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   Marmolada parete nord, 17/03/2012
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Onicer  pelle2005   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Passo Fedaia  (2070 m)
Quota attacco  2700 m
Quota arrivo  3343 m
Dislivello della via  500 m
Difficoltà  AD ( pendenza 60° / II in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  Pian dei Fiacconi
Attrezzatura consigliata  normale dotazione alpinistica, 2 piccozze
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Accettabili
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Descrizione via:
Ci si incammina sulla pista da sci, se ne prendono poi le varie diramazioni in alto fino a giungere al Rifugio Pian dei Fiacconi, 1h20min. In alternativa si può salire per quello che sarebbe il sentiero, oppure tagliare direttamente sotto l'impianto o altro, ma le piste restano la modalità più sicura dal punto di vista valanghivo e di eventuale ravanamento in neve fresca o passata.
Dal rifugio si traversa verso destra, direzione ovest, stando più alti di quello che sarebbe il sentiero 606 che porta a Forcella Marmolada, ovvero senza perdere quota ma se mai guadagnando qualche metro di quando in quando. Si arriva così alla base della parete, che sta tra la propaggine della Schiena del mulo e il costone roccioso che la divide dalla parete nord ovest (vedi cartina), 40min (2h) dal rifugio, a quota 2700 circa.
Da qui si inizia a salire in modo deciso, pendenza sui 40°. La parte iniziale è ampia, ci si trova dentro un catino dove dritto a noi la parete si alza mostrando qualche roccia (tante nella nostra ripetizione), mentre più su verso destra una deviazione porta sulla cresta ovest: quest'ultima rappresenta una possibilità di discesa, nonché la strada seguita dagli scialpinisti. Anche questo itinerario però presenta le sue difficoltà e non va sottovalutato.
In 45 min (2h45min) si giunge alle prime rocce, dove noi pieghiamo leggermente verso destra per salire su una lingua di neve-ghiaccio. Man mano che si sale la pendenza si accentua, e ora saremo sui 45°. Una mezzoretta (3h15) su neve e poi altre rocce sbarrano la salita dritta davanti a noi: questo è dovuto alla magrezza di questo inverno. Decidiamo quindi di piegare verso destra per un canalino che si vede esser ben coperto e salire, nel quale entriamo appena sopra i 3000m. Adesso la pendenza si impenna sui 55° almeno, e finito il canalino si piega leggermente a sinistra.
Inizia il tratto più impegnativo in quanto la pendenza resta costatnte sui 55-60°, e rocce affioranti obbligano a qualche passo di misto, oltre che salire e scendere per muoversi in un piccolo labirinto di possibilità. Dopo 1h (4h15) si esce sulla Schiena del Mulo a pochi metri dall'inizio (o fine) della ferrata della normale estiva, a quota 3175.

Rientro:
Dopo esser saliti in cima (30min) per godere del panorama, si può decidere se scendere per la cresta ovest e poi rimettersi nella nord con uno scivolo che riporta sulla parte meno pendente e tutta nevosa, oppure prendere la normale estiva.
Noi optiamo per quest'ultima, vedendo il cavo scoperto nel primo tratto. Il cavo risulterà scoperto solo per meno di metà tracciato, per il resto si scende faccia a monte su buona neve nonostante l'irraggiamento solare. Discesa da non sottovalutare, anche lei si presenta a tratti come un pendio nevoso di 55-60°, a tratti con un po di roccia e a tratti col cavo scoperto. Finita la ferrata si scende per il ghiacciaio, tenendo la destra dello stesso, ovvero puntando all'altro lato per evitare una zona crepacciata che sta sotto la Schiena del Mulo. Si arriva al rifugio Pian dei Fiacconi dopo 2h e per le piste si torna all'auto in un'altra mezzora.

Note:
Le condizioni da noi trovate sono state di neve scarsa sul traverso dal rifugio all'attacco, e su tutta la discesa dalla fine della ferrata al rifugio, tratti nei quali si andava giù fino al ginocchio. Sulle piste la neve era pressata e quindi salibile senza problemi. In parete era discreta, a tratti bagnata ma consentiva un buon gradinamento, a tratti ghiaccio, a tratti farina che obbligava a cambiare direzione. Sulla salita finale anche li molto variabile.
Siamo usciti per una variante rispetto alla salita sulla nord classica, che invece che prendere il canalino a quota 3000, dovrebbe puntare su più dritto.



Racconto:
http://andreaintrip.blogspot.it/2012/03/le-mani-nella-marmellatacioe-le-pichhe.html
Altre foto:
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