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VIA “DAL” VETERANO
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GAMBADELEGN



Registrato: 05/02/09 15:09
Messaggi: 156
Residenza: ovunque il mondo non sia piatto

MessaggioInviato: Gio Nov 11, 2010 4:30 pm    Oggetto: VIA “DAL” VETERANO Rispondi citando

Ho un titolo, io.

Un titolo onorifico: più o meno come quello di Cavaliere del lavoro o quello di Magnifico Rettore.

Io sono “Veterano della via del veterano”.

Non che lo sia voluto diventare di proposito. Mi è capitato. Per caso. Involontariamente.

Io non c’entro niente … o quasi niente, insomma.

D’altronde, la via del Veterano è lì: vicina a casa. Lunghissima e facile facile.

Mica facile, quindi, resisterle: snobbarla.

E così, una volta ci vai perché è al tuo livello di principiante: stai imparando ….

La volta successiva, quando principiante non sei più, ci porti l’amico che arrampica da poco (ma sappiamo tutti che è una scusa bella e buona …).

La volta dopo, ci vai perché l’amico dell’amico che arrampicava da poco vorrebbe arrampicare e non sai dire di no (altra scusa clamorosa: ma bisogna avere l’alibi, per non fare figuracce coi colleghi climber che non scherzano: quelli seri, duri e puri … che se fai la via del Veterano ti dicono che sei una pippa).

L’ultima volta, ci vai per nostalgia. Con un amico: quasi a commemorare i tempi passati.

E quale migliore amico del buon vecchio Mauro, per crogiolarsi dentro un sole tanto caldo che forse si è dimenticato che è autunno? Quale amico migliore del Grande Mauro, per celebrare l’ultima ripetizione della Via del Veterano che mi incoronerà Veterano Ufficiale?

In effetti, prima di arrivare al mitico Mauro, mi pare doveroso raccontare per gradi, con rispetto della cronologia, la conquista di un titolo onorifico così importante quale quello che mi fregio di vantare in tutti gli ambienti alpinistici di alto livello.

Partiamo dalle origini.
Molto, molto dalle origini! ...

Sono due mesi che ho messo le scarpette.

Finora, tante giornate in falesia. La mia donna dice: “troppe giornate in falesia”… ma va beh…

Oramai tutti i quinti di Galbiate sono miei: e azzardo qualche 6a, qua e là …
A seconda di quanto testosterone abbia in corpo (anche se qualcuno dice, invece, a seconda di quanta “testa” hai).

Così, una domenica pomeriggio – due mesi dopo il primo famigerato tiro di corda nella falesia di Carate Urio – sono a Galbiate con la donna e sto arrampicando.

Si vede che sto trombando poco … perché macino 6a a raffica.

Accanto a me, una cordata di apparenti soci affiatati si cimenta su di un tiro: sono ormai all’ultimo spit prima della sosta. Ma sono lì, fermi, da un bel 20 minuti.

Prima prova uno, poi si cala e prova l’altro … che si cala.

Prima bestemmia uno e si cala perché “il passaggio è troppo lungo e morfologico”, poi ci prova l’altro e si cala (ovviamente dopo avere bestemmiato) perché il “movimento è in leggero strapiombo” e lui è “un po’ troppo ghisato”.

Uno dice all’altro: “Tieni… Corto … più corto … ancora un po’ più corto… cortissimo … RECUPERA!!! … BLOCCA!!! … dammene … ancora un po’ … TROPPO! … VADO: PROVO: MOLLO: BARCOLLO: VOLO! NON VOLO …”

E l’altro gli fa il controcanto: “Tranquillo. Sei sott’occhio. Vai! Dai! Prova! Lancia! Dai che ti mancano solo pochi centimetri [ 187 cm, su 200 tra uno spit e l’altro!... NDA] Dai osa! Vai tigreeee! Alè!!! Su!!!! Non mollare… !!!!”.

Io li guardo con ammirazione: sono tenacissimi. Ormai si maledicono a vicenda per essersi cimentati su quello stramaledetto tiro di merda ma piuttosto che rimetterci 80 centesimi di rapide maillon, rischiano tutta la loro tenacia su ‘sti due metri apparentemente impossibili.

Li guardo … forse un po’ troppo li osserviamo, io e la donna. Con la stessa curiosità con
cui si osservano i lemuri suicidarsi in massa, durante una puntata di Super Quark: che spettacolo la natura! Cosa ti sa offrire, quando credi di avere visto quasi tutto e di avere tutto immaginato!

Li guardiamo troppo – dicevamo – e ad un certo punto, uno dei due, se ne esce rivolgendosi a me: “Siamo un po’ stanchi e forse questo tiro è un po’ troppo oltre le nostre capacità! Vuoi provare a tirarci giù il rinvio?”

