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Un'epica traversata delle Tredici Cime

 
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Vezz



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 3:29 pm    Oggetto: Un'epica traversata delle Tredici Cime Rispondi citando

Inserisco con colpevole ritardo le foto di questa traversata compiuta ormai quasi 2 mesi fa (27-28 luglio). Preso da altri itinerari e non particolarmente soddisfatto delle foto, le ho selezionate solo ora. Ma avevo promesso che le avrei inserite ed eccole.

Per i più temerari riporto anche il report:


Traversata compiuta in senso ovest-est (dal Cevedale al Tresero); salita per la val di Rosole, discesa per il ghiacciaio dei Forni ed il sentiero glaciologico alto.
Le difficoltà sono estremamente variabili in virtù delle condizioni. I passaggi più complicati, che danno il grado alla traversata, sono tuttavia attrezzati.

In questa occasione il report sarà più che altro "emozionale". Rimando all'itinerario su questo sito per l'accurata descrizione. A cominciare dal dislivello (3700 m), avrò tuttavia cura di integrarlo e aggiornarlo durante il racconto***.

La traversata è un must dell'alpinismo lombardo e consente di toccare in un colpo solo tutte (ad eccezione del monte Giumella) le montagne che compongono la cornice meridionale dello spettacolare bacino dei Forni. E' inoltre percorso ideale per chiarirsi una volta per tutte le idee sull'orografia della zona, cosa impossibile a farsi con un'unica toccata e fuga scialpinistica nè tanto meno con una sbinocolata dal basso.

Ecco l'elenco delle cime:
1- monte Cevedale (3769 m) - l'ambito
2- monte Rosole (3529) - il comprimario
3- palon de la Mare (3704) - il pacioccone
4- monte Vioz (3645) - il rinomato
5- cima Linke (3631) - l'intrusa
6- punta Taviela (3612) - la temibile
7- cima di Pejo (3549) - la panoramica
8- rocca di Santa Caterina (3529) - l'arcigna
9- punta Cadini (3524) - la storica
10- monte San Matteo (3678) - il sovrano
11- cima Dosegù (3560) - l'imbronciato
12- punta Pedranzini (3599) - l'inarrivabile
13- pizzo Tresero (3594) - il miraggio

Venerdì sera, dopo un'ottima sosta pizzoccheresca al Grisun di Castione Andevenno, io e Ugo ci portiamo al parcheggio dei Forni che raggiungiamo a mezzanotte in punto. L'erba bagnata ci consiglia di montare la tenda.

Sabato, di buon ora, ci incamminiamo alla volta del rifugio Branca e su per "la bella" val di Rosole (consigliata!). Lo zaino è colmo (il rifugio Vioz è completo e non ci ha permesso di prenotare; senza una reale ragione ci sobbarchiamo il peso di sacco a pelo e cibo per due giorni).
Quando il sole ci raggiunge, siamo già oltre la morena a godere del colpo d'occhio sulle cime dell'indomani. Con facilità, per nevai e detriti, raggiungiamo il colle del Pasquale: la veduta del Gran Zebrù è commovente e tonificante. Ancora uno sforzo ci deposita sull'affollata cima del Cevedale. Significative le parole di una ragazza: "e questo da dove sbuca?". Prima cima raggiunta, brividi.

Senza dilungarci troppo, scendiamo su neve non completamente marcia diretti alla cuspide rocciosa del monte Rosole che raggiungiamo senza particolari problemi. Vero però è che, dopo quasi duemila metri di dislivello, la fatica comincia a farsi sentire. Giunge provvidenziale il bivacco Colombo che ci regala un'oretta di pennica. Quasi rigenerati, torniamo a salire la calotta glaciale del palon del la Mare. Qualche chiazza di ghiaccio comincia qui ad affiorare. Anche il Vioz è ora a tiro; ci separa da esso una tutto sommato delicata discesa e un'ultima risalita. La quota si fa sentire sottoforma di lieve ma costante cefalea pulsante.
Le distanze tra una cima e l'altra sono importanti. La visione del rifugio sotto la vetta ci dona conforto. Speriamo ci accolgano.

