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la morale dell'alpinismo
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sacrifiCarlo



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MessaggioInviato: Mer Gen 23, 2013 6:20 pm    Oggetto: la morale dell'alpinismo Rispondi citando

Facciamo un po' di filosofia, vediamo chi mi segue...

Interessandomi ultimamente di storia e teorie dell'alpinismo, sono rimasto profondamente colpito da questa affermazione che Gian Piero Motti inserisce nel giustificare quegli arrampicatori, tipo Cassin, che avevano trovato nell'appoggio del regime fascista un aiuto e una gratificazione nello svolgimento delle proprie imprese (salvo poi combatterne la degenerazione e dimenticare il passato con la riappacificazione):
Citazione:
"L'alpinismo è una delle più belle manifestazioni Anarchiche che esistano sul pianeta e tale deve rimanere: senza leggi, senza regole, senza imposizioni dall'alto, senza padroni e senza padreterni. I caratteri più belli e genuini dell'alpinismo sono la ricerca appassionata e forse diperata della libertà, l'insofferenza per ogni regola umana e per ogni legge che non sia dettata dalle forze estreme della Natura".


Lo scritto è del 1977, quando in Piemonte e in Valtellina i nuovi arrampicatori si ribellavano a colpi di filosofie orientali e realizzazioni "inutili" alla prassi -e alla retorica- dell'alpinismo tradizionale. Le nuove generazioni combattevano nelle strade delle città universitarie per affrancarsi da una tradizione vista come vincolante, e in montagna, media montagna per la verità, succedeva lo stesso, anche se con mezzi radicalmente diversi, preferendo alla molotov il nut. Riproporre lo stesso movimento oggi, questo è il tema. Gli alpinisti sono molto più numerosi che 35 anni fa, ma quanti di quelli che ora si definiscono tali si riconoscono, in coscienza, nella definizione di Motti? E quanti si sono trasformati in "padroni e padreterni"? Vorrei una nuova rivoluzione, una nuova evoluzione di quegli alpinisti consapevoli, che rifuggono la massificazione, il dogma, il "non si fa così", ma che vedono la montagna come una tela bianca su cui dipingere la propria vita. E' tremendamente difficile, io stesso mi sento incrostato di attribuzioni e puntato con gli occhi in ogni uscita, chiedo informazioni e ripeto vie alla nausea. Ma la liberazione interiore è il primo passo verso la differenziazione. Ovviamente non mi riferisco a nessuno in particolare, ma sono sensazioni che avverto ogni volta che frequento le alte quote.

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guidoval



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 3:23 am    Oggetto: Rispondi citando

secondo me tutta 'sta gente si prende(va) un po' troppo sul serio


'combattere' ' rivoluzione' Rolling Eyes ma de che???




Twisted Evil 'ndì a laurà, barbùni!
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Orzo Bimbo



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 7:31 am    Oggetto: Rispondi citando

Ogni tempo ha i suoi modi di fare.
Una volta non c'era tutta questa informazione si diceva sabato andiamo la e si andava, poi come andava andava...
Oggi prima di decidere dove andare guardiamo le previsioni un sacco di volte, poi scegliamo la meta guardando gli ultimi report, scaricamo le relazioni e forse dopo andiamo.
La nostra societa è cambiata, l'informazione e la sicurezza al primo posto , cosi anche il modo di andare in montagna si è modificato.
Pero' ogni tanto è bello uscire dagli schemi e provare a improvvisare. Wink
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espo



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 9:10 am    Oggetto: Rispondi citando

tutto possono essere gli alpinisti arrampicatori e simili meno che rivoluzionari.

l'alpinista ha sempre vissuto all'ombra del regime di turno. fosse quello fascista di cassin e comici, quello comunista dell'est o quello borghese dei sassisti e del nuovo mattino che vivevano all'ombra dei soldi di altri, non di aria.

quindi accostarli a chi faceva casino in piazza è completamente fuori luogo.

