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   Traversata superiore degli Spiz de Mezzodì, 28/10/2022
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  pian de la Fopa (1200m)
Quota attacco  2000 m
Quota arrivo  2325 m
Dislivello  400 m
Difficoltà  PD+ / III+ ( III obbl. )
Esposizione  Varia
Rifugio di appoggio  bivacco carnielli,Rifugio Casel Sora 'l Sass
Attrezzatura consigliata  corda 30 mt per passaggi fino al III°
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Caduta nel vuoto la proposta di fare con Zeno la Via Messner al Sasso delle Nove, mi oriento per la presumibile ultima uscita della stagione prima delle nevi, verso gli Spiz accarezzati e sognati da molto tempo e qualche tentativo. Per maltempo e altri impegni salta qualche week end ma finalmente quello del 15/16 ottobre pare essere quello giusto… visto che Pietro lavora sempre durante la settimana. Giovane figlio di un mio amico di Crema che ora sta a Cet, piccolo borgo nei pressi di Belluno. Non ci conosciamo e quello che andremo a fare sembra impegnativo ma non tanto da rendere obbligatoria la conoscenza fra i componenti dell’eventuale cordata. Parto da casa per il turno del venerdì 14 pomeriggio con lo zaino e poi alle 22.15 andrò a casa sua per qualche ora di sonno. Alle 18 mentre tossisco e rifletto sul fatto di sentirmi abbastanza stanco, mi scrive Pietro che ha i brividi e la febbre che gli sale..mi dice che non ce la fa. Comincio come un calabrone a ronzare sul da farsi..sento Giamba con cui avevamo parlato di fare il week end insieme..ma ha ormai cambiato programmi. Chiamo Zeno l’unico fra gli amici che potrebbe accodarsi all’ultimo momento e Paolo sora la Fopa. Il primo non può e il secondo non risponde. Sono tentato di mollare ma tutto il tempo impiegato per la preparazione e le corse fatte per cambiare turni e impegni domestici mi spingono a provarci ugualmente. Parto per provarci, per vedere, per trovare, per ritornare e saranno due belle giornate. Guido e penso con poco sonno al fatto che non ho mai girato da solo con la corda..ma come al solito vedremo man mano il da farsi. Rivivo nel buio salendo la Val Zoldana le sensazioni provate qualche mese prima andando all’appuntamento al buio con Simone. Stavolta la strada è aperta…possibile da Zoldo al Pian de la Fopa. Ci arrivo alle 2 di notte con la luna che s’arrampica fra le creste deglio Spiz.. mi stava aspettando per augurarmi la buona notte. Un silenzio surreale regna e il vento sibila fra le fronde mentre faccio due passi nel bosco per scioglier le gambe rattrappite. Tiro fuori il sacco e mi rannicchio sui sedili posteriori della Peugeot..i rumori della notte m’inquietano come sempre quando sono in posti raggiungibili con l’auto poi il sonno cala pesante e la luce del mattino porta con sé rumori d’auto che stridono sulle ghiaie. Provo a dormire ancora ma non ci riesco e abbandono i sedili per recuperare una posizione meno scomoda. Nessuno degli arrivi mi parcheggia vicino e tutti partono chiassosi mentre io rimango intontito con i miei pensieri e la mia solitudine. Decido di salire vs il Bivacco e mi metto a riordinare il materiale e l’auto. Gli Spiz sono ancora tutti li in fila, grigi e gialli, a guardarmi da sopra gli abeti, in piedi sulle punte curiosi per vedere i miei spostamenti. Non si son spostati da ieri notte. Ne riconosco molti ma non tutti e senza salutare m’avvio per le 8.15 sul breve pezzo d’asfalto che si abbandona al ponte sul torrente Prampera dove penso di rifornirmi d’acqua. Faccio due chiacchere con due escursionisti diretti alla Cima di Venier e do loro alcune indicazioni per scendere dall’altra parte di Forcella Sagrona vs F.lla Piccola. Il torrente è completamente secco, pare non esser mai esistito. Prenderò l’acqua sotto il bivacco. Alle 8.40 passo al