Così è. Ci godiamo l'ultimo sole, una buona cena, un bel tramonto. La notte invece è un mezzo tormento. Su di un materasso in corridoio, vedo e sento, ad uno ad uno, probabilmente tutti e sessanta gli inquilini del rifugio che, ogni quarto d'ora, si muovono e sfanalano in cerca del bagno. Ho così tempo di pensare all'indomani, focalizzando le ansie sui due tratti più ostici della traversata (Taviela e Santa Caterina) e sulle decisioni da prendere per l'itinerario di discesa. Sempre che ci arriviamo.

La sveglia suona (o meglio la spengo prima che suoni visto che non ho chiuso occhio) alle 3.55. In tutta fretta facciamo colazione e ci prepariamo: l'obiettivo è restare alle calcagna di un gruppo del soccorso alpino almeno fino alla punta Taviela. Tira un venticello teso. Alla luce della frontale e di uno spicchio di luna, ritorniamo all croce del Vioz, traversiamo alla cima Linke, per poi scendere decisi. E qui il primo rallentamento. Mentre chi ci precede si destreggia al buio con sicurezza, noi optiamo per allestire una doppia su di un primo esposto passaggio. "Addio sogni di gloria" penso tra me e me.. "se siamo già fermi qui, il Tresero resterà un miraggio". Con l'aiuto della piccozza, superiamo anche un'infida placca ghiacciata.

La salita alla punta Taviela non oppone nessuna delle preventivate difficoltà.*** Si tratta di seguire dei bolli gialli, di usare le mani qua e là e di azzannare un paio di risalti (peraltro attrezzati) non particolarmente problematici. E' raggiunto il crinale della montagna che per la prima volta si insinua in noi la convinzione di potercela fare. Sensazione amplificata dal grandioso panorama. Gonfi delle nostre certezze, cavalchiamo rapidi la cresta, toccando quindi la poco significativa elevazione della cima Pejo.

Abbiamo ora modo di osservare l'arcigna rocca di Santa Caterina, che scurissima e slanciata, si erge proprio di fronte a noi. La salita si fa più tecnica ma la roccia è buona: ne risulta una piacevole arrampicata. C'è tempo anche per un attimo di terrore causato da una scivolata di entrambi i piedi su del ghiaccio coperto da neve: ho fortunatamente il riflesso di aggrapparmi ad una lama del medesimo ghiaccio. In caso contrario sarei scivolato per qualche metro e rimbalzato sulle rocce sottostanti.
La discesa dalla rocca è, in quanto a difficoltà, il punto chiave della traversata. Si scende un muretto aiutati da 4-5 pioli metallici ed una catena. Si prosegue brevemente senza aiuti fino ad una serie di corde fisse (un po' lasche) in alcuni casi attrezzate su degli spit. Il tratto più aereo e ostico è una cresta affilata senza appoggi per i piedi da percorrere in traverso tenendosi unicamente con le mani.*** Per quanto ci riguarda abbiamo deciso di legarci per tutto il tratto, assicurandoci qua e là con protezioni veloci. Ma abbiamo perso una marea di tempo.

Si punta quindi alla Cadini che impone un'ulteriore risalita. Il finale si svolge sui resti di una scala di legno risalente, credo, alla guerra. Nello scendere compiamo un'errata divagazione per sfasciumi. Risaliti, troviamo la corretta via, ben più sfasciumata della nostra. Una vero cumulo di terra è, da sto versante, questa montagna.
Il tratto per arrivare al bivacco Meneghello lo ricordo come una estrema fatica. Sono le 11.30. Incontrati tre ragazzi, Ugo dà di matto (sarà la quota): insiste per elemosinargli del cibo quando nello zaino ne abbiamo per un reggimento e, fino a poco fa, abbiamo maledetto il peso specifico dell'insalata di riso. Capisco poco dopo che il suo programma sarebbe quello di fermarci qui per la notte. Con molteplici argomenti riesco a dissuaderlo, non prima però di esserci ulteriormente appesantiti di un panino alla mortazza e dello speck.