ogni momento storico, e in ogni luogo, le giovani generazioni han seguito strade diverse, innovative, di rottura col passato. è assolutamente normale. quello che han fatto in mello e in orco è dovuto alla morfologia del terreno. le stesse persone se nascevano a pontebba avrebbero fatto quelle cose in montagna e non su pareti di fondovalle. poi in piemonte c'era + capacità e voglia di scrivere quindi certe cose son diventate famose e altre no.
andar a far le vie di lomasti (per far un esempio) per un controllo storico prima di parlare.

alla fine l'alpinista è un fancazzista nato. anche laddove ha messo in piedi attività produttive di rilievo o impegni famigliari quando ci son 25 cm di polvere manda tutto a fan culo. Cool

per questo credo che l'unico modo per salvare l'italia e metterla a posto sarebbe un gverno di alpinisti. gli unici che farebbero le riforme in poco tempo. perchè non c'è cazzo che tenga. poi arriva una A da 1040 sulle alpi e ciaooooooooooooo Twisted Evil s'ha da andare
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paolo75



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Residenza: Sesto San Giovanni

MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 9:34 am    Oggetto: Rispondi citando

Nessun argomento è più inutile di questo, così come è inutile l’alpinismo (o l’andare in montagna che dir si voglia) ma siccome ci sono dentro in pieno anch’io ogni tanto mi piace discuterne, cercando di non prendermi(ci) troppo sul serio perché in fondo sono pienamente in accordo col Guido

Tu parli di libertà, ma la prima domanda che mi viene da porti è: cosa intendi tu per libertà? Come trasporti il tuo concetto di libertà all’andare per monti?
Secondo me il primo passo per essere liberi è avere coscienza e conoscenza di se stessi (visto che si parla di filosofia), per quel che mi riguarda faccio già fatica ad arrivare li, mi rendo conto di essere schiavo di una mia passione, ho coscienza del fatto che faccio fatica a rinunciarvi, quindi non sono libero, probabilmente se fossi libero non andrei più in montagna o per lo meno ci andrei diversamente; del resto una parola che finisce con il suffisso “Ismo” (alpinismo) indica già un’esasperazione ed un’esaltazione della parola stessa, per cui non va molto d’accordo con il concetto di libertà.

Domanda n°2: ma che rivoluzione vuoi? Quali sono i preconcetti e le regole che ti vengono imposte e che vorresti eliminare? Non credo tu ti riferisca alle tecniche di assicurazione ecc.ecc, se non vuoi accopparti c’è poco da fare se non cercare di migliorare, a meno che tu sia un amante delle solitarie senza corda ma allora apriamo un altro argomento. Vorresti pareti completamente pulite da segni di passaggi umani o da notizie di salite? Beh, mi spiace dirtelo ma sei nato con un secolo di ritardo, però ti tendo una mano dicendoti che ci sono ancora fazzoletti di pareti intonse neanche lontane da casa tua, poco più in la ci sono intere vallate dove puoi stare uno o più giorni a percorrere una via di cui si sa poco e basta sbagliare un po’ per ritrovarsi al di fuori del noto, e durante quei giorni è difficile che tu possa incontrare qualcuno, e li pareti ancora pulite ce ne sono; oppure puoi divertirti salendo anche a poche decine di metri dai percorsi noti seguendo linee intraviste e inventate sul momento senza porsi la domanda se qualcuno è già salita e se si che difficoltà avrà incontrato, si tratta di un gioco tutto tuo in cui puoi esprimere al meglio la tua fantasia e voglia di divertirti.
Lo spazio c’è, secondo me non serve nessuna rivoluzione, occorre solo un po’ di fantasia, confronto con altre persone e conoscenza di alcuni luoghi (mi verrebbe da dire studio ma è una brutta parola), e soprattutto voglia di andare senza avere la pappa pronta e con il rischio di tornare indietro, non credo che nessuno abbia da obiettare alcunché su questo modo di andare in giro, e se ce l’ha… fatti suoi.

N.B.: la montagna come tela bianca su cui dipingere mi sta bene, ma su cui dipingere la propria vita no, anche se la montagna fosse un lavoro! Ci sono cose più importanti.

