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Caro Franz...il mio saluto

 
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Autore Messaggio
Luca Bono



Registrato: 12/02/07 21:25
Messaggi: 2043
Residenza: TRENTO-LECCO

MessaggioInviato: Mer Mar 28, 2018 11:54 pm    Oggetto: Caro Franz...il mio saluto Rispondi citando

Ci sono tante storie che potrei raccontare sul Franz, tanti ricordi, tutti legati al periodo in cui siamo stati compagni abbastanza fissi, fino a quella famigerata Bionassay dove la consapevolezza di differenze poco conciliabili sul modo di affrontare una salita ha sancito la fine della cordata.. E allora potrebbe essere questa la storia da raccontare, con quello spettacolare “vaffanculo” che si è sentito dal piton des italiens fino al Dome de Gouter, ma preferisco lasciarla raccontare ad un'altra persona a cui è rimasta dentro più che a me.
Io racconterò quella dell'agosto 2006 al Sasso Manduino, quella pala di pietra che ti da il benvenuto quando uscendo dall'ultima galleria di Colico ti si aprono davanti gli imbocchi di Valtellina e Valchiavenna, terre di promesse alpinistiche sterminate per me allora avevo 24 anni ed ero fresco di scuola di alpinsmo e scialpinismo.
Proprio in quegli anni, in uno dei miniraduni che si teneva con l'allora sparuto e quasi embrionale gruppo di On Ice, conobbi il Franz in un bar di Varenna, salendo verso il Cainallo.
Un ragazzo un po' cicciottello, chiaccherone ben oltre il limite del logorroico, con un pesantissimo e inconfondibile accento bergamasco e con una passione che inseguiva spinto da un appetito insaziabile: la montagna. Consapevole di non essere forte tecnicamente quindi teoricamente svantaggiato era spinto da una determinazione feroce.
Il Manduino lo puntavo da un po', e lui intercettò il mio sguardo sognante puntato sulla montagna, nel corso di una scialpinistica al Bregagno, quando ancora nevicava anche a bassa quota e queste gite non erano effimere scommesse da cogliere al volo come in questi ultimi anni.
E fu così che ci trovammo quel giorno di fine agosto a risalire carichi come muli l'imbocco della Val Codera diretti al bivacco Casorate Sempione.
Una salita interminabile tra boschi, ruscelli, piantagioni di felci fitte come mangrovie e, man mano che si saliva, pareti di granito sempre più incombenti.

Arrivati all'agognata scatola di metallo rosso, troviamo 2 cordate di valtellinesi respinti dal Sasso, si parla di avvicinamento da incubo, e via sottogradata “altro che IV+...”.
Gli ammonimenti hanno l'effetto di impensierire me, e naturalmente, esaltare il Franz, che già sente crescere la sete di sfida, la voglia di dimostrare qualcosa: alla montagna, agli altri, forse a se stesso. Più sembra difficile, pieno di ostacoli, più sembra improbabile, più gli altri mollano, meglio é, perchè la vittoria avrà quel gusto esclusivo che tanto lo elettrizza

