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   Doldenhorn parete Nord Ovest, 29/06/2008
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Onicer  Luca Bono   
Regione  Svizzera
Partenza  Frubenhutte  (2600 m)
Quota attacco  3050 m
Quota arrivo  3650 m
Dislivello della via  600 m
Difficoltà  D ( pendenza 60° / III in roccia )
Esposizione in salita Nord-Ovest
Rifugio di appoggio  Frubenhutte
Attrezzatura consigliata  da parete nord
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Venerdì sera, squilla il cellulare: è Stefano: “Allora sta spicozzata?” “ Mah, dei miei amici han proposto Ober qualcosa, nel Vallese..”-“Ah Ober Gabelhorn, bello!”.
E così alle 8.45 di sabato sono in quel di Bosisio con la mia bella cartina della Corona Imperiale. Peccato che ci sia stato un repentino cambio di programma, per cui si andrà all’attacco del Doldenhorn (solo in viaggio mi ricorderò essere la gita fatta da Fabrizio Righetti una settimana prima).
Arrivati a Iselle, troviamo gli amici milanesi di Stefano, guarda un po’, sono Franco Pecchio e Astrid! Dopo varie vicissitudini sui treni elvetici arriviamo a Kandersteg, da qui con economica funivia (10 euri sola andata) arriviamo al lago da cui parte il sentiero per la Frubenhutte.Saliamo tra poderosi contrafforti di calcare solcati da spettacolari cascate fino al piccolo e accogliente rifugio. Una birra per rilassarsi poi tutti a magnare (io la mia inseparabile pasta tricolore cucinata fuori), poi un po’ di cazzeggio fino alla nanna a ore 21. Alle 3 suona la sveglia, tutti giù dal letto ci si prepara e si va. La prima parte dell’itinerario è in comune con la cresta nord, dal rifugio traverso su neve (un po’ di ghiaccio affiorante), poi corde fisse su roccia e qualche passaggio impegnativo in un camino piuttosto fraibile che fa tipicamente da “tappo” per le cordate in coda. In vista della parete ci stacchiamo dall itinerario della cresta e traversiamo verso destra. I pareri sono contrastanti circa l’opportunità di salire lo scivolo di destra piuttosto che quello di sinistra, Stefano e Francesco sono decisi per quello di destra, io e Fabio siamo propensi a quello di sx che nonostante l’impennata finale e l’abbondante presenza di ghiaccio pare essere esente da pericoli oggettivi. Così ci si divide equamente la parete, con Astrid e Franco che sono poco a destra di noi, in un avvallamento caratterizzato da qualche fascia di roccia. Parte Fabio su neve, solo 50 metri poi la presenza di una grossa rigola ci fa entrare in un piccolo budello di ghiaccio che affronto bene nonostante i 3 anni di digiuno da vie di ghiaccio. Arrivati ad un punto in cui la rigola, restringedosi, ci permetterebbe di attraversare verso dx ricongiungendoci tramite traversi su neve e misto allo scivolo di destra seguito da Stefano e altre cordate, ci sembra più sicuro continuare diritti, al limite faremo fatica sul ghiaccio ma almeno non ci sono di mezzo pericoli oggettivi. Franco e Astrid sono esattamente tra noi e lo scivolo di destra, mentra proseguiamo li vediamo salire non senza incertezza e in effetti il canalino in cui salgono non permette una buona visuale. A un certo punto, Franco scivola da una roccia e scivola lungo il canale, mi vedo tutta la scena e temo il peggio per lui, ma il milanese ha la pellaccia dura, ed è lui con grande autocontrollo a chiamare la Rega, dato che ne il mio telefono che quello di Fabio avevano campo…anche traversare e calarci fino a lui sarebbe stato più rischioso che altro sia per lui che per noi…alla vista dell’elicottero e rassicurati dalla parole di Franco che lamenta solo una caviglia forse rotta e ferite al volto possiamo riprendere a salire, mentre il libellulone rosso si allontana dalla parete con Franco appeso al verricello.
Fabio è piuttosto stanco e ha poca eseperienza su questo terreno per cui procedo a tiri, mettendo al massimo una protezione intermedia ma facendo sempre soste a prova di bomba per recuperare il socio. Fortunatamente il ghiaccio è buono, plastico al punto giusto e solo raramente duro tale da tribolare a inserire e togliere le becche. Giunti sotto un grosso roccione, decidiamo di svoltare a sx, da dove giunge la cresta nord: scelta che ci premierà, in quanto dopo un traverso (finalmente) su neve, giungiamo al punto culminante della cresta a quota 3550 circa, da qui ci abbassiamo alla sella dove sbuca lo scivolo di destra: Stefano e Francesco sono appena usciti e ci aspettano seduti sulla cresta, ci racconteranno di una parete con meno ghiaccio rispetto alla nostra ma con pendenze finali fino a 70° su neve marcetta, oltre al bombardamento di ghiaccio dalla cordata soprastante che ha fatto una bella botta al ginocchio di Francesco e ha sfondato il casco di Stefano (da buttare).
I pochi metri che ci separano dalla vetta non sono dei più semplici con una bella lama di neve (buona) e poi una scaletta stile circo di Praga che consegna agli ultimi metri di neve.
Foto di rito poi giù dalla normale scialpinistica senza storia, pochi crepi tutti facilmente saltabili o evitabili.Ritorno infinito via Doldenhorn hutte a Kandersteg, l’ultimo tratto sotto un temporale pomeridiano furioso, fino a che saliamo a spargere il nostro odore di maschio latino sudato sugli ordinati treni svizzeri che ci portano a Briga e poi al di qua del Sempione.
Partecipanti: Luca Bono-Fabio, Stefano-Francesco, Franco-Astrid.
FOTO:
1) sul pendio, primi tratti di ghiaccio
2)in cresta
3) in rosso il nostro itineario, in blu quello di Stefano e Francesco (non so però quanto questo sia preciso), la via seguita da Franco e Astrid si trova immediatamente a sinistra dello sperone tra i 2 scivoli.
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