N.B. 2: non associare le rivoluzioni in piazza con quelle del nuovo mattino alpinistico, non c'entrano nulla (Guido Rossa aveva anche smesso di andare in montagna)
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sacrifiCarlo



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 10:57 am    Oggetto: Rispondi citando

Buoni elementi di riflessione, ma presi da una prospettiva diversa. Io non mi riferisco, Paolo, all'atto pratico dello scalare, oggi il vergine e il non relazionato sono rimasti qualcosa di praticamente irraggiungibile, al di fuori della razionalità, tale è stata l'attività alpinistica degli ultimi decenni. Allo stesso tempo, non faccio certo l'apologia del free solo, che oggi come oggi reputo una degenerazione spettacolaristica dell'arrampicata sportiva -solo Preuss aveva intuito l'essenza della disciplina, dato che si muoveva su terreni nel limite della razionalità e dell'abilità umana-. Per definire la libertà mi vado su un terreno un po' più freudiano, vedendola come l'essere sciolti dalla necessità di un feedback sociale riguardo alle proprie azioni. Nel caso dell'andare in montagna considero la ricerca del contatto unico con la natura, del rispetto assoluto delle sue leggi in quanto unica padrona, in quel frangente, del mio destino. Non la prestazione sportiva, non la pura dimostrazione, ma una soddisfazione interiore per appagare il mio animo edonista. Appunto perchè la montagna non è un lavoro è il luogo in cui si possono realizzare le proprie aspirazioni -se, come nel mio caso che sto proponendo, riguardano il bisogno di individualità-.

espo ha scritto:
l'alpinista ha sempre vissuto all'ombra del regime di turno. fosse quello fascista di cassin e comici, quello comunista dell'est o quello borghese dei sassisti e del nuovo mattino che vivevano all'ombra dei soldi di altri, non di aria.

quindi accostarli a chi faceva casino in piazza è completamente fuori luogo.


A parte che mi piace molto l'accostamento del regime borghese con gli altri, non mi pare che i dimostranti degli anni '70 fossero l'espressione del peggiore strato sociale, ma i primi prodotti della borghesia del benessere che sentivano il bisogno di rimettere in gioco le proprie certezze per tornare in un antico stato di lotta e di contrasto. Finchè il conflitto è stato strutturale nella società non c'è stata la rivolta generazionale naturale che mi dici, ma altri tipi di rivolgimenti più classisti. Comunque, tornando all'alpinismo, non vedo così fuori luogo l'accostamento, i milanesi (guerini su tutti) che trovavano in valle il terreno per esprimere la propria forza vitale -dico così perchè si tratta di realizzazioni totalizzanti, non un'hobby domenicale- non sono "privilegiati morfologici", ma ricercatori del piacere. Che poi Mello e Orco si confacessero a questi bisogni, è dato dalla natura (ricercata, non già data) e dalla storia. Perchè a poche ore di cammino dalla val di Mello c'è il Badile con tutto ciò che rappresenta, il contrario dello spirito di quei tempi.

La rivoluzione di cui parlo non è nel modo di andare in montagna, non mi interessa e non ho io le capacità minime di affrontare nuove discipline o nuove avventure (almeno da queste parti sono da tempo esaurite, come ho detto), parlo di un ritorno a una mentalità di autosoddisfazione edonista, di cambiamento dello spirito in base al luogo. Troppo spesso ho visto città trapiantate in montagna, prepotenze, dimostrazioni, prevaricazioni, spettacolarizzazioni, e non ne condivido lo spirito. La rivoluzione, oggi, è interiore.

espo, proponiamo il governo dei re-alpinisti sulla scorta dei platonici re-filosofi? io ci sto, ma starei attento: alemanno si diletta di montagna (per dirne una...)
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espo



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 11:37 am    Oggetto: Rispondi citando

sacrifiCarlo ha scritto:



espo, proponiamo il governo dei re-alpinisti sulla scorta dei platonici re-filosofi? io ci sto, ma starei attento: alemanno si diletta di montagna (per dirne una...)