La cima del San Matteo, che da ore (in realtà da anni) anelavamo, la raggiungiamo prima del previsto. Con passo costante abbiamo risalito lo spallone glaciale, lasciandoci alla sinistra la croce del monte Giumella (non ci è passato nemmeno per la testa di aggiungerlo al nostro carnet). Ad attenderci tre cordate salite dal Gavia. Un po' per il freddo improvviso, un po' per l'attesa, un po' indiscutibilmente per la stanchezza, ci lasciamo andare ad un attimo di nervosismo. Passeggero comunque.

Sotto un vento sferzante (siamo ora esposti ad ovest), avanziamo come due zombie alla volta della terzultima cima: il Dosegù. Le tracce di coloro che ci precedevano non ci sono più (sono scesi ai Forni dal San Matteo). Stringendo i denti, ma il bruxismo perdura già da ore, raggiungiamo anche questa rocciosa vetta. Ci aspettavamo qui una discesa banale, così invece non è: seppur priva di passaggi tecnicamente difficili, è piuttosto verticale e oltremodo esposta.*** Non vorremmo fare compagnia alla massa di detriti sparsa laggiù sul ghiacciaio, e quindi procediamo con cautela, avendo cura di non inciampare nei nostri stessi ramponi né di far incastrare il materiale appeso a zaino e imbrago.

La conclusione della traversata si avvicina, abbiamo bisogno di alimentarci, di resistere alle raffiche che talvolta ci costringono a procedere a quattro zampe, di scorgere una traccia che scenda sul ghiacciaio verso la nostra auto. Sarebbe un bel colpo per il morale. E inizia a intravedersi qualcosa. Rifrancati, ci lasciamo alle spalle l'interminabile salita per la Pedranzini.

Da qui il Tresero è a un tiro di schioppo, la risalita agevole.
Siamo su!
Brividi.
Non ci sembra vero, ce l'abbiamo fatta!
Anche qui, come per tutta la giornata, le nuvole scorrono fuggevoli lasciando talvolta filtrare il sole. Ci appare di essere attori protagonisti illuminati dai fari sulla scena. E in effetti gli applausi sono tutti per noi, anche se sono solo metaforici: non c'è nessuno a farceli (e non sarebbe il caso). Ce li facciamo da soli, tra noi e noi. Fa parte dell'alpinismo e del tentativo di avvicinare i propri limiti e raggiungere i propri sogni.
Brividi.

L'ora è tarda, sono dodici ore che siamo in marcia, urge scendere. Dopo qualche discussione, decidiamo di farlo per il ghiacciaio dei Forni. Seguiamo una traccia che si perde ben presto. Ci affidiamo allora al nostro intuito. Per Ugo è la prima volta su un ghiacciaio in veste estiva. Comprensibili alcune preoccupazioni, che in parte condivido data l'ora tarda. Ma man mano che perdiamo quota, anche queste ansie svaniscono: di crepacci nemmeno l'ombra.
Con percorso non obbligato, aggiriamo la cima San Giacomo per poi calarci speranzosi per quel che sembra uno dei possibili percorsi scialpinistici. Attraversato un impetuoso torrente, individuiamo i primi minuscoli ometti che ci condurranno, con ancora lungo percorso, al parcheggio di partenza. Dinnanzi a noi è la val di Rosole da dove ieri eravamo partiti: scintilla al sole ed è più bella che mai.


Sarebbe anche finita qui se non avessimo passato anche la notte di domenica in tenda: trovatici in coda all'altezza di Ardenno, avendo notizia di code anche a Colico ed essendo stanchi morti, abbiamo piazzato la tenda in una piazzola sulla strada per Tartano. Che ronfata!