Io … sarà la donna che mi guarda (e magari se sembro figo, stasera me la dà anche!) … sarà che il tiro è 6a+ (… cosa sarà mai un “più” in più, se mi escono i 6a !!!!) … sarà che oggi spacco l’universo e tengo l’impossibile … sarà quel che sarà del nostro amore che sarà prendiamo oggi quel che da e quel che avanza per domani basterà … ma colto nell’orgoglio, da vero orgoglione quale sono, rispondo: “ Va bene! Non assicuro nulla: ma se volete ci provo”.

Così, in un secondo, mi lego alla loro corda e salgo al famigerato ultimo spit di questo tiro “Am Limit” … per me.

In effetti, l’ultimo passaggio morfologico-strapiombante-ghisantissimo-inquietante-terrificante …un po’ mi fa cagare sotto.

Ma c’è la donna giù che guarda: stasera si tromba, forse. E dipende tutto da me!
Smagnesata psicologica e poi via tic tuc tac (un po’ con gli occhi aperti un po’ con gli occhi chiusi): catena!

Si sente una strana puzza di cacca: ma sono in catena. Fighissimo.

Dall’eroicità del gesto, mi si sono anche pettinati i capelli da soli e mi si è lucidato il sorriso: sembro il Charlton Heston dei tempi migliori: altro che Ben Hur! Sono diventato fighissimo.

Arrivato a terra, saranno gli 80 centesimi risparmiati, mai i due mi fanno dei complimenti esagerati (tanto poi mi devono pagare il caffè! … e gli 80 centesimi glieli scucio! Tiè!).

“Bravo, bravissimo: di qualità, di qualità!” … e via discorrendo, ci presentiamo.

Intanto la donna mi si struscia addosso come una ragazza della “Compagnia delle indie” della pubblicità ed io mi sento davvero fichissimo. Illusioni: ma almeno lasciatemi gongolare, quando posso. Raramente.

“Io sono Lanfranco e lui e mio fratello Goffredo”.

Prima di presentarmi, penso che la mamma di questi due deve avere letto troppi romanzi medioevali durante la gravidanza: ma sono già fortunati a non chiamarsi Messer Dionigi e il Prode Astolfo… per cui va bene così.

“Io sono Matteo e lei e &%$£°ç” (salviamone il nome e la dignità, poveretta!).

E come sempre in questi casi, quando passi per superfigo anche non essendolo (pericolosissimo!!!), scambio di rito di recapiti telefonici, indirizzi, indirizzi e-mail, codici fiscali, patenti, gruppi sanguigni e codici IBAN e vaghe promessi di sentirsi, beccarsi, incrociarsi, magari ancora a Galbiate oppure, perché no, “mi hanno detto che in Marmolada il Manolo ha aperto una via nuova, dai che andiamo a ripeterla”… cosette così …

Dopo l’exploit, per paura di non potermi ripetere (anche considerando che sono le 6 di sera e sono a Galbiate più o meno dalla 6 di mattina: ho le braccia un tantino rotte) faccio su la corda, metto via i rinvii e pregusto la trombata … no dai: scherzo. Mi accingo ad un glorioso rientro, stile “Un mercoledì da leoni”. Al posto del surf, l’imbrago!

Pochi giorni dopo, contro ogni aspettativa, Lanfranco … d’ora in avanti per semplificare o Lan o Franco … si fa sentire davvero: mi chiama al telefono e mi propone: “Facciamo una vietta per conoscerci un po’?”

Io che in falesia posso anche gongolare, ritorno sulla terra e confesso miseramente (orgoglione o non orgoglione, qui ci rischio la pellaccia a fare lo sborone!): “Sì, volentieri, ma finora ho fatto solo un paio di vie in Grigna e tutte da secondo …”.

Risposta: “E va beh: che problema c’è? Ti tiro io e se hai voglia, fai qualche tiro facile!

Andiamo in Svizzera a fare la via del Veterano, che è facile facile”.

Controrisposta: “FIGO! ok!”.

Andata! Finalmente (dopo due mesi di ansia) ho trovato il bigolo che rischia l’inglorioso rientro a farmi sicura su una via in cui potrò provare anche un tiro o due da primo! E poi, chi lo sa che via è sta via del Veterano?!

Come tutti i principianti, mi appassiono subito all’idea, mi metto davanti ad internet e mi informo sulla via: leggo 8500 relazioni … ma la cosa non mi fa più sicuro né più informato.

Quanto è lunga una via lunga 1000 mt? Tanto? Poco? Troppo? Boh: non ho l’esperienza!

Quanto è facile una via di 4° grado con una possibile variante di 6a per tre tiri circa?

Troppo facile? Troppo difficile? Boh!

Poi l’entusiasmo prevale sui dubbi e la risposta è: chissenefotte!

Così, ci troviamo alla mattina della partenza, vicino a casa mia: perché io sono più vicino al confine svizzero. Guido io con la mia scassatissima macchina.

Durante il tragitto scopro qualche dettaglio “trascurabile” sul mio socio e sulla via che andremo a percorrere insieme.

Scopro che lui ha salito praticamente tutti i 2000 delle alpi (in free solo, slegato!); che ha all’attivo decine di centinaia di migliaia di milioni di vie; che la via del Veterano, l’ultima volta l’ha salita con sua nonna di 103 anni; che non mi devo preoccupare se voglio provare qualche tiro da primo che tanto c’è lui a farmi sicura.

