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   JINNAH peak, 6177 m (vetta inviolata in Hindukush, Pakistan), 30/06/2017
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Onicer  Franz   
Regione  Altro
Partenza  Ghotulti (Gilgit-Baltistan, Pakista)  (2600 m)
Quota attacco  4600 m
Quota arrivo  6177 m
Dislivello della via  1600 m
Difficoltà  TD ( pendenza 70° / IV in roccia )
Esposizione in salita Sud-Est
Rifugio di appoggio  Campi a 3950m e 4600m
Attrezzatura consigliata  NDA, una quindicina di fittoni, una decina di chiodi da roccia, una decina di viti, nuts e friends, due picche tecniche
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento JINNAH PEAK, 6177 m : via "Ghotolti dreams", parete SE 1600m/TD/70°/IV

Spedizione socio-umanitario alpinistico in Hindukush, Pakistan, con Tarcisio Bellò e Mara Babolin. Socio-umanitaria perché anni fa è nata una collaborazione Italia-Pakistan per la rivalutazione del villaggio di Ghotolti, nell’alta Ishkoman Valley, nel distretto di Gilgit-Baltistan. Tutto ciò grazie alla creazione di una associazione benefica “Montagne e Solidarietà” che vive delle donazioni dei contributors italiani. La prima opera utile è stata la costruzione nel 2009 di un acquedotto ed una fontana. Il problema della potabilità dell’acqua in queste zone è infatti notevole e l’accesso a risorse idriche pulite è sempre difficile. Successivamente, nel 2013, a seguito del crollo del ponte di legno che dava accesso al paese, è stato installato un nuovo ponte di metallo (traportato dall’Italia a pezzi), grazie all’industria italiana. Ma la nascita dell’intero progetto è legata alla triste perdita dell’alpinista vicentina Cristina Castagna, sul Broad Peak, un 8000 proprio pakistano, nel 2009. Nasce quindi in quell’anno la volontà di creare un Community Climbing Center intitolato a Cristina: un rifugio che accolga i turisti e gli alpinisti che vogliono visitare queste dimenticate zone, un luogo dove “insegnare mestieri” alle donne e, per i 3/5 (?) anni di costruzione un’occasione per dare lavoro ai locals (sempre a spese dei donatori italiani).
Questo progetto di solidarietà passo dopo passo ha segnato un notevole cambiamento nelle persone di Ghotolti. Sentire le loro parole di entusiasmo e gratitudine per quello che e' stato fatto, dall'acquedotto, al ponte, al rifugio in costruzione... e' emozionante. Vedere l'impegno nel collaborare ad un'unica idea, a realizzare dei sogni (appunto “Ghotolti dreams”) e' stato qualcosa per me di pieno e coinvolgente!

Il programma del nostro team prevede che Tarcisio, Stefano e Mirco nei 30 giorni in cui saranno a Ghotolti si occupino di coordinare l’inizio dei lavori del cantiere per la realizzazione delle fondazioni del rifugio. Tarcisio poi, una volta arrivati io e Mara, farà una “pausa” alpinistica per tentare l’ascensione di un 6000 inviolato nella catena dell’Hinduraj. Si tratta dell’ultimo 6000 “unclimbed e unnamed” di questa catena, sottogruppo dell’Hindukush, al confine tra Pakistan e Afghanistan.

Oggi come oggi trovare una cima di 6000 metri inviolata è abbastanza difficile, se non a costo di andare in zone altamente isolate o proibite (come il Buthan o la Cina). Per un lungo periodo anche queste montagne sono state “proibite” a livello militare per la vicinanza all’Afghanistan e per i disordini talebani. Sicuramente i locals, sia per mancanza di mezzi adeguati a salite di questo livello, sia per interessi primari ben diversi dall’aspetto “ludico” dell’alpinismo, non vi si sono cimentati. La profonda conoscenza da parte dei vicentini di queste zone e delle varie spedizioni che vi si sono svolte sono garanzia di assoluta veridicità delle informazioni riguardanti le prime salite. Inoltre, chiunque si approcci a queste montagne si appoggia alla stessa agenzia (Adventure Tour Pakistan – ATP) esattamente come noi, per via degli accessi (jeep e muli) e dei permessi (tanti controlli di polizia dei passaporti) con assoluta certezza riguardo a chi e di che nazionalità è passato da queste lande remote.