bivio vs il Casel e proseguo di buona gamba ma poi quando la rampa si fa ripida comincio a sentire fatica. Salgo sotto l’Oliana e lo Spiz Est che appare slanciato come un missile. Arrivo all’omino che segnala l’attacco del Viaz Oliana e il Pelmo è bello come in una visione nelle tenui tinte rosate del mattino. Dall’altra parte della valle sotto i profili del Moschesin e dei Tamer l’ombra delle montagne sopra di me. Arrivo alla rampa rocciosa che sta sotto al bivacco e guardo con dolcezza la traccia che decisa s’avvia a destra del Viaz sora la Fopa che tanto m’ha fatto tribolare l’anno scorso. Sono stanco, forse vecchio, sicuramente ho dormito troppo poco e ho sete. La buona riva d’acqua che scende solitamente qua dall’alto, è ridotta ad uno sterile ed inutile stillicidio che non può placare il mio fabbisogno idrico. Mi preoccupo perché non so se troverò poi acqua. Ma alla fine salgo rapido per le roccette e pochi minuti dopo le 10 mi emoziono alla vista del rosso bivacco adagiato sotto il grande larice giallo e il maestoso spigolo Gianeselli salito la scorsa settimana da Pietro, che doveva esser qui con me. Mi gira anche un poco la testa e non capisco se sia debolezza, sete, sonno, lo zaino che pesa con corda e materiale da bivacco e cibo per due giorni, oppure la pressione bassa. Ora mi riposerò un poco e vedremo: oggi viaggio libero, senza tabella oraria..solo il gusto antico dell’esplorazione di territori a me sconosciuti. Mi metto a leggere fra i nomi passati nel libro e trovo quello di Davide Paternoster che incontrammo con Billy sul Sassolungo. Poi mangio e dormicchio e alle 10.45 parto per salire la prima cima della traversata e cioè lo Spiz Sud. Non mi son mai curato nei precedenti passaggi di guardare dove fosse il sentiero e seguo quindi con curiosità la relazione che mi porta a scoprire la traccia dietro la scatola di ferro e che poi piega a sinistra andandosi ad infilare dietro ad una quinta rocciosa che copriva il canale di salita e che ora si rivela dietro un bel larice. Supero una prima paretina con passaggi di II° e altri brevi muretti corredati da soste di calata che danno l’idea della frequentazione di questa montagna. Passo davanti ad una cengia vs destra da non seguire ed arrivo ad un pianoro con una singolare torretta rocciosa che sembra un gigantesco segnale. Ora davanti a me un’altra articolata parete ad anfiteatro si alza verso il cielo. Supero un altro saltello roccioso e vedo quanto è vicino il poderoso giallo e ruvido Spiz di Mezzo che guardo proprio in faccia. Faccio però tanta fatica e spesso mi gira la testa. Mi sembra di essere lentissimo ma improvvisamente il cielo si abbassa su di me ed una piccola cengia circolare mi consegna alla spaziosa cima dello Spiz Sud( q. 2310,h 11.45). Non sto tanto bene, salendo spesso ero veramente affaticato e ora ..ho voglia di dormire..come si starà bene sdraiati al tiepido sole sul pietrisco. Improvvise urla mi risvegliano dal torpore e capisco che sono i tizi che mi salutano dalla loro cima e si sbracciano. Contraccambio stancamente urlando i saluti e mi stendo per un sonnellino. Prima però faccio un tour fotografico verso Sfornioi Bosconero Duranno e Col Nudo, le montagne di Longarone e del Friuli. Davanti all’imponente Col Nudo pare quasi volersi mascherare per la vergogna il Monte Toc che pure tanto aveva avvertito prima di cascare nella diga del Vajont! Pelf Schiara e Talvena che invece dominano la scena a sud sono precedute dalla linea di cresta sulla quale mi trovo e che prosegue con la Cima del Venier, del Coro, dello Spigolo del Palon, fino alla Cima del Pramper. A est i consueti Moschesin Tamer fino al Civetta. Mi attira il Vant de le Forzele,bella piana ghiaiosa e prativa che si estende fra la Cima di Forcella Stretta e quella della Gardesana. Non