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   Torrione di Baione, dal canalino NE, 12/05/2013
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Onicer  Pierpaolo   
Regione  Lombardia
Partenza   Schilpario (loc. Miniere di Cimalbosco)  (1538 m)
Quota attacco  1800 m
Quota arrivo  2370 m
Dislivello della via  500 m
Difficoltà  F ( pendenza 40° / I in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Rifugio Bagozza
Attrezzatura consigliata  Da escursionismo + ramponi, piccozza e caschetto
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Dopo un po’ di tempo torniamo ad assaporare uno degli angoli a mio parere più belli e suggestivi delle Orobie. Questa volta è il Torrione di Baione a essere nelle nostre mire, con l’intento di compiere in parte un giro ad anello salendo per il ghiaione innevato rivolto sui Campelli, traversando sul sentiero n°6 nel versante Camuno diretto al Passo Baione, per poi ricollegarci al nostro itinerario passando per il Passo Campelli. Anche stavolta però il meteo, in questa primavera variabile, ci metterà del suo nel complicarci la vita. E’ previsto infatti il passaggio di un corpo nuvoloso nelle ore centrali della giornata e a priori non so quanto infastidirà la nostra ascesa, a ogni modo partiamo dal Rifugio Bagozza sotto un cielo inizialmente terso e con un’aria abbastanza freschina per il periodo. Arriviamo nei pressi della Madonnina, punto di svolta per avvicinarci al ghiaione, e per una mia clamorosa svista canniamo del tutto l’immissione al sentiero 417, sbucando comicamente poco dopo di nuovo sulla sterrata diretta al Passo Campelli. E meno male che non è certo la prima volta che battiamo queste zone… Tornati mestamente indietro e presa finalmente la giusta via, arriviamo al laghetto che in base alle informazioni reperite dovrebbe essere lo spartiacque a destra per la zona della Bagozza, a sinistra per quella del Baione. Riflettiamo su quale possa essere il passaggio migliore e si rivelerà essere proprio quello che costeggia il lago a pochi metri da esso. Saliamo su pendenza non troppo sostenuta tra le rocce fino a sbucare su un pendio innevato da traversare. La neve, a parte qualche raro sfondamento, anche a questa quota non molto elevata è in buone condizioni, complice il rigelo notturno e le temperature diurne non tropicali. Guardando in alto notiamo principalmente due cose. La prima è che oggi non siamo soli su questo itinerario, perché qualcuno sale prima di noi, mentre altri scendono sci a piedi. La seconda è che questa zona non delude mai e sa regalare uno scenario mozzafiato, fatto di grandi pareti aspre e rocciose. Al termine del traverso ci immettiamo nel ghiaione vero e proprio e da questo punto in poi la pendenza aumenta considerevolmente. Nel primo tratto di pendio non mettiamo i ramponi, agevolati dall’ottima portabilità della neve e dai residui di vecchie valanghe che fanno da scalini. Dovremo però metterli un po’ più sopra, al progressivo aumentare della pendenza. Vista la sempre maggiore vicinanza alle pareti, ne approfittiamo per indossare anche il caschetto. Nel frattempo il tempo sta cambiando, il cielo azzurrissimo di poco più di un’ora prima sta cedendo spazio alle nuvole che da ovest si addensano in modo piuttosto convinto e organizzato. Noi comunque continuiamo la nostra progressione sempre più spaccafiato, con la curiosità di vedere da vicino lo scenografico canale stretto fra due pareti che scollina sul versante opposto e che ci porterà a un passo dalla meta. Giunti quasi al termine del ghiaione scambiamo quattro parole con due simpatici snowboardisti che da lì a poco affronteranno la discesa, abbandoniamo i bastoncini a favore della piccozza e ci lanciamo all’assalto del breve canale che non tradisce le attese in quanto a suggestione. Nei pressi della sua conclusione, dopo avere tolto i ramponi, facciamo però un piccolo errore, se così si può chiamare, affrontando le prime roccette visibili a sinistra. Si tratta di pochi metri di arrampicata che portano a sbucare sul pendio erboso posto sotto la vetta, ma sono un pochino ardui perché bisogna mettere piedi e mani su roccia in più punti franosa e instabile. Guadagnato il pendio con molta attenzione, ci accorgiamo infatti che avremmo potuto completare nella sua interezza il canalino salendo solo qualche metro in più, cosa che ci avrebbe fatto aggirare ed evitare questa complicazione. A passo spedito in men che non si dica raggiungiamo la vetta del Torrione ma ci accorgiamo che potremo stare lì solo pochi istanti, neanche il tempo di bere acqua o cambiarci. Il meteo sta infatti volgendo al peggio e alcuni intensi rovesci avvolgono le montagne poste poco più a ovest di noi, con l’impressione che a breve interesseranno anche la nostra zona. Per evitare complicazioni ci gettiamo perciò a ritroso sul nostro percorso con l’intenzione di scendere per la via di salita, abbandonando definitivamente perciò l’idea di portare a termine il giro ad anello come era nelle nostre intenzioni, dal momento che tra l’altro il sentiero Camuno che porta al Passo Baione presenta in teoria alcune incognite che non ci va di dovere affrontare in condizioni meteo avverse. Ancora una volta Giove pluvio ci ha messo del suo nel darci filo da torcere! Tornati al colletto, ricalziamo i ramponi, riprendiamo in mano la piccozza e ci immergiamo nuovamente nello stretto canale. La neve ha solo una debole parvenza di granita in superficie, acuita dalla presenza di grandine accumulatasi nella traccia probabilmente il giorno precedente, ma nel complesso non è male e permette di muoverci abbastanza agevolmente. Siamo perciò ancora nel ghiaione innevato del Baione, grazie alla portanza della neve riusciamo ad affrontarlo in discesa con buona velocità, quasi da sci alpinisti, e in breve tempo siamo giù alla sua base. Nel frattempo i rovesci che sembravano arrivare minacciosamente sono praticamente spariti, e la cosa aumenta il rimpianto che forse avremmo potuto tentare di compiere il nostro giro ad anello, ma con il senno di poi è infinitamente più semplice valutare le cose… Siamo comunque molto felici perché a ogni modo abbiamo portato a termine il nostro proposito principale, mettere in “saccoccia” la cima! Arriviamo fin quasi al laghetto ramponi ai piedi, cercando quanto più possibile le lingue di neve presenti ed evitare pietre e pietraie. Il meteo, visto che il corpo nuvoloso era previsto transitare con cadenza oraria fantozziana, migliora definitivamente e il sole sempre più presente ci scalda nel nostro ultimo tratto di discesa prima di fare ritorno alla macchina. Un the al rifugio, condito dalle preziose dritte sulle escursioni in zona del suo rifugista, e la nostra escursione si può dire conclusa egregiamente…

Foto 1: nel ghiaione il Torrione, al centro, è sempre più vicino
Foto 2: all'attacco del canalino-feritoia
Foto 3: Madonnina dei Campelli, Cima di Baione e omonimo Torrione con il canalino alla sua destra
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