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   Civetta 3218 con Armin, 27/07/2009
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  Piani di Pezzè (1470m)
Quota attacco  2300 m
Quota arrivo  3218 m
Dislivello  1000 m
Difficoltà  PD / II ( II obbl. )
Esposizione  Sud-Est
Rifugio di appoggio  Coldai,Torrani
Attrezzatura consigliata  set ferrata,ambiente d'alta quota
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Ho promesso a mia moglie che non avrei portato Armin sul Civetta, nonostante le sue insistenze ma quando lei torna a casa con una parte della famiglia, troppe situazioni favorevoli si accumulano: in primis qualche giorno di alta pressione e quindi stante la lunghezza della scalata la certezza di non avere i temibili temporali pomeridiani dolomitici, poi le mie condizioni fisiche eccellenti con tutte le migliaia di metri di dislivello macinati in questa incredibile estate di possibilità e bel tempo e poi il fatto di poter pianificare la gita senza le ansie materne. Ed è così che la sveglia suona presto per il piccolo Armin il 27/7. Vista la sua brillante prova, dal punto di vista fisico sulla Marmolada 5 giorni fa, decidiamo di non partire dal Rif.Coldai dove avremmo potuto passare la notte. Ma dai Piani di Pezzè 700 metri più giu(q.1450), da dove partiamo nel buio delle 5 del mattino. Saliamo lungo le deserte piste da sci e alle 5.30 la marmolada riflette rosea della prima indiretta luce. Noi saliamo ancora al buio che si stà però lentamente sciogliendo e alle 5.40 valichiamo l’erbosa Forcella Alleghe scendendo così nel versante Zoldano. Poco dopo le 6 mentre risaliamo verso il Rif. Coldai assistiamo al primo miracolo di giornata col sole che pennella d’oro la punta del Civetta che appena appare oltre le rocce ancora in ombra. Pochi attimi e la montagna intera come una spugna assorbe il sole e si colora d’oro. Proseguiamo a salire nell’ombra per la strada sterrata e poi per sentiero che con qualche ultimo ripido tornante ci consegna al punto di sosta del rifugio Coldai -2132m(h6.45). Passiamo oltre il rifugio che dorme e appena dopo il sole ci chiama a voltarci per il secondo dono: sta spuntando oltre la Spalla del Pelmo e ci promette, ora che è più alto delle momtagne, compagnia per tutta la giornata. E il terzo dono sono le nostre ombre proiettate sul nevaio che abbiamo di fronte. Iniziamo a circumnavigare le rocce basali del Civetta in direzione della forcella Coldai con grandiosa vista sulle Dolomiti Friulane fra cui spicca la triangolare piramide del Duranno su cui mi trovavo tre giorni orsono. Davanti nella tenue e sfocata luce del mattino, incantano il Sassolungo di Cibiana,gli Sfornioi e il gruppo del Bosconero. Ci immettiamo poi a sinistra sull'alta via n.1 che in leggeri saliscendi porta inizialmente ad una forcella, e poi svoltando verso est sale lentamente un costone a tratti erboso a tratti roccioso attrezzato in alcuni punti con corde fisse fino ad una grande conca cosparsa di grossi massi, con grandiosa vista sul Civetta , ed una sella -Schenal del Bech 2300m- dove si lascia l'alta via e si prende a destra come indicato su un grosso masso da una freccia rossa con scritta "Alleghesi". Risaliamo una conca detritica che troviamo ancora innevata e dopo un breve tratto attrezzato ed alcune facili roccette si arriva all'attacco della ferrata (h.8). Armin in maglietta gialla e tuta azzurra tre quarti sembra in pigiama. Gli metto l’imbrago e il caschetto rosso per dargli un po' di tono alpinistico. L'inizio di questa ferrata è verticale ed esposto, attrezzato con pioli e scalini, e rappresenta un test significativo delle difficoltà che s’incontreranno. Superato questo primo salto verticale si traversa a sinistra per risalire ancora su staffe ed una successiva scaletta in ferro. La via, continuamente segnata in rosso, continua all'interno di un canalino, superando facili gradoni di roccia , al termine del quale una breve placchetta sposta lo sviluppo della via sulla sinistra ; per Armin è un gioco, si sente sicuro a salire davanti a me, legato dal suo cavo e tramite ulteriore cordino anche a me che ne seguo da sotto la veloce progressione. Lo fotografo proiettato tra il grigio/rosa della Dolomia e il blu himalayano del cielo sopra. Pur in massima sicurezza l’esposizione è notevole e non so se potremo far vedere le foto alla mamma. Ritorniamo all'interno di un altro canale anch'esso caratterizzato da gradoni di roccia e dove la corda si utilizza prevalentemente come scorrimano. Si continua su facili roccette guadagnando quota fino ad un salto verticale dove, oltre alla fune, anche dei pioli in ferro aiutano a progredire uscendo finalmente dalla prima lunga serie di canali che caratterizzano la ferrata fin dall'attacco. In alcune sezioni la verticalità è assoluta e lo spazio intorno veramente aereo permettendomi di scattare foto incredibili. Armin sembra in cielo. Ad un tratto le nubi salgono dal basso, ci