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PAMIR experience 2016: alla ricerca di LENIN

 
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Franz
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MessaggioInviato: Mar Ott 04, 2016 10:30 am    Oggetto: PAMIR experience 2016: alla ricerca di LENIN Rispondi citando


Tutto nacque da una foto. Da un sogno ad occhi aperti. Grazie a questa foto mesi fa decisi che sarebbe stata comunque una grande esperienza andare in questi remoti luoghi.
Da: https://www.bergzeit.co.uk/journal/colourful-kyrgyzstan-pik-lenin/


Sono disteso in mutande su un materassino nella mia tendina spalancata. Fa un caldo fotonico, ma ogni tanto qualche folata di vento rinfresca. Dietro si sente lo scrosciare dell'acqua. Il cielo è blu cobalto. Passa di fronte al mio ingresso una francesina molto carina, rossa di cavej, in canotta… "Salut, Camille"… Ai lavandini Cinzia ed Anna stanno improvvisando improbabili docce e lavaggi di capelli... Passa un tizio con i pantaloncini hawaiiani… Decisamente sono al mare. Non v’è dubbio! Ma aspetta, non mi torna qualcosa.. il ragazzo di prima ai piedi non ha le infradito, ma un paio di LaSportiva da altissima quota con ghettone fino al ginocchio. Ora passa un ragazzo bardato di tutto punto con ramponi, picca, tenda, materassino appesi allo zaino… Uno indossa una maschera da alta quota su un passamontagna... Ripassa anche Camille con in mano una tavola da splitboard… Aspetta che mi affaccio dalla tenda. Davanti a me, con tutta la sua maestosità il Peak Lenin si erge quasi 3000 metri sopra di me! La sua glaciale parete nord mostra tra enormi crepacci dei piccoli puntini neri… pochi giorni fa eravamo anche noi lì … Coi suoi 7134 metri è la montagna più alta di questa catena del Pamir, la Trans Alai. È uno dei cinque 7000 metri dello Snow Leopard, le più alte vette dell’Ex Unione Sovietica. Prende il nome dal rivoluzionario e politico russo Vladimir Lenin, ed è anche noto come Ibn Sina peak, in lingua tagica, essendo posto sul confine Kyrgyzstan - Tagykistan. È questo l’obbiettivo della nostra spedizione di luglio 2016 in Kyrgyzstan, capitanata dal Nane (Maurizio), con Anna, Alvise, Lorenzo e Cinzia, al quale mi sono aggregato, su gentile invito di Anna, con tante riserve (in quanto prima esperienza simile e in un periodo fisicamente non al top).


L'itinerario con il punto raggiunto...
Da: http://centralasia-travel.com/upload/2008/lenin_tactic_big_eng.jpg


