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   Averau via Alverà, 07/07/2010
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  Rif. Fedare (2000m)
Quota attacco  2400 m
Quota arrivo  2650 m
Dislivello  250 m
Difficoltà  D / IV+ ( IV+ obbl. )
Esposizione  Sud-Ovest
Rifugio di appoggio  fedare,Averau
Attrezzatura consigliata  7 rinvii,friends, nuts, ma soprattutto cordini e fettucce per le soste
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Belli quegli anni in cui essendo comunque i bimbi cresciuti durante le consuete vacanze estive a Caprile, avevo abbastanza tempo per evadere e così dopo la due giorni fantastica al cuore, mi ritrovo con Gian poliziotto di Sospirolo con cui faccio coppia fissa in quelle estati. Nasce anche una bella amicizia e parliamo di molto e di tutto lungo i sentieri di avvicinamento o durante i ritorni. Il 7/72010 saliamo vs il passo Giau dominato dalla fantastica parete sudovest dell’Averau, piantata lì come un pugno pronto a colpire. Imponente e magnifica, robusta. La via Alverà che saliremo, la percorre centralmente sfruttando principalmente una serie di caminetti e un famoso traverso. Parcheggiamo al rifugio Fedare( dove parte la seggiovia per il rifugio Averau (forcella Nuvolau). Noi, duri e puri, seguiamo il largo sentiero. Fotografo Civetta,Marmolada e l’altopiano della Fradusta che ci guardano le spalle e poi la grande Tofana di Rozes con la sua pinna di squalo robusta. Oltrepassato il rifugio, proseguiamo per il passo Falzarego (441). In breve ci avviciniamo alle rocce dello zoccolo della parete. Qui abbandoniamo il sentiero per salire su traccia evidente le ghiaie, verso un canalone scuro che si evita per la parete alla sua destra (II) per riprenderlo poi più su. Seguendo tracce e ometti si supera qualche roccetta fino alla grande cengia detritica dove, proseguendo per altri pochi metri si giunge al camino d’attacco a sinistra di un evidente torrione e prima di una parete di roccia gialla (h 1.15 dal parcheggio). Gian parte alle 10.30 e tirerà tutta la via non sentendomi io molto allenato e preparato. Lunghezza 1, IV, 30 metri: salire per facili passaggi prima, piegando a poco a poco verso destra, fino ad affrontare un tratto più verticale direttamente sul pilastro a destra della fessura che divide il pilastro stesso dalla parete gialla di sinistra. Una volta sormontato il pilastro si fa sosta su evidente clessidra. Lunghezza 2, IV+, 35 metri: seguire un canale per arrivare ad una cengia, ove si trova un chiodo. La si supera e si procede su un pilastrino appoggiato, delicato, senza protezioni. Si raggiunge una sosta su un terrazzino. Lunghezza 3, IV, 25 metri: si segue cengia verso sx, per 10 metri e si sale una placca per qualche metro, per poi deviare verso dx e raggiungere la sosta all'ingresso di un canale (che non si dovrà percorrere). Lunghezza 4, IV+, 20 metri: alla propria destra c'è un traverso delicato, entusiasmante per quanto riguarda l’esposizione ma semplice da proteggere e appigliato. Passato il primo chiodo si vede la grotta al termine del traverso che pare sospesa nel vuoto e che si deve raggiungere per far sosta. In questo antro c'è un barattolo di plastica con il libro della via... ci arrivo, mi siedo e facendo i complimenti a Gian gli dico scherzando di arrestarmi e tenermi qui prigioniero..fuori c’è troppo vuoto! Fantastico tiro. Lo assicuro comodamente seduto con le corde che traversano sopra di me e poi sfilano vs l’alto. Intanto io guardo negli occhi Civetta e Marmolada appesi nell’aria là fuori. Incredibile questo posto. Ma cosa farò quando mi toccherà uscire dal mio riparo e alzarmi sul vuoto? Per fortuna sono da secondo! Lunghezza 5, IV, 35 metri: Gian esce dalla grotta e la scavalca, sormontando il suo bordo destro. Poi prosegue sfruttando un’evidente clessidra e si sposta a sinistra per prendere una lama piegata a sinistra, che percorre per qualche metro fino al termine e, dopo aver superato un'altra evidente clessidra, piega verso destra per facili roccette e raggiunge la sosta (anche questa su clessidra). Lunghezza 6, IV-, 30 metri: si sale ora per un canale, spostandosi a sx poco sotto due evidenti nicchie gialle che si devono raggiungere. Si traversa verso dx alla loro base, superandole completamente. Lasciandosele quindi sulla sx si torna a salire verso sinistra sfruttando una lama che in pochi metri porta alla sosta. Lunghezza 7, IV-, 30 metri: Gian mi concede l’uscita in cima e allora salgo la bella placca, lasciando a sinistra un pilastrino, per arrivare a una cengia inclinata che esce sul terrazzo finale per cui alla croce di vetta(2650 m, h 13.30). Ci abbracciamo felici perchè è stata una via veramente bella su roccia fantastica e col tiro del traverso e grottino che è memorabile, e per cui faccio ancora i complimenti a Gian, ormai avvezzo allalpinismo dolomitico spesso scevro da protezioni. La giornata è bella e il panorama ancor di più verso i monti che ci hanno accompagnato salendo con l’aggiunta della fantastica vista verso sudest dove svetta il dirimpettaio Nuvolau con la punta della Ra Gusela, poi l’inverosimile bastionata del Lastoi de formin che ne sorreggono il suggestivo altopiano da cui sembrano sorgere gli infiniti merletti della Croda da Lago(dove andremo domani) e per sfondo Antelao a sx da una parte e Pelmo dall’altra. Scendiamo dalla via normale che percorsi cinque anni fa con Armin che aveva 5 anni e per sentiero marcato prima e per un breve tratto attrezzato (facile via ferrata) raggiungiamo i ghiaioni basali e in breve il rifugio Averau (2415m 30m dalla cima). Poi discesa fra chiacchiere progetti e la vita che scorre oltre le nostre giornate su per le crode. Alla prossima Gian. A domani. Portare materiale alpinistico (7 rinvii,friends, nuts, ma soprattutto cordini e fettucce per le soste). Non essendoci doppie obbligate basterebbe una corda da 50m.
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