Poi, va beh, scopro che la via del Veterano è sì una vietta di 4° grado … ma che è lunga quasi quasi come lo spigolo nord del Badile … e che per uno che ha fatto al massimo 4 tiri di fila in Grigna, potrebbe essere un filo deleteria quanto a piedi dentro le scarpette in aderenza. Scopro, infatti, che si tratta di una via di aderenza placcosa: e io non ci ho mai messo piede sopra, “all’aderenza” ….

Comunque, in fin dei conti, sono contento.

E ridendo e scherzando, arriviamo all’attacco della via: con tanto di scritta alla base e primo tiro con cascata d’acqua della portata delle Niagara Falls.

Sì … in effetti ha piovuto un po’, nei giorni scorsi. Ma il mio socio la via del Veterano non la conosce come le sue tasche? … Va beh: tanto, mi dice il socio: “È quarto! … bagnato o non bagnato, conta poco, no?”.

Dentro di me, dissentirei: l’istinto mi dice che arrampicare con il boccaglio e la muta da sub non sia proprio la stessa cosa che arrampicare su una placca asciutta, per di più se è la prima volta che faccio un tiro in placca da primo … Ma prendo atto dell’esperienza del mio socio e mi fido. Lo guardo con lo sguardo di un cocker: supplichevole, a sottintendere un “ ti prego, non è che il primo tiro lo fai te?” e lui, sensibile alle mie difficoltà e comprendendo il mio imbarazzo, mi risponde: “Parti te”.

Perfetto. Un gentleman!

Parto io.

Ok.

Fuori le palle!

Mi scarpizzo: e metto il piede su questo nuovo mondo che è la placca slozza di acqua. Vero che è chiodata più che una falesia, ma sapete bene che l’emozione è diversa.

Faccio due passi, evitando i salmoni che risalgono la corrente della cascata sul primo tiro.

Dallo stress, sono più sudato della parete che salgo e puzzo di paura come un chiwuawua davanti ad un alano arlecchino. Non so dove mettere le mani, che servono a poco: per cui con le unghie vado ad incastro su micro robette inutili a qualsiasi trattenuta, in caso di caduta. E dopo circa due ore e venti, arrivo in sosta. Urlo di gioia, stile l’”Adrianaaaaaaaaaa” di Rocky. Il socio sotto credo che nel frattempo si sia addormentato: ma se voleva andare più veloce, partiva lui, no?

Ad ogni modo, recupero Lan detto Franco alla sosta: piccolo particolare, il buon Lan peserà circa 100 kg per 195 cm: quindi, forse anche questo ha giocato sulla motivazione a salire senza lamentarmi troppo … ma per uno che ha fatto quasi tutte le vie del pianeta terra, mi pare che salga lentino e che mi chieda un po’ troppe volte “recupera” … . Boh: forse l’ho fatto assopire davvero. Ma tanto, il mio tiro da primo l’ho fatto! Ora andrà lui!

… E invece no! …

Arrivato in sosta, Franco detto Lan mi dice: “Dai, vai avanti tu” … che mi vien da ridere, aggiungo io … .

Riprovo con gli occhi da Cocker ma non funziona: evidentemente devo cambiare strategia per andare in alternata. Almeno devo cambiare cane. O animale.

Forse l’espertissimo socio ha una strategia di insegnamento tutta sua: fondata su una tecnica shokking, stile terapia d’urto. “Gli faccio fare 200 tiri da primo tutti subito e via: così o impara o smette”.

Il secondo tiro è meno bagnato del primo, perché fuori dalle piante. Ma da lì a dire che è una passeggiata, ne corre. Ad ogni modo, ormai la placca è il mio ambiente naturale! Mi ci trovo proprio bene: anzi. Sarà che risalirla coi salmoni e le trote controcorrente è molto bucolico, ma mi sento a mio agio. E così, via: seconda sosta … Recupero il socio che grida “recupera!” ad ogni passo … capisco sempre meno (ma non l’aveva fatta ottomila volte, sta via???? …) e ad ogni sosta, nonostante ci provi con lo sguardo della maggior parte dei cani commuoventi e degli animali strappalacrime (conigli, gattini, orsetti, panda etc.): nulla! Il Lan da 100 kg mi manda avanti da primo ad ogni tiro. E ad ogni tiro, da secondo cristona come pochi.

Inizio ad essere un po’ stressato, al 95° tiro di placca (o erano meno?): ma vado avanti.

Ormai salgo con una certa destrezza: la placca è asciutta, salgo praticamente quasi in piedi camminando. Mi mancano solo i salmoni e le trote: mi mancano tanto. Mi ci ero affezionato.

Però l’esperienza per me è nuova e la stanchezza si fa sentire.

Ad un certo punto, 100 kg o non 100 kg, 195 cm o non 195 cm, domando al socio (timidamente …): “Seeeeeenti: ma non è che ti va di andare in alternata? Non vuoi fare qualche tiro te?”

