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Kliff 62
Registrato: 26/04/08 18:34 Messaggi: 646 Residenza: Valle Seriana
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Inviato: Sab Mar 20, 2010 10:32 am Oggetto: Sesso DEBOLE ??? |
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Non sapevo di Lei, per caso ho letto quello che è riuscita a fare fino alla sua tragica scomparsa. Penso sia notevole...
Dal sito di MONTAGNA.ORG
Stupire e morire: la storia di Alison Hargraves
Inserito da Redazione il 9 Marzo, 2010 - 12:43
"Ero incinta, non malata". Così rispondeva Alison Hargraves a chi la criticava per aver salito in solitaria la Nord dell'Eiger quand'era incinta di 6 mesi. L'alpinista inglese, una delle figure più contradditorie ed eccezionali degli anni Ottanta, fu una ribelle sin dall'adolescenza e compì, da sola, salite che fino ad allora erano incredibili anche per gli uomini, come quella dell'Everest senza ossigeno, senza compagni e senza sherpa. Tentò di fare lo stesso sul K2, ma morì in discesa, a soli 33 anni, portata via da una violenta bufera che uccise sette alpinisti e che scatenò una delle polemiche più furiose di tutti i tempi.
Intrepida alpinista e madre affettuosa. E' così che potrebbe essere presentata, in quattro parole, Alison Hargraves.
Alison nasce in una famiglia borghese di Belper, nel Derbyshire. E' una studentessa brillante, destinata a laurearsi ad Oxford, in una delle più prestigiose università d'Inghilterra. Ma l'arrampicata, che conosce durante l'adolescenza grazie a Hillary Collins, la moglie del fuoriclasse inglese Pete Boardman, cambia la sua vita. A 18 anni interrompe gli studi per dedicarsi all'alpinismo e se ne va di casa per convivere con James Ballard, il proprietario di un negozio di articoli sportivi, che ha 16 anni più di lei. Otto anni dopo si sposano e hanno due figli: Tom e Kate.
Chi ha conosciuto Alison Hargraves, una piccola furia alpinistica (era alta meno di un metro e sessanta), la ricorda per lo straordinario talento naturale e per l'incredibile entusiasmo e determinazione con cui ha saputo insistere nelle sue ambizioni, ignorando i tabù dell'epoca e affermandosi già negli anni Ottanta come uno dei personaggi alpinistici più in vista a livello internazionale.
La Hargraves passa in fretta dalle pareti rocciose del Derbyshire alle vertiginose pareti alpine, e poi all'Himalaya. La sua prima spedizione extraeuropea è sul Kantega, una difficile cima di 6.779 metri in Nepal, quando ha 24 anni. Fa squadra con tre americani, Jeff Lowe, Tom Frost e Marc Twight, con i quali apre una via nuova, molto tecnica, sulla montagna. Un'impresa che stupisce il mondo alpinistico, e che le fa per la prima volta sognare un ottomila.
Nel 1988, però, rimane incinta. Ha 26 anni. Rinuncia temporaneamente all'Himalaya, ma non all'alpinismo: a 6 mesi di gravidanza, scala la nord dell'Eiger in solitaria. La nascita di Tom, il bimbo che portava in grembo e, e due anni dopo quella di Kate, non fermano l'alpinismo di Alison Hargraves. In quel periodo, non lascia l'Europa ma non rinuncia a scalare: nel 1993, accompagnata dalla famiglia, compie un memorabile viaggio sulle Alpi durante il quale completa le 6 le classiche Nord in solitaria: Eiger, Cervino, Aiguille Dru, Pizzo Badile, Grandes Jorasses e Cima Grande di Lavaredo. Un viaggio dal quale nasce "A Hard Day's Summer", il suo libro che ha però ben poco successo.
In quegli anni, poche donne sono impegnate nell'alpinismo, nessuna a questi livelli. La cosa da un lato à fastidio a molti, dall'altro le guadagna stima e ammirazione da parte di molti uomini e molte donne che oggi la considerano un'icona dell'indipendenza femminile. Per lei, comunque, la carriera alpinistica inizia a diventare un problema anche economico e così decide di ritornare in Himalaya, sperando di trovare sponsor più importanti.
