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   Corno alle Scale: Canalone dei Bolognesi, 02/04/2010
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Regione  Altro
Partenza  Rifugio Segavecchia  (920 m)
Quota attacco  1650 m
Quota arrivo  1945 m
Dislivello della via  300 m
Difficoltà  AD+ ( pendenza 75° )
Esposizione in salita Nord-Est
Rifugio di appoggio  Rifugio Segavecchia
Attrezzatura consigliata  Seconda picca, casco, ancoraggi da neve; eventualmente qualche chiodo da roccia, vite da ghiaccio, e materiale per protezioni aleatorie.
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Dopo la salita di grande soddisfazione della Domenica delle Palme con Marco, amico-alpinista-regista in visita da Trieste, sul secondo sperone (gia’ relazionato in Febbraio), con filmato su

http://www.youtube.com/user/videoavventura

l’Uovo del Venerdi’ Santo regala un paio di gradite sorprese, forse dei Pesci d’Aprile in ritardo. La prima e’ che al posto della notte serena c’e’ stata una bella nevicata, che apparentemente ha solo una funzione coreografica ma in realta’ aiutera’ nel prosieguo. La seconda, molto piu’ originale, e’ che, dopo un’ottantina di salite invernali della parete est (alcune delle quali con amici) in cui non ho mai incontrato anima viva, scorgo due umani all’imbocco del Canalone dei Bolognesi, del quale avevo intenzione di percorrere la parte bassa facile per poi uscirne a sinistra. Si tratta in realta’ di Gian Paolo e Marco, due giovani Appenninisti con la A maiuscola, decisi a provare a salire tutto il canale. A quel punto, stile remora, improvviso con un cordino ed una fettuccia un imbrago non omologato UIAA e mi unisco a loro, con la scusa che conosco la via (che ho salito in stile Yosemite con calata di 100 metri dall’uscita l’anno scorso) e le possibili vie di fuga (verso sinistra). I due compagni improvvisati si riveleranno eccezionalmente esperti e sereni nell’aprire sui precari passaggi chiave, lasciando all’anziano l’onore di condurre sui tratti piu’ facili e di uscire in cresta.

Si tratta della via classica di gran lunga piu’ impegnativa del Corno, ed anche dell’unica via nota sulla parete est oltre a quella che segue il sentiero estivo 119, anche se non mi sembra sia stata salita negli ultimi cinque anni. Il problema principale e’ che, per averla in buone condizioni, si dovrebbero combinare la presenza di neve abbondante e perfettamente trasformata nei tratti piu’ appoggiati e di ghiaccio sui due salti rocciosi. Oggi come quasi sempre quest’ultimo manca, per cui ci si deve arrangiare come si puo’ dove e’ meno ripido (anche l’anno scorso, con condizioni favolose su tutta la parete, qui avevo penato … ma con la corda fissata in alto!). La valutazione AD+ che riporto, in linea con la guida CAI-TCI, e’ motivata dalle difficolta’ tecniche in ogni caso limitate, dalla brevita’ della parte impegnativa, e dal fatto che ho valutato PD+ i due speroni a sinistra. Considerando la precarieta’ dei due traversi chiave nulla in contrario a promuovere la via a D, in linea con i miei due compagni e con la recente guida di Fabbri e Montorsi (e a questo punto a promuovere gli speroni ad AD). Forse pero’ la classificazione giusta sarebbe ER (Extremement Ravanatoire) …

Oltre alla corda, ai moschettoni e agli ancoraggi prendo in prestito da Gian Paolo e Marco anche le foto, disponibili con tanto di descrizione su

http://www.alpinistidellambrusco.com/2010/04/parete-est-corno-alle-scalecanalone-dei.html

Per chiudere, un breve paragrafo di relazione perche’ le guide sono davvero scarne. Dal limite del bosco, si percorre il lato destro del canale lasciando sulla sinistra un salto strapiombante (superabile al centro su cascata nel 2009) e portandosi su una crestina di neve, che si sale fino in cima (occhio a quello che si stacca dalla parete al sole sopra) per poi riattraversare a sinistra e salire dritto fino a quando il canale si chiude sotto una fascia rocciosa a 100 metri dall’uscita. Fin qui si puo’ salire (e, se servisse, scendere) slegati. Il primo tiro (noi sosta su neve, forse si fa anche su roccia) deve superare la fascia rocciosa, di solito a sinistra e poi, in mancanza di ghiaccio sull’ultimo tratto verticale, traversando a destra su ripida rampa nevosa (primo traverso chiave) e dopo salendo fino a dove si riesce a fare sosta (su neve). Da qui si sale per una quarantina di metri tenendo la sinistra per stare dove e’ meno ripido fino alla fascia rocciosa a sinistra di una strettoia (sarebbe meglio diritto verso la strettoia se ci fosse ghiaccio). Qui abbiamo fatto sosta (su neve, forse si fa anche su roccia). Si traversa a destra orizzontalmente (secondo traverso chiave) fino alla strettoia, e poi su dritto, scegliendo se fare sosta come noi sui due chiodi gia’ infissi sulle rocce a sinistra o se proseguire fino all’uscita, aggirando la cornice piu’ facilmente sulla destra o, con ottime condizioni, anche in alto a sinistra. In cima sosta su picche, fittoni o talvolta (come oggi, avendocele …) anche su viti da ghiaccio senza rompersi il braccio a martellare ...

Foto 1: I 100 metri finali del canale con le nostre soste evidenziate.

Foto 2: Arrivo nella zona della prima sosta.

Foto 3: Un anziano verso l’uscita.
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