mi è mai capitato di stendermi a pisolare su una cima…non è poi così male! Alle 12.15 riapro gli occhi e fisso a Nord la massiccia e tozza costruzione dello Spiz di mezzo e quella più agile e svelta dello Spiz Est. Alle loro spalle Pelmo Sorapiss,Bel Prà e Antelao. Comincio a scendere verso il macereto di enormi blocchi che come una sala è apparecchiata in questo angolo di Spiz e superatala prima di salire verso lo Spiz di Mezzo voglio capire la direzione della mia traversata. C’è infatti un canalone che scende dirupato e non segnalato mentre un grande ometto prosegue e una traccia scende per ghiaie dopo. Lo Spiz est è proprio di fronte a me oltre il vuoto che mi separa dalla sua parte e ne studio la morfologia striata con l’evidente canale che lo sfregia come una cicatrice e che riconosco dalle foto viste in precedenza e che rappresenta la chiave d’accesso per la cima. Più a sinistra occhieggia lo Spiz Nord, altezzoso disinteressato al mio affannoso cercare. Provo a sondare entrambe le direzioni con penosi su e giù ma non trovo conferme e allora decido di salire lo Spiz di Mezzo..che magari dall’alto capisco meglio. Anche la relazione non è chiarissima. Sembra propendere per il canalone ma non ci son segni mentre l’altra direzione ha l’ometto e una piccola traccia. Mi lascio i dubbi alle spalle e m’inerpico per roccette fino ad individuare il facile camino/canale che da accesso al piano sommitale della struttura. Oltre, il baratro precipita fino alla macchia rossa del bivacco che attende proprio sotto la verticale delle punte dei miei scarponi: mamma che salto. La sommità è un vero piccolo altipiano con spianate e grandi ammassi di blocchi che poi precipita ad Est. Raggiungo l’indistinto punto dove è stato eretto l’ometto di cima e vi metto sopra il mio caschetto(q. 2325, h 13) fotografandolo insieme alla poco distante cima precedente dello Spiz Sud. Torno alla base a perder nuovo tempo e dopo l’ennesima e più completa esplorazione della traccia oltre l’ometto, propendo per il canalone non segnato subito dopo il gendarme e stando sulla cresta di sx invece che al centro, rinvengo un ometto e ne predispongo quindi altri per evitare ad altri la mia perdita di tempo. Scendo attento essendo il terreno un poco esposto e con gioia trovo ora altri ometti che certificano il percorso che sembra dirigersi verso un grande salto. So che dovrei trovare una piccola cengia che sfugge dal vuoto a sinistra e difatti poco dopo un ometto ne segna la fine. Con gioia e trepidazione percorro i pochi ma semplici passi verso i sassi ammucchiati e mi appare la grande sagoma dello Spiz Est. Ancora pochi passi e sorpresa ed entusiasmo mi accolgono appena oltre lo spigolo che doppio. Sono a pochi metri dalla Forcella del Ponte così chiamata perché un masso e un lastrone precipitati dall’alto si sono incastrati fra di loro creando un ponte roccioso che supera l’avvallamento e permette di accedere alla parete dello Spiz Est. Scendo alla base del vallo e poi risalgo con qualche passo di II° la parete che porta al masso squadrato da superare con difficoltà un poco superiore o con l’aiuto di una corda che penzola ma che non sai dove sia legata. Rimonto il masso e incuriosito guado il ponte dall’altro lato che lo fa apparire ancor più sospeso sul vuoto. Con qualche timore attraverso la possente struttura (h 14, q.2200) e poi facili rampe articolate mi alzano fino alla cengia che contorna quest’altro Spiz. La sete mi divora e anche prima avevo avuto il dubbio se continuare. Andare avanti significa superare il punto di non ritorno e curioso di vedere il proseguio seguo la cengia vs destra, descritta come meno esposta e doppiando uno spigolo arrivo ad una forcelletta con gendarme, posta proprio sopra il precipite Canalone di Mezzo e di fronte all’illuminata e