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   tentativo Monte Bianco dal Gonella, 02/07/2006
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  la Visaille   (1700 m)
Quota attacco  3200 m
Quota arrivo  4800 m
Dislivello della via  1600 m
Difficoltà  AD ( pendenza 45° / I in roccia )
Esposizione in salita Varia
Rifugio di appoggio  Gonella, Capanna Vallot
Attrezzatura consigliata  da alta montagna
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Ormai il Bianco ha monopolizzato i nostri progetti alpini e questa volta, oltre a mio fratello, anche Robi è della partita. Il 17 agosto 2001 partiamo per la Val D’Aosta con l’intenzione di salire per la via normale italiana. Arrivati a Courmayeur prendiamo la strada che porta in Val Veny fino alla sbarra poco dopo La Visaille che impedisce l’accesso al fondovalle (1.700 mt circa). Alle 13.30 siamo pronti per lanciare la sfida alla montagna più alta d’Europa. Lasciata l’auto seguiamo la strada asfaltata fino al ponte che attraversa la parte terminale del lago di Combal(h14); qui prendiamo la strada sterrata a destra, e dopo un sentiero che ci porta su una cresta che costeggia la destra orografica del ghiacciaio del Miage. Da questo punto guardando il fondovalle si ha di fronte l’immenso ghiacciaio, l’Aiguilles de Trelatête a destra, l’Aiguilles Grises sulla sinistra, e altre guglie e vette contornate da seracchi sospesi; mentre se ci si volta all’indietro si scorge il caratteristico lago del Miage. Seguendo poi la facile cresta si arriva al suo termine e a questo punto il sentiero ci porta a scendere verso destra direttamente sul ghiacciaio del Miage coperto interamente da detriti morenici ma del tutto vivo, da qui si prosegue seguendo centralmente rispetto al ghiacciaio evidenti ometti e cerchi gialli, i quali dopo circa 5 km, su minima pendenza ci fanno arrivare al termine del tratto morenico, da qui alla nostra destra si può vedere l’imponente ghiacciaio del Dôme e la bastionata rocciosa alla sua sinistra che sorregge il rifugio; a questo punto s’inizia a calpestare il ghiacciaio vero e proprio. Questa parte di percorso, più intuitiva, ci fa spostare prima verso sinistra poi a destra e saltando alcuni facili crepacci si arriva a calpestare un breve nevaio dopo il quale la traccia sfocia sul sentiero roccioso(h 17). Esso si presenta ben segnalato e attrezzato in parecchi punti con catene e scalette, che agevolano il passaggio, e arriviamo al rif. Gonella (3.071 mt)per le 18.30. L’indomani sarà dura perché occorrerà salire per 1700 mt. e oltretutto il meteo parla di forti temporali pomeridiani. Consultandoci col gestore, decidiamo per la partenza all’una di notte. La sveglia è come un pugno sul muso e solo il freddo quando usciamo ha una sorta di effetto risvegliante. Dal rifugio si percorre un facile e breve sentiero che ci porta a calpestare il ghiacciaio del Dôme e a calzare i ramponi. Saliamo al buio, in silenzio, ognuno preda dei propri pensieri, delle proprie paure e del proprio sonno, e se non fosse per il rassicurante grattar di ramponi, sarei proprio convinto di dormire. Alle 4 del mattino sbuchiamo sulla cresta a circa 4000 mt di quota e un forte e gelido vento ci da il benvenuto poco gradito. Dalla cresta procedendo verso destra si arriva in breve tempo in prossimità dell’affilata cresta di Bionassay, la quale è molto suggestiva e richiede sicurezza di piede e fiducia nei ramponi. Nel frattempo ti accorgi che qualcosa cambia, che dal buio profondo passi al buio e poi percepisci che la luce bussa all’aria che però ancora non la riceve. E poi ti par d’iniziare a vedere e gli occhi forzano la serratura e la vita riprende a scorrere nei colori che all’improvviso torni a riconoscere. E’ veramente come svegliarsi una seconda volta e nuove energie sembrano essere a disposizione e il vento che nel frattempo è salito d’intensità aiuta e ostacola al tempo stesso.
Poco dopo il percorso risulta più agevole, puntando in direzione nord est si passa nei pressi del Piton des Italiens (4.002 mt) da qui voltandosi indietro si può vedere l’ Aiguilles de Bionnassay. Procedendo in direzione nord est, arriviamo sotto il Dome du Gouter e il vento è diventato furioso. Walter accusa un problema muscolare che da ieri si è riacuito e ci fermiamo per il consiglio di guerra, alle 5.45. Robi stà bene, io cosi così. L’enorme calotta del bianco sta immensa davanti ai nostri desideri. Il vento è diventato fortissimo e soffia alimentando le nostre paure del paventato peggioramento meteo. A volte fuggire può voler dire salvarsi e tristi alle 6 prendiamo la via del ritorno. In discesa siamo sbatacchiati dalle folate e la ripida e sotile cresta diventa delicata da percorrere e sento anche la fatica nel respirare che non capisco se dipenda dalla quota o dalla forza dell’aria esterna che ruggisce attorno a noi. Alle 7 raggiungiamo il punto della cresta da cui iniziare la discesa vs il Gonella ed è come abbassare il finestrino del treno. Il vento cessa quasi totalmente e un silenzio surreale che sa di sconfitta si abbatte su di noi. Alle 9 sotto il sole di una giornata che si preannuncia magnifica torniamo al rifugio dove ci crogiolamo in mutande al sole per un paio d’ore anche per smaltire la delusione. Sull’infinita morena ci trasciniamo come carcerati con la palla di piombo al piede e la crisi delle quattro esse(sete,sonno,stanchezza e sudore). Torniamo alla macchina alle 16 e io ho la fissa di recuperare del succo di frutta in un bar, per cui chiedo loro di aspettarmi. Torno scornato e preso in giro da loro due perché non c’era il succo. Povero il bambino..continuano a dire, ridendo come matti. Ma siccome guido io appena vedo un supermercato, mi fermo e cerco di realizzare il mio sogno. Esco trionfante con in mano il mio trofeo arancione all’albicocca e Walter si è messo alla guida. Assaporo il nettare ma ogni volta che lo porto alla bocca lui frena, robi sghignazza e io non riesco a bere.
Dopo un po’ m’incazzo e ottengo il permesso di bere: un paio di sorsi e poi l’inchiodata con il succo che mi sbrodola ovunque, non ci vedo più e gli lancio addosso la bottiglia. Risultato: walter fradicio, macchina da pulire, io assetato. Solo Robi se la ride felice, in questa giornata di sconfitta.
Foto 1 Robi e walter in partenza dal Gonella Foto 2 la via italiana Foto 3 il ghiacciaio del Miage
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