Dopo il volo Venezia – Istanbul – Osh, con le ovvie preoccupazioni per lo scalo turco interessato proprio pochi giorni prima da un attentato terroristico, ma filato tutto liscio, arriviamo in questa caotica cittadina kyrgisa la mattina presto. Giusto il tempo di un riposino e il furgone della Ak-Sai Travel ci porta direttamente al campo base attraverso la Gulcha valley per 250 km tortuosissimi su e giù per passi (fino ai 3615 metri del Taldyk Pass) e valli, su pessime strade, sbucando poi a Sary Tash e Sary Mogul da dove la nostra meta dovrebbe apparire in tutta la sua maestosità. Purtroppo il tempo non è dalla nostra e possiamo solo intuire la sagoma delle montagne tra nubi e pioggia. L’ultimo tratto è su una strada sterrata malconcia con guadi di fiumi “impossibili” dove il nostro furgone e soprattutto l’esperto autista si muove con maestria. Giungiamo così al Campo Base (BC) di Aki Tash (il nome del fiume) a 3600 metri, in una ridente piana prativa costellata di stelle alpine. Ridente un par di balle… forse col sole Wink Il giorno del nostro arrivo, il 5 luglio, ci accolgono neve e pioggia e l’ambiente ha tutto meno che del bucolico ed ospitale. Ci sono una sessantina di tende da 2, molto comode e spaziose, dove ci sistemiamo. La “sala mensa” è un tendone su fondo terroso (spesso fangoso) piuttosto freddina dove è meglio consumare i pasti col piumino… Qui conosciamo Valery, la nostra guida locale che ci accompagnerà per 20 giorni su e giù per queste belle montagne. Non si tratta di una vera e propria “guida alpina”, come la intendiamo noi qui: la preparazione non è quella dei nostri titolati alpini, ma ha una profonda conoscenza della montagna locale e ci allieterà con racconti e aneddoti ogni giorno. Dopo consistenti nevicate il piano di acclimatamento viene ridimensionato e non possiamo giungere ai 4800 metri del Peak Petrowski come prima uscita. Quindi ci accontentiamo del Traveller Pass a 4100 metri e la salita di un 4200, che battezziamo Traveller's Peak. Cominciamo a conoscere meglio Valery, la nostra guida, che si dimostra cordiale e simpatico. Cominciamo a rompere il ghiaccio. Salendo vedo che strappa dei rametti dal terreno e li mangia. Subito ne chiedo il motivo. Trattasi di erba cipollina (o qualcosa di simile locale, comunque “onion”) e che, a detta sua, contiene molta vitamina F. Se fa bene a lui….butta giù! E poi serie di rutti e fiatella immonda Wink Il giorno seguente con una nuova nevicata al suolo, ma in una bella giornata, saliamo ad una cima di 4000 metri con stupendi panorami sulla piana di Tash. È giunto il momento di salire al Cambo Base Avanzato (ABC). Una giornata meravigliosa senza una nuvola ci accompagna in questa giornata. Si tratta di almeno 15 chilometri di percorso spettacolare tra morene e ghiacciai immensi. Purtroppo il tutto è coperto, e quindi cromaticamente monotono, da un uniforme strato di neve, ma avremo modo di assaporare questo itinerario al ritorno. All’ABC, a 4410 metri, rimarremo ben 15 giorni, senza mai scendere al BC, come invece qualcuno fa. Qui si mangia ancora discretamente e le tende sono quasi comode come all’altro campo. L’unica cosa che manca è la doccia... e il paesaggio bucolico, i prati e le stelle alpine Wink Dopo una prima gita di acclimatamento al Peak Domashniy, 4700 metri, in una favolosa giornata, calda, amabile, tanto che in maglietta rilassati in cima ci godiamo il panorama: è un bellissimo balcone sul Lenin, siamo pronti a salire ai campi alti. Molti degli “alpinisti” che incrociamo all'ABC non ci sembrano perfettamente pronti ad una salita del genere. Ma forse (FORSE!) ci sbagliamo. Al campo incontro anche Simon Yates (qui con dei clienti per tentare la vetta), compagno di Joe Simpson ne “Touching the void”, il celebre best-seller ambientato nelle Ande. Insomma, colui che tagliò (letteralmente) la corda… Il giorno della partenza il cielo è terso e quando mettiamo piede sul ghiacciaio l’aria frizzantina. Ci sono diversi crepacci e si procede in cordata. Siamo in molti sull'itinerario, ma ci sono molti impreparati e i crepacci sono proprio lì ad aspettarli…. Qualche incidente di percorso (con anche “opera di soccorso” da parte delle nostre cordate), ma tutto si risolve per il meglio. Per superare un ripido pendio con delle fisse siamo fermi in coda…come su un qualunque 4000 famoso delle Alpi… Uffff….tutti questi km per nulla. Sono spazientito. Il passaggio è talmente banale. Gradinato, una scala. Nemmeno da usare la corda fissa… e alcuni invece ci attaccano la Jumar!!! Guardo Simon che ho affianco e dico: “I would to cut the rope now!” (ho sempre sognato di fargli una battuta del genere!!!! Wink )
Quando veniamo investiti dal sole siamo alla stessa altezza del Monte Bianco. La fatica e lo zaino pesante con il materiale da bivacco si sentono, ma si procede lentamente e si sale. Il caldo aumenta e quando arriviamo al Plateau che precede il Campo 2 (C2) diviene quasi insopportabile, nonostante si sia oltre i 5000 metri. Il campo è arroccato su un pendio (per via del pericolo delle valanghe che hanno mietuto vittime in passato) e le piazzole per tendine quasi tutte su un piano inclinato, ma la sistemazione è discreta. Inutile dire che la location è spaziale. La “toilette” si trova in un canale poco distante, dove arrivare non è proprio sicurissimo in caso di neve dura nelle ore fredde…ma il panorama sublime Wink Io sono in tenda con Cinzia: si fonde neve… e si beve… e si mangia… e si dorme… e si fonde la neve…e si beve…il rituale è noto e le ore passano…passa anche la notte e l’indomani in una splendida giornata proseguiamo al Campo 3 (C3), a 6100 metri. Qui si procede slegati, nonostante le mie perplessità per la presenza di qualche crepaccio, e il ritmo deve essere lento e cadenzato, ma ad ogni passo l’ossigeno entra in corpo bene per i continui ooooh alla vista di scenari sempre più spettacolari Wink Mi sento in super forma, contro ogni aspettativa. Procedo un’ora avanti ai compagni, chiacchierando con una simpatica francesina (Carol) come se fossimo al livello del mare. Io faccio il brillante, ma lei ha sulle spalle tenda e sci!!! Improvviso anche una corsetta alla Ueli Steck arrivando oltre i 6000 metri. La chiamano euforia da alta quota? Il C3 è sull’anticima del Peak Razdelnaya, in un