Per tutta risposta, mi sento dire: “ Ma no, dai! Ormai mancano solo 36 tiri e stai andando bene! Dai che è una bella palestra!”

In effetti, non metto in dubbio che sia un più che valido esercizio ginnico e mentale: ma ora, dopo 8 o 10 tiri ho il cervello di principiante liquefatto ed i piedi di due numeri più grandi dei miei soliti, dentro scarpette due numeri più piccole delle mie solite. Quindi mi viene spontaneo accantonare le esigenze didattiche e le velleità arrampicatorie, per pensare un bel “mavaffanculo a te a alla bella palestra!”

Pensare! Mica senza dire: non sono pronto a fare a botte in sosta con un socio 30 cm e 30 kg più grosso di me!.

Comunque continuo. Ora ci troviamo, peraltro di fronte al bivio: via vecchia o variante nuova, con dentro un paio di tiretti più sostenuti?

La risposta è ovvia: via vecchia. Per quanto mi riguarda.

La risposta è ovvia: via nuova. Per quanto ne pensa il mio socio: “Ma dai! Alziamo un po’ il grado! Tanto sono tre tiretti: più facili di quelli che hai fatto a Galbiate! Su, cos’è? Sei già stanco? C’hai paura di tre tiri un po’ più duri?”.

Adesso ho imparato a non cadere più in trappole che solletichino l’orgoglio: ma al tempo, sinceramente, ero un po’ più pirla.

Paura?! Io!? MAI!!! Orgoglio alle stelle! Ti faccio vedere io cosa so tirare fuori dall’acido lattico! Io che cedo per così poco? MAI!!!

A guardarmi col senno di poi, direi che mentecatto che ero! Ma … cosa volete: giovane, gasato dal fatto che stessi tirando ormai un po’ di tiri da primo, in una via, incitato come un toro col drappo rosso … ho ceduto! Lo ammetto: alla fine ho ceduto …

Va bene: si va di là, verso l’alberello. Dove la parete sembra un po’ più (un po’ troppo …) verticale per le mie capacità. Ma si va.

Ebbene: vi risparmio le riflessioni filosofiche che occuparono la mia mente in quei tre tiri (“Porca di quella puttanazza: c’ho le mani che non mi tengono neanche il pisello per pisciare!”). Le considerazioni esistenziali (“Ma che cazzo sono venuto a fare con questo criminale sociopatico di un socio che mi istiga al suicidio su sta via di merda .. e mi convince anche !?!”). Le esternazioni liriche e poetiche (“Porca di una vacca maiala in calore” … “Maledetto spit: te e chi ti ha messo così lontano” … etc. etc.).

E intanto il Lanfranco dietro che mi dice anche: “Dai muoviamoci che è tardi!”
MUOVIAMOCI CHE È TARDI??? ANCHE QUESTO MI TOCCA SENTIRE ???!!!!! MA TARDI PER COSA !!!???

Come si dice nell’idioma locale “cunt un ruz e ‘na bestemia” … sono arrivato alla agognata fine delle difficoltà. Sono arrivato in cima: tirandomi dietro il Lan detto Franco, che sui tiri “difficili” si è fatto issare a braccia col suo dolcissimo quintale.

Ecco come tradurre in pochi istanti dal “Manuale di alpinismo su ghiaccio e roccia” alla realtà il Paranco di Poldo! Proprio vero che nulla come la pratica aguzza l’ingegno!

E quando arriva su, il Lan mi sbotta con un bel: “Bravo, dai! Un po’ lento ma bravo, né!

Dai adesso correre che sono in ritardo che stasera c’è la partita”.

…..
…….

Lo guardo: ma non ho forze né fantasia per inventarmi come mandarlo a cagare.

Faccio su la corda sfruttando la forza del vento e delle correnti ascensionali, la gravita e l’energia centrifuga della rotazione terrestre, oltre che l’attrazione della luna e le maree.

Le mie braccia non si reggono da sole.

Le sensazioni sono un misto tra la soddisfazione e la rabbia. Ma non fuoriescono dalla mia mente e tantomeno passano dalla mia gola. Si spalmano in fronte, sotto forma di perline di sudore. Freddo.

Adesso nessuno mi può dire nulla: sei venuto su, Franco-preceduto-da-Lan. Sei arrivato in cima e ti ci ho portato io: in senso più letterale di quanto sembri.

L’orgoglio è soddisfatto: anche se con l’orgoglio non ci si pulisce neanche il culo.

Ti ho portato su: prima nuotando nella cascata coi salmoni argentati e le trote salmonate e poi carrucolandoti sui tiri magari non proprio duri … ma almeno, per un principiante come me, diciamo “croccanti” …

Adesso qualche spiegazione me la devi dare: Lan-Franco!

Come minchia ti è venuto in mente di portarmi a portarti su una via sulla quale ti ho
dovuto issare e che in teoria avresti già fatto 7/800 volte?