In totale le vette superiori a 6000 metri rilevate in questa sottocatena dell’Hindukush sono 11: Garmush Nord, 6048m; Garmush, 6244m (questi due però si trovano oltre lo spartiacque, verso il Chiantar glacier); Casarotto Kor, 6185m; Marostica Peak, 6107m; Italia Peak, 6189m; vetta unclimbed e unnamed, 6177m; Karkamush, 6222m; Haiz Peak, 6105m; e, ancora oltre lo spartiacque verso il Chiantar glacier, il Ko-i-Chiantar, 6416 m (la più alta del gruppo), il Ko-i-Chatiboi, 6150m e il Ko-i-Warghut, 6130m.
[online si trovano anche delle dettagliate mappe russe per quanto riguarda le quote. Per la toponomastica è preponderante l’impronta vicentina – Marostica, Asso, Casarotto, Castagna, Alpinisti Vicentini, … - nell’assegnazione dei nomi]
Il “nostro” 6177m (come da carte russe consultate), nel contesto di un progetto nato ormai anni fa, l’abbiamo intitolato a Muhammad Ali Jinnah, primo presidente pakistano grazie al quale e al Movimento del Pakistan cui faceva capo, con la lotta col subcontinente indiano, il Pakistan nacque nel 1947 come nazione indipendente. La via invece la chiamiamo “Ghotolti dreams” in onore del popolo di questo villaggio che ha conosciuto una “nuova primavera” negli ultimi anni grazie alla collaborazione con gli italiani.

L’esplorazione (europea, italiana ed in particolare veneta) di queste montagne comincia nel lontano 1997 con una spedizione capitanata da Franco Brunello, del CAI di Montecchio Maggiore, attraverso il Chiantar glacier. Nel 1999 Angelo Rusconi guida altri alpinisti di Asso alla “conquista” di un 5100. Nel 2000 sempre il CAI Montecchio con Brunello e Tarcisio porta alla salita del Marostica, del Nikolayewska e dell’Italia peaks (a quest’ultimo, solo per l’avvicinamento e non per la salita alla vetta) parteciparono anche un americano e un russo). Nel 2001 vengono salite cime di 5000 metri attorno ad Atar lake da componenti del CAI Asiago. Nel 2002 il CAI Roma sta sempre attorno all’Atar lake per dei 5000. Spedizione/trekking del 2004 per Peruffo, Stecca e Tombesi. Nel 2007, Tarcisio, Mara, Roberta Bocchese e Bruno Castegnaro salgono ai 6222 m del Karkamush (e altri 5000). Nel 2009 Tarcisio compie la prima ripetizione dell’Haiz peak, 6105m, per una via nuova ul versante W. Nel 2013 altro trekking di vicentini fino ad un 5200. Nel 2014 traversata Ikbal peak – Sooth gah. 2015 trekking Ishkoman pass-Atar pass. E poi arriva il 2017…
Si rilevano anche le ascensioni russo-americana del 2000 del Kampur e cinese/coreana? dell’Haiz peak e austriaca del Garmush, nel lontano 1975 dal versante opposto (in seguito da cinesi sempre da lì). Il Ko-i-Chiantar, 6416 m (la più alta del gruppo), il Ko-i-Chatiboi, 6150m e il Ko-i-Warghut, 6130m sono state salite per la prima volta da un team austro-tedesco nel 1967 dal Chiantar glacier.

Ma veniamo alla descrizione tecnica della salita effettuata dal nostro team.

In aereo dall’Europa si arriva solitamente a Islamabad. Con la Turkish da Venezia, con scalo a Istanbul, ci vogliono (nette, senza scali e attesa delle coincidenze) circa 10 h.
Da qui c’è un volo interno che in 1h porta a Gilgit. Questo volo non sempre è garantito. Spesso per il maltempo, visto che l’aeroporto di Gilgit è dotato solo di strumentazione “a vista”, a volte per motivi inspiegabili… In tal caso si deve percorrere la Karakorum Highway, preferibimente con un mezzo jeeppato, visto il percorso accidentato, con un percorso travagliato, passando per Naran, il Babusar pass a 4150m, Chilas, il fiume Indo e il Gilgit per circa 600 km e 13-14h!!!
Da Gilgit (la variegata, trafficata, polverosa e chiassosa cittadina capoluogo dell’omonimo distretto) con una jeep si prosegue per la Punjab valley, Gakuch (ultimo centro “civilizzato”), l’Ishkoman valley, fino a Ghotolti con tratti, verso il finale, altamente tortuosi e rovinati, e diversi controlli di polizia con controllo dei documenti e dei passeggeri, per un totale di 4h.