Nel 1994, a 32 anni, tenta per la prima volta l'Everest: da sola e senza ossigeno. Ma deve rinunciare sopra Colle Sud, perchè si accorge di un principio di congelamento agli alluci che, continuando, avrebbe potuto solo peggiorare. Pochi mesi dopo, nella primavera 1995 ci riprova, dal versante nord. Con una salita veloce, raggiunge la cima il 13 maggio, in completa autonomia nonostante i molti alpinisti che operavano sulla montagna: Alison trasporta sulle spalle i suoi materiali, si installa i campi da sola e non fa mai uso di bombole.
E' un successo nazionale. La Heargraves è la prima donna inglese a salire senza ossigeno la montagna più alta del mondo. E la prima nella storia a salire in completa autonomia. Ed ecco che nasce in lei il sogno di salire le tre montagne più alte della terra - Everest, K2 e Kanchenjunga - da sola e senza ossigeno. Rientra in Inghilterra per qualche giorno e riparte subito per il K2, che vuole raggiungere nella stessa stagione.
Incredibile ma vero. Ci riesce, dopo due mesi di estenuante attesa di una finestra di bel tempo al campo base. Purtroppo, però, non fa ritorno. Alison Heargraves scompare in discesa, il 13 agosto 1995, nel mezzo di una tremenda bufera di neve che uccide anche tutti gli alpinisti saliti in vetta con lei: Javier Olivar, Rob Slater, Javier Escartín, Lorenzo Ortíz, Jeff Lakes e Bruce Grant.
Il gruppo arriva in vetta molto tardi, alle 6.45 del pomeriggio, dopo 12 ore di scalata. Una chiamata via radio dalla cima annuncia il successo e un cielo incredibilmente limpido, mentre dal basso la cima risulta già coperata di nubi. "Li ho visti tutti superare il Traverso, poi sono scomparsi nelle nubi" avrebbe poi raccontato Peter Hillary, il figlio di Sir Hillary, che li osservava con il binocolo. Hillary aveva iniziato la salita con la Heargraves e gli altri, ma poi era tornato indietro temendo un cambiamento del meteo.
Nel giro di un'ora dall'annuncio della cima, sulla parte alta della montagna si alzano raffiche a 140 chilometri orari che distruggono le tende. Secondo quanto riferito dalla rivista Outside, qualcuno dal campo base vede con il binocolo degli alpinisti letteralmente portati via da vento. Nessuna chiamata radio arrivò più da lassù, e nessun corpo viene più ritrovato. Solo Jeff Lakes riesce a scampare a quell'orrore, ma muore al campo 2 di sfinimento.
La tragedia finisce su tutti i giornali e si scatenano le polemiche sulla scelta degli alpinisti di proseguire verso la cima, nonostante l'ora tarda e le previsioni meteo. A tener banco, però, sono le scelte di questa donna, madre di due bambini piccoli, che volle insistere per tentare la cima nonostante le proteste dell'ufficiale di collegamento Fawad Khan. "Le dissi che era un suicidio, perchè aveva nevicato per dieci giorni - raccontò Fhan alla stampa -. Tutti gli alpinisti presenti decisero di desistere. Ma d'improvviso lei cambiò idea e disse "io vado". Pensai che fosse impazzita. Ma la sua decisione convinse altri a ritentare".
Dopo la tragedia, i più la accusarono di essere un'esaltata e un'egoista. Di aver provocato altre morti a causa della sua follia. Di aver voluto tentare ancora solo per gli sponsor, di cui lei aveva bisogno per mantenere la famiglia. Molti scavarono nella sua vita privata mettendo in piazza presunti problemi familiari e i dissapori tra il marito e la sua famiglia d'origine, che non ha mai digerito la fuga della figlia a 18 anni. Insomma, le parole si sprecarono e ovviamente, le polemiche non ottennero alcuna risposta.
Oggi, però, i più ricordano la Hargraves come un'icona dell'alpinismo femminile. Che ottenne risultati straordinari e che diede uno storico esempio di emancipazione nell'inseguire le sue aspirazioni. Una vita vissuta all'insegna del suo proverbio preferito: "Un giorno da leoni è meglio di cento giorni da pecora", che è fonte di continua ispirazione anche per i suoi figli: Tom, che segue le sue orme in campo alpinistico e quest'estate tenterà il K2, e Kate, che lavora come maestra di sci in Svizzera.