Mi puzza di marcio ‘sta situazione. Qualcosa non mi torna. Ingenuo. Gabbato. Così mi sento. Preso per il … per l’orgoglio, diciamo, va …

Ora scendo: ma poi, in macchina recupererò le forze e dopo una merendina a base di 4 kg di cioccolato svizzero-no-novi, 11 barrette da astronauta, 8 litri di thé con dentro 8 kg di zucchero e 14 pacchetti di crackers, mi dovrai dare qualche spiegazione.

Non eri tu l’eroe delle mille vie? Il samurai della montagna?

Davvero mi ha voluto fare arrampicare per fare una “bella palestra”? O mi hai portato a fare una cazzutissima via di placca lunga un chilometro perché non c’avevi voglia di tirarla te ?

Queste le intenzioni.

Intanto scendiamo, per fortuna a piedi. E arriviamo alla macchina.

Non so se è la pancia piena di cioccolato o il chilometro di imprecazioni appena tirate, ma arrivato giù, in vista della macchina, mi piglia un sonno della madonna. Sono a pezzi.

Scarico lo zaino. Butto in macchina. Mi cambio scarpe e entro sul sedile.

Il sedermi mi fa crollare del tutto: appoggiate le chiappe sul morbido sedile del macinino vecchio di 18 anni, mi piglia un collasso di sonno. Guardo il socio e dico francamente al

Franco: “Vuoi guidare tu, che sono stanco?”

Lui: “Guarda: preferirei di no perché non mi piace guidare le macchine altrui. Vai tranquillo che in caso di necessità, sono qui di fianco”. Dice questo e intanto si sistema comodo sul sedile, abbassando anche un po’ lo schienale per rilassarsi meglio.

Io accendo il motore (già girare la chiave mi impegna come smuovere un macigno impegnava Sansone).

Ho raccolto i pensieri e vorrei parlare con il Lanfra per esprimergli il mio scontento per come è andata la giornata. Per come ho vissuto l’esperienza della mia prima via tutta da primo.

Faccio per girarmi: sono passati circa 48 … 49 secondi al massimo da quando ci siamo seduti. Il Lan dorme.

Mi piglia una rabbia che vorrei avere il tasto di espulsione automatica del sedile del passeggero (magari senza paracadute: che è meglio!). Minchia: DORME E NON HA FATTO UN CA … VOLO!
DORME E IO DEVO GUIDARE! CA … Z … VOLO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Il viaggio, oltre ad essere un incubo psicomotorio (che citazione!!!) … una lotta contro il sonno che trasforma l’impresa di Lindbergh e la prima trasvolata transoceanica in un viaggetto tutto comfort … è anche sufficientemente lungo da affrontare alle 5 di sera di novembre.

Devo darmi da fare per domare la mia golf serie 0,4, cilindrata 1800 CC, 2 C.V. (dove “C” sta per cani da slitta e “V” sta per vetusti …) senza servosterzo lungo l’autostrada svizzera, dannatamente dritta nonostante le montagne (il che, non agevola certo la concentrazione alla guida ed il risveglio).

Devo recitare ad alta voce rosari e mantra tibetani.

Cantare musica lirica in lingua finlandese.

Tenere a tutto volume una compilation di Death Metal con l’autoradio (a cassette): ma si vede che il metal concilia il sonno del Lan, perché non smette neanche di russare. Per fortuna a ritmo…

Devo guidare con la testa fuori dal finestrino come Ace Ventura a 130 km/h.
NIENTE: un sonno catatonico che mi devo anche fermare ad ogni PICCADILLY da Locarno a Chiasso a bere un caffè e lavarmi la faccia. Mentre il Lanfra dorme.
Beatamente.

E se lo scaricassi qui: nella piazzola della pompa di benzina? Eh sì! E chi mi aiuta a scaricare sto peso morto!?!

Ormai sono devastato nel corpo e nella psiche. Uno straccio annichilito dalla stanchezza. Ho delle visioni mistiche dettate dal sonno: forse sono in fase REM mentre guido ed ho delle allucinazioni: di certo sto sognando.

A parte le solite gnocche che sogno ogni notte (e ogni giorno … va beh…), sogno di viaggiare su un prato fiorito a colori psichedelici come in un video dei migliori Pink Floyd anni 70.

Le macchine che supero e quelle che mi superano, sotto effetto del sonno, sono tutte vetture di Formula 1 guidate dai personaggi delle fiabe di Walt Disney: sono appena stato superato da una Brabam a 6 ruote, guidata dalla bella addormentata nel bosco … o forse era un T.I.R. che per poco non mi passava sopra con il rimorchio?

Ora sorpasso la Lotus guidata da Quasimodo che mi saluta con la mano …

Altro Piccadilly … altro caffè …

Alla fine, con fatiche maggiori della via salita e con un budget di 80 CHF in costosissimi caffè svizzeri (la Red Bull non la avevano ancora inventata!!!), arrivo a casa: accompagnato dal russare del Lanfranco. Effetto ipnotico: lo consiglio al posto delle sostanze psicotrope!