La sera la trascorriamo a ripassare, con la giusta cognizione di causa dell'esserci davanti, il tortuoso avvicinamento descritto minuziosamente sulla relazione. La notte passa serena nella scatola rossa, in un'atmosfera intima e romantica che è propria di questi angoli delle Alpi lontani anni luce dall'alpinismo di massa e conquistabili con avvicinamenti lunghi, relazioni scarse, pareti poco generose di chiodi, soste,segni di passaggio, e magari discese estenuanti per un ritorno alla “civiltà” che ha il sapore di una seconda conquista dopo quella già non scontata della vetta.
E così la mattina, sotto un cielo che minaccia rappresaglie dal vicino Badile, si parte per attraversare I canali che ci separano dalla sella che segna l'inizio della via, di quegli 8 tiri di corda per cui siam venuti fin qui. E Franz non sbaglia un colpo, individua con precisione spietata tutti i segni di riferimento della relazione: sassi, canali, cenge. Come un navigatore programmato per la meta.Cervello da tedesco che analizza, aspetta, colpisce, cuore mediterraneo che esulta chiassoso per I suoi successi. Siamo all'attacco, ma le nuvole sono ormai sopra di noi, inizia a scendere qualche fiocco di provenenza bregagliotta, cosa si fa? E' chiaro che lui è ancora più esaltato, non gli sembra vero che potrà raccontare di aver salito questa via solitaria, sotto un improbabile nevicata nel mese di agosto...qualcosa che fa “strano”, inusuale, ECCEZIONALE, come la valutazione degli itinerari del 99,9 % delle sue uscite.
La salita inizia senza la pressione di arrivare a tutti i costi, un mettere le mani avanti quasi scaramantico grazie alla scusa del maltempo, per non pensare alla possibile delusione di aver fatto una scammellata considerevole per niente, e di darla vinta ai comoagni di bivacco coi quali finiremmo nel girone dei falliti. Però man mano che si sale, sembra tecnicamente più facile del previsto, su roccia lavorata e sana, nemmeno troppo lichenosa, proteggiamo poco e saliamo sempre più veloci veloci trovando sempre le soste. Ad un certo punto girato il filo dello spigolo vedo il lago sotto di me, una visione difficile da dimenticare,e , ovviamente un bersaglio scontato per l'esausta macchinetta di Franz, che potesse parlare artcolerebbe una parola: pietà.
Quasi non ci accorgiamo di arrivare in cima, ma non possiamo fare a meno di abbandonarci al gesto un po' pomposo delle braccia alzate, in fondo questa salita sarà irrilevante dal punto di vista del grado ma il senso di isolamento che ci ha fatto vivere ci ha appagati pienamente in quello che speravamo questa esperienza ci potesse regalare.

E come promesso dalla relazione, anche la discesa ci regala visioni indimenticabili: dopo aver guadagnato la base della parete sul versante opposto tra brevi calate e disarrampicate su prati verticali, ci aspetta un'interminabile discesa nella selvaggia Val dei Ratti, in un ambiente unico, desolato, quasi lunare. Non una di quelle valli alpine quasi tronfie nella loro spettacolarità fatta di pareti ciclopiche e cascate assordanti, ma un atmosfera quasi ovattat a di silenzi, colori tenui, spazi vasti riempiti di boschi ripidissimi e pareti grigie, una valle che ti da l'impressione di piacersi così com'è, indifferente al confronto con le sue sorelle vicine ingioiellate di pareti famose e molto meno discrete nel loro proporsi, quasi accattivanti, al desiderio degli alpinisti.
Inconteremo in quella indimenticabile discesa solo un gregge di pecore, e ci volteremo più volte a rimirare questa montagna che si vede da lontano, inconfondibile, ma che poi si rivela un po' solitaria, schiva, chiusa nel suo ambiente senza tempo, quasi un tutt'uno coi suoi due ritrosi versanti che, vasti e ripidi, la proteggono dagli alpinisti frettolosi ma si lasciano salire con pazienza e perseveranza da chi sa corteggiare un progetto o un piccolo sogno.

Grazie Franz, per avermi permesso di realizzare questo sogno, ti rivedrò sempre ogni volta che guarderò il Manduino, con la tua voglia, la tua passione, ma anche il tuo egocentrismo, l'arroganza, a volte l'infantilismo, ma sopra ogni cosa, al di là del tuo bisogno di essere amato e ammirato, con la tua passione vera e sincera e la tua sete inestinguibile di scoprire nuove montagne.

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Domonice
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MessaggioInviato: Gio Mar 29, 2018 9:40 pm    Oggetto: Rispondi citando

Che ricordo bellissimo Luca!! Grazie per averlo condiviso con così tanta profondità
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furbo



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MessaggioInviato: Gio Mar 29, 2018 9:55 pm    Oggetto: Rispondi citando

bella storia luca!!!
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MessaggioInviato: Gio Set 19, 2019 9:07 am    Oggetto: Rispondi citando

Me l'ero persa. Bellissima.
E si sovrappone totalmente ai miei ricordi.
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BiancoAtlas



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MessaggioInviato: Mer Set 25, 2019 7:00 pm    Oggetto: Rispondi citando

Anche io in questi giorni pensavo al Franz c'è poco da dire quello che si fa insieme lassù lega le persone in modo decisamente particolare , ogni volta che penso a lui mi viene un sorriso .
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