Sara Sottocornola _________________ Tante cose buone a TUTTI |
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Harnust
Registrato: 24/01/08 16:12 Messaggi: 737 Residenza: Bassano del Grappa
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Inviato: Sab Mar 20, 2010 12:16 pm Oggetto: |
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Per leggere di Alison, c'è il bellissimo "Le ragioni del cuore" di David Rose e Ed Douglas (collana I Licheni).
Libro da piccola blblioteca dell'On Icer... _________________ ---------------------------------------------------------
da soli si va piu' veloci, insieme si va piu' lontano... |
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Luca Bono
Registrato: 12/02/07 21:25 Messaggi: 2043 Residenza: TRENTO-LECCO
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Inviato: Sab Mar 20, 2010 2:42 pm Oggetto: |
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Tutto molto bello, ma lo spirito delle ultime affermazioni non lo condivido: sembra quasi un'apologia del rischio (altrimenti, non si spiega il detto "meglio un giorno da leoni che cento da pecora").
Giustificare una scelta consapevolmente pericolosa per entrare nella storia non mi pare degno di un "grande" della montagna.
Io credo nel detto "L'alpinista migliore è quello che diventa vecchio"
Per il resto, bel racconto. _________________ "Andare a fare scialpisnismo allo Stelvio è come andare a puttane"
R.Scotti |
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Arterio Lupin
Registrato: 26/02/08 19:40 Messaggi: 624
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Inviato: Sab Mar 20, 2010 2:53 pm Oggetto: |
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La figura è quasi da "leggenda"...
Se fossimo in epoca romantica o tardo romantica e nell'Inghilterra del XIX secolo.
Sono d'accordo con l'obiezione, laconica e precisa, di Luca Bono (d'altronde, si chiama Luca... Quindi ha ragione per diritto di battesimo).
Poi, ogni tipo di disquisizione sulla libertà di disporre della propria vita e del rischio, di una vita "al massimo", è la benvenuta...
Ma, ribadisco, sembra più una figura da romanzo un "eroe" letterario più che una sorta di esempio.
D'altronde, Montagna è libertà ed a molti non passa per la testa di essere esempi... Vogliono solo essere sé stessi e vivere come loro pare...
In ogni caso, merita una sana lettura. Da ripetere più volte, fino a diventarci vecchi assieme! |
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Kliff 62
Registrato: 26/04/08 18:34 Messaggi: 646 Residenza: Valle Seriana
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Inviato: Sab Mar 20, 2010 3:57 pm Oggetto: |
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Arterio Lupin ha scritto: |
In ogni caso, merita una sana lettura. Da ripetere più volte, fino a diventarci vecchi assieme! |
Questo signore( sta aspettando che le metta un persing sul naso) guarda quanto è diventato vecchio a forza di leggere le avventure di Annibale e i suoi elefanti....
Scherzi a parte..... la Signora Alison può essere molto discutibile, ma a mio avviso merita molto rispetto per quello che ha saputo realizzare nella sua breve vita. _________________ Tante cose buone a TUTTI |
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Luca Bono
Registrato: 12/02/07 21:25 Messaggi: 2043 Residenza: TRENTO-LECCO
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Inviato: Sab Mar 20, 2010 9:48 pm Oggetto: |
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Forse, almeno per quanto mi riguarda, userei il termine ammirazione più che rispetto...
per quanto riguarda il discorso del rischio, l'unico che ho sentito parlare con sincerità di questo aspetto, è stato Reihnold Messner che ha più volte definito una pazzia senza senso e un esporsi deliberatamente ai rischi le sue salite agli 8000
mi sono invece cadute le palle al piano di sotto quando Bonatti, intervistato da Fazio in TV, alla domanda del conduttore tipo "ma voi alpinisti perchè rischiate la vita?" ha dato una risposta tipo "ma guarda, è solo una questione di esperienza e valutazione del pericolo"-questo dopo aver raccontato il famoso aneddoto del lancio di corda  _________________ "Andare a fare scialpisnismo allo Stelvio è come andare a puttane"
R.Scotti |
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leo
Registrato: 25/02/08 21:43 Messaggi: 6823 Residenza: 3gasio
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Inviato: Sab Mar 20, 2010 11:07 pm Oggetto: Re: Sesso DEBOLE ??? |
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Kliff 62 ha scritto: | Intrepida alpinista e madre affettuosa. |
Condivido la prima ma mooolto meno la seconda  _________________ “quello che facciamo non viene mai compreso, ma sempre e soltanto apprezzato o disprezzato.” |
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Arterio Lupin
Registrato: 26/02/08 19:40 Messaggi: 624
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Inviato: Dom Mar 21, 2010 1:51 am Oggetto: |
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Rispetto ne ho per tutti, per carità. Figuriamoci per la memoria id chi è "andato aanti"...