Parcheggio con gli stessi occhi di lupo Alberto: lo sguardo a pupille crepate dei cartoni animati.

Sveglio con un cazzotto sul naso il Lan: “Oh scusa! Ti ho urtato, non volevo! Stavo chiudendo il finestrino dal tuo lato …” (rigorosamente a manovella: per fortuna … così ho modo di togliermi sta soddisfazione!).

Lan non accusa il colpo: come lo avesse sfiorato una farfalla. E mi dice: “Minchia! È tardissimo! Devo andare Matteo … c’è la partita stasera! Scusa! Ciao Grazie della giornata … alla prossima. Ciao.”

Scarica le sue cose. Accende la sua auto e se ne va.

Ci resto di merda.

Non ho la forza per reagire. Sono li ancora con la mano tesa di chi almeno aspettava una stretta dal socio. Niente. Vuoto: come una scarpa abbandonata.

Mi sento una merda … Non dico grazie: ma almeno un ciao guardandosi in faccia …

Il Lan è più merda di me … ma ciò non toglie che mi sento un merda. Un fesso.

Mi sento come uno che ha buttato via la sua prima volta con una donna: andando con un cesso mostruoso, rigido come uno stoccafisso e sexy come un paracarro in lamiera arrugginita.

La mia prima via da primo, con un socio abominevole, repellente come un ramarro (senza offesa per il ramarro).

Altro che “Ci sentiamo: alla prossima!”
Alla prossima occasione in cui dovessi incontrarti anche per caso, ci vengo armato di motosega, caro Lan!

Arrampicare è un piacere: se non è bello, che piacere è?

Arrampicare è solo un gesto egoistico, o il fatto di essere un cordata ha un suo significato? Perché se è così – come spero che sia – oggi è stata una giornata di certo non memorabile … per non usare che un eufemismo.

Non ho tempo, non ho voglia e soprattutto non ho energie per tuffarmi in riflessioni metempsicotiche: apro lo sportello della macchina e rotolo fuori. Striscio per terra fino al cancelletto di casa.

Già mi pento di avere lasciato le scarpette dentro il bagagliaio della macchina: quando lo aprirò, anche solo tra qualche ora, qualche ignota forma di vita mutata dai batteri dei miei piedi e maturata dentro il bagagliaio cerherà di aggredirmi come Blob … oppure qualche gas nuovo che avrebbe fatto invidia a Saddam, nato dentro il chiuso del baule e proveniente dalle mie Katana creerà una nube tossica che al confronto quella di Cernobyl fu aria di montagna.

Spingo il cancelletto e nello scegliere tra salire le scale per arrivare dentro casa e scendere in garage lungo la rampa per forza di gravità, ho un attimo di indecisione. Poi, rotolo in garage e chiamo col cellulare la fidanzata per farmi venire a prendere a braccia.

Comunque, non serve esagerare troppo: dopo neanche 2 settimane di riposo, coma indotto, fisioterapia ed una cura di steroidi e anfetamine, mi sono ripreso. Non devo mica lamentarmi!

Alla fine, poi, devo ringraziare il Lanfra: vero è che se lo rivedo, nulla toglie che gli farò aprire a tradimento il bagagliaio della mia macchina: che è ancora chiuso con dentro le mie Katana … troppa paura di aprirlo io!

Mi sembra giusto, perché la vendetta va gustata fredda: aprirai il mio bagagliaio, Lan - Franco …oh : se lo aprirai, prima o poi!

Prima o poi (ma solo dopo che il Lan avrà aperto il baule) cambierò la macchina, perché andare in vacanza con le valigie sui posti dietro diventa sempre più scomodo. E perché ormai con una macchina di 25 anni faccio anche fatica ad andare in vacanza … il casello di Melegnano è un traguardo di grande soddisfazione! Io e la donna non manchiamo mai di fare una foto: con la Golf d’epoca e il casello sullo sfondo.
Romanticismo…

Di fatto, comunque, l’aderenza mi è rimasta nel cuore: e nell’esperienza successiva, è rimasta l’ambiente in cui meglio mi trovo. Il primo amore non si scorda mai!...

Ma qualcos’altro mi è rimasto dentro: una convinzione.

Che io montagna non ci andrò più con chiunque capiti.

Per il gesto: per la via. Per la collezione. Per il risultato.

In montagna, a salire con le pelli sulla neve, a camminare con la donna, ad arrampicare con il socio, a raccogliere le castagne con la nonna … ci andrò da solo: in compagnia di me stesso, oppure con un amico.

Con un Amico: o qualcuno che abbia almeno voglia di provare a diventare tale.

Con un amico: con il rispetto dei suoi limiti come lui ne avrà dei miei.

Con la voglia di dividere la sua gioia come lui avrà voglia di dividere la mia.

Il resto, dopo.

Ecco perché l’addio alla vecchia buona via del Veterano non poteva che essere con il buon vecchio Mauro.

E non importa se i tempi di percorrenza non si sono ridotti di molto, nonostante la nostra esperienza, dalla prima mia ascensione. Chissenefrega se ormai sta via la salgo bendato, trovando appigli e appoggi alla cieca, senza difficoltà.