verticale parete dello Spiz Nord che domina oltre l’ombroso baratro. Il paesaggio incute timore e anche qua cerco ometti che indicono presenze di passaggio fra tanto vuoto che incombe. Scendo incerto non vedendo nulla e col timore di cacciarmi in qualche trappola. Disarrampico una paretina e finalmente vedo l’amico mucchietto di sassi ma anco resto turbato perché sono sopra un salto enorme. Disarrampico ancora un poco in traverso e l’arcano si svela: prima del precipizio spunta dal nulla una graziosa cengia che gira svelta a destra e sembra promettente nel suo serpeggiare arguto sotto parete. Corre sotto pareti verticali, sufficientemente larga stando ai parametri di questi luoghi inospitali e assecondata conduce a due orifizi di cui il più piccolo e a destra corrisponde alla Forcella della Finestra(q.2195,h 14.45). Tiro un sospiro di sollievo perché so finalmente dove sono e probabilmente anche a buon punto e fuori dalle difficoltà maggiori dell’accidentato percorso. Mi tranquillizzo e ripenso con calma al fatto che nell’impeto mi son dimenticato della via di salita allo Spiz Est ormai lasciato alle spalle. Voglio tornare e darci un’occhiata, del resto dalla cengia dello Spiz ho camminato solo per una decina di minuti. Svuoto lo zaino, tengo solo la corda per l’eventuale doppia, ripercorro la cengia e rimonto il canalone fino alla forcelletta e poi la larga cengia dello Spiz Est superando il punto dove sono approdato risalendo dalla Forcella del Ponte. Anche qua le relazioni nn sono chiarissime ma è evidente il canalone che poi avevo già osservato dallo Spiz di Mezzo e velocemente prendo a risalirlo fino ad una piccola strettoia con passo di II° che supero e m’illudo sia il passo chiave. In realtà subito dopo mi trovo sotto una strozzatura del camino che provo per due volte a superare su facili appoggi che però portano ad incastrarsi: bisognerebbe provare dall’esterno ma mi sembra troppo esposto per rischiare e non vedo come usare la corda per farmi sicura. Scivolare significherebbe farsi tutto il canale fino alla base e viste le mie condizioni generali riesumo il vecchio ma sempre valido motto: “alpinista che torna buono per un’altra volta”. Sereno e un poco dispiaciuto ridiscendo alla base e un’ora dopo la precedente, sono nuovamente a F.lla della Finestra. Ho una sete terribile e decido di provare a “bere” un poco di latte condensato. Risultato pessimo. Però dai adesso i tratti scabrosi della traversata dovrebbero essere tutti alle spalle e non mi resta che un poco di disarrampicata dall’altra parte per guadagnare le banche più spaziose del versante meridionale. Supero lo stretto intaglio e riappaiono le forme amiche del Bosconero che presidiano questo lato. Pochi passi in discesa e recupero una sorta di sentiero modalità da tempo dimenticata e m’avvio verso nord sotto le torri degli Spiz pietrificate nel loro urlo verso il cielo sopra di me. Traverso in falsopiano verso l’evidente sella cui dovrò risalire. Do un occhio sulla mia sinistra per vedere fra l’intrigo di torri e canali quello che dovrebbe portare all’attacco dello Spiz Nord. Lo individuo correttamente segnalato da una cengetta con due ometti. Non ho le forze ne l’entusiasmo per pensare di fare un tentativo: non bevo da ieri sera in questo deserto di pietra e non vedo ormai l’ora di arrivare al Rif. Casel per bere(spero!!!) tutta l’acqua del mondo. E poi qui tornerò per fare lo Spiz Est e quindi faremo l’accoppiata. Guardo dietro lo Spiz Est che saluta e il caratteristico gendarme della forcelletta che segnala l’inizio della discesa nel canalone di Mezzo di cui da qui non s’indovina l’esistenza. Per prospettiva ingannevole la risalita è più breve del previsto e alle 16.15 domino l’altro versante di questo castello fortificato da Forcella La Porta(q.2180). Una