circondano fumanti e proseguendo la loro fuga termica verso l’alto, ci riconsegnano poco dopo al cielo che più blu non si può. Ci troviamo così a risalire in cresta a quota 2550m su roccia inclinata a 45° girando le spalle alle stupende torri del Civetta, che appaiono sotto di noi. In una nicchia una bella madonnina, piccola, non disturba l’immensità in cui è inserita, bell’immagine dell’umiltà di Maria. La cresta ora volge a sinistra, verso il centro della sottostante parete su cui corrono le vie dal sesto grado in su. Rispetto all'attacco siamo a circa metà della ferrata e dopo vari canalini e tratti in cresta arriva il primo camino -2730m- lungo ma ricco di staffe. In verticale verso la sommità della cresta nord a quota 2820m si cammina su terreno detritico traversando poi a sinistra, con sempre più vedute sulla valle sottostante e il verde occhio del laghetto Coldai. Usciti da un ultimo canale inizia la risalita in cresta con alcune roccette non attrezzate e terrazzi detritici. I tratti attrezzati non sono finiti ma ormai la vetta è vicina. Giriamo un video in cui salutiamo mamma e gli chiediamo scusa per lo scherzetto che gli abbiamo fatto. Poi per la facile e abbastanza dirupata ma larga cresta muoviamo gli ultimi passi(video filmati) verso la croce che Armin bacia e abbraccia. Cima Civetta -3220m(h 11.45). In una settimana il mio super bimbetto di 9 anni s’è fatto Marmolada e Civetta….graaandeeee Armin. Foto a tutto andare anche se l’orizzonte lontano è coperto da nuvolaglie ma il senso di stare proprio in alto, è inverosimile e ce lo gustiamo tutto. Le Moiazze sembrano nanetti e la presenza di Alberto Dallò ci regala alcune foto memorabili come quella in cui tengo in braccio Armin davanti alla croce di vetta. Pelmo e Antelao giganteschi ma non più di noi, e le Tofane e dietro fino al Collalto e al Gross Venediger. Ci fermiamo al sole di cima un’ora a riposare e riprenderci dalla fatica e poi scendiamo lungo il pendìo est in direzione del rifugio Torrani che raggiungiamo dopo 20'. Iniziamo a scendere nel canalone detritico del Vallon e ad un certo punto fotografo una curiosa struttura rociosa che assomiglia a due rocce che siscambiano un bacio. Bellezza e magia per chi vede l’anima dietro la roccia. Iniziano i tratti attrezzati che in alcuni punti non sono da sottovalutare sia per la stanchezza che affiora (soprattutto il famosissimo Passo del Tenente insidioso passaggio sullla via normale di cui rappresenta il passo chiave). E’ una placca liscia spiovente sul baratro, ovviamente attrezzata che incute timor reverenziale vista la sua forte esposizione e che noi superiamo in discesa alle 14.30. Le nebbie che sono salite contribuiscono a rendere tenebroso e tetro il momento. Comunque Armin regge bene sia fisicamente che mentalmente e mi trasmette sicurezza e affrontiamo poco dopo anche il Passo dello Stemma, simile per morfologia ed esposizione al precedente. Il sole protagonista di giornata, torna a far capolino oltre le nubi e ci regala atmosfere surreali. A quota 2400m raggiungiamo il ripido ghiaione sottostante ma ci attende una piccola sorpresa: il nevaio alto un paio di metri, si è ritirato e per raggiungerlo dobbiamo spiccare un balzo di circa 1 metro. Chiedo ad armin se se la sente di provare che lo tengo con la corda. Si butta e ci arriva proprio a pelo! Sono le 15e siamo a terra. Poco dopo il sole ci regala un altro scatto magico perché per uno strano gioco di riflessi viene proiettata l’ombra di uno sperone roccioso sulla retrostante nube cerchiata di luce. Percorriamo ora in direzione Coldai le grandiose architetture rocciose del Civetta lato sud, fatto di tante torri e pinnacoli che a Nord si fondono nell’incredibile struttura della parete più bella del mondo. Quando scendendo si profila davanti a noi la sinuosa cima a trampolino dello Spiz de gallina fasciata di verde alla sua base, chiedo ad Armin se vuole salirla e mi sorprende dicendomi di sì. Dieci minuti dopo siamo seduti sul blocco di pietra squadrato che sta sulla piccola e ardita cima che guarda dall’alto la Val di Zoldo e il Rifugio Coldai tornato ad esere la stella polare visibile che guida i nostri passi sula via del ritorno. Scendiamo a salti fra l’erba e poi nuovamente sul sentiero con il Pelmo immenso contro cui sembra di andare a sbattere. Alle 17 ripassiamo dal Rifugio, poi nuovamente da Forcella alleghe a contemplar ancora l’immensità del Pelmo che sfoggia le sue pareti rocciose come la ruota di un pavone e poi alle 18 siamo nuovamente nelle braccia del Civetta che si mostra in tutta la bellezza dei colori dolci della sera che ne accarezzano la parete. Sembra sorriderci e sussurrare lieve che gli ha fatto piacere la nostra visita. In silenzio assorbiamo la sua energia e torniamo felici alla nostra casetta, giù in valle.
Foto1 Armin in cengia Foto 2 Armin in parete Foto3 Io e Armin in braccio

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