È solo un dettaglio che conta poco, il fatto che il Mitico, nell’asciugarsi la fronte faccia volare via i suoi occhiali da vista … cosa da nulla, visto che gli mancano solo 87 diottrie!

E che gli occhiali – miracolo divino – volino e si incastrino giusto giusto sulla fresca frasca della pianta sotto di noi: illesi. Lì: appoggiati da prendere e basta, come fossero stati messi sul comò!

Non conta nulla: il luogo, il gesto, la difficoltà, la via, la verità e la vita.

La linea salita: non conta nulla.

La linea è solo un insieme infinito di punti. Una meta è un punto preciso.

Lungo la linea, per forza di cose, raggiungi infinite mete: se le sai vedere.

Ciò che più conta, infatti, è che ogni punto della linea è una meta.
_________________
"Bello qui! ...peccato per tutte queste montagne che nascondono il panorama!"

"Arrampicare male sul difficile è facile. E' più difficile arrampicare bene sul facile"


L'ultima modifica di GAMBADELEGN il Gio Nov 11, 2010 9:50 pm, modificato 1 volta
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leo



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MessaggioInviato: Gio Nov 11, 2010 8:45 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ho dovuto leggermelo in due round ma me lo sono proprio gustato, è un vero piacere leggerti Wink

p.s. considerazione: se era la prima via e avevi ai piedi le Katana mi sai che sei un bocia Laughing Laughing .... oppure hai cominciato un pò tardino Laughing Laughing
_________________
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GAMBADELEGN



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MessaggioInviato: Gio Nov 11, 2010 9:01 pm    Oggetto: Rispondi citando

leo ha scritto:
Ho dovuto leggermelo in due round ma me lo sono proprio gustato, è un vero piacere leggerti Wink

p.s. considerazione: se era la prima via e avevi ai piedi le Katana mi sai che sei un bocia Laughing Laughing .... oppure hai cominciato un pò tardino Laughing Laughing


Eh eh eh! non ti sfugge niente, eH?
Katana è una licenza poetica diciamo...un buon sinonimo di scarpetta: per non ripetersi.
Sai: dire "le mie la Sportiva ormai fuori produzione" era troppo lungo e brutto!...
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Domonice
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MessaggioInviato: Gio Nov 11, 2010 10:38 pm    Oggetto: Rispondi citando

Di solito dopo 4 righe mi rompo le palle .... invece stasera ho chiamato mia moglie a leggere sto papiro Laughing Laughing Laughing
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fourfingers



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MessaggioInviato: Gio Nov 11, 2010 10:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

Bel racconto!

Ho fatto la veterano quest'anno e, nonostante fossi con i soci abituali e la considerassimo un po' il banco di prova per lo spigolo del badile (che poi non ho ancora fatto), non me la sono goduta perchè ero mentalmente condizionato (troppe persone mi avevano detto che era una via di m..da e di fatto per me quel giorno lo è diventata)

E' proprio vero che la condizione mentale (e di conseguenza ciò che la influenza: compagni di cordata, meteo, difficoltà ecc...) è fondamentale!

( e pensare che questa sera volevo rileggermi "i falliti" di Motti) Laughing
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ZioPunzo



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MessaggioInviato: Ven Nov 12, 2010 1:32 pm    Oggetto: Rispondi citando

Spettacolo!!!! Cool

Mi hai rallegrato la pausa pranzo!!!! (nonostante gli insulti dei colleghi che mi sentivano ridere da solo!!!)
Laughing Laughing Laughing
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paolo75



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MessaggioInviato: Ven Nov 12, 2010 7:06 pm    Oggetto: Rispondi citando

Davvero bello il racconto, non deludi mai Wink
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fourfingers



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MessaggioInviato: Ven Nov 12, 2010 10:08 pm    Oggetto: Rispondi citando

comunque a me capitò una vicenda per certi aspetti simile alla tua...

organizzai un "incontro al buio" proprio con un on-icer per un'uscita in grignetta. Il tipo si presentò con un altro tizio che aveva contattato su un sito ma non aveva mai incontrato prima.

Fatto sta che durante la saita ai Resinelli, chiaccherando per conoscerci un po' meglio, l'on-icer disse di aver fatto qualche quattromila (Bernina e Lyskamm quelle che mi sono rimaste più impresse), io e l'altro tizio lo ascoltammo con ammirazione e rispetto (io fatto il granpa. e l'altro mai sopra i 4000).

La scelta dell'itinerario ricadde sulla direttissima, puntando alla cima. Alle catene che precedono la scaletta del pagani, voltandomi, notai un certo tremore nel suo polpaccio (anche detto "sindrome della macchina da cucire" che tutti gli arrampicatori penso ben conoscano), il passo incerto, la sudorazione un po' eccessiva, per essere a novembre. Decisi allora che sarebbe stato più saggio che chiudessi io il trio (anche detto "supporto psicologico", ti sto attaccato al culo e vedo se hai bisogno).

