Home Gallery
Reports
Scialpinismo
Escursionismo
Roccia
Ghiaccio e Misto
Mountain Bike
Archivio
Itinerari
Scialpinismo
Escursionismo
Roccia
Ghiaccio e Misto
Fenio...menali
Forum
Ricerca
   Pizzo Redorta, canalone Tua, 28/04/2016
Inserisci report
Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione  (900 m)
Quota attacco  2300 m
Quota arrivo  2900 m
Dislivello della via  600 m
Difficoltà  AD ( pendenza 75° / IV in roccia )
Esposizione in salita Est
Rifugio di appoggio  Rifugio Coca (1892 m)
Attrezzatura consigliata  Due attrezzi, una vite da ghiaccio ed un paio di chiodi da roccia
soste ben visibili ed attrezzate, la prima e la seconda sulla dx del primo salto la terza a sx del secondo
Itinerari collegati  Pizzo Redorta (3038m), canalone Tua
Rischio valanghe  3 - Marcato
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Ritorno in montagna con Nicola b che m’ha regalato il sogno del Viaz. Anche questa volta l’imput è suo che m’annuncia di millantate condizioni superbe sulle orobie. Scegliamo il Tua perché lui non l’ha mai fatto e io lo ripeterei volentieri in preparazione al canalone neri. Le previsioni danno freddo (- 10° a 3000) e bel tempo. Partiamo dopo il mio turno di lavoro, e alle 23 sono al casello di Desenzano dove salutiamo Marta che l’ha accompagnato. Ci trasferiamo a Valbondione dove vestiti gli abiti alpini partiamo all’1.00 con la previsione di dormire un poco al coca. Dopo 50 minuti passo dal bivio di Maslana…non mi sento in formissima. Avevo detto a nico che voleva farlo in giornata che preferivo spezzare la salita con un piccolo riposo perché le mie condizioni fisiche erano così così ma mentre salgo al buio e vedo sparire la sua torcia nel buio sono preda dello sconforto: perché vado così piano?, perché non riesco a spingere?...sonno, debolezza, vertigine …bah! Nel silenzio irreale del bosco che dorme pensieri di disfatta s’accumulano..come farò domani a star dietro a Nico che è un super atleta da primi 50 posti al Tour de Geants?..ma soprattutto sono nelle condizioni per farlo sto canale? Neppure la luna che sorge mi consola e dopo 2 ore arrivo al coca col proposito di chiedere a nico di pensare ad un piano b perché mi sembra proprio d’esser fermo..ma lui dorme già beato e mi preparo anch’io per il pisolino. Un’ora dopo la sveglia è quella di Cividini e socio che irrompono nei nostri sogni, diretti al canale sudest di Porola. Ci dicono che fuori nevica e andato a vuoto il mio tentativo di convincere nico a riprendere il sonno o di valutare se lui aggregarsi a loro ci prepariamo anche noi e alle 5.15 siamo fuori al gelo illuminato ma non scaldato dal fascio delle noste frontali . Cominciamo a salire e non mi sembra di andare male ma poi appena il sentiero sale verso il lago sento i quadricipiti affaticarsi e la rabbia salire per un andatura che si fa ridicola. Alle 5.50 sbuco sulla grande piana del lago completamente sommerso dalla neve e illuminato dalla fioca e livida luce che cade dalle nebbie e dalle nuvole che ci coprono. Nico è un puntino piccolo in movimento fra gli enormi massi che costellano la piana e danno un senso prospettico alla vista che si perde nel grigiore e bianco uniforme. Richiamo nico deciso a parlargli. Gli chiedo se non se la sente di farlo da solo perché ho paura di essere troppo lento..si arrabbia e mi dice di essere infastidito da questa proposta: mi scuso con lui dicendogli che se avessi saputo di esser messo così male fisicamente gliel’avrei detto prima e non avrei accettato l’invito e che mi sembrava onesto ammetterlo. Mi invita a non preoccuparmi del tempo che ci mettiamo e quando capisce che era solo quello il mio problema e cioè di rischiare di diventare un ostacolo al tentativo…ripartiamo. Alle 6.20 siamo sotto la verticale del nostro canale iniziamo a salire verso il nastro del Tua accompagnati da vento e neve dal quale speriamo di trovar riparo all’interno. L’ambiente è fantasmagorico: la neve sale fra le pareti della montagna completamente smalate di ghiaccio e sembra di attraversare le colonne d’Ercole fino a quando il muro di nebbie inghiotte tutto. 