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Riflettiamo... di Oreste Forno

 
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LorenzOrobico



Registrato: 08/02/07 23:23
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MessaggioInviato: Dom Giu 08, 2014 8:29 pm    Oggetto: Riflettiamo... di Oreste Forno Rispondi citando

C'è un indice che vado monitorando da qualche anno qui su On-Ice, che fa un po' paura anche solo a dirne il nome.
Mi dico che sarà un anno particolare, ma il successivo questo non molla di una virgola, sempre lì col suo un per mille a martellarmi il cervello.
Tante volte sono stato tentato di scrivere qualcosa, ma poi non è facile parlare di certe cose e farlo con il giusto equilibrio.

Quell'indice è il tasso di mortalità in montagna degli onicer e con buona approssimazione vale lo 0,1% annuo.

Questo significa che per ogni 1000 iscritti, uno ogni anno muore in un incidente in montagna, una cifra enorme.

Vi lascio un link a questo articolo di Oreste Forno sul tema: RIFLETTIAMO...

Ci sono molti spunti interessanti, anche nei commenti.
Credo che valga la pena, più che di far nascere una discussione, che ognuno rifletta per se e si faccia una specie di "tagliando" del proprio andar per monti.
Se avete commenti potete inviarli direttamente ad Oreste Forno (nell'articolo c'è la sua e-mail)
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gustav1971



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Messaggi: 588

MessaggioInviato: Dom Giu 08, 2014 10:08 pm    Oggetto: Re: Riflettiamo... di Oreste Forno Rispondi citando

LorenzOrobico ha scritto:
Vi lascio un link a questo articolo di Oreste Forno sul tema: RIFLETTIAMO...

Ci sono molti spunti interessanti, anche nei commenti.
Credo che valga la pena, pi� che di far nascere una discussione, che ognuno rifletta per se e si faccia una specie di "tagliando" del proprio andar per monti.
Se avete commenti potete inviarli direttamente ad Oreste Forno (nell'articolo c'� la sua e-mail)


Cito un passaggio di Oreste Forno.
Non perche' abbia nulla di attinente con qualche episodio, ma perche' mi ci ritrovo con la conclusione.

[...]
E allora credo che si possa accettare la morte in montagna, se avviene in modo del tutto accidentale, o per un errore umano (chi non sbaglia mai?), purche' si sia fatto tutto il possibile per scongiurarla, evitando la negligenza, la superficialita', la presunzione, la troppa confidenza.
[...]

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Marco


L'ultima modifica di gustav1971 il Dom Giu 08, 2014 10:25 pm, modificato 1 volta
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furbo



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MessaggioInviato: Dom Giu 08, 2014 10:22 pm    Oggetto: Re: Riflettiamo... di Oreste Forno Rispondi citando

LorenzOrobico ha scritto:


Questo significa che per ogni 1000 iscritti, uno ogni anno muore in un incidente in montagna, una cifra enorme.


temo che il rapporto sia ben peggiore se oltre al semplice parametro iscrizione, ci aggiungi anche quello di scrivere e/o essere conosciuti ai più, insomma di far parte di un gruppo
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La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile
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Topocane



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Messaggi: 166

MessaggioInviato: Lun Giu 09, 2014 9:56 am    Oggetto: Rispondi citando

si Lorenzo... il *pudore* che noto spesso qui nel parlare di certe cose mi ha sempre un po' infastidito. ma tant'è... son questioni appunto personali, soggettive Smile

bell'articolo davvero quello di Oreste, a me piace un sacco il suo modo di vedere e vivere la montagna, la sua storia Smile

interessante a proposito poi anche l'articolo appena abbozzato sulLo Scarpone del mese scorso "Siamo alpinisti o turisti; Scompare la figura dell'alpinista medio"
Molto interessante la ripresa e il dibattito fatto da Gogna sul suo Blog
http://www.banff.it/estinzione-dellalpinista-medio/

IMO ha una buona incidenza pure questo discorso, riguardo le statistiche e le percentuali di cui parli.

riflettiamoci, si.... e forse rallentiamo un po' Wink
(ps. non è il mio caso, ehh... io son sempre stato leeeeeento di mio Laughing )
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«La serietà dell'alpinista puro è inesorabile come quella di Don Chisciotte; ma una cosa dell'hidalgo forse gli manca: la finissima inconsapevole ironia».
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airborne



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MessaggioInviato: Lun Giu 09, 2014 10:44 am    Oggetto: Rispondi citando

Premessa seria: ogni sfogo per la perdita di un amico è personale, e come tale giusto e non criticabile

Premessa meno seria: meglio morire giovani che invecchiare e ritrovarsi a scrivere un manifesto del caianesimo come l'articolo di Cremonesi


Per il resto Oreste ha scritto bene una versione del vecchio "tornate vivi, tornate amici, arrivate in cima", con una chiusa un tantino eccessiva anche per l'ego di un alpinista: vuoi insegnare a un climber a non morire in montagna? Se ti consideri esperto portalo in giro e trasmettigli la tua esperienza. Oppure presenta al suddetto una bella ragazza, magari è la volta che appende la picca al chiodo... Insomma, niente di nuovo sotto il sole

Per il resto se fatte in questo modo sono le solite chiacchere da bar. Mi si deve ancora dimostrare che si muoia più di un tempo (quindi rallentare de che?), che morire per cose futili sia una cosa futile e in ultimo, ma forse è l'argomento più complesso se non trattato come si deve (ossia non su un forum), che non ci sia nella nostra società un'eccessiva attribuzione d'importanza alla vita e una pari rimozione della morte. Ma in ogni caso sarebbe un elemento caratterizzante del nostro tempo e della nostra società, quindi va bene cosi

finché non inizieranno a rompermi eccessivamente le palle con ordinanze e divieti vari



p.s. per chi si diverte con queste statistiche: http://en.wikipedia.org/wiki/Micromort
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guidoval



