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   gelo sui Settsass, 18/07/2006
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  passo Valparola  (2150 m)
Quota attacco  2300 m
Quota arrivo  2570 m
Dislivello della via  270 m
Difficoltà  F+ ( pendenza 40° / I in roccia )
Esposizione in salita Sud-Ovest
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  picca e ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Filippo viene a trovarmi durante le vacanze natalizie a Caprile e il pomeriggio del 31 /12 ci troviamo dalle parti del Passo Valparola per vedere di raggiungere la Cima dei Settsass. Partiamo dal Rif. Valparola alle 12.30 ma nonostante le ciaspe la neve diventa troppo alta per proseguire e l’andamento trasversale vs la cima ci suggerisce di tornare vs casa in tempo per festeggiare l’ultimo dell’anno. Due giorni dopo di primo mattino siamo nuovamente al Passo falzarego e poi al Valparola da dove ripercorriamo le tracce della giornata precedente. Va bene per le prime ore poi troviamo delle condizioni di neve incredibilmente belle, tipo sastrugi, ma che ci impediscono di procedere con le ciaspe essendo la neve troppo dura e modulata ad onde plasmate dal vento. Torniamo col sole che ci bacia la faccia e indora i nostri pensieri colorandoli di felicità. A marzo siamo di nuovo a Caprile per le vacanze Pasquali e ho in mente Settsass.
Parto l’1 in una mattina limpida e gelida: il termometro in piazza segna -16 e quando raggiungo il Rif. Valparola a quasi 2200 mt di quota, la temp. è di – 19. trovo aperto il rifugio e scambio due chiacchere col gestore chiedendogli se sa le condizioni dell’innevamento: mi sconsiglia di non portare i ramponi perché potrei trovare qualche tratto ghiacciato oltre alla neve abbondante. Parto alle 9 seguendo il sentiero che da dietro il rifugio scende sul versante sud e dopo mezz’ora sono già incasinato in un tratto attrezzato dove la catena sparisce nella neve e ci sono delle gobbe di ghiaccio traslucido. Armeggiando con ramponi e piccozza supero l’ostacolo in discesa ed entro nei valloni nevosi che sostengono le pareti lucenti di sole della scogliera che si alzano alla mia destra. Il Civetta mi copre le spalle ed è dura volgergliele. Davanti invece uno spettacolo indimenticabile: un branco di 13 camosci dal pelo marrone danzano sulla neve rincorrendosi e sciando, poi quando si stanno avvicinando, prendono a salire come funanboli un canalone roccioso saltando fra le pietre con un’eleganza irraggiungibile. Un rosario in movimento. Alle 12.30 faccio sosta ai piedi del piccolo Settsass e mangiucchio qualcosa appena riscaldato da un timido sole che brilla nel gelo siderale. Venti minuti dopo esser ripartito, passo sotto una splendida guglia e alle 14 individuo un canalino che sale a rompere la continuità della barriera rocciosa: decido di provare a salire anche perché non ho chiara quale sia la direzione e credo ormai di esser passato sotto la verticale della cima. Salgo rapido e furioso contento finalmente di salire e non solo di traversare e venti minuti dopo manca poco ad arrivare alla forcella che rivelerà se il mio azzardo ha pagato. poco dopo le 14.30 sono felice su una sorta di altopiano sassoso che mi ricorda il Colle Sud all’Everest e da cui parte una cresta che come un’onda porta vs la cima. Entusiasta la risalgo e alle 15 in un gelo micidiale sto in cima, al sole, a godermi l’abbraccio delle Dolomiti tutte. In fronte a me Pelmo e Civetta e poi Antelao,Sorapiss, Tofane,Counturines Lavarella e Sasso delle Dieci e poi l’immensa e rilucente bianchissima Marmolada. Ripercorro in discesa la cresta e torno dal canalone per cui ero salito e alle 16.15 sono nuovamente alla base del Settsass e mi riavvio nelle tracce dell’andata per tornare al Passo di Valparola che raggiungo ormai al buio per le 19. Salto immediatamente dentro al rifugio per avvisare che son tornato e, trafelato, chiedo se posso avere un bicchiere d’acqua dal rubinetto che ho il portafoglio in macchina: io l’acqua la pago è la sua incredibile risposta dopo che non ci vedevamo dal mattino. Esco senza dire una parola, ci sono -17° ma sono più gelato dalla sua risposta. Scendo dal Passo Falzarego memore del fatto che troverò una fontana: l’acqua è così fredda che sembra scottare ma a piccoli sorsi bevo avidamente e ritorna la meraviglia, ritorna il canto di ringraziamento che intona il mio cuore ad ogni ritorno dall’Alpe. Arrivo a Caprile e ci sono -14°, serata mite.
Foto 1 la cresta finale Foto 2 in cima Foto 3 discesa dal canalone
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