Arrivati al colle valsecchi l'on-icer chiese se non fosse meglio meglio scendere al Rosalba, perchè "più su c'è un po' di neve, si è un po' stanchi, non è giornata, vediamo se il rifugi è aperto ecc.... voi se volete andate in cima e ci troviamo dopo".

Già, ma chi si fida a lasciarlo andare da solo fino al Rosalba?

Fu così che lo accompagnammo al colle Garibaldi, da lì al Rosalba è "a vista" (nel senso che con tutta quella gente fuori dal rifugio qualcuno ti vede se fai qualche caz**ta). Poi, dai, "bevi e mangi qualcosa, ti riposi, e ti accodi al primo gruppo che scende dal sentiero delle Foppe! noi intanto andremo in cima e scenderemo dalla normale. ci si trova al forno!"

Detto fatto! una bella galoppata su per la val scarrettone, bocchetta dei venti, cima e discesa dalla cermenati.

Epilogo: l'on-icer dell'incontro al buio chiese dopo qualche tempo di essere cancellato dal sito (andò davvero così, non sto scherzando!) mentro l'altro tizio diventò uno dei miei migliori amici e probabilmente il mio primo compagno di cordata. Con lui ho realizzato bellissime salite e molti progetti abbiamo ancora in programma, anche se adesso è impegnato in un progetto che lo tiene un po' lontano dalla montagna. ah, last but not least, si è iscritto anche lui a on-ice Cool
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leo



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MessaggioInviato: Ven Nov 12, 2010 10:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

L'on-icer in questione si chiama Paolo per caso??? Shocked
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fourfingers



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MessaggioInviato: Ven Nov 12, 2010 10:45 pm    Oggetto: Rispondi citando

Shocked Shocked Shocked hai buona memoria Laughing Laughing Laughing
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rediquadri



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MessaggioInviato: Sab Nov 13, 2010 11:30 am    Oggetto: Rispondi citando

Bellissimo racconto che ho letto tutto d'un fiato! Grazie! Wink
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giolus



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MessaggioInviato: Sab Nov 13, 2010 10:18 pm    Oggetto: Re: VIA “DAL” VETERANO Rispondi citando

Al inizio ho dato un'occhiata veloce, ma quando ho iniziato a leggere, speravo tanto che non finisse mai il tuo racconto, ogni parola che leggevo mi faceva partecipe nella tua storia, un insieme di emozioni che provai anch'io. A parte che come Ziopunzo ridevo da solo, me lo sono gustato da inizio alla fine.

Comunque, non è facile trovare il compagno giusto (per modo di dire). Ma penso che per trovarle le persone con cui ti trovi bene bisogna fare un po di tutto: andare sempre da primo (a me non dispiace ma alternarsi e anche bello), guidare sempre (anche se al ritorno devi fare di tutto per restare sveglio), avere tutta la voglia di fare alcune vie durante la giornata ma alla fine si fa una via è dopo il socio non ha voglia di fare niente e brucci la giornata, etc, etc,etc.

GAMBADELEGN ha scritto:

In montagna, a salire con le pelli sulla neve, a camminare con la donna, ad arrampicare con il socio, a raccogliere le castagne con la nonna … ci andrò da solo: in compagnia di me stesso, oppure con un amico.

Con un Amico: o qualcuno che abbia almeno voglia di provare a diventare tale.

Con un amico: con il rispetto dei suoi limiti come lui ne avrà dei miei.

Con la voglia di dividere la sua gioia come lui avrà voglia di dividere la mia.

Il resto, dopo.


Smile Smile Smile

Comunque bell racconto me lo sono proprio gustato. Sai raccontare molto bene, per me sarebbe l'inizio di un bel libro....
Grazie.
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claus_



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MessaggioInviato: Lun Nov 15, 2010 5:23 pm    Oggetto: Rispondi citando

anch'io sono affettivamente legato a questa bella via, la consiglio sempre a tutti

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guidoval



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MessaggioInviato: Lun Nov 15, 2010 8:46 pm    Oggetto: Rispondi citando

claus_ ha scritto:




Anche se è in Switzerland (vabbe', in Ticino -" skia vìsìn! skia in Tìsìn!" per chi ascoltasse Fausto Tarenzi), anche se non so spiegare perchè, ma mi è sembrata...come dire... Very Happy una caianata pazzesca. Secondo me Rezzonico Huber e Gervasoni la fanno almeno una volta all'anno.

Per riprendermi dalla tristezza, in uscita mi ero poi fatto depositare al birrificio a Como; rendez-vous con la Giò, l'Efrem e il Fabietto; rientro INDENTRO nella CH quella vera per Motorhead e Gross Schien.
Very Happy eccheccazzo.


Giro il racconto a quello che me l'aveva consigliata ma dubito che apprezzerà
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CMauri



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MessaggioInviato: Lun Nov 15, 2010 8:52 pm    Oggetto: Rispondi citando

Cavoli... a sentirvi mi è venuta voglia di andare a ripeterla Smile
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