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   Ortles Hintergraat 2001, 01/07/2006
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  solda  (1900 m)
Quota attacco  3000 m
Quota arrivo  3905 m
Dislivello della via  900 m
Difficoltà  AD ( pendenza 40° / III+ in roccia )
Esposizione in salita Sud-Est
Rifugio di appoggio  coston
Attrezzatura consigliata  corda picca e ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Partiamo da cavacurta alle 15.30 del 21 luglio 2001dopo il mio turno del mattino, andiamo per statali per risparmiare ma la salita allo Stelvio ci gioca un brutto scherzo perché è occupato dalla transumanza che ci fa perdere oltre un’ora.Pecore ovunque, a dx sx sopra sotto mancavano solo in auto. Finalmente in cima contempliamo l’imponenza dell’Ortles al tramonto che ci dà l’arrivederci a domattina. Perfino in discesa il traffico animale con marmotta che ci costringe a brusca e improvvisa frenata sul tornante(ma questa volta era solo una marmotta..che cerchiamo poi di schiacciare presi dalla fame…). E arriviamo a Solda 1850 m, solo alle 21, giusto in tempo per vedere le ultime luci brillare vs la cima del nostro gigante. Ci concediamo una pizza,tanto buio per buio tanto vale salire a pancia piena e contenti. Fuori dalla pizzeria, ci dirigiamo fino in fondo alla valle ai parcheggi della funivia a 1925m, e ci incamminiamo al buio per un breve tratto per una stradina che conduce in direzione della stazione di mezzo e a monte della funivia. Lasciamo ben presto la strada sterrata al segnavia che ci indica il sentiero n.2 per il rifugio Coston. Saliamo destra del rio Solda e ci inerpichiamo poi per un tratto roccioso che porta alla sovrastante morena della vedretta di Solda in prossimità della stazione intermedia della funivia. Per una valletta morenica, passando per un piccolo laghetto, saliamo in direzione del rifugio Coston 2661m (Hintergrathutte), che raggiungiamo all1.15 dopo aver girovagato nel buio alla sua ricerca nelle vallette ondeggianti che lo circondano e appena prima che ci prendesse lo sconforto. Tre ore dopo suona già la sveglia per la partenza e alle 4.30 senza colazione siamo fuori al buio. Partiamo sul sentiero che passa prima per un tratto pianeggiante sulla morena della vedretta di Solda e e poi prosegue a sinistra delle rocce che scendono dalla cresta del Coston. Intanto si fa chiaro e la parete nord del gran zebrù che guardavamo dall’alto la scorsa estate, si riempie di luce che come un onda investe poi lo Zebrù. Saliamo nel tripudio del sole nascente e affrontiamo un ripido tratto nevoso che chiamiamo il collo di bottiglia perché si crea un notevole affollamento che riusciamo in parte ad anticipare. Dopo questo tratto segue un breve canale dove affrontiamo tratti di divertente “misto” e un camino fra le rocce con passaggi di II°. Qui per una pietraia si sale tenendosi leggermente a sinistra fino alle rocce. Per un successivo canale ci si arrampica senza particolari problemi, si raggiunge uno spiazzo e si prosegue sulla cresta che conduce allo "spuntone di sopra" II. Per la larga e dolce cresta del nevaio si sale alla cresta rocciosa che scende verso sinistra. Fa caldo il sole picchia, e siamo in maglietta al cospetto della parete Nord del Gran Zebrù che come cattedrale profana, meriterebbe più rispetto. Si prosegue poi in facile scalata fino allo spuntone Segnale "Signalkopf" 3725m che superiamo per la sua parete sinistra che scende a strapiombo sul lato sud-ovest, e che per fortuna troviamo già attrezzata con una corda che usiamo sia per sicura che per aiutarci nel difficile e molto esposto passaggio in traversata. Arriviamo alle 8 e perdiamo un ‘ora e mezza a causa della coda che qui si è formata. Si continua per una stretta cengia nella roccia fino a raggiungere nuovamente la cresta. Subito dopo segue una paretina impegnativa che viene superata da walter con decisione ,non prima di avermi irriso per la titubanza con la quale stavo affrontandola (passaggio chiave, III°+, con chiodo), e adducendo come scusa la larghezza e insensibilità dei miei scarponi Koflach. I successivi tratti esposti in cresta sono un po' più facili , e portano direttamente al ripido nevaio a 40°. Poi per un ripido passaggio in roccia con passaggi di II° si prosegue fino ad arrivare alla cresta che porta all'ultimo nevaio e quindi direttamente alla vetta(3905m.) che raggiungiamo alle 11.30. C’è tanta gente che va e che viene e aspettiamo il nostro turno perfino per fare la foto accanto alla croce. Ci fermiamo un’ora al sole, assonnati e stanchi,prima di prendere in considerazione l’idea della lunga discesa dal versante opposto per la via normale. Il panorama è infinito e va dal gruppo dell’Adamello Presanella, al Disgrazia, al Bernina, fino alle cime oltreconfine. Scendiamo dall’enorme calotta nivoglaciale, senza punti di riferimento se non l’esile solco di quanti ci hanno preceduto, sotto un sole abbacinante e tra i colpi di sonno, dovendo comunque prestare attenzione a non scivolare sulla pendenza che sfiora i 40° e sui successivi passaggi in roccia della cresta che porta al Rif. Payer ,attorno al II° grado. Arriviamo bruciati dal calore alle 15.30 e ci rilassiamo un poco. Ripartiamo alle 16 e un’ora dopo arriviamo al Rif. Tabaretta. Poi finalmente per declivi di prati scendiamo fino a Solda dove arriviamo alle 19. In macchina ho troppo sonno, non riesco proprio a guidare e dopo qualche sosta per il reintegro idrico e alimentare, cedo al sonno e consegno la guida al fratellino. All’1.00 sono a casa al termine di una giornata in cui abbiamo dormito solo un paio d’ore ( e in mezzo abbiamo scalato l’Ortles). Grazie fratellino.
Foto 1 io in cresta Foto2 io e la montagna Foto 3 noi in cima
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