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   Torrente Vione (canyoning), 25/09/2022
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Onicer  Zeno   
Regione  Lombardia
Partenza  Prato della Fame (Tignale) (65m)
Quota attacco  600 m
Quota arrivo  65 m
Dislivello  550 m
Difficoltà  D / II ( II obbl. )
Esposizione  Sud
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  Normale attrezzatura da canyoning (cascata più alta 45m)
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Il fine settimana di brutto tempo non si concilia apparentemente con la nostra voglia di montagna (s.l.) e così cerchiamo di elaborare un piano compatibile con le precipitazioni. Sabato con Pate arrampichiamo sugli strapiombi della falesia di Calusco mentre domenica optiamo per il canyoning.
Cerchiamo un percorso con un bacino non troppo grande e con portate modeste per evitare il rischio di piena nel torrente. Decidiamo per il torrente Vione che scorre nell’omonima valle e sfocia nel Garda sotto gli abitati di Piovere e Tignale. Il percorso integrale è molto lungo (6.30 h secondo la guida) ed è composto da una prima parte aperta e soleggiata ed una seconda molto più verticale ed inforrata.
Lasciamo l’auto lungo la gardesana e risaliamo la costiera a picco sul lago seguendo un sentiero CAI che si inerpica sinuoso in mezzo alle pareti. L’ambiente in cui camminiamo è meraviglioso: boschi di quercia e leccio si alternano a limonaie ed uliveti. Ad un certo punto arriviamo nell’ameno borgo di Aer suscitando la curiosità di un gruppo di tedeschi a causa del nostro abbigliamento (o per meglio dire “non abbigliamento” visto che - a parte la muta - non servono molti vestiti per il canyoning). Raggiungiamo finalmente il torrente seguendo le indicazioni “wasser fall” e, dopo la vestizione, iniziamo la discesa.
Si ha subito l’impressione di un canyon turistico per via delle numerose corde fisse e dell’abbondante attrezzatura che rende il percorso agevole. L’acqua è inaspettatamente fredda e Marta ed io soffriamo un po’. Dopo una lunga calata di 45 metri raggiungiamo un ponte sotto la strada che segna la fine della prima parte e l’inizio della seconda.
L’acqua ora diminuisce in quantità e il percorso si fa più inforrato: in un crescendo di bellezza e stupore ci ritroviamo incassati in una gola con pareti calcaree alte più di 100 metri che confezionano un ambiente unico. Alcuni toboga e tuffi sono davvero meravigliosi e adrenalinici. Il terzultimo salto è costituito da un toboga alto circa 20 metri: sono il primo a scendere e – non capendo la profondità della pozza - sono calato sin quasi al pelo dell’acqua. Una volta verificatane la sicurezza, mi faccio prendere dall’entusiasmo e do indicazioni per accorciare la corda al massimo suscitando le (legittime) proteste di Luca che la fa riallungare un po’. In ogni caso resta un toboga e una marmitta di ricezione indimenticabile.
La penultima calata è una verticale di 45 metri che deposita quasi al livello del lago. È stupendo ammirare quest’enorme specchio d’acqua, difficilmente distinguibile dal mare nella luce misteriosa della sera.
Facciamo un ultimo bagno e disponiamo tutto il nostro cibo su un sasso per un meritato aperitivo prima di stringerci in auto prendendo la via del ritorno.
“Canyoning, spòrt di ciòch” - per dirla alla Patelli - ma che spettacolo!

Con Marta, Bruno, Luca e Pate.

Mòla mia, leù!
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