20 minuti dopo entriamo nel canale ampio all’inizio e le pendenze si accentuano: viaggiamo su una coltre di neve morbida appena caduta e nella quale sprofondiamo. Salendo cessa il vento ma non di nevicare e l’ambiente si fa presto apocalittico con fiumane di neve polverosa che scendono fluttuando dalle pareti , creando una corrente di neve farinosa che scende felice irridendo la soprattutto mia penosa risalita nella neve fresca da subito alta attorno ai 40 cm. Seguendo comunque le peste del superatleta salgo anch’io più leggero rincuorandomi man mano. Vedo nico alzare di tanto in tanto lo sguardo alle pareti che ormai si serrano attorno a noi e lo immagino perplesso come lo sono io di fronte a questo spettacolo terrorizzante di neve che scende continuamente a cascata sulle nostre teste. Alle 7.30 svoltiamo a sx e inizia il tratto ripido che adduce ai salti: nuotiamo nella neve e a fatica avanziamo verso l’alto preoccupati, più io di Nico, che nell’imbuto che stiamo risalendo possa scendere improvvisa una valanga di neve polverosa. Cerchiamo stando sui lati del canale maggior sicurezza e minore sprofondamento con risultati incerti. Intanto siamo arrivati sotto al primo salto che appare velato oltre la nebbia di nevi. Alle 8 siamo alla sosta del primo risalto e riparati attaccati alla parete cerchiamo protezione dalla cascata di neve polverosa che scende a tratti centralmente dal salto, un muretto oggi quasi verticale(80°) di tre metri d’altezza. Aspettiamo il momento buono ma i primi tentativi di partenza s’infrangono per le scariche nevose che lo fanno retrocedere, poi Nico perde la pazienza e piantata una vite parte vincendo il muretto. Arriva in sosta e mi dice di partire..io nel frattempo son diventato un pupazzo di neve e lascio la sosta ma immediatamente una scarica più violenta mi induce a bloccarmi … non smette più di scaricare anzi mi pare aumentare la quantità di neve della doccia a cui sono obbligato..prendo fiato ma la bocca e gli occhiali mi si impastano di neve e mollo le picche piantate in alto buttandomi col viso a sx per sottrarmi al fiume nevoso. Mi spavento un poco perché dalla mia posizione non ho la percezione precisa di quello che stia accadendo e se non fosse per la corda sarei terrorizzato. Non smette più il fiume di neve, non ci vedo niente per via degli occhiali colmi di neve ma che non posso togliere avendo i guantoni e data la scomoda posizione in equilibrio solo sui ramponi. Ogni volta che provo a raddrizzarmi mi si riempie la bocca di neve fino a spaventarmi e risputo tutto. Sento nico che urla, senza capire quello che dice e penso che li appeso senza picche non posso fare granchè. Poi le sue urla aumentano e concludo che o vuole lasciarmi precipitare o tirare su a forza. In un impeto di ottimismo opto per la seconda ipotesi e riempendomi i polmoni d’aria mi riporto in posizione verticale afferro le picche e incurante del flusso nevoso che s’abbatte contro di me tiro forte verso l’alto, abbasso la testa e scalciando con i ramponi esco dal fiume nevoso che s’infrange ora contro il mio petto e non più sul viso permettendomi di respirare a pieni polmoni. Proseguendo nello slancio brancolante e accecato butto in alto le picche e appoggiando le mani sopra la loro lama(i guanti ghiacciati m’impediscono una presa efficace sul manico..) esco in maniera certo poco ortodossa dal ripido e felice raggiungo nico in sosta dove finalmente liberatomi dagli occhiali torno a vedere. Fine di un mezzo incubo. Quasi un’oretta dopo Nico riparte in direzione del secondo salto: siamo due pupazzi di neve e ci sarebbe da ridere se fossimo a nostro agio nella bufera che imperversa. Ghiaccio ovunque sulle pareti in un budello stretto come quelli del film l’Era Glaciale. Ad un certo punto Nico mi urla di stare attento perché deve piantare una vite (fortuna che gliel’avevo data!!)