Dalla val di Rosole, il risveglio di San Matteo e soci


Le ultime quattro cime si riflettono in un laghetto in alta val di Rosole


Verso il colle del Pasquale. Da qui in poi la neve non ci abbandonerà praticamente più


Al colle, ecco svettare il Re


Siamo già alti sopra il Pasquale


Scollinati oltre il Cevedale


Eccolo dal monte Rosole appunto


Pausa rigenerante al bivacco Colombo


Tocca risalire ora il Palon de la Mare


Un laghetto in disgelo dona un tocco di colore


Panoramica sulle rimanenti 10 cime


L'ultima asperità di giornata: il monte Vioz


Ed eccolo raggiunto


Rifugio Mantova al Vioz, quel giorno pienissimo


Nubi bicolore sul lontano San Matteo




E' il mattino del secondo giorno, albeggia sullo sperone della punta Taviela


E' il punto più temuto (ma si rivelerà un bluff)


Infatti è solamente un po' ripido con un paio di tratti attrezzati


Il San Matteo rimane lontano (nella foto la nostra ombra sull'anticima della Taviela)


Quella è la vera Taviela


Immondi sfasciumi verso la cima di Pejo


L'ampio piano inclinato del ghiacciaio dei Forni


E' la volta della Rocca di Santa Caterina, la cima più problematica


Uno sguardo indietro alla Taviela. Il cielo nel frattempo si è velato ed il vento freddo si fa sentire


Le lisce placce della Rocca di Santa Caterina


E vai di Cadini


Ma è ancora luuunga


Oltre il passo dell'Orso e il bivacco Meneghello


Affiora un po' di ghiaccio


Siamo sul San Matteo ma non riusciamo a gustarcelo


Discesa in compagnia


Meringhe


Oltre la cima Dosegù, ormai ampiamente stremati


Non ci sembra vero, ma il Tresero è lì


Applausi


Discesa sul ghiacciaio dei Forni a tarda ora


Ultimo sole su Cevedale e val di Rosole, da dove tutto è cominciato





Ne avrei anche un altra di gita arretrata, ma forse è meglio se ve la guardate qui
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waxy79



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 4:02 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ricordo, quando ho letto il report quest'estate, di aver pensato qualcosa di simile a "estikazzi!!"... e di essermi detto, ai primi di settembre, "perché non pubblica le foto??" Smile
Ecco, ora che tutto è stato reso noto, non mi resta che dire che ti invidio un sacco per i giri che riesci a fare e per come li sai raccontare, tanto a parole quanto per immagini. Sei decisamente nella cerchia di quelli irraggiungibili, almeno dal mio punto di vista.

...veramente bellissime le foto dell'altra gita...ma l'avevi reportizzata??
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Vezz



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 4:16 pm    Oggetto: Rispondi citando

waxy79 ha scritto:
Ricordo, quando ho letto il report quest'estate, di aver pensato qualcosa di simile a "estikazzi!!"... e di essermi detto, ai primi di settembre, "perché non pubblica le foto??" Smile
Ecco, ora che tutto è stato reso noto, non mi resta che dire che ti invidio un sacco per i giri che riesci a fare e per come li sai raccontare, tanto a parole quanto per immagini. Sei decisamente nella cerchia di quelli irraggiungibili, almeno dal mio punto di vista.


Ciao Waxy. Irraggiungibile? Shocked Non credo proprio. Embarassed
Di certo in solitaria non mi spingerei oltre rispetto alle salite che fai tu (il piz da la Margna per es). Questo per dire che quello che faccio io lo potresti fare anche tu. Si tratta solo di prendere un po' di confidenza con il terreno. Per la roccia e le manovre, il corso di alpinismo mi ha aiutato parecchio, mi ha dato sicurezza. E poi è utile avere qualcuno che condivide la passione per una certa tipologia di gite.
Piano piano poi l'entusiasmo e l'esperienza fanno il resto.
Questa traversata ad ogni modo tecnicamente non è per nulla proibitiva. Il racconto è stato scritto sulle ali dell'entusiasmo.


waxy79 ha scritto:
...veramente bellissime le foto dell'altra gita...ma l'avevi reportizzata??