posto favoloso con un panorama superbo. Tutti e 6 felici giungiamo qui per il primo abbraccio sicuri che sia solo la prima tappa del nostro viaggio verso l’alto. Vediamo la lunga cresta che porta al Peak Lenin oggi in ottime condizioni, senza neve nuova e assenza di vento, ma siamo qui da soli 7 giorni (oggi è l’11 luglio) e per via dell’acclimatamento dobbiamo a malincuore scendere. Torniamo al C2 per dormirvici un’altra notte e poi al C1 (ABC). Qui si riprendono energie e si mangia. In realtà io sono irrequieto. Dopo due giorni siamo pronti per ritornare in alto. Lorenzo e Cinzia decidono che sono soddisfatti già così e ci aspettano. Intanto al campo, nelle sere nella tenda mensa, socializziamo con gli altri alpinisti. C’è Andrea, milanese “importato” ad Hong Kong, ristoratore di alta classe a tempo perso nella metropoli orientale, qui come inviato speciale di un noto giornale internazionale; Nicola, padovano che è partito da solo, ma qui sorpreso di fronte al ghiacciaio così crepacciato e ci chiede di legarsi alla nostra corda (salirà la vetta da solo nei giorni della nostra partenza…). Andrea, guida valdostana. Cala e i suoi agguerriti soci piemontesi scimuniti. Poi ci sono i francesi Camille e Jerome, loro con la tavola, dei simpatici spagnoli…e tante altre nazionalità, dagli slovacchi ai russi, al giapponese da solo, la cinese che continua a lucidare i suoi sci, … Insomma, non ci si annoia anche solo ad osservare i vari abbigliamenti, comportamenti, visi, ecc. E’ quello che ci tocca fare il giorno predestinato alla risalita ai campi alti. Una nevicata notturna copre la parete nord di una coltre apparentemente pericolosa e instabile. Anche al campo sono caduti 30 cm. Ci alziamo comunque all’alba, ma poi decidiamo di aspettare un giorno. Scopriremo con la luce che altre cordate son partite lo stesso, ma li vediamo contornare una valanga appena scesa… No, grazie! Quindi giornata relax a riposare. Mi concedo una passeggiata su dei dossoni di 4500 metri a poca distanza dal campo. Panorama spaziale e atmofera surreale: sono coperti da un detrito finissimo, via di mezzo tra lava e sabbia. I pranzi (abbiamo la pensione completa quando siamo fermi) non sono male. Abbondano un po’ con aglio, cipolle e cetrioli, ma si è mangiato ben peggio (soprattutto in Svizzera!). Zuppe con la carne, bolliti, spezzatini, riso, ceci e farro, peperoni, pasta (terribilmente scotta ovviamente) con dentro una specie di ragù, pesce o pollo fritto, tranci di salmone,…la mattina frittelle, porridge, torte fatte da loro… Il 16 luglio ripartiamo per il C2. Stavolta con noi anche Nicola e Saeed. Stessa strada dell’altra volta, nota, ma il fisico non risponde alla stessa maniera. Sento le gambe “di legno”. Il fiato c’è, ma le gambe non vanno. Obbligo la mia cordata a diverse pause. Giunti al C3 tuttavia notiamo di aver impiegato molto meno della volta precedente, complice la partenza anticipata e il minor caldo patito. Qui la traccia si copre completamente ad ogni perturbazione, ma viene subito prontamente rifatta, principalmente dalle guide locali. Nicola si ferma sotto il C2 per piazzare la sua tendina. Io mi sistemo con Anna, Mauri con Alvise. Ormai le operazioni sono note. Il tempo sembra reggere. Le previsioni buone. Speriamo… L’indomani si parte lentamente alla volta del C3…ancora una volta slegati… Giornata ottima. Il mio fisico è tornato a pompare. Sto da Dio. Bene, era solo una cosa passeggera. Gli zaini a sto giro pesano di più per le notte in quota che ci aspetta. Incontriamo Andrea e Rino, che in due comitive diverse hanno tentato la vetta poche ore prima, la mattina all’alba, ma in alto era un inferno: nuvole rapide, vento che ti sferzava, freddo atroce. Giunti a 6400, quando la logica del proseguire viene meno, quando la sofferenza supera il piacere, desistono e decidono di scendere. Ovviamente col giungere del giorno il tempo va migliorando e l’amaro in bocca resta. Li salutiamo. Avremo modo di rivederli ancora…
Giunti al C3, ci sistemiamo in una tendina della Ak-Sai, cercandone una non devastata da vento e neve.
Solita prassi per arrivare alla cena. Intanto il tempo peggiora un’altra volta. Le previsioni che vengono fornite una tantum all’ABC si avvalgono del sito http://www.mountain-forecast.com/peaks/Pik-Lenin/forecasts/7134 …cioè un sito mondiale usato per previsioni locali… Spesso ci prende, ma altrettanto spesso canna in pieno. La finestra di bello pare che sia già finita. Ci svegliamo sotto un metro e mezzo di neve, con la bufera ancora in corso. Valery ci annuncia la ritirata, ci intima di preparare lo zaino e apprestarci alla discesa. Siamo pronti. Ad un certo punto però ci dice di restare nelle tende: un componente di un team di slovacchi, scendendo, è caduto in un crepaccio profondo, nascosto dalla neve; era slegato e pure senza imbrago!!! Tutte le squadre Ak-Sai sono impegnate nel recupero e il passaggio risulta pure pericoloso e non sicurissimo. Minuti, mezz’ore…interminabili di attesa nelle tende…il freddo comincia a penetrare nelle ossa senza muoversi, nonostante si sia coperti. Il vento fa sfarfallare il telo della tenda. A momenti ci pare di volare via. Finchè Valery ci urla di venire. Ovviamente a sto giro ci leghiamo (…ma pensa!!!). Appena affacciatici sul pendio un folto gruppo di persone ci appare. Sono tutti fermi nei pressi del crepaccio. Come mai nessuno procede? Altri minuti di attesa sotto la neve… Sono tutti indecisi… Che aspettano? Decidiamo con Valery di prendere l’iniziativa. Superiamo su un lato tracciando nella neve fonda fino a metà coscia, ma il crepaccio è comunque evidente. Ovviamente ci seguono tutti… Arriviamo al C2 dove incontriamo i due francesi. Sono in corso soccorsi per un ragazzo russo che ha rischiato l’edema cerebrale. Non si regge in piedi. Ha una faccia paonazza paurosa. Intanto è uscito il sole e fa gran caldo. La traccia che scende dal C2 è sparita. Nessuno parte. Tutti qui a riposare? Valery dice che si va. Traccia nella neve fonda cercando i crepacci con la sua picca (più lunga delle normali…un po’ alpenstock Wink ). Ha fiuto. Conosce a memoria i buchi e li anticipa irrigidendosi all’occorrenza… Ovviamente dietro di noi parte una carovana…che superata la zona crepacciata e cieca ci sorpassa… Arrivati al campo base avanzato