A livello alpinistico ammirazione profonda.
Ma non mi sembra un esempio di vita da elevare a livello paradigmatico...
Soprattutto per quanto sottolineato da Leo.
Ovviamente è solo una mia idea... |
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Ta'
Registrato: 07/01/10 18:20 Messaggi: 60
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Inviato: Dom Mar 21, 2010 8:57 pm Oggetto: |
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Quante cose si potrebbero dire, quante critiche apportare a questa giovane donna che ha consapevolmente scelto di non vedere i suoi figli crescere (e nel caso di uno di questi ha addirittura rischiato anche di non metterlo proprio al mondo). Ma dal momento che sembra che neppure i suoi stessi figli gliene facciano una colpa (uno di essi addirittura segue la carriera alpinistica...) forse neppure noi che nulla (o ben poco sappiamo di Lei) possiamo commentare.
SCELTE DI VITA.. CHE ALTRO DIRE. EGOISTE O MENO. CHE RASENTANO LA PAZZIA PER ALCUNI, FRUTTO DEL LIBERO ARBITRIO PER ALTRI.
Certo per alcuni versi mi verrebbe da criticare... ma chi sono poi per farlo? e soprattutto
a volte penso che sia vero che il grande alpinista è quello che porta la pelle a casa, ma anche che alcune mete non sarebbero mai state raggiunte senza rischiare...
L'alpinista che rischia credo lo faccia tanto e soprattutto per se stesso, perchè qualcuno ha detto che andare in montagna è l'arte del nulla... perchè non serve a nessuno in fondo..
Detto questo mi rendo conto di non avere le idee chiare in merito .. quante contraddizioni..
Un saluto a tutti _________________ Ta'
http://corda-doppia.blogspot.com |
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guidoval
Registrato: 27/05/07 22:14 Messaggi: 3563
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Inviato: Dom Mar 21, 2010 9:18 pm Oggetto: |
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Nessuno può essere ritenuto responsabile delle fesserie che si dicono sul suo conto. Se poi, addirittura , è già scomparso...
Poi le cose vanno come dicono le parole sotto l'avatar del Leo. A me non è che vada molto, 'sta cosa di giudicare eticamente i forti nell'ambito dell' ALPINISMO, vivi o morti, specialmente i morti.
Ci sono due aspetti che mi infastidiscono e mi fan sembrare fuori luogo certe discussioni:
- in montagna chi sbaglia paga, e la possibilità di sbagliare aumenta esponenzialmente col livello della salite. IN GENERALE più difficoltà- più esposizione- più necessità di prepararsi- più tempo passato in montagna esposti a livelli adatti, e così via.
E poi in montagna può andar male anche per cause indipendenti, senza bisogno di sbagliare niente.
Le condizioni qui sopra si verificano quasi solamente nell'alpinismo, non certo nel tennis o nella corsa ecc e neppure nella maggior parte degli sport estremi.
Ecco, secondo me fa una bella differenza mettersi in gioco 5 giorni alla settimana in parete e 2 dietro la tastiera o invece 5 giorni alla settimana dietro la tastiera e 2 in parete con rischi conseguentemente MOLTO più bassi, addomesticati, meno numerosi. I primi non hanno tempo per giudicare i secondi, e i secondi dovrebbero avere il pudore di non giudicare i primi.
- quando in un'attività del genere si viaggia a certi livelli, si vive e si ragiona in modi incomprensibili a chi vive nel mondo normale. Chi ha provato a praticare sport professionalmente, o anche solo semi, sa di cosa parlo (v. per es. il discorso "doping"). Figuriamoci in alpinismo, dove si incrociano più fattori, anche extrasportivi, rispetto a quelli presenti in discipline "normali".
Se personalmente non mi permetto di giudicare le scelte di un professionista di uno sport qualunque, a stramaggior ragione penso che in alpinismo, a disparità di level, non siamo in grado di azzeccarla. Li leggo e li ascolto attentamente, anche nelle apparenti banalità, cercando di capire cosa vogliano raccontare con un processo mentale di confronto dei loro modi e lessico al mio personale passato semi pro in un determinato ambito, ma dubito di riuscirci se non minimamente.
