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   doppio fiasco al bernina, 08/04/2006
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  campo moro  (2000 m)
Quota attacco  3000 m
Quota arrivo  3800 m
Dislivello della via  800 m
Difficoltà  PD ( pendenza 45° / II in roccia )
Esposizione in salita Sud
Rifugio di appoggio  marinelli, marco e rosa
Attrezzatura consigliata  alta quota,1 picca
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento L’11 agosto 95 partiamo con mio fratello (dopo aver fallito sul Castore una settimana prima) per tentare il nostro prima 4000. Cambiamo montagna e anche regione scegliendo il lombardo Bernina. Partiamo alle 18 da Pandino e alle 21 siamo a Campo Moro da dove dopo esserci vestiti e mangiucchiato qualcosa ripartiamo armati di frontale alle 22.
Oltrepassata la diga superiamo la casa del custode della diga e continuiamo dritti sempre in discesa su una strada sterrata che scende lievemente per circa 300m,al termine dei quali arriviamo in una piccola radura dove troviamo le indicazioni per i rifugi Carate e Marinelli che ci conducono verso un piccolo sentiero.
Questa prima parte del percorso è sicuramente la più impegnativa,le pendenze sono elevate e in men che non si dica riusciamo a guadagnare molti metri.
Le pendenze non sono mai elevate anzi grazie ai molteplici tornanti possiamo respirare e recuperare le nostre energie,inoltre la salita non è continua alterna tratti in salita con tratti pianeggianti;solo negli ultimi la salita diventa impegnativa,quando a mezzanotte siamo prossimi al rifugio carate a quota 2355. Da qui si prosegue fino alla Bocchetta delle Forbici (m 2.660), da dove si possono vedere le cime del gruppo del Bernina: il Piz Scerscen (m 3.971), il Pizzo Sella (m 3.511), Pizzo Roseg (m 3.920), e il Pizzo Bernina (m 4.049) che appaiono come sagome scure illuminate dalla luna che sta sorgendo a portale la sua onda di luce nella notte buia. Seguendo i segnavia si procede in un lungo traverso, e dopo una curva verso destra in un ampio vallone si inizia a vedere il rifugio Marinelli Bombardieri (m 2.740) posto che posto in alto su uno sperone di roccia brilla come un diadema . Quando ci arriviamo lo spettacolo è mozzafiato: la luna è sorta completamente e riflettendo sui ghiacci circostanti illumina dolcemente tutta la conca rendendo superflue le nostre luci artificiali. Appare irreale nella diafana luce lunare il gruppo del Bernina in tutta la sua maestosità: da sinistra si riconoscono le cime di Roseg, Scerscen, Bernina, Cresta Guzza e Argent. A malincuore dopo aver contemplato in silenzio lo spettacolo quasi paurosi come intrusi potessero accorgersene i guardiani del cielo e fermare la proiezione, abbandoniamo il set ed entriamo nel rifugio che dorme. La mattina dopo colazione siamo pronti per le 7.30 e nonostante il tempo non sia dei migliori, decidiamo comunque di avventurarci vs il Rifugio Marco e Rosa (3600 metri), e seguiamo quindi il sentiero che sale su pietraia , alle spalle della capanna. Giunti ai 3000 mt del passo Marinelli Occidentale, calziamo i ramponi perchè inizia il ghiacciaio di Scerscen Superiore, che va superato diagonalmente in direzione nord fino a raggiungere lo sperone roccioso che ospita la capanna. Il rifugio Marco e Rosa conta di due costruzioni: quella bassa è la vecchia capanna, ora utilizzata come dormitorio supplementare, mentre quella a monte è di nuovissima costruzione e dispone di ogni confort. Conosceremo in futuro questa clamorosa differenza. Ora sono le 10 e il tempo è minaccioso, nuvoloni neri coprono il Bernina e noi decidiamo di rincasare dopo aver atteso invano per un oretta qualche segnale di schiaritae facendo improbabili tentativi di legarci in cordata col nostro cordino ridicolo. Fortuna che ben nascosti nessuno ci ha visto. Alle 16 compiuto il percorso inverso siamo nuovamente a Campo Moro e scornati per la seconda volta in una settimana torniamo mesti e pesti al nostro paesiello.
