ha affascinato molto e ci ha permesso di ritoccare con mano un ambiente di vera alta montagna.

Foto 1: vista verso Tignes
Foto 2: in vetta
Foto 3: lungo la cresta con alle spalle il Mount Pourri
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