Era una veramente forte, non era certo una stupida, la sua vicenda mi fa pensare molto di più di quelle di tanti mostri sacri classici. |
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guidoval
Registrato: 27/05/07 22:14 Messaggi: 3563
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Inviato: Dom Mar 21, 2010 9:28 pm Oggetto: |
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@Luca (ciao!)
- dài, un po' di rispetto per gli anziani! ma sai di che epoca è Bonatti????
- e, ciònonostante, forse ha dato a Fazio - e al suo pubblico la risposta che si meritava- (a parte che, volendo, non è così una banalità...).
Insomma a domanda del cazzo risposta del cazzo. |
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Luca Bono
Registrato: 12/02/07 21:25 Messaggi: 2043 Residenza: TRENTO-LECCO
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Inviato: Dom Mar 21, 2010 9:43 pm Oggetto: |
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ciao Guido
Bonatti è stato un grande per tante cose, sono ben conscio della sua età anche per i racconti della mia nonna che lo vedeva allenarsi ai Resinelli facendo trazioni monodito sugli alberi
è stato un punto di svolta nella storia dell'alpinismo, e ha dimostrato di saper vivere la natura a 360° quando abbandonando l'alpinismo estremo si è dedicato alle esplorazione di foreste e deserti, (come Carlo Mauri) con un prevedibile crollo dell'eco delle sue imprese
resta a dire il vero anche incredibilmente pesante nelle polemiche, nonostante l'ultima volta che l'ho sentito parlare mi abbia piacevolmente sorpreso, molto più sereno e quasi scanzonato...sarà l'età? il chiarimento sulla vicenda K2? _________________ "Andare a fare scialpisnismo allo Stelvio è come andare a puttane"
R.Scotti |
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LorenzOrobico
Registrato: 08/02/07 23:23 Messaggi: 9209 Residenza: Trescùr (BG)
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Inviato: Dom Mar 21, 2010 11:42 pm Oggetto: |
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E` un personaggio che suscita reazioni particolari in quanto donna e madre.
In realta` se si critica lei si sta criticando tutto l'alpinismo in se` soprattutto quello Himalayano, dove per forza di cose una salita importante e` frutto di "scelte consapevolmente pericolose".
Son personaggi da leggere e conoscere, poi ognuno ne trae la sue personali riflessioni e spunti per come condurre la propria esistenza.
E` evidente che se si vuole massimizzare la probabilita` di diventare vecchi, l'Himalaya la lasci stare, anche solo per ragioni statistiche... ma anche l'alpinismo. Per quello scopo molto meglio corsa e tennis. _________________ Ascolta e dimentica, vedi e ricorda, fai e capisci.
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leo
Registrato: 25/02/08 21:43 Messaggi: 6823 Residenza: 3gasio
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Inviato: Lun Mar 22, 2010 12:24 am Oggetto: |
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Ognuno nella sua vita fa delle scelte più o meno condivisibili e criticabili, penso che qua nessuno intenda giudicare ma solo "dire la sua", sia che vada uno, due o millleeeee giorni in giro a pericolare
Non conosco bene la sua storia, certo suonano strane le parole "madre affettuosa" per un'himalaysta del suo calibro!! Vorrà dire che leggerò il libro
Se vi capita andate ad una serata di Gnaro Mondinelli, spesso parla del rapporto Himalaya e famiglia affrontando molto bene l'argomento  _________________ “quello che facciamo non viene mai compreso, ma sempre e soltanto apprezzato o disprezzato.” |
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Harnust
Registrato: 24/01/08 16:12 Messaggi: 737 Residenza: Bassano del Grappa
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Inviato: Lun Mar 22, 2010 4:55 pm Oggetto: |
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...però è curioso che si rivolgano certe considerazioni ad una alpinista in quanto "madre" mentre non è stato fatto altrettanto (o almeno mi par che l'aspetto venga MOLTO meno sottolineato) nel caso di alpinisti in quanto "padri"...
Quanti, infatti, hanno lasciato a casa una famiglia e dei figli per inseguire i loro sogni?
A leggere - nei vari libri - degli ultimi momenti di Hall e Fischer sull'Everest nel '96 (giusto per fare un esempio) non mi pare che si siano fatte le medesime considerazioni sui rispettivi famigliari... _________________ ---------------------------------------------------------
da soli si va piu' veloci, insieme si va piu' lontano... |
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