…poi tensione … rotta da un liberatorio vaffanculo mi lasciano libero di intuire che forse è passato. Pochi attimi dopo m’invita a partire perché non arriva alla sosta. Parto veloce, finalmente sicuro e quando mi dice di aver attrezzato la sosta sono già alto pronto a superare il secondo risalto di 70° un poco più lungo ma senza contorno di cascata. Assicurato, e potendo finalmente vederci esco velocemente per la gioia di nico e mia. Alla fine con sorpresa scopriamo che sono solo le 9.30 e rifiatiamo felici perché le difficoltà sono finite e perché il canale tornando un poco ad allargarsi ci permetterà di avere lo spazio per evitare eventuali valanghe. Nico si rivela umano e mi chiede se posso fare un poco io la traccia, non preoccupandomi della velocità. Lo fotografo sotto di me sorridere fra i fiocchi di neve che gli riempion la faccia. Sto meglio e son contento di farlo. Avanzo come una nave sul pack polare frantumando al mio passaggio la coltre nevosa che sempre più s’alza( 70/80 cm di fresca) e saliamo verso l’alto immersi nelle nubi ma guadagnando in sicurezza ad ogni metro percorso certi di avere meno neve sopra di noi. Poi quando sembra di leggere l’arrivo alla bocchetta Nico accelera e batte traccia finchè alle 10.30 immortalo da sotto la sua gioia lanciata in un urlo al vento mentre felice agita verso il cielo le picche. Prendo fiato, gli sorrido e gli dico che ripartirò …che questa sarà l’ultima sosta. Felici alla bocchetta ci abbracciamo…ne abbiamo passate e di jolly ne abbiam pescati ..ora ci concediamo qualche foto felici e sorridenti ma visibilmente provati dalla lunga lotta con la neve che si è ghiacciata sui nostri abiti e visi. uno sguardo veloce alla parete gelata ma spoglia della fetta di polenta (vengon in mente le foto di Bonatti sul Bianco) ci conferma la giusta intenzione di non proseguire oltre (considerata anche tutta la neve caduta) verso il canale centrale da cui ci sarebbe piaciuto ridiscendere. Ci sarebbe anche piaciuto salire lo scais… quante cose sarebbe bello fare. Ma l’unica scelta ragionevole è quella di scendere e allora foto e via nelle nebbie e nel whiteout a cercare d’ intuire il percorso a traverso verso dx, dopo la vedretta, verso il brunone . Ci consoliamo a vicenda per l’incapacità di leggere la pendenza davanti a i nostri scarponi nel bianco abbacinante e camminiamo come due ubriachi fermandoci in continuazione per cercare di intuire la prosecuzione del pendio e la direzione da prendere. Vaghiamo alla cieca tra il divertito e il preoccupato in questa gara di orienteering inaspettata ,navigando sui bianchi pendii sempre vs dx. Consultiamo l’altimetro e ormai la quota di 2350 indicherebbe come prossimo il rif. brunone, ma non si vede nulla. Poi una schiarita improvvisa, al mezzogiorno, finalmente ci regala come in un miraggio la fugace apparizione del rifugio che poco dopo scompare nuovamente inghiottito dalle nebbie. Ma ormai la via è segnata e la felicità incisa nei nostri cuori e l’ultimo tratto in diagonale ci deposita ai piedi del rifugio che riappare come una nave fra i fumi nebbiosi e nel cui interno ritrovo il sacchetto coi resti dello zaino perso alle pendici dello scais anni fa dall’amico Alessio Pezzotta. Ci concediamo una pausa gelata, sgranocchiamo qualcosa e giù che è ancora lunga. Alle 13,30 siamo al Pian dell’Aser col cielo che un poco s’è aperto. Dieci minuti dopo scatto una foto che sembra irreale a Nico che scende sul sentiero circondato dal verde e dalle acque azzurre del Fiumenero. Dopo tanto bianco e bufere di neve e nebbia non siam più abituati ai colori. Sembra di uscire da un film più che da una gita in montagna. Stambecchi che pascolano fra erbe grame alla luce di un timido sole rappresentano l’ultimo evento da segnalare in una giornata memorabile che si concluderà felicemente a Fiumenero alle 15 dopo l’interminabile ma sempre bella discesa che ci ha richiesto 2 ore e mezza di scarpinata. Grazie nico per queste 2 uscite mitiche…. alla terza!!!
Foto 1 l’ambiente Foto 2 nico al primo salto Foto 3 il secondo risalto da sopra




Report visto  2528 volte
Immagini             

[ Clicca sulla foto per ingrandire ]
Fotoreport