io ho parlato di alpinisti. gente che passa in montagna dalle 150 giornate in su all'anno. e nelle altre pensa solo a cosa farà in quelle giornate...

il resto sono turisti . niente contro di loro. ma è un'altra specie.
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BiancoAtlas



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 11:55 am    Oggetto: Rispondi citando

espo ha scritto:
sacrifiCarlo ha scritto:



espo, proponiamo il governo dei re-alpinisti sulla scorta dei platonici re-filosofi? io ci sto, ma starei attento: alemanno si diletta di montagna (per dirne una...)


io ho parlato di alpinisti. gente che passa in montagna dalle 150 giornate in su all'anno. e nelle altre pensa solo a cosa farà in quelle giornate...

il resto sono turisti . niente contro di loro. ma è un'altra specie.



no dai Exclamation cosi è propio brutto allora se uno và 149 giorni l'anno non è un alpinista? il MONDO stà in piedi a punti di vista e trovo tristemente umano classificare ,e dare dei "numeri" per mè(mia personale opinione) l'alpinismo è una forma d'amore e visto che nessuno è ancora riuscito a codificarlo,capirlo si puo solo cercare di comprendere la misura di tale amore e per amore potrei senz'altro recarmi sotto qualunque parete, cresta,canale e salire con una bella dose di ignoranza e fantasia solo per goderne ,tutto è relativo Wink TOGOOOO sto topic Laughing
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BiancoAtlas



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 12:06 pm    Oggetto: Rispondi citando

P.S. ha dimenticavo anche secondo mè i paralleli tra movimenti di piazza e alpinismo sono a dir poco forzati ,fermo restando che tutto è interconnesso ed un cambiamento nella società è normale che si rifletta nelle attività della società stessa, alpinisti compresi
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Arterio Lupin



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 12:13 pm    Oggetto: Rispondi citando

espo ha scritto:
sacrifiCarlo ha scritto:



espo, proponiamo il governo dei re-alpinisti sulla scorta dei platonici re-filosofi? io ci sto, ma starei attento: alemanno si diletta di montagna (per dirne una...)


io ho parlato di alpinisti. gente che passa in montagna dalle 150 giornate in su all'anno. e nelle altre pensa solo a cosa farà in quelle giornate...

il resto sono turisti . niente contro di loro. ma è un'altra specie.


Scusa Mass...

Mi sorge una domanda...

Giusto Gervasutti passava in montagna meno di 150 giorni all'anno...

Mick Fowler, quando va bene, ne passa- al massimo - 40-50...

Li definiresti turisti???

Quelli che tu defiinisci alpinisti io li chiamerei professionisti...



Spesso, essendo l'alpiniso "a state of mind" (JB), risulta essere più "alpinista" chi non è legato professionalmente all'attività, nel senso che riesce ad essere più sognatore (frase da prendersi con le pinze per l'esistenza di ovvie eccezioni che confermano quella che a me - a me ripeto - pare essere una regola).

In questa attività spesso più onirica che reale, si crea una sovrastruttura mentale totalizzante che rende questo piacevole passatempo - o enorme passione che dir si voglia un qualcosa da spiegare, da razionalizzare...

Forse andare in montagna è semplicemente un piacere... Una gioia, una passione, un divertimento. Fare i fankazzisti fin che si può non è una condotta del tutto avulsa all'uomo, anzi...


Eviterei, comunque, di andare a fare speculazioni sociali, etiche o quant'altro partendo dalla condizione etico-mentale degli alpinisti...
Non arriveremmo MAI ad una conclusione applicabile su larga scala, in quanto i modi di sentire il rapporto con la montagna e quello tra la passione e la vita "normale" sono tanti quante le persone che praticano la disciplina o condividono la passione...

Resta il fatto che, tra i tutti i modi per non fare un kazzo, andare in montagna è per me forse il più bello e totalizzante.

Come sia per i professionisti (Guide e persone che vivono dell'indotto della passione) potranno dirlo solo gli stessi.