della Central Asia Travel comincia a piovere e ci concediamo una dissetante birra nella yurta, la tenda tipica delle popolazioni kirghise. Ci attendono altri due giorni di attesa all’ABC. Mauri per tutta la spedizione ha sofferto di una brutta bronchite. Dopo due volte a 6100, dove ha fatto una fatica boia, sia a salire, che a dormire ai campi alti, decide che è giunta l’ora di scendere. Alvise lo segue. Io e Anna siamo indecisi. Il pensiero di salire ancora non ci alletta, ma abbiamo ancora un po’ di motivazione. Si parla di una fantomatica finestra di bel tempo a partire dal 20 e che dovrebbe rimanere per diversi giorni. I dubbi sono molti, viste le precedenti previsioni poco affidabili. Inoltre è previsto vento tempestoso e ciò è equivalente al brutto tempo per infattibilità della cima. La sera prima della partenza vacilliamo un po’, ma alla fine decidiamo di ripartire. Il vento annunciato ci tartassa per tutta la salita al C2. L’abbigliamento è pesante, ma il freddo penetra poco a poco. Valery conduce con passo cadenzato. Il fisico comunque c’è. Per fortuna il C2 è incredibilmente riparato e possiamo goderci le ore di relax pomeridiano in santa pace. Due chiacchiere con Cala e Natalia è l’unico “diversivo” alla monotonia della vita da campo. Ci annunciano che i giorni migliori per la salita pare siano dal 24 al 26….ma noi saremo già di ritorno in Italia. Vedremo… In tenda comincia anche a fare caldo e mi ritrovo con le sole mutande…alla faccia del freddo del mattino. Ma appena scende il sole, torna il gelo.
L’indomani il vento sembra diminuito. Partiamo piano piano (lo zaino pesante è sempre una tortura) alla volta del C3. Le nevicate dei giorni precedenti hanno lasciato uno strato non esiguo di neve inconsistente faticosa. Inoltre la traccia di salita, oltre ad essere tirata in verticale senza zig-zag, coincide con quella di discesa: non ci sono peste, ma un “canale” di buchi irregolari. Il tutto amplifica la fatica. Ogni tanto ci si accascia a terra. Ovviamente (alla buon ora!!!) a sto giro siamo rigorosamente legati…sai, ci son crepacci!!!
Arriviamo comunque con un buon tempo (4h) al C3. Qui, incontriamo una guida valdostana con clienti francesi che ci racconta che la mattina è stato un inferno nel loro tentativo alla vetta: vento tempestoso, freddo intenso. E pensare che sembrava una giornata idonea. Una ragazza ha le dita delle mani nere e le tiene in una bacinella… dovrebbe scendere ai campi bassi, ma a volte la bramosia per la cima supera la razionalità ;-( Anche loro vogliono ritentare domani… Le previsioni aggiornate dicono bello la mattina e una veloce perturbazione il pomeriggio… cominciano le ansie di farcela in tempo. Non siamo sulle Alpi qui… Alle 20 arriva un team dalla vetta con l’aria devastata. Si alza un vento tempestoso, comincia a nevicare. Uscito per andare in bagno, mi godo un ultimo tramonto spettacolare a 6000 e torno in tenda. Aggiornamento meteo: clear la mattina, peggioramento ridimensionato il pomeriggio. Alè! Buona notte….
……………………………………..
- “Vieni a scalare un 7000?”.
Dopo questa domanda avrei semplicemente dovuto dare della pazza a chi me la pose mesi fa (e invece, Anna, ora sono qui a ringraziarti!)
- “Ma io non sono mai stato oltre i 5400!!! E quella volta non ero nemmeno in forma!”.
- “Beh, al massimo ti fermi sull’anticima [edit: Pik Razdelnaya] che è già un 6100.
Nella vita gli eventi risultano imprevedibili. Ed è proprio questo il suo bello.
Stava arrivando Pietro e non ero assolutamente convinto fino all’ultimo di partire se non dopo esser sicuro che stesse bene, che fosse un angelo come la sorellina, che il mio angelo di moglie non avesse troppo sbattimento nell'accudirlo (ovviamente tutto questo è avvenuto!)…
Una stagione un po’ “in sordina” per problemi alla schiena (tre ernie giocando con Emma!!!) e ad un polpaccio (rottura del soleo) non mi dava la convinzione di essere al top per una simile impresa, sicuramente oltre le mie capacità, pensando alle mie precedenti esperienze…
Quando Andrea intervistandoci al Campo 2, per conto di un giornale internazionale, ci chiedeva quale fosse il motivo per cui eravamo lì, la mia naturale risposta era la sfida con me stesso…
Ed ora sono qua a lamentarmi perché non ho raggiunto una cima di 7000 metri causa maltempo (vento e neve) e per mancanza di giorni di permanenza in loco in più rispetto al programma originale (piuttosto vincolante per la logistica), ma sono arrivato a 6000 metri saltellando come un bimbo, in condizioni fisiche eccellenti, con Valery, la guida russa locale, che ci aveva detto (a me e socia) che eravamo fisicamente allenati e acclimatati ormai perfettamente e con l’80% di probabilità di riuscita della salita al Summit...
Che ingrato!
Sono qua a lamentarmi per un’esperienza che di per se stessa molti mi potrebbero invidiare a livello famigliare, lavorativo, finanziario e fisico, solo perché non ho raggiunto la vetta agognata, ma ho visto posti nuovi e fantastici, ho conosciuto persone interessanti e speciali, ho goduto e mai sofferto, …. ho insomma succhiato “fino al midollo” tutto quello che questa esperienza e avventura ha saputo regalarmi!
Lo so, sono patetico.
Venerdì 22 luglio, scendendo per la terza volta dal Campo 3, con un metro di neve fresca, dopo che le previsioni avevano cannato per l’ennesima volta. tutto ciò non mi era chiaro. Non riuscivo a rallegrarmi di essere in ottima salute e forma. Contava solo quel numero “7” che non c’era davanti al nostro risultato.
Solo il giorno dopo, scendendo dal Campo 1 (ABC) al Campo Base, di fronte alla magnificenza dei paesaggi, di fronte al ricordo dei bei momenti vissuti coi nuovi e vecchi amici trovati “su questo percorso”, l’essenza di questo viaggio mi era finalmente evidente.
Grazie montagna che anche stavolta mi hai fatto imparare qualcosa di più e soprattutto crescere.
Come disse qualcuno di famoso, non è importante la meta, ma il cammino compiuto per arrivarci…
PS: e come ormai è d’abitudine in questi frangenti, un doveroso grazie a tutti gli “sponsor” che hanno permesso tutto questo… #‎Marta‬‬‬, #‎Emma‬‬‬, ‪#‎Pietro‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬,‪ #‎Anna‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬, ‪#‎Nane‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬Wink

VERY VERY LONG REPORT…HUGE…mettetevi comodi… mezza giornata di ferie, patatine e birra ne abbiamo? Wink

La strada per il Lenin è lunga

Ospiti per un pranzo tipico

Realtà kirghise

BC: base camp, 3600m

Cena al BC

Forza motrice importante

Verdi pascoli costellati di stelle alpine

Marmotte kyrghise: come la nostre...ma con un verso più "rauco"

Dal Travellers peak, 4200m



Visi kyrghisi







Laghetti paleoglaciali

E siamo a 3600m!!!



Rocce di un colore fantastico

Le tende del BC

L'interno della nostra tenda (Cinzia dorme)





Fantastico paesaggio...sembrano le Highlands scozzesi...





La nevicata non ha nascosto i fiori...



Canale di discesa a picco sul BC

La yurta, tipica abitazione kyrghisa

Bazar post pioggia

Pediluvio con vista







Si parte per l'ABC: advanced base camp o C1



Verso il Traveller's pass

I cavalli faticano

Il lungo percorso che costeggia il ghiacciaio

Dal Traveller's pass spunta il Peak





Uomini e cavalli



Trasportano di tutto…che forza!



Strane formazioni geologiche

Ed ecco l'ABC a 4400 m dove staremo almento 15 giorni

Bagno all'aperto

"Sala mensa"



Mastodontica nord...con la traccia per il C2











Dopo una nevicata notturna

Fuck... si attende...

C1 dall'alto



Relax sul Peak Domashniy a 4700m

Toeletta

Rasatura con vista

Cocomeri a 4000m...povei cavalli più che altro!

Si parte!





"Salvataggio" in corso: brao Nane!









Camp2, 5300 m





Giornata e clima eccezionali! A quota 5800 come fossi sul Baldo...

Aggeggo per il ricircolo dell'aria all'interno della giacca (così che non si ghiacci): oggi solo provato...ma "inutile" con questo clima



Camp 3: 6100 metri

ciao Loli





Il team riunito sul Razdelnaya

Ecco la lunga cresta che porta al Lenin



Verso vette sconosciute

Si rientra al C2

Splendido





Una birra al BC della Central Asian travel ci sta

Sala mensa notturna…











Paesaggio lunare: passeggiata solitaria

Colori incredibili

Là sotto l'ABC

Sulla Luna!

Crepacci

Una delle tante serate piovose a chiacchierare e ridere nella tenda mensa

Una nevicata notturna ci fa rimandare la partenza per i campi alti



Metodi di doccia

Central Asian travel

Buhl?



Camille sempre sorridente





Ressa dietro di noi

Restyling della tenda del C2

Proteine e fosforo

Magico C2 (visto dal cesso...che location fantastica per i propri bisogni Wink

Si risale al C3 con uno scenario magnifico



Seconda volta (di 3) oltre i 6000

La sera non promette nulla di buono ;-(

Ritirata di (p)russia

Superiamo il punto del soccorso allo slovacco nel crepaccio....

Personaggi suggestivi all'ABC

Notte "infiammata" sulle creste





Portatori kyrghisi

Mezzi di trasporto ecologici

Si risale al C3...alba magnifica

La nord del Lenin



Faticoso tornare a 6000

C3, 6100 m, per la terza volta. Dietro spunta il Peak Dsershinsky, 6713: ce ne sarebbero di belle cime ad avere tempo...

Le speranze serali si fanno esigue anche stavolta

Magico tramonto sul Lenin

La cena è pronta

FUCK Lenin

Buona notte

La notte ha nevicato un pelino!!!

Bufera prima di scendere

Si ritraccia la discesa. Morale ai tacchi...ma risalirà presto per la consapevolezza di essere comunque in un fantastico luogo ed aver fatto un'esperienza indimenticabile

Lenticolari ormai all'ABC



Forme geologiche strabilianti





Galleria di ghiaccio


Panoramica sul ghiacciaio del Lenin

Meditazione: non devo pensarci...non devo pensarci



Colori “finti”

Freedom



Sempre più giù

Dal Traveller's pass diamo l'ultimo saluto

Le marmotte si godono il sole



Mustang? Cavalli allo stato brado...

...fantastica atmosfera di libertà

Ennesimo tramonto







Dal BC





Facce kyrghise

Praterie e yurte

Il nostro furgone

Caos a Osh

Pagnotte tipiche

Moschea

Il museo del Trono di Salomone

Osh

Prosit! Alla prossima...

Lenin style

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-Per me i fotoreports di Franz sono come i giornalini pornografici: non leggo il testo, guardo solo le foto. Quindi Franz, continua a postare i tuoi reports che altrimenti mi tocca riabbonarmi a "Le Ore" (un forumista di OTT)


L'ultima modifica di Franz il Gio Ott 06, 2016 9:39 am, modificato 2 volte
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BiancoAtlas



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MessaggioInviato: Mar Ott 04, 2016 11:16 am    Oggetto: Rispondi citando

Continuo a guardarlo ben bene questa sera ora ho finito la crema per le mani Embarassed Laughing Grazie Franz Exclamation
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mat69



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MessaggioInviato: Mar Ott 04, 2016 12:58 pm    Oggetto: Rispondi citando

grande esperienza.

con le foto stavolta ti sei superato.

grazie di averla condivisa.

da rileggere con calma......
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vitoinquota



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MessaggioInviato: Mar Ott 04, 2016 2:52 pm    Oggetto: Re: PAMIR experience 2016: alla ricerca di LENIN Rispondi citando

Bellissime foto, bei ricordi, era il 2005, sono salito sul Lenin fino a 6400 tutto con gli sci in autonomia. In quell'occasione era tutto ventato e poca neve. C'era anche uno congelato (polacco) sul percorso sopra il campo 3. Grazie ancora x le belle foto.
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Hei, guardi le montagne? Lo sai che loro ti guardano da milioni di anni...
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BiancoAtlas



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MessaggioInviato: Mar Ott 04, 2016 7:14 pm    Oggetto: Rispondi citando

ok sono passato al sex shop ed ho comprato la crema che mi mancava per finire di godermi il report , Bhè che dire?....... questa volta non posso rimproverarti di nulla ed ho particolarmente apprezzato che alla fine tu ponga l'accento sull'unica cosa veramente importante e cioè NON LA META MA IL VIAGGIO . Grazie ancora ciao toni
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Marco88



