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   PIZZO D'EGHEN - VIA CASSIN, 19/02/2009
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Onicer  HEMMING   
Regione  Lombardia
Partenza  PRATO S. PIETRO  (550 m)
Quota attacco  1332 m
Quota arrivo  1832 m
Dislivello della via  500 m
Difficoltà  TD ( pendenza 90° / VI in roccia )
Esposizione in salita Nord-Ovest
Rifugio di appoggio  -
Attrezzatura consigliata  CHIODI, PICOZZE, SERIE DI FRIENDS
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Pessime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Alla fine è la cronaca di un tentativo…di due mezze seghe dal cuore sognatore... io e Comins.
Partiamo che è gia chiaro, l’avvicinamento complicato e sconosciuto non ci permette di partire prima.. Arrivati alla base ci rendiamo subito conto delle condizioni non proprio ideali della parete, ma in fondo, lo sapevamo già.. con degno “cecoslovakko style” attacchiamo.
Lo zoccolo si presenta ricoperto da tantissima neve ma piano piano si va su.. giunti all’attacco delle vere difficoltà che è già tardi decidiamo di salire almeno un paio di tiri per arrivare ad un buon posto da bivacco… Le condizioni sono disastrose, qualche centimetro di ghiaccio si alterna a cumoli di neve inconsistente alti due o tre metri.. tutto è ricoperto, proteggersi è un vero casino e il ghiaccio intasa quasi tutte le fessure.. difficile romperlo, troppo poco per gli attrezzi.. così ci arrangiamo com’è meglio possibile stando un po’ all’esterno del camino, ma le sue pareti sono lisce come l’olio ed è difficile trovare dei buoni appoggi per i ramponi.. sono numeri da circo!! qualche ciuffo d’erba gelato ci aiuta nelle uscite perché la lama delle piccozze tiene “quasi” come nel ghiaccio… sotto la luce della frontale e con l’ultima protezione inventata con un sandwich di 4 chiodi in un buchetto rompo un muro strapiombante di neve inconsistente alto circa tre metri… divertente tirarsi addosso qualche metro cubo di freddo materiale restando in equilibrio precario sulle punte dei ramponi.. poi finalmente creo un buco e mi infilo nella grotta.. sembro un pupazzo di neve e “sono le veeeeenti!”; prepariamo la cena, il posto non è granché ma c’è di peggio…è almeno riparato dall’aria.. nella gelida notte ci godiamo una bellissima stellata e ci gustiamo sensazioni difficili da descrivere..
All’alba si riparte, infreddoliti, ma ancora attivi… sappiamo di essere troppo lenti per potercela fare.. avremmo bisogno di un altro bivacco perlomeno in discesa.. non pensandoci continuiamo a scalare, le difficoltà non cambiano e ci prefiggiamo che all’ora x si scende e basta.. non vogliamo trovarci al buio durante la parte più impervia del ritorno.. se non siamo al lavoro domani potremmo diventare due alpinisti disoccupati ed è meglio di no in questo periodo, negli anni né abbiamo già tirati abbastanza di bidoni.. un tiro ci impegna per circa 2 ore.. è l’ora x.. scendiamo… con un po’ d’amarezza per la cima di poco mancata ma felici dell’avventura e dell’esperienza trascorsa iniziamo le calate.. le rinunce bruciano un po’, ma l’alpinismo è anche questo, soprattutto d’inverno.. alla prossima montagna.. e come disse uno vero e ripete spesso Comins: “by fair means!”. ciao
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