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   Piz Roseg: no - Eselgrat: siiiiiii, 08/09/2017
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Onicer  piccolo giò   
Regione  Svizzera
Partenza  Pontresina  (1800 m)
Quota attacco  2800 m
Quota arrivo  3700 m
Dislivello della via  1200 m
Difficoltà  AD+ ( pendenza 50° / IV in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Capanna Tschierva
Attrezzatura consigliata  n.d.a. da ghiacciaio e misto.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Da qualche anno nei nostri pensieri la ‘Eselgrat’ bella cresta nord che porta in vetta al Pizzo Roseg continua a bussare…………e allora come non andare a farle visita.
Partiamo giovedì dopo pranzo con la macchina carica di sogni, di zaini pesanti e….di due biciclette, una per me e una per il mio ‘desmosocio’ Alberto.
Arrivati a Pontresia si parcheggia e via pedalare rincorrendo la lunga e altrettanto bella Val Roseg fin dove la strada battuta finisce, poi parcheggiate le bici risaliamo verso la accogliente Capanna Tschierva posta a mt.2583.

Dopo i soliti convenvoli e impossessati della camera da otto (oggi solo per noi due), alle 22,00 ci corichiamo per esser pronti alla sveglia che suonerà ‘puntuale’ alle 04,10.
Dopo una abbondante colazione ci incamminiamo aiutati dalle lampade frontali, e con essa tante speranze/timori per quel che sarà.

Per circa cinque minuti seguiamo il sentierino che è comune con chi sale al Bernina dalla ‘Biancograt’, noi invece devieremo a destra seguendo i numerosi ometti scendendo nella prima parte della vedretta dello Tscierva fino ad attraversarlo, per risalire poi la sassosa morena che ci depositerà su di un gigantesco platò ghiacciato e fortemente crepacciato che supereremo con un luuuungo semicerchio da est a ovest, attraversando numerosi e psicologici ponti di neve ed in una occasione scendendo e risalendo una profonda ‘ferita’ nel ghiaccio.
Questo zigo zago tra le innumerevoli linee crepacciate ci farà perdere parecchio tempo, comunque a fatica proseguiamo e finalmente arriviamo all’attacco della cresta nord ……. ‘Eselgrat’.

A mio parere questa ‘linea’ di salita è tra le più complete che abbiamo mai fatto, ce n’è per tutti i gusti, dal facile e perciò slegati, ai numerosi tiri di corda (almeno otto) alla fessura, alla placca in aderenza, allo spigolo aereo, poi di questi 'tiri' almeno 3 sono belli impegnativi; specialmente il superamento della placca sull’ultimo dei tre torrioni, per fortuna la roccia è quasi sempre buona e nei punti dove serve ci sono dei provvidenziali spit.
Finita la bellissima cresta ‘atterriamo’ sulla parte nevosa/ghiacciata con qualche traccia di passaggio e che ci agevolerà la risalita fino alla sommità nei pressi del colletto poco prima dell’anticima del Pizzo Roseg.
Ora, abbastanza affaticati e con ancora cica 200mt. da percorrere per la vetta, ci accorgiamo che le ‘peste’ finiscono’, primo dubbio: perché?......uno sguardo sopra di noi e notiamo due lunghe linee che tagliamo il pendio; guardiamo l’ora e fatti due calcoli, decidiamo di rientrare per non rischiare di dover attraversare il ghiacciaio con le pile frontali……probabile che le persone che son salite fin lì qualche giorno prima, abbiano pensato la stessa cosa.

Il rientro dalla cresta nella prima parte scorre veloce fino ad attaccare le prime delle 5 calate che ci depositano di nuovo sulla terminale del ghiacciao dello Tschierva.
Nel frattempo abbiamo udito due bombe, una mentre stavamo salendo la cresta ma nessun segno visibile a vista d’occhio, il secondo botto invece mentre stavamo scendendo in doppia, era una slavina partita dalle propagini del Pizzo Umur nostro dirimpettaio e arrivata sul ghiacciao a poche decine di metri dalla nostra traccia di rientro….che dire , da ‘cagarsi’ nelle braghe.

Rientrati alla Tschierva alle 19,20 giusti in tempo per una coca cola rigenerante e due chiacchiere con il rifugista (natio di Livigno), poi il rientro alla Val Roseg dove raccolte le bici giù in picchiata con le frontali verso Pontresina.

Altra bella avventura in aggiunta al nostro personale bagaglio di esperienza e di confronto, la mancata vetta non altera in nessun modo il nostro ‘equilibrio’ montano, anzi ci rende ancor più forti e consapevoli dei nostri mezzi……à la prochaine.


Partecipanti: giovanni (piccolo giò) alberto (albertino A1)


Foto 1 – Albertino 'placcoso'
Foto 2 – dentro e fuori....
Foto 3 – maestoso torrione

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