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MessaggioInviato: Mer Ott 05, 2016 11:11 am    Oggetto: Rispondi citando

Bellissima esperienza, complimenti!
Le tue foto mi hanno trascinato dentro al viaggio e che ambienti... Wink

Sono sempre stato affascinato dalle spedizioni in alta quota, ma dimmi: ti sei mai sentito un giorno al top e l'altro privo di forze? Quali sono i maggiori problemi (logistici o fisici) che hai riscontrato durante la spedizione? Sono curioso Very Happy
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Marco88

- Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano. -
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Alpe



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MessaggioInviato: Mer Ott 05, 2016 9:05 pm    Oggetto: Rispondi citando

Vivere quei momenti e quelle atmosfere è la vera meta!! Bravo Franz! bellissime foto!
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Alpe



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MessaggioInviato: Mer Ott 05, 2016 9:08 pm    Oggetto: Rispondi citando

Vivere quei momenti e quelle atmosfere è la vera meta!! Bravo Franz! bellissime foto!
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Nibi



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MessaggioInviato: Gio Ott 06, 2016 8:18 am    Oggetto: Rispondi citando

bellissime foto Franz, il testo mi ha spaventato l'ho saltato quasi in blocco Smile ci riproverò!
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fabiomaz



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MessaggioInviato: Gio Ott 06, 2016 8:56 am    Oggetto: Rispondi citando

Nibi ha scritto:
bellissime foto Franz, il testo mi ha spaventato l'ho saltato quasi in blocco Smile ci riproverò!


Io me lo sono copiaincollato in word, stampato e letto con calma su carta.
Le foto le ho intraviste su fb. Qui come sa il Franz non le riesco a vedere

Se fossi stato Simon, per una battuta del genere, ti avrei tirato una picozzata.
Bellissima esperienza e, letto come ho fatto io, piacevole e appassionante racconto.

Mi piace Franz l'umiltà con cui ti approcci a queste salite extraalpine. Con la tua storia di 4000 forse potresti essere diverso.
Mi piace come queste spedizioni diventino un viaggio non solo attraverso i luoghi, ma anche attraverso le persone, anche solo nei ristretti "mondi" degli alpinisti dei CB.

Complimenti per tutto.
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giasti03



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MessaggioInviato: Gio Ott 06, 2016 6:19 pm    Oggetto: Rispondi citando

nn ho ancora capito come fai a fare foto così belle con la tua macchinetta Laughing
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Gattodimarmo



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MessaggioInviato: Mar Ott 11, 2016 11:31 am    Oggetto: Rispondi citando

Complimenti, sono senza parole Razz
Peccato che non sei arrivato in cima, ma questo e' anche il bello dell' alpinismo, non puoi mai dare niente per scontato. E a volte avere la capacita' di tornare indietro, ma vivo e incolume, puo' essere gia' di per se motivo di orgoglio.
Continua cosi', specialmente a mandarci i tuoi bellissimi report ! Very Happy
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Domonice
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MessaggioInviato: Lun Ott 24, 2016 6:16 pm    Oggetto: Rispondi citando

Finalmente riesco a leggerlo... Non riuscirei MAI a fare una cosa del genere, ci vuole troppa pazienza. Foto Top, racconto T(r)op Laughing , ma ci sta assolutamente. Curiosità, da ignorante assoluto: ma se stai bene e sei nei tempi, cosa vieta di continuare a salire? Cioè, se arrivi a 6400 (non ricordo e non conosco le tabelle di marcia) e stai davvero BENE, perchè non continuare?
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Franz
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MessaggioInviato: Sab Nov 05, 2016 12:55 pm    Oggetto: Rispondi citando

In altra sede (Mr. Green) ho avuto questo commento dello Spira…
Spira ha scritto:
Ho visto il report del Lenin. Foto fantastiche compliments. Però mi chiedo perchè uno come te, molto bravo nella ricerca di itinerari inediti e fuori moda va in un posto del genere? Un sacco di gente in fila indiana, campi già pronti, lavandini etc. Con tutte le belle montagne che ci sono in giro?

Meno male che uno lo ha rilevato. Sai come è nella vita... Si prendono le proposte e si accettano. Si valuta e si accetta.... Vedendo cosa "offre il mercato". Piutost che sta a cà... All'Elbrus, che nel programma aveva cmq la ciliegina della discesa dal versante nord per nulla trafficato, avevo avuto un "cedimento strutturale" ed ero arrivato su spompato... 1h dopo gli altri... Ciò mi aveva impedito di arrivare in cima per il sopraggiungere della tempesta non durante la salita a piedi, ma ancora al bivacco dove potersi riparare. Quell'evento mi aveva fatto un po' paura. E anche riflettere. Quindi quando mi è arrivata questa proposta, essendo la prima esperienza simile, ad una simile quota, l'ho presa con le pinze. Come scritto all'inizio ho dato della pazza alla socia. Non volevo assolutamente andare. Poi mi sono autoconvinto e ho detto che ci avrei provato. Le "comodità" erano cmq ben accette. E' come fare il Bianco la prima volta dalla Midi o dalla Peuterey...alcuni optano per la seconda, ma è un terno al lotto... ma al Bianco se va buca ci torni quando vuoi,...lì un po' meno... Qui sulle Alpi mi sento un po' più sul mio terreno. A quelle quote lì no. In ogni caso grande esperienza. Soprattutto per come andata che mi sentivo un leone a tutte le quote (a parte normali eventi) potrei dire di aver superato il blocco dell'Elbrus (che vien fatto in maniera ben diversa senza il giusto acclimatamento). Le mete giuste le avrei in mente...ma i soci non sono giusti... anche quello il discorso... Mara non poteva fare ferie così lunghe quindi non avevo nessuno di fiducia con cui fare un simile viaggio ...non "addomesticato"...