Da Ghotolti si comincia il trekking nella valle Bharu gah piegando a nord fino a Mathantir, in 6h. Da qui sempre a nord per la valle Soot gah in 3-4h fino al Gashukis lakes dove montiamo il nostro Campo Base (BC). Dopo giornate e gite di acclimatamento, come il Brocca (Broken) peak di 5033 metri, presso il difficile Dhiang peak, 5553m, si può partire per l’assalto alla vetta… Si prosegue sulla morena piegando a sinistra ed entrando nel circo glaciale dell’Italia Peak, Jinnah Peak e Soot gah. Piegando ora invece a destra si sale alla piana a quota 4600 sotto la parete SE del Jinnah peak, posizionando il BC avanzanto (ABC) a debita distanza dalla seraccata.
Si attacca un canale tra le rocce posto sotto la quota 5700 (Innominata, quota da verificare) situata tra il Jinnah peak e il Soot Gah peak. Il canale, ramificazione di sinistra del canale principale che solca tutta la parete verticalmente, sale in diagonale fino ad una crestina-colletto a 5050 m. Abbiamo intitolato questo canale, chiave di accesso alla parete in quanto evita la pericolosa e fragile seraccata basale, “Couloir Ueli Steck” in onore del fortissimo alpinista svizzero recentemente scomparso in Nepal. Per accedervi bisogna trovare il miglior passaggio per superare la crepaccia terminale molto larga e con un labbro strapiombante. Cercare la via sul lato sinistro o destro, a ridosso delle rocce. A sinistra è meglio perché si prende poi subito la diramazione corretta del canale senza traversare in orizzontale. Tenere presente che, vista l’esposizione, tutta la parete quando arriva il sole è potenzialmente a rischio per crolli di materiale lapideo o neve/ghiaccio. Stando sul lato sinistro abbiamo effettuato un tiro di 40 metri sfruttando la roccia per protezioni e costruendo una sosta a chiodi (lasciata per calata) alla fine. Superata la crepaccia, una volta nel canale questo sale senza grande pendenza (45-50°) per 400 metri. Dalla cresta dove finisce si traversa in discesa in direzione della parete del Jinnah peak, proteggendosi con fittoni o cordini su rocce affioranti, per due filate di corda. La seraccata va attraversata più o meno orizzontalmente a seconda delle condizioni, con passaggi in piolet su pareti di ghiaccio (70°), proteggendosi comodamente con viti. Si accede così alla base della parete che inizialmente è relativamente pericolosa per la presenza di due seraccate (non troppo imponenti) a destra e sinistra. Si sta al centro per un centinaio di metri (50°) andando poi a puntare un crestone roccioso a destra che separa la parete della nostra meta dal canale che scende dal colle di destra. A questo punto la salita risulta più tranquilla e meno esposta a crolli. Si attraversa il canale per prendere una costola rocciosa centrale, ben evidente anche da lontano. Tenendone il lato destro, si rimonta sulla roccia per 3 tiri di corda ben proteggibili a chiodi, cordini, friends (IV max) per poi scavalcare la costola a sinistra ed entrare nel pendio principale. Seguono ancora delle filate di corda a ridosso delle rocce per arrivare in piena parete. Qui comincia il tratto centrale e “interminabile” della salita: un pendio regolare che porta al colletto di 5800 m ca. Il primo tratto su neve da battere (ma non troppa, 30 cm), protezione su fittoni, pendenza sui 50°; seguono 4 filati con tratti in ghiaccio con un piccolo strato di neve (10-15 cm) da proteggere con viti. Pendenza 60-65°. Un ultimo tratto a 50-45° su neve, cercando di evitare il ghiaccio coperto da poca neve per non “stare sulle uova” porta lungamente al colle a 5800. Da qui sembrava corta e invece la cresta si rivela infinita con tratti di neve “fredda” faticosa, tratti con ghiaccio affiorante e necessita di protezioni volanti. Prima della vetta un ripiano permette di respirare un attimo, prima di superare la possente cornice con un corto passo verticale che dà accesso al ripiano sommitale, ponendo attenzione alla cornice stessa che sporge pericolosamente nel vuoto, sulla parete Nord.
Dal ripiano, utilizzando fittoni da neve (lunghi 1 metro, in alluminio; ne abbiamo una quindicina), facendo abalakov nei tratti di ghiaccio affiorante, usando “funghi” di ghiaccio, chiodi da roccia nei tratti presso lo sperone roccioso e cordoni su spuntoni, si effettuano prima 7 doppie per arrivare al colle e altre 25 per arrivare alla base della parete, prima della seraccata. Si risale ora in leggera salita al “Colle Steck”, per effettuare altre 7-8 doppie su fittoni e una ultima su un chiodo per superare la crepaccia.
Una salita tecnicamente non estrema, ma snervante soprattutto nella discesa. Noi siam partiti alla 4:30 AM del 30 giugno dall’ABC, arrivati in cima alle 20 e tornati all’ABC alle 8 AM del 01 luglio.

