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   Albigna, La Diretta, 23/02/2008
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Onicer  LorenzOrobico   
Regione  Svizzera
Partenza  Pranzaira(val Bregaglia)  (1200 m)
Quota attacco  1900 m
Quota arrivo  2150 m
Dislivello della via  230 m
Difficoltà  4+ / III
Esposizione in salita Nord-Ovest
Rifugio di appoggio  -----
Attrezzatura consigliata  da ghiaccio eventualmente qualche chiodo da roccia per rinforzare le soste di discesa
Itinerari collegati  Albigna (2150m), cascata -La Diretta
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Partiamo prestissimo da Bergamo, un po' per necessità di famiglia, un po' perché in fondo ci piace. Ci piace calcare la neve alla luce della frontale mentre la luna illumina a giorno il versante Ovest della montagna. Ci piace quel silenzio siderale della conca sotto l'imponente cascatone dell'Albigna alle prime luci dell'alba.

Il muro ghiacciato è immenso e numerose sono le possibilità di salita. Scegliamo la linea che più ci soddisfa e partiamo con il primo tiro. Sono le 7:26 quando le mie Quark si fondono con tutta quell'abbondanza di materia glaciale. La colazione ci viene servita con una lunghezza di 60 metri di grado 4 con una bella sezione verticale su ghiaccio plastico. Mi fermo ad un comodo ripiano con bella vista sul successivo muro chiave della cascata.

Mentre il Dome sale allegramente posso valutare tutte le opzioni di salita: a sinistra un colonnato imponente con grottino alla base propone una variante che potremmo definire la Direttissima, un magnifico pilastro di 40 metri di cui i primi 20 perfettamente verticali. Al centro un altro muro verticale e stalattitico con alcuni riposi intermedi, a destra la soluzione più semplice che sfrutta una specie di diedro verticale su ghiaccio compatto.

Il Dome mi raggiunge e mi passa la ferraglia e parto verso il muro. Visto che il ghiaccio sembra davvero ottimo mi butto sulla linea centrale. Il tratto verticale è lavorato con una struttura di cristallo che neanche il miglior artigiano vetraio saprebbe riprodurre. Gli spruzzi vaporizzati che mi rinfrescano mentre salgo hanno costellato la parete di cavolfiori e petali di rosa. Mi insinuo con gli attrezzi tra queste forme primordiali mentre alla mia destra, come per contrappasso, il sole accende il granito multicolore della cuspide della Fiamma. Procedo con cautela appoggiando a volte con delicatezza su protuberanze saldate alla struttura portante, a volte con modi da carpentiere elimino le squame troppo precarie per la progressione. Ogni minimo ripiano è sfruttato per riposare gli avambracci e infilare le viti da 22cm nelle porzioni di ghiaccio più compatto solitamente tra una candela e l'altra. Raggiungo un grottino dove posso mollare entrambe le mani, alla sua base un panettone di ghiaccio azzurro intenso. Un bel chiodino e via ancora sul verticale con bella spaccata salto fuori dal muro e vado a sostare comodamente sotto uno spigolo di granito grigio scuro.

Ora tocca al Dome esprimersi su questi estetici 55 metri. Dalla mia posizione non posso vederlo scalare, ma tra compagni affiatati è facile capirsi. Dalla velocità di recupero delle corde e dai rumori del ghiaccio che si frantuma sotto i colpi dello scalatore calabro riesco a intuire tutti i passaggi: qui sta togliendo il secondo chiodo, adesso è sul muro, primo e secondo riposo... è come se lo vedessi. Quando arriva al grottino lo vedo uscire sorridente in spaccata e al mio richiamo su quanto sia bello il ghiaccio oggi non può che tornarmi indietro un bel "Minchia...", tipica espressione di massima soddisfazione del nostro.

Ora il percorso classico andrebbe a sinistra in un diedro per poi uscire sulla balze finali meno ripide. Alla nostra destra però un bellissimo pilastro azzurro è un richiamo irresistibile, quindi su di lì, sempre sul solito ghiaccio plastico e compatto. Supero questo ostacolo con gli avambracci che iniziano a chiedere pietà e mi trovo alla base di un muro roccioso con un velo di ghiaccio. Incredibile con tutto il ghiaccio spesso e azzurro sotto i miei piedi, qui sopra solo pochi centimetri. Poco male... la salita si fa sempre più varia e assortita. Alla mia sinistra individuo un diedrino con ghiaccio leggermente più abbondante, qui si sale con estrema delicatezza al confine tra il granito e il ghiaccio, sono 7-8 metri effimeri e improteggibili. Appena uscito piazzo un chiodo che entra solo per metà, poi ancora qualche metro e si riprende il flusso principale che con ghiaccio abbondante e bagnato mi porta a 20 metri dall'uscita. Il Dome si diverte prima sul pilastro, poi sul diedrino sognando qualche futura uscita sul Bianco. Presto siamo di nuovo in sosta insieme. A questo punto lui si fa carico dell'ultimo tiro, prima su ghiaccio, poi su neve inconsistente con placche rocciose sottostanti. Arriva ad un albero baciato dal primo sole della giornata e mi recupera: siamo fuori!

E` una grande gioia aver percorso questa cascata che era nei nostri sogni da moltissimi anni. Per la verità abbiamo iniziato a sognarla ben prima di conoscerci, oggi abbiamo unito le nostre volontà e siamo saliti con un'intesa perfetta.
Ma non è finita... vogliamo dare ancora un tocco alla giornata. Da questo punto infatti nessuno è andato avanti, tutti preferiscono scendere per doppie più o meno attrezzate alla base e agli zaini. Per completare il nostro tour invece non abbiamo lasciato nulla alla base, ci sleghiamo ed iniziamo a pestar neve inconsistente in direzione del muro della diga. Presto raggiungiamo una zona dove la neve diventa meno profonda e possiamo goderci il caldo sole di oggi. Con ampio giro raggiungiamo il sentiero estivo, tracciato solo dai camosci e per questo con lungo ma piacevolissimo percorso rientreremo alla macchina. D'altronde cosa ci può essere di più bello di camminare nel sole e nella farina mentre possiamo ammirare la nostra cascata frontalmente ? Rotoliamo a valle per il ripido bosco carico di neve appesantita dal rialzo termico imbattendoci in un branco di una decina di camosci che danzano nel bosco e nella farina. Visione impagabile, il resto è routine...
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