Giusto in questi giorni ho avuto modo di vedere diversi film di montagna. In particolare due hanno colpito la mia attenzione. Uno proprio in Kyrghizstan, su una cima inviolata. Non una delle più famose. Anzi, proprio imbucata fuori dalle linee note. Una spedizione in totale autonomia. Una cima non difficile, ma impegnativa per le condizioni ambientali, in particolare il vento e la neve. Bella bella bella!
Jel Ttegermen
http://montagna.tv/cms/74631/jel-tegermen-il-racconto-e-le-foto-della-spedizione/
http://www.mountainblog.it/jel-tegermen-beltrame-in-vetta-al-mulino-a-vento/
https://vimeo.com/123919699
Il secondo video riguarda una spedizione in India. Anche qui si parla di spedizione non commerciale, su una cima inviolata e molto avventurosa. Nonostante la vetta non sia stata raggiunta, una esperienza notevole.
https://vimeo.com/136761532
Down To Nothing
This harrowing expedition pushed a group of mountaineers to the mental and physical brink; carving them Down To Nothing. A six-person team from The North Face and National Geographic attempted to summit an obscure peak in Myanmar (Hkakabo Razi) to determine if it is Southeast Asia’s highest point. The expedition members, led by The North Face athlete and Telluride mountaineer Hilaree O’Neill include, videographer Renan Ozturk, climber Emily Harrington, and National Geographic author Mark Jenkins, photographer Cory Richards, and basecamp manager Taylor Rees.

Ecco, chissà che in futuro… questa è stata solo un assaggio con l’altissima quota ed è andata bene così…
BiancoAtlas ha scritto:
Continuo a guardarlo ben bene questa sera ora ho finito la crema per le mani Embarassed Laughing Grazie Franz Exclamation
ok sono passato al sex shop ed ho comprato la crema che mi mancava per finire di godermi il report , Bhè che dire?....... questa volta non posso rimproverarti di nulla ed ho particolarmente apprezzato che alla fine tu ponga l'accento sull'unica cosa veramente importante e cioè NON LA META MA IL VIAGGIO . Grazie ancora ciao toni

Grazie a te. Piacere di aver soddisfatto le tue voglie Wink Anche se alla scena di te al cesso con il pc rabbrividisco Wink
mat69 ha scritto:
grande esperienza.
con le foto stavolta ti sei superato.
grazie di averla condivisa.
da rileggere con calma......

Grazie. Come con calma l’ho scritto… con calma va letto. Le foto sono facilitate dai luoghi… Dici bene, grande esperienza. Da ripetere… e affinare? Mr. Green
vitoinquota ha scritto:
Bellissime foto, bei ricordi, era il 2005, sono salito sul Lenin fino a 6400 tutto con gli sci in autonomia. In quell'occasione era tutto ventato e poca neve. C'era anche uno congelato (polacco) sul percorso sopra il campo 3. Grazie ancora x le belle foto.

Abbiam visto gente con mani congelate, principi di edemi polmonari e cerebrali… Facce da far paura.. Non si scherza a quelle quote. Massimo rispetto… Almeno per quel che mi riguarda (dato che abbiamo incrociato gente che mi pare lo affrontasse con un po’ di leggerezza) io in un posto così, per la prima volta, ci vado con le pinze…
Marco88 ha scritto:
Bellissima esperienza, complimenti!
Le tue foto mi hanno trascinato dentro al viaggio e che ambienti... Wink
Sono sempre stato affascinato dalle spedizioni in alta quota, ma dimmi: ti sei mai sentito un giorno al top e l'altro privo di forze? Quali sono i maggiori problemi (logistici o fisici) che hai riscontrato durante la spedizione? Sono curioso Very Happy

Ciao Marco
Al contrario dell’esperienza dell’Elbrus, dove l’acclimatamento era praticamente assente, qui la cosa è stata graduale e il fisico ha reagito benissimo. Tuttavia alla seconda salita al campo 3 a 5300 metri, la mattina mi sentivo le gambe durissime e nonostante il fiato fosse ok non riuscivo a salire. Temevo un crollo strutturale, dovuto magari all’indebolimento muscolare (è un dato scientifico!) per la permanenza in quota, e invece il giorno dopo stavo ancora bene. La terza volta poi è quella in cui sono stato meglio…
Problemi fisici sono, per quello che ho visto ad altri, legati alla possibilità di prendere dissenteria dovuta all’acqua e alla pulizia e alla debolezza fisica sempre conseguenza della permanenza in quota. Ovviamente edemi polmonari e cerebrali sono dietro l’angolo se si sottovaluta il giusto acclimatamento e la quota cui siamo… Stranamente ho visto anche tanta gente “ustionata” in volto dal sole, nonostante fosse banale precauzione incremarsi per bene…
Per quanto riguarda la logistica, questa era una spedizione cosiddetta “commerciale”…ahimè…e quindi era tutto ben organizzato. Nonostante ciò andare in quei posti (Russia!) senza una guida/compagnia, e l’avevo già sperimentato all’Elbrus, non è facilissimo: molti non parlano nemmeno l’inglese! Si può fare, ma è una complicazione in più ai disagi della salita. Poi i trasporti con jeep (furgone) e muli ci hanno messo dei vincoli un po’ pesanti per il rientro…abbiamo aspettato un giorno intero al BC per poter rientrare…
Il maggiore problema logistico tuttavia, ma perché siamo (sono io) abituati troppo bene qui in Europa nella pianificazione, è la mancanza di previsioni meteo affidabili… Quindi per la salita alla vetta, siccome servivano almeno 3 giorni, non si trovava mai la finestra di bel tempo sicuro…o meglio non si riusciva a prevederla con certezza.
Logisticamente i problemi sono legati ai trasporti. Per arrivare al campo base c’era un furgone che non viaggiava tutti i giorni (e in un caso, non nostro, ha anche avuto un guasto che ha ritardato i tempi di trasporto…con gravi conseguenze sui voli prenotati a Osh). L’altro problema era il trasporto dei carichi pesanti (25 kg) dall’ABC al BC tramite i cavalli, che non partivano ovviamente a tutte le ore, ma solo la mattina in funzione della disponibilità.

fabiomaz ha scritto:
Nibi ha scritto:
bellissime foto Franz, il testo mi ha spaventato l'ho saltato quasi in blocco Smile ci riproverò!

