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   Punta Dufour, cresta ovest, 14/08/2012
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Onicer  grigna   
Regione  Svizzera
Partenza  Zermatt- Riffelberg  (2580 m)
Quota attacco  3300 m
Quota arrivo  4634 m
Dislivello della via  1300 m
Difficoltà  PD+ ( pendenza 45° / II in roccia )
Esposizione in salita Varia
Rifugio di appoggio  Monterosahutte (fantastica)
Attrezzatura consigliata  Da alpinismo classico.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Dopo oltre un mese di continui rinvii a causa dei weekend instabili, finalmente le tanto agognate vacanze ci permettono di aggirare il meteo tabù e possiamo così partire alla volta della seconda cima più alta delle Alpi.
Sapevo che questa era una cima al di sopra delle mie scarsissime capacità su roccia ma grazie al forte Biondo mi sono deciso che almeno un tentativo andava fatto.
Lunedi mattina con tutta calma affrontiamo il viaggio fino a Tasch dove prendiamo il treno alla volta di Zermatt. Infischiandocene delle teorie catenesche che la Dufour va fatta a piedi da Zermatt, prendiamo il trenino del Gornergrat fino a Riffelberg da dove iniziamo il lungo avvicinamento alla Monterosahutte.
Ci fermiamo a pranzare al pittoresco Riffelsee per poi costeggiare tutto il Gornergletscher su un sentiero che, in costante discesa porta al punto di accesso più facile a questo gigante di ghiaccio.
Facendo lo slalom tra i crepacci arriviamo al tratto finale della salita al rifugio che si svolge tra sfasciumi e tratti attrezzati.
Dopo circa 4 ore, arriviamo alla nuova splendida Monterosahutte, struttura avveniristica super tecnologica che sorge circa 100 m sopra le rovine della vecchia capanna.
Penso sia il rifugio attualmente più bello delle Alpi, sia per come è gestito, sia per i materiali con cui è stato costruito.
Dopo un paio di birre per il Biondo e una bella coca per il sottoscritto, ci concediamo un po di relax prima della cena che risulta oltre lo standard svizzero. Riusciamo addirittura a mangiare risotto ai funghi mischiato a carne di pollo.
Anche l’interno del rifugio è spaziale, tutto in legno, ordinatissimo, profumatissimo. Per non parlare delle camere e dei bagni, dotati di sistema per recupero delle acque sporche che vengono usate per produrre energia. Unico neo delle camere la grande calura….per fortuna alla 1.30 ci svegliamo e poniamo fine alle sudate epiche e dopo una veloce colazione ci avviamo sulle infinite gande che portano all’Obere Plattje dove inizia il ghiacciaio.
Con andatura regolare ma costante e redditizia guadagniamo quota alla svelta. Verso i 4000 metri ci coglie un’alba fantastica con i Breithorn e il Cervino baciati dal primo sole e anche una falce di luna sopra la Nordend, momenti veramente unici.
Giunti al Sattel, cedo il testimone al Biondo che su roccia è molto più forte di me e iniziamo a risalire la cresta ovest della montagna prima su pendio ghiacciato ma ben gradinato e poi su cresta rocciosa piuttosto infida dove in più di un punto ho qualche titubanza.
Comunque, sicuramente in maniera poco elegante e piuttosto goffamente, riesco a progredire sotto l’occhio vigile del Biondo che nei punti più esposti mi fa sicura.
Prima della vetta ci si presenta un camino piuttosto ostico come per dire che sta Dufour te la devi sudare fino alla fine, ma dopo quasi 7 ore di salita, possiamo toccare la croce tra tante cordate che arrivano da tutte le parti. Soddisfazione ovviamente a mille, tra l’altro per il Biondo questo è il primo 4000 serio. Dopo le consuete foto decidiamo di non percorrere più la cresta ma di sfruttare un canale sulla parete nord attrezzato con dei canapi. Questo tratto ci fa tribulare non poco per via del ghiaccio vivo che ricopre il fondo di tutto il canale e per questi canapi messi un po’ a casaccio e che costringono a delle acrobazie. Col senno di poi, un paio di doppie sarebbero state la soluzione migliore.
Rischiamo pure di essere travolti da un enorme masso staccato da una guida slovacca e due clienti che poi se ne infischiano di noi e ci passano sopra mentre scendono in doppia. Finiti questi pericoli, giunti al Silbersattel tiriamo il fiato e poi giù di corsa verso la fine del ghiacciaio prima che la neve smolli.
Tornati al rifugio, un bel omelette e coca rigenerante prima di affrontare il lungo rientro a Riffelberg dove i piedi doloranti ci mettono veramente a dura prova.
Il resto è cronaca da rientro con gli occhi che si chiudono più o meno ogni 30 secondi.
Qualche dato tecnico:
il primo giorno partendo da Riffelberg il dislivello è di soli 600 metri ma con calma ci vogliono 3 ore e mezza/4 per arrivare al rifugio.
Il secondo giorno il dislivello dal nuovo rifugio è di 1750 m per un totale di 6-7 ore di cammino. Forse si risparmia una buona mezz’ora se si sale e scende dal canale nord attrezzato coi canapi.
Bisogna poi aggiungere circa 3 ore e mezza per il ritorno al rifugio e altre 3 ore e mezza per tornare a Riffelberg.
E’ una salita che anche se fatta in parte con gli impianti risulta veramente lunga, lo sviluppo totale tra andata e ritorno è di 35 km.
Partecipanti: io e Biondo
FOTO 1: alba sui Breithorn. In fondo il Bianco
FOTO 2: sulla cresta ormai quasi in vetta
FOTO 3: in discesa sul Monterosa gletscher








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