Un anno dopo Robi rinforza la nostra squadra e ci lanciamo nuovamente all’assalto del colosso italo-svizzero. Partiamo da pandino alle 8 con abbondante tempo a disposizione e alle 11 siamo a Campo Moro.
Due ore dopo passiamo dal Carate e alle 14 siamo già al Marinelli. Ripartiamo mezz’ora dopo e alle 18.30 terminiamo le fatiche di giornata al Marco e Rosa dove arriviamo dopoaver fatto i cretini sul ghiacciaio giocando a fingere di cadere nei crepacci poco aperti e tentando improbabili manovre di corda per soccorrerci ben attenti a non farci scorgere da nessuno. Il tempo è tendente al nuvoloso incazzato e dopo cena non promette nulla di buono. Essendo arrivati tardi ed essendo completamente esaurito il marco e Rosa,ci toccherà dormire nel ricovero d’emergenza, al freddo. Una semplice baracca di legno che ribattezziamo la capanna della morte immaginando di finire lì dentro i nostri giorni. E per di più condivisa nel baccano con tanti altri disperati e in cui ci seppelliamo sotto una tonnellata di coperte per cercare di proteggerci dal freddo. Walter e robi mi prendono in giro perché dicono che sembro una tartaruga delle Galapagos sotto il mio cumulo disordinato di lana,ma spetto presto di sentire le loro sciocche risa di sottofondo e cado in sonno profondo e beato.
Al risveglio,Ma l’alba è miracolosamente limpida e il Bernina sopra di noi pare invitarci a raggiungerlo alto e splendido e raggiante nel sole delle 6 del mattino che bacia le cime e lascia noi mortali nell’ombra della notte creando incredibili differenze di potenziale luminoso. Partiamo ramponi ai piedi armati di picozza luce e speranza e saliamo la spalla nevosa di dura neve ghiacciata rivestiti più che protetti dalle nostre corde che giocano disubbidienti ad avvolgerci nelle loro spire mortali. Il panorama è fantastico e nell’incredibile e profonda luce del mattino ci regaliamo scatti indimenticabili dove il blu è così intenso da farci sembrare astronauti nello spazio. Finchè circa 2 ore dopo arriviamo alla fascia rocciosa che difende il castello sommitale. C’è una grande ressa fra gente che sgomita per partire e gente che tenta di scendere in doppia. Noi in disparte capiamo che è meglio legarsi e cominciamo a ragionare sul da farsi. ad un certo punto qualcuno dice che bisogna fare l’8…ma io ci provo e non mi riesce allora qualcuno suggerisce di provare col 9..questo era il nostro livello. oltretutto non sapevamo che sarebbe stato necessario calarci in doppia manovra che per noi ha del fantascientifico. Concordiamo dopo mezz’ora di inutili e furibondi tentativi che non saremo in grado di legarci in sicurezza e allora a malincuore dopo aver pronunciato la frase “ mai più al bernina nel week end” decidiamo che è più prudente scendere visto l’intasamento alpinistico stile Hillary Step dove i rischi sarebbero accentuati dalla folla. E così mesti e pesti un'altra volta sotto un cielo blu cobalto che inviterebbe a salire, noi scendiamo in cerca di ossigeno e solitudine in cui nascondere la nostra delusione. Alle 11 siamo al Marco e Rosa dove ci fermiamo a cambiarci e ridere del nostro tentativo, alle 14 al marinelli e alle 17 giù a Campo Moro. Foto 1 io e walter vs il Bernina
Foto 2 robi e walter sul pendio Foto 3 noi al Marinelli

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