Io me lo sono copiaincollato in word, stampato e letto con calma su carta.
Le foto le ho intraviste su fb. Qui come sa il Franz non le riesco a vedere. Bellissima esperienza e, letto come ho fatto io, piacevole e appassionante racconto.

E’ lo stesso mio metodo per “revisionarlo”… Alla fine la carta… se non sei nei pressi del cesso… Che abbia ragione il Tony? Wink
Però sto ancora aspettando il commento alle foto… Ora che hai tanto tempo casalingo Wink
fabiomaz ha scritto:
Se fossi stato Simon, per una battuta del genere, ti avrei tirato una picozzata.

Beh, Simon era simpaticissmo, e stava alle battute sicuramente… Più che altro non era originale la mia Wink Ma è come dire a Mike Tyson che mi prude un orecchio… O alla Lewinsky che ha delle belle labbra Wink … almeno una volta nella vita Wink


fabiomaz ha scritto:
Mi piace Franz l'umiltà con cui ti approcci a queste salite extraalpine. Con la tua storia di 4000 forse potresti essere diverso.
Mi piace come queste spedizioni diventino un viaggio non solo attraverso i luoghi, ma anche attraverso le persone, anche solo nei ristretti "mondi" degli alpinisti dei CB.
Complimenti per tutto.

Esattamente. Persone e conoscenze fanno parte importante di una simile esperienza.
Giorni fa, rileggendo il racconto della spedizione (lo faccio spesso anche con altri miei report…sono un nostalgico eh?), mi son reso conto che il soggetto citato all'inizio, quello in pantaloncini corti hawaiani e gli scarponi LaSportiva, l'avevo alla fine tolto dalla selezione delle foto...Siccome non era l'unico "pittoresco personaggio", ho creato quindi un collage titolabile "Facce da BC".... Ci sono un po' tutti quelli citati: l'hawaiano è in alto a destra, poi c'è la française in canottaCamille, i vari bardati come fossero nella bufera, la cinese maniaca della pulizia degli sci, il giapponese solitario, le cameriere e i cuochi...noi sullo sfondo...e tante altre "macchiette" che ci si divertiva a commentare nei rest days...


giasti03 ha scritto:
nn ho ancora capito come fai a fare foto così belle con la tua macchinetta Laughing

Ne hai tante di cose che non hai ancora capito Wink
Gattodimarmo ha scritto:
Complimenti, sono senza parole Razz
Peccato che non sei arrivato in cima, ma questo e' anche il bello dell' alpinismo, non puoi mai dare niente per scontato. E a volte avere la capacita' di tornare indietro, ma vivo e incolume, puo' essere gia' di per se motivo di orgoglio.
Continua cosi', specialmente a mandarci i tuoi bellissimi report ! Very Happy

Grazie. Come già citato più volte, Roger Baxter Jones, proprio per le spedizioni hymalaiane diceva: “Tornate vivi, tornate amici, andate in cima, con questo preciso ordine.” E a maggior ragione dopo questa esperienza capisco la profondità della sua frase d’effetto. Quei luoghi non vanno assolutamente sottovalutati. Ci si sente magari leoni, ma si è sul filo del rasoio per prendersi qualche “malanno” anche irreparabile (in caso di edema, anche solo un principio, ti puoi scordare la quota per sempre…è come avere un infarto: rimani segnato a vita!). Quindi la prima parte della frase è fondamentale. La seconda pure lo è. In quelle situazione di disagio, di fatica, di sofferenza a volte, di stress (per il meteo, le condizioni, l’investimento finanziario che ognuno ha fatto),…gli animi sono tesi e non è difficile scontrarsi coi soci di spedizione. Sia per motivi logistico-decisionale, che per motivi futili… Quindi tornare amici, come siamo tornati noi, non è cosa così scontata. Molte cordate o amicizie sono “scoppiate” proprio in spedizione (da racconti riferiti da chi ha più esperienza in merito).
Domonice ha scritto:
Finalmente riesco a leggerlo... Non riuscirei MAI a fare una cosa del genere, ci vuole troppa pazienza. Foto Top, racconto T(r)op Laughing , ma ci sta assolutamente. Curiosità, da ignorante assoluto: ma se stai bene e sei nei tempi, cosa vieta di continuare a salire? Cioè, se arrivi a 6400 (non ricordo e non conosco le tabelle di marcia) e stai davvero BENE, perchè non continuare?

Dici bene...ci vuole pazienza... bisogna saper apprezzare anche le piccole cose. Il panorama , le conoscenze... la convivenza.
Per quanto riguarda la tua domanda, me la son posta anche io.
Soprattutto alla prima salita a 6100 quando stavo da Dio, il tempo era fantastico e le condizioni pure...
Mi hanno risposto gli esperti...
L'edema è dietro l'angolo e non dà preavviso. Se non hai fatto un acclimatamento giusto (su e giù, su e giù, su...top) rischi che ti colga un malessere oltre una certa quota...e lì son cazzi... e come detto, è una cosa irreversibile... Poi ci sono i supermen... i Moro & co... E noi, siccome siamo escursionisti della domenica e siccome mi cago anche un po' addosso, non vogliamo rischiare...

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Per finire una bella pano del Campo Base.
Sarà anche una spedizione commerciale...ma come prima esperienza mi ha garbato molto... in futuro chissà...

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-Per me i fotoreports di Franz sono come i giornalini pornografici: non leggo il testo, guardo solo le foto. Quindi Franz, continua a postare i tuoi reports che altrimenti mi tocca riabbonarmi a "Le Ore" (un forumista di OTT)
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