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MessaggioInviato: Lun Giu 09, 2014 7:24 pm    Oggetto: Rispondi citando

Secondo me è tutto vero, compreso quel che dice Cremonesi. Non ci sono contraddizioni,a seconda dei posti e delle stagioni si trova e succede un po' di tutto. Più alpinisti, meno alpinisti? Ma CHI è definibile alpinista medio, minimo, massimo? In montagna ci si può andare in 1000 modi, ormai ê quasi impossibile suddividere in categorie rigide come si poteva fare una volta. Chi lo sa davvero, se si muore di più o di meno? Sono davvero confrontabili i dati tra epoche così diverse? Dove li mettiamo gli escursionisti i cacciatori e i fungaioli, questi ultimi protagonisti assoluti delle cronache? Oreste Forno ci dá degli elementi in più per poterci valutare nella nostra (be', 'vostra', io ho purtroppo raggiunto la pace dei sensi) gana di andare, andare, andare. Ma se potessi, andrei.
Lorenz, è significativa quella statistica interna? Perchè mi pare che possa essere letta in modi statistici diversi. Invece a me rimane l'impressione che una quota notevole, per non dire più della metá, di quelli con cui sono entrato in contatto anche indirettamente nelle mia vita appinistica, siano morti in montagna, ed è una statistica spannometrica molto più impressionante di quella o.i.

Alla fine mi faccio un sacco di domande oziose, se devo dire la veritá, perchè io come penso quasi tutti sono disposto ad accettare la mia quota di rischio accettabile e anche un po' di quella che non dovrei accettare (lo sci ripido, cos'è?)
Mi consolo un po' con quel cinismo di cui verrei accusato se dicessi tutto quello che penso del sicurezzismo imperante ad ogni angolo della vita sociale. Come dice l'Airborne abbiamo un rapporto schizofrenico, o dissociato, o conformista, con la vita e specialmente con la morte di cui non sta bene parlare chiaramente. Quindi non verso lacrime di coccodrillo e, con rispetto parlando, non vado più a funerali dove sui gradini della chiesa si sente parlare di andare a rampare il mattino dopo. Però continua a sfuggirmi qualcosa, e forse è quella netta sensazione di essere un coglione che ho vissuto con luciditá ,per un istante, quelle tre volte che mi son visto morto.
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admarc2



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MessaggioInviato: Gio Giu 12, 2014 4:01 pm    Oggetto: Rispondi citando

guidoval ha scritto:
Però continua a sfuggirmi qualcosa, e forse è quella netta sensazione di essere un coglione che ho vissuto con luciditá ,per un istante, quelle tre volte che mi son visto morto.


Ecco.
Mi son visto chiaramente morto per due volte. Una delle due è stata in montagna, ed è quella in cui mi son detto che sarei stato veramente un coglione. Anzi, che lo sono proprio stato, e che la montagna mi ha risparmiato. Non ho avuto la stessa sensazione di coglionaggine nell'altro caso, nonostante anche in quello ho pensato che forse il rischio potesse essere stato molto più ridotto con un comportamento diverso..
Ho sentito dire tempo fa' che non è vero che la montagna non perdona, ma il contrario: perdona troppe delle nostre sciocchezze, e questo ci fa' sentire così sicuri di portare a casa il culo, da commetterne ancora di più...

(non so se vi sia bisogno di scriverlo: riflessione personale e legata ai miei, di comportamenti..)
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ciao.

Marcello.

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guidoval



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MessaggioInviato: Gio Giu 12, 2014 7:31 pm    Oggetto: Rispondi citando

Esistono teorie ed esperienze su livelli di percezione superiori che si raggiungono in situazioni-limite (rischio di morte immediata, guerra guerreggiata, shock vari, prestazioni fisiche e mentali estreme ecc).
Se di conseguenza dovessi, molto semplicemente, riferirmi solo a quello che anche tu confermi, le conclusioni non sarebbero così lusinghiere per tutta quella sovrastruttura culturale che sostiene la nobiltà dell'andar per monti. Ma naturalmente non è questo il momento opportuno per fare l'autocoscienza, anzi non lo è mai. Un po' perché è sempre appena morto qualcuno in montagna, un po' perché tanto continuiamo ad a andarci bellamente. Penso che la dimensione sacra, se vissuta veramente e non solo con una bella cantata del Signore delle cime o una bella messa/incidente, potrebbe indicare delle direzioni. Ma purtroppo non ho il dono della fede, altra ragione in più per cui continuo ad andare in montagna: oggi come posso, un domani spero nuovamente ad arrampicare decentemente. Il valore della vita può essere assoluto (quello della mia, per me sicuramente; o in generale nella sua sacralità) o relativo (in un modo la mia per gli altri, in un altro quella di Schumacher per le assicurazioni che la stanno contabilizzando, in un altro ancora quella degli ultimi 12 migranti clandestini caduti in mare nel trasbordo da una barca all'altra poche ore fa e dei quali frega zero a chiunque, praticamente). Quindi è relativo, punto. Quindi, dato che siamo in 6.000.000.000, sarò forse troppo nichilista ma lo valuto molto basso anzi infimo ed eviterei pipponi moraleggianti sul valore della vita e su come ce la giochiamo. Ci piace andare in montagna e continueremo ad andarci nonostante (anzi: 'proprio per') i rischi che ciò inevitabilmente presenta - magari cercando in ogni modo di controllarne il più possibile, cfr. Forno - ma le nostre lacrime SONO di coccodrillo. Il che non esclude che siano sincerissime!
Secondo me Wink
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