Ringrazio comunque Carlo per la piacevolissima disamina... Seghe mentali, se vogliamo, ma di grande soddisfazione. Del resto, anche i filosofi ed i letterati altro non sono che enormi fankazzisti per chi vede la cultura come null'altro che una passione...

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guidoval



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 12:17 pm    Oggetto: Rispondi citando

sacrifiCarlo ha scritto:


A parte che mi piace molto l'accostamento del regime borghese con gli altri, non mi pare che i dimostranti degli anni '70 fossero l'espressione del peggiore strato sociale, ma i primi prodotti della borghesia del benessere che sentivano il bisogno di rimettere in gioco le proprie certezze per tornare in un antico stato di lotta e di contrasto. Finchè il conflitto è stato strutturale nella società non c'è stata la rivolta generazionale naturale che mi dici, ma altri tipi di rivolgimenti più classisti. Comunque, tornando all'alpinismo, non vedo così fuori luogo l'accostamento, i milanesi (guerini su tutti) che trovavano in valle il terreno per esprimere la propria forza vitale -dico così perchè si tratta di realizzazioni totalizzanti, non un'hobby domenicale- non sono "privilegiati morfologici", ma ricercatori del piacere. Che poi Mello e Orco si confacessero a questi bisogni, è dato dalla natura (ricercata, non già data) e dalla storia. Perchè a poche ore di cammino dalla val di Mello c'è il Badile con tutto ciò che rappresenta, il contrario dello spirito di quei tempi.

La rivoluzione di cui parlo non è nel modo di andare in montagna, non mi interessa e non ho io le capacità minime di affrontare nuove discipline o nuove avventure (almeno da queste parti sono da tempo esaurite, come ho detto), parlo di un ritorno a una mentalità di autosoddisfazione edonista, di cambiamento dello spirito in base al luogo. Troppo spesso ho visto città trapiantate in montagna, prepotenze, dimostrazioni, prevaricazioni, spettacolarizzazioni, e non ne condivido lo spirito. La rivoluzione, oggi, è interiore.

espo, proponiamo il governo dei re-alpinisti sulla scorta dei platonici re-filosofi? io ci sto, ma starei attento: alemanno si diletta di montagna (per dirne una...)


Carlo, se vuoi che tutto questo abbia un capo e una coda, apri la partita IVA. E' l'unico metodo scientifico, il resto son chiacchiere da bar. Entro due anni - il tempo per entrare nel meccanismo degli anticipi - tutto si chiarisce, dalla Creazione al materialismo dialettico passando per la Resistenza.
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airborne



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 12:20 pm    Oggetto: Rispondi citando

Giorgio Gaber ha scritto:
perché la borghesia, il proletariato, la lotta di classe e che cazzo...


sacrifiCarlo ha scritto:


A parte che mi piace molto l'accostamento del regime borghese con gli altri, non mi pare che i dimostranti degli anni '70 fossero l'espressione del peggiore strato sociale, ma i primi prodotti della borghesia del benessere che sentivano il bisogno di rimettere in gioco le proprie certezze per tornare in un antico stato di lotta e di contrasto. Finchè il conflitto è stato strutturale nella società non c'è stata la rivolta generazionale naturale che mi dici, ma altri tipi di rivolgimenti più classisti.


un momento, la filosofia è il campo della Evak e quindi non m'intrometto, ma la storia evitiamo di mistificarla a nostro uso e consumo Rolling Eyes
prima di tutto le manifestazioni delle fine degli anni '70 sono radicalmente diverse da quelle del '68. per principi, scopi e mezzi.
e l'obbiettivo non è mai stato per entrambe rimettere in gioco le certezze. anzi, avevano tutti la verità (ideologica) in tasca Wink
inoltre ascolta i veci: quelli che hanno partecipato al nuovo mattino erano guardati male dai rivoluzionari di piazza (bisognava fare la rivoluzione, mica perdere tempo sui sassi!). il movimento "rivoluzionario" politico è stato molto diviso da quello culturale
un Sabbatucci-Vidotto prima di filosofeggiare sui perchè della vita non farebbe male Wink (per drugo: no, non è un vino Mr. Green )



sacrifiCarlo ha scritto:
nuove discipline o nuove avventure (almeno da queste parti sono da tempo esaurite, come ho detto)


che poi non è vero Rolling Eyes certo, non è facile. per fare nuove cose bisogna metterci molto impegno e livello, ma è sempre stato così
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sacrifiCarlo