nuova targhetta in legno certifica il luogo, nel tentativo di non consegnarlo all’oblio. Centinaia di metri di detriti,ghiaiette e ghiaioni attendono ora la mia discesa per portarmi a valle con loro. Il Pelmo incombe davanti cinto di nubi che lo rendon ancor più misterioso mentre alla mia destra la cresta aghiforme s’agita fra rocce e fori. Ancora sotto di me la testa calva dello Spiz Tiziana e a alla sua destra quella ricciola di mughi dello Spiz Nordovest. Mughi verdi di vita e pietra calcarea bianca di ricordi sono l’immagine di questi mondi repulsivi e affascinanti che caratterizzano le Dolomiti Meridionali. Un dito di roccia dietro di me s’è alzato incielo e sembra volermi ammonire e poi rivedo la singolare quinta rocciosa che superammo per arrivare all’attacco del Viaz del Gonela. Con nostalgia e dolcezza riconosco il piccolo poggio dove Simone si fermò a fumare mentre io curioso muovevo i primi passi per svelarne il mistero. Esco dai ricordi e il presente mi porta verso i boschi di larice accarezzati dalla calda luce del tardo sole: che spettacolo, che grazia esser qui ad ascoltare il loro canto colorato di giallo e verde con note di rosso faggio. Atterro finalmente su terreno più solido e poi il bosco m’accoglie entusiasta e colorato per gli ultimi passi trionfali verso la radura incantata del rifugio Casel Sora ‘l Sass(q.1580) dove arrivo sfatto all’ora del thè. Cè sorprendentemente gente sulle panche e il rifugio è aperto. Supero l’attimo di smarrimento e delusione e chiedo se c’è acqua. Il giovane gestore mi dice che ce né in bagno ma non certificata come potabile. Uno degli avventori sulle panche e che sono alle prese con caraffe giganti di birra mi offre la sua borraccia che tanto ormai ha di meglio…accetto, mi scuso spiegando che da ieri sera non bevo e la finisco (calda e sgasata…ma a caval donato non si guarda in bocca). Poi mi siedo a rimetter ordine fra i pensieri e mi viene in mente che ho 10 euro nel cellulare. Vorrei prendermi qualcosaltro da bere ma non mi sembra carino nei confronti del buon samaritano e allora vado in bagno a finire l’acqua del rubinetto (discreta,non di fonte). Chiedo al rifugista se posso utilizzare la bellissima baita in legno adibita a locale invernale e con sollievo mi dice che non c’è problema e quando vedo salire altra gente vado ad occupare il mio posto letto stendendo il sacco a pelo sopra il materasso. Fotografo gli Spiz illuminati e che poche ore prima ho giocosamente traversato e poi quando i ragazzi della birra se ne vanno dilapido i miei averi in una coca una bottiglia d’acqua per l’indomani e resto mancia al buon Alex anche come contributo all’uso della baita. Osservo e fotografo le ultime luci del sole scegliere Spiz Mary,Nord e di Mezzo e sento la temperatura scendere decisamente anche per effetto della probabile stanchezza accumulata e mi preparo alla ritirata gallinescamente. Faccio un salto a vedere l’indicato Picol Belvedere che domina la Val Pramper con bella vista sulla catena Moschesin Tamer Civetta Pelmo Antelao e ritorno con la luce che si spegne ad ogni passo consegnandomi alla penombra del bosco. Alex esce fuoridal caldo rifugio e m’invita a mangiare un piatto di pasta che c’è ma declino a malincuore l’offerta. Facciamo amicizia parlando di Spiz e libri di Sommavilla di cui mi segnala l’appena uscito I Monti di Longarone. Sparisco nel buio della mia bella baita in legno a dormicchiare e vedere cosa fa la juve nel derby e poi dopo il gol di Vlahovic e il fischio finale m’intabarro con tutto quello che ho e m’addormento..pensando al Viaz de la Tana de l’Ors che affronterò domani. Foto1 Forcella del Ponte e Spiz Est Foto 2 Cengia nel Canalone di Mezzo Foto3 Spiz de Mezzodì dal Rifugio Casel sora ‘l Sass.

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