Dopo un inizio di spedizione caratterizzato da giornate terse, calde, ma stabili, dopo aver portato in due tranche il materiale (tenda, cibo, ferraglia) all’ABC 4600m e al “Colle Steck” a 5050 m, dopo aver prima portato il materiale verso il Brocca pass a 4400 metri ed effettuato poi la bella salita del Brocca peak (che ribattezziamo Broken per via del rovinoso crollo della cornice sommitale), ci “imponiamo” il classico “resting day” di riposo al BC prima dell’attacco alla cima. Piove, poco male. Il problema è che piove anche i due giorni successivi… Non ci demoralizziamo e comunque rimaniamo in movimento salendo due volte fino a 4500 per pascoli e prati fioriti. Il quarto giorno (29/06), nonostante le previsioni dessero l’1 la giornata migliore, decidiamo di salire all’ABC ed essere pronti al momento giusto. Arriviamo sotto una bufera con nevicata, ma in breve il cielo si apre e le montagne si puliscono. Dopo la cena e la notte decidiamo così di partire, sempre con l’occhio all’orizzonte… In realtà, scopriremo solo al rientro che le previsioni (eravamo in contatto con l’Italia – grazie MaPi - per consultare il sito mountain-forecast.com) sono cambiate e il giorno ideale è diventato il 30!!! Quindi la salita, giorno e notte, si svolgerà nelle migliori condizioni meteo che potessimo desiderare/sperare. Arrivati all’ABC alle 8, alle 11 comincerà a nevicare: una piccola e veloce perturbazione che lascia spazio presto al sole, ma trovarsi in parete così avrebbe probabilmente voluto dire una ritirata. Il giorno dopo, 02/07, al BC, pronti a scendere a valle, ci svegliamo sotto una fitta pioggia. E anche i 2 giorni successivi meteo instabile, sicuramente non “idoneo” ad una simile salita. Insomma, l’abbiamo “presa per i capelli”, come si suole dire…

Come riassumere infine questa esperienza pakistana durata 23 giorni? Beh, in poche righe e immagini mi risulta impossibile. Le montagne? Belle, bellissime, eccezionali, ma sono solo aggettivi... Superlativa la nostra, sia esteticamente, sia per la impegnativa salita, ma quello che rimane forse di più di questa esperienza non e' la parte alpinistica (probabilmente dall’esterno la più “vendibile” e con maggiore appeal), ma il contatto con le persone... con i local... i pakistani.. persone semplici e speciali, di un'accoglienza squisita. Ospitati per cena e notte in villaggetti fatti di capanne di sassi e legno come fossimo amici di vecchia data... attorno al focolare... con cibo locale e tanto amore. Rasa', Ali, Amin, Amir, Sher Murat, Caramat, Achim, Syeed, Sarisah, Sakinasar ... Tanti nomi, tanti volti, tanti amici…


Ecco infine una lista di solo alcune delle cose fatte e viste in questo viaggio
• HUNZA Valley e Baltit Fort
• GILGIT, NLI market e Kargah Buddah
• Punjab valley, Ishkoman valley, Gakuch, GHOTOLTI
• Mahthantir, ATAR LAKE
• Sooth Gah, Ghashuki lakes
• BROKEN PEAK, 5033 m
• JINNAH PEAK, 6177 m : via "Ghotolti dreams", parete SE
• Karakorum Highway, Babusar Pass, Naran valley
• ISLAMABAD, Mosquea Faisal, Margalla hills, RAWALPINDI e Raja Bazaar

Un grazie particolare ai miei soci di cordata Tarcisio Bellò e Mara Babolin per la bellissima esperienza in quota. Ovviamente un grazie particolare a Tarcisio per avermi coinvolto in questa avventura a tutto tondo, che va ben oltre l'aspetto alpinistico. E un grazie a Stefano Mattiello e Mirco Forte che si sono tanto adoperati per il progetto regalando tempo e fatica senza eguali!

Chi volesse contribuire al progetto:
https://www.facebook.com/pg/Rifugio-Cristina-Castagna-360357843978088/


[Versamento a favore di:
Associazione Onlus Montagne e Solidarietà Via Venezia 13 - Avio TN
Cassa Rurale Bassa Vallagarina filiale di Avio
IBAN IT 19 J 08011 34320 000011042626 ]


Foto 1: il Jinnah peak (6177m) con la parte alta dell’itinerario “Ghotolti dreams”

Foto 2: Brocca (Broken peak), 5033m, e la parte sommitale di cresta che collega le due vette

Foto 3: lungo la via “Ghotolti dreams” al Jinnah peak in parete su ghiaccio e verso la vetta con lo sfondo del Chiantar glacier


Al link sotto un primo album con una selezione random di immagini ed emozioni di questo splendido viaggio
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