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 1:24 pm    Oggetto: Rispondi citando

airborne ha scritto:
la storia evitiamo di mistificarla a nostro uso e consumo Rolling Eyes
prima di tutto le manifestazioni delle fine degli anni '70 sono radicalmente diverse da quelle del '68. per principi, scopi e mezzi.
e l'obbiettivo non è mai stato per entrambe rimettere in gioco le certezze. anzi, avevano tutti la verità (ideologica) in tasca Wink
inoltre ascolta i veci: quelli che hanno partecipato al nuovo mattino erano guardati male dai rivoluzionari di piazza (bisognava fare la rivoluzione, mica perdere tempo sui sassi!). il movimento "rivoluzionario" politico è stato molto diviso da quello culturale
un Sabbatucci-Vidotto prima di filosofeggiare sui perchè della vita non farebbe male Wink (per drugo: no, non è un vino Mr. Green )


Non sono io l'unico a cercare dei paralleli tra lotte di piazza e rinnovamento alpinistico, i campi della storia non sono mai separati e a comparti stagni, ma hanno effetti e concatenamenti reali. A mio modo di vedere, un po' psicanalizzante se vuoi, la prima generazione "pacificata" della storia ha avvertito, in quegli anni, un impulso di ribellione, che qualcuno ha sfogato in strada (nel '68 o nel '77 non conta troppo, conosco bene le differenze tra i movementi, ma non sono necessarie al fine del dibattito), qualcun altro, per interesse puramente personale, s'intende, in montagna. Reputo che sia abbastanza un caso che Rossa fosse sia alpinista sia sindacalista, e, con tutto il rispetto, credo che questa duplice natura ne abbia esaltato indebitamente il valore nell'uno e nell'altro campo -la sua visibilità è stata la sua tragedia-.
Appunto sullo stile, air: non pensare che chi scrive qualcosa su cui non concordi sia male informato o sbagli prospettiva; non è bello citare a caso un Sabbatucci-Vidotto, reminescenza di qualche studio, credendo di dimostrare un livello superiore per essere tra i pochi -presumo- qui a conoscerlo. Sui manuali di storia ci ho passato gli ultimi 4 anni, e tra poco la mia tesi in "storia dell'alpinismo" sarà completa. Mi interessava condividere i pensieri che procedendo nella scrittura mi riempivano il cervello, e conoscere pacificamente il pensiero di chi ama la montagna come me.

Il nichilismo di Guidoval è appassionante, ma senza un minimo di sovrastruttura io non riuscirei a pensare e vivere le cose. Con buona pace del barbuto di Treviri (non lo nomino se no viene chiuso il thread Wink ) che pure è mio maestro.
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guidoval



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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 1:45 pm    Oggetto: Rispondi citando

Sì ma tu citi l'avanguardia, per usare un termine che ci è così caro. L'avanguardia di se stessi, però, se non vogliamo chiudere gli occhi sul fatto che le masse, proletarie o meno, e anche qualche retroguardia (avanguardista della reazione!) in montagna ci va, ci andava e sempre ci andrà da bigottona paolotta: belli tranquilli e pacifici nei loro valori tradizionali e concreti. C'è spazio per tutti, anche per l'ideologia, ma i fatti sono testardi.


http://www.youtube.com/watch?v=2xdBKtE29os
http://www.youtube.com/watch?v=Ol-0yQjFYVU


Very Happy dedichiamoci a interrogativi più seri:
http://www.youtube.com/watch?v=bHzgYsBAHYs
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MessaggioInviato: Gio Gen 24, 2013 1:59 pm    Oggetto: Rispondi citando

chapeau.
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