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   L'incredibile Fiamma del Pizzo Spazzacaldera, 18/08/2009
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Svizzera
Partenza  Vicosoprano (1000m)
Quota attacco  2200 m
Quota arrivo  2500 m
Dislivello  300 m
Difficoltà  D / 6a ( 6a obbl. )
Esposizione  Nord-Est
Rifugio di appoggio  capanna Albigna
Attrezzatura consigliata  via attrezzata ev. friend x integrare
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Vista chissadove e chissaquando una foto della Fiamma, propongo a Filippo di portarmi a scalarla e si aggrega anche Stefano e così partiamo il 17 agosto del 2009. L’antefatto è che il giorno prima sono uscito dall’ospedale di corsa perché Alessia una ragazza nostra ospite era scappata di casa e sono andato a casa per cercarla. Risolta la situazione sono tornato trafelato e sudato in ospedale eappena sono rientrato in reparto l’aria condizionata mi ha bloccato la schiena. Sapendo che dovevo partire il giorno dopo per la Svizzera, ho cominciato a prendere su consiglio della Dott. Papetti un antinfiammatorio che poi ho regolarmente continuato a prendere (…esagerando anche un pochino). La mattina dopo quando mi sono alzato, ero praticamente bloccato e quando Ste e Pippo sono venuti a casa mia io non riuscivo ad alzarmi dal divano sul quale ero seduto e dicevo loro che senso avesse partire. Loro insistevano che ci saremmo divertiti comunque e alla fine mi arresi alla loro insistenza. Che fatica entrare in macchina…e mi veniva troppo da ridere a pensare che stavo partendo per andare ad arrampicare. Comunque partiamo da Cavacurta e raggiunta Chiavenna seguiamo la strada per il Passo del Maloja. Loro si fermano ad un bar e io mi rifiuto di scendere perché mi fa troppo male a spostarmi..e continuo ad assumere l’antinfiammatorio. Superata la dogana e i paesi di Castasegna e Bondo, si arriva a Vicosoprano piccolo paese svizzero situato in Val bregaglia. Presso la località Pranzaira, sulla destra della strada, parte la funivia per la diga dell'Albigna. Partiamo alle 16 decidendo di non prender la funivia, sia per risparmiare che perché tanto non abbiam fretta, se non quella di aver tempo per montare la tenda. All'inizio dobbiamo seguire la statale per circa 300m fino a quando non troviamo delle indicazioni per la Capanna Albigna che ci fanno svoltare a destra, e poco dopo ancora a destra superando un piccolo ponticello in legno dove parte il sentiero. Il percorso sale in mezzo ad un bosco di pini/larici. Dopo circa 2h dalla partenza, la vegetazione si dirada leggermente e passiamo in mezzo ai piloni della funivia. Saliamo ancora un piccolo tratto impervio fino all'arrivo della funivia, q.2100 Dislivello:1000 m e sotto l’immensa diga verso la quale ci dirigiamo avendo addocchiato un praticello che sembra essere l’ideale per la nostra tendina. Alle 19 concludiamo le operazioni di montaggio della tenda e andiamo a fare due passi sopra la diga ammirando il lago artificiale contornato dalle cime dell’Albigna e dal nostro Pizzo che saliremo l’indomani. Dopo aver mangiato ci prepariamo per la notte e ci ritiriamo in tenda verso le 22. Io sto un poco meglio ma dormire in tenda non è il massimo nelle mie condizioni. Poi ad un certo punto violenti tuoni ci svegliano e vista l’altissima umidità della tenda, ci rifugiamo nei bagni della stazione della funivia a tirare mattina. Al risveglio Ste è in condizioni pessime perché non ha dormito e accusa forte mal di denti e dice subito che lui scenderà giù in paese. Pippo è un poco disperato perché perde il compagno più probabile e temendo la mia risposta mi chiede come sto. Gli dico subito che la programmata Via Mosaico non mi sento di farlaPrendo il mio solito antinfiammatorio e gli dico che posso provare a resistere al dolore, che magari arrampicando e muovendomi magari andrà meglio. Alle 7.40 fotografo “l’anima dell’Albigna” una particolarissima struttura rocciosa che ha le sembianze di un viso nascosta nelle pieghe del Pizzo Balzetto. Ci avviamo, a camminare riesco bene, ma è il dolore alla schiena che tira ad ogni movimento brusco. Un attimo prima di raggiungere la Casa dei Custodi del Lago, seguiamo una traccia di sentiero sulla destra che transita alla base della parete E del Pizzo Spazzacaldera. In corrispondenza di un evidente conoide d´erba e roccette, abbandoniamo la traccia per risalirlo. Continuamo per 50 metri circa tra facili roccette discontinue (II/II+) ed erba (corda fissa). Al primo movimento che faccio per alzare il braccio ed afferrare la lama sopra di me mi parte un forte dolore che sale dalla schiena fino alla spalla e urlo di dolore. Poi il male si quieta e dubbioso salgo fino a guadagnare la base della bella cresta NE, dove inizia la via (due spit con cordino e maglia rapida). Tirerà tutta la via Filippo e io lo seguirò stringendo i denti. L1: salire a sinistra del salto roccioso, sfruttando una fessura obliqua. Per placca si raggiunge un piccolo strapiombo, che può essere superato direttamente (spit) oppure aggirato sulla sinistra. Tiro prevalentemente in placca ben spittato (IV, V, V+ 40m); il dolore è scomparso quasi completamente. L2: attaccare direttamente lo spigolo della cresta NE, stando inizialmente a sinistra (placca con bellissime lame) per poi spostarsi direttamente sull´espostissimo ed entusiasmante spigolo. (IV+ 45m); sto bene L3: in conserva, seguire verso sx la caratteristica spaccatura, sino a quando non si impenna. A questo punto uscire a dx per stretto intaglio e continuare per cengia sino a raggiungere la successiva parte della Cresta NE Sosta da attrezzare su spuntoni (II 50m); non lo urlo ma il dolore è praticamente scomparso. L4: salire direttamente la fessura in Dulfer. Proseguire per fessure fino a raggiungere la base di un facile canalino di rocce rotte (spit), al di fuori del quale si sosta (V, IV+ 30m); L5: seguire la cengia sulla destra per poi salire per placche fessurate a sinistra verso lo spigolo (spit). Proseguire fino a quando la cresta non si impenna. Sosta da attrezzare su spuntoni (III+ 50m); L6: altro entusiasmante tiro sul filo della cresta NE. Per lame staccate, salire verso il filo della cresta (chiodo), che si percorre interamente (molto esposto) fino a quando non si è costretti a scendere leggermente aggirando uno spuntone e raggiungendo uno spiazzo dove si sosta su spuntoni (IV 55m); Ormai non sento più dolore e dico a Pippo che voglio provare ad arrampicare un poco. L7: salgo senza un percorso obbligato fre le facili roccette della parte finale della cresta NE (no spit/chiodi). Un’ ultima facile placchetta conduce in cima. Sosta con anello di calata (III+ 50m). Alle nostre spalle oltre all’enorme dente, è apparsa ancora alta e distante la celeberrima fiamma che ora districandoci in questo surreale ambiente fatto di enormi pietre e scaglie di granito, andremo a raggiungere. Torri e pietre enorme rendono questa cresta simile alla schiena disordinata di uno stegosauro. Da quassù c’è una vista spettacolare sul lago e l’enorme muro della diga che lo contiene e ci concediamo una piccola pausa al sole scaldandoci come lucertole sulle pietre. Per tracce di sentiero e roccette (II) arriviamo alle 13 alla base della Fiamma, questo incredibilmente esile pinnacolo di roccia che si alza bucando il cielo e sfidando le leggi della fisica. Aspettiamo il nostro turno perché non si può salire più di una cordata per volta guardando invidiosi le evoluzioni di chi ci precede e scattando immagini memorabili. Poi Pippo parte sorridendomi e mette le mani sull’incredibile roccia di questo bellissimo satellite affrontando re un breve ma espostissimo tiro in placca e su spigolo con piccole fessure di 6a. Spettacolare la parte sulla lama finale. Dalla base della fiamma risale qualche metro per poi portarsi sul versante opposto. Continua fino a mettere le lami sullo spigolo sommitale, che porta alla sosta in cima alla Fiamma. 6a, 25m(h13.30). Lo raggiungo pochi minuti dopo al termine di una brevissima ma entusiasmante scalata che ha per me la sua magia sui delicati passi in aderenza che ti alzano fino a riuscire ad afferrare la lama delo spigolo finale che consegna all’esile spazio di vetta. C’è solo aria intorno e ci abbracciamo felici. Mamma mia che gioia pensando soprattutto a come stavo fino a stamattina…miracoli della fede e della medicina. Ma non si può godersi il momento come il luogo meriterebbe perché altre persone attendono il loro turno per salire sulla luna e allora prima Pippo e poi io ci caliamo in doppia sul versante opposto a quello di salita. Allontanandomi in discesa continuo a voltarmi verso la fiamma e a fotografarla da diverse posizioni che ne rivelano l’estrema fotogenicità. Poi raggiunto lo spiazzo sottostante seguiamo l'ampia cengia rocciosa che transita alla base del Dente. Con facile disarrampicata ci spostiamo sul versante opposto (a picco sul Lago), e seguiamo l’evidente traccia e gli ometti sino a raggiungere un´evidente forcella, dove un grosso ometto indica l´inizio della ripida discesa dal Pizzo Spazzacaldera. Tracce di sentiero si alternano a salti rocciosi fino a che il sentiero non spiana completamente in prossimità del Lago dell'Albigna (q. 2163 m). Da qui, seguendo la strada, si torna nuovamente alla partenza della funivia (q. 2096 m), che stavolta useremo per scendere. Grazie Pippo, Ste mi dispiace.
Foto 1 noi tre in tenda Foto 2 la tenda sotto la diga Foto 3 l’incredibile Fiamma
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