No, non l'avevo reportizzata. Ho "imparato" a inserire i report solo da due mesi a questa parte.
L'ho lasciata indietro e poi è scappata. Però è un giro che consiglio a tutti gli amanti dei panorami. Robe così non ne avevo mai viste: le pareti di Dent d'Herens e Cervino ad un soffio, meritano il lungo avvicinamento.
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guidoval



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 4:29 pm    Oggetto: Rispondi citando

e meno male che le foto non ti avevano soddisfatto Rolling Eyes
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waxy79



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 4:37 pm    Oggetto: Rispondi citando

Vezz ha scritto:
waxy79 ha scritto:
Ricordo, quando ho letto il report quest'estate, di aver pensato qualcosa di simile a "estikazzi!!"... e di essermi detto, ai primi di settembre, "perché non pubblica le foto??" Smile
Ecco, ora che tutto è stato reso noto, non mi resta che dire che ti invidio un sacco per i giri che riesci a fare e per come li sai raccontare, tanto a parole quanto per immagini. Sei decisamente nella cerchia di quelli irraggiungibili, almeno dal mio punto di vista.


Ciao Waxy. Irraggiungibile? Shocked Non credo proprio. Embarassed


Boh, guarda... sicuramente è vero che finché uno si limita a guardare/studiare qualche percorso da casa, è facile cadere nel dualismo "è una cazzata / non ce la farò mai". Ancora più vero se non si hanno quel minimo di basi tecniche cui attingere (come nel mio caso). Quindi diciamo irraggiungibile per chi "guarda da fuori". E comunque anche il pensare di poter fare certi giri, secondo me non è cosa da tutti. Insomma, beccati la mia stima senza troppe storie Smile
E poi vedrò se il corso di alpinismo che è anche nei miei progetti cambierà un po' le cose...
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gustav1971



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 6:40 pm    Oggetto: Rispondi citando

guidoval ha scritto:
e meno male che le foto non ti avevano soddisfatto Rolling Eyes

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LorenzOrobico



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 7:13 pm    Oggetto: Rispondi citando

Che lunga... Very Happy

Le foto non sono niente male.
Questa in particolare mi gusta.


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Poseidon



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 8:37 pm    Oggetto: Rispondi citando

Quella col laghetto la mia preferita...

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calimero



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 9:13 pm    Oggetto: Rispondi citando

Caratteristica dei Magister è essere sempre insoddisfatti delle proprie creazioni.
Non so cosa pensavi di estrarre di più, in termini fotografici, da questa traversata.
Sicuramente il racconto, e non è la prima volta, farebbe stare in piedi da solo il report.
Bella, originale ed efficace la lista delle cime rinominate.
Mi ricorda ( eri tu ? ) una votazione dieci-zero decrescente di qualche anno fa che mi era rimasta impressa.
Piuttosto, un fotoreport postato due mesi dopo è un pò come un film non in prima visione o addirittura già visto.
Manca l'immediatezza e la freschezza del dopogita.
Ovvio che un classico rimane un classico, ma una sequenza di immagini in ambientazione estiva in autunno è un pò come mangiare le castagne a luglio.... Wink
Con i tuoi tempi governativi, il report del Prevat arriverà per S.Lucia.... Twisted Evil
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furbo



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MessaggioInviato: Lun Set 23, 2013 11:23 pm    Oggetto: Rispondi citando

certo che ne hai fatta di strada!!!! ... e non intendo ai forni

complimenti vezz Wink
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matteo81



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MessaggioInviato: Mar Set 24, 2013 9:28 am    Oggetto: Rispondi citando

Bravo Luca, complimenti. Solite belle foto e soliti lunghi giri.
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Vezz



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MessaggioInviato: Mar Set 24, 2013 2:30 pm    Oggetto: Rispondi citando

Grazie Poseidon, Lorenz, Marco, Matteo e tutti.

guidoval ha scritto:
e meno male che le foto non ti avevano soddisfatto Rolling Eyes


Mah, sai, vanno valutate nel complesso, anche quelle non selezionate per il forum. E poi, se non si è capito, in questo sono piuttosto pignolo.
Non vorrei sembrare come il secchione della classe che si lamenta di non sapere niente.. e quindi dico che è da questa gita che ho deciso di cambiare la compattina.


waxy79 ha scritto:
Insomma, beccati la mia stima senza troppe storie Smile


Molto volentieri, grazie. Embarassed

calimero ha scritto:
Caratteristica dei Magister è essere sempre insoddisfatti delle proprie creazioni.
Non so cosa pensavi di estrarre di più, in termini fotografici, da questa traversata.
Sicuramente il racconto, e non è la prima volta, farebbe stare in piedi da solo il report.
Bella, originale ed efficace la lista delle cime rinominate.
Mi ricorda ( eri tu ? ) una votazione dieci-zero decrescente di qualche anno fa che mi era rimasta impressa.
Piuttosto, un fotoreport postato due mesi dopo è un pò come un film non in prima visione o addirittura già visto.
Manca l'immediatezza e la freschezza del dopogita.
Ovvio che un classico rimane un classico, ma una sequenza di immagini in ambientazione estiva in autunno è un pò come mangiare le castagne a luglio.... Wink
Con i tuoi tempi governativi, il report del Prevat arriverà per S.Lucia.... Twisted Evil


A volte, rileggendoli dopo qualche tempo, ho paura che i racconti possano sembrare troppo "mielosi". In effetti a caldo cambiano un po' di cose. Proprio per questo ho già inserito il report del Prevat. Wink

furbo ha scritto:
certo che ne hai fatta di strada!!!! ... e non intendo ai forni

complimenti vezz Wink


Grazie Furbo, mi fa piacere se hai notato questo. Ne ho fatta e spero ne avrò ancora da fare. Peccato che ora arrivi l'inverno.. mi toccherà cimentarmi in qualche facile canale.
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L'ultima modifica di Vezz il Mar Set 24, 2013 3:22 pm, modificato 1 volta
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gianbo



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MessaggioInviato: Mar Set 24, 2013 2:51 pm    Oggetto: Rispondi citando

Una gita che piacerebbe molto fare anche a me, inserita nella mia "wish list" 2014.

Complimenti per le foto e per il racconto.
Traspare bene la dicotomia che accompagna molte "imprese" (piccole o grandi) di questo tipo. Da una parte l'incertezza sulla riuscita, la stanchezza, il timore di non farcela. Dall'altra la voglia di mettersi in gioco e la gioia di infilare un passo dietro l'altro e - in questo caso - una cima dietro l'altra.

Sicuramente per cose di questo genere l'accompagnarsi con la persona giusta è fondamentale.
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Franz
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MessaggioInviato: Mar Set 24, 2013 3:12 pm    Oggetto: Rispondi citando

Vezz ha scritto:
furbo ha scritto:
certo che ne hai fatta di strada!!!! ... e non intendo ai forni
complimenti vezz Wink

Grazie Furbo, mi fa piacere se hai notato questo. Ne ho fatta e spero ne avrò ancora da fare.

Perchè non avevi ancora messo il Prevat Twisted Evil
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L'ultima modifica di Franz il Lun Ott 07, 2013 9:43 am, modificato 1 volta
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MessaggioInviato: Dom Ott 06, 2013 4:29 pm    Oggetto: Rispondi citando

Stai facendo un tipo di alpinismo che mi piace molto, quindi ti faccio dei complimenti sentiti. Anche questa è una traversata che ambisco e progetto da anni... spero il prossimo di riuscire a realizzare. Quoto il Furbo riguardo i progressi e il Guidoval riguardo le foto.
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