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   volo sul Col dei Bos via Alverà, 31/07/2008
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  passo falzarego,ristoro Strobel (2050m)
Quota attacco  2150 m
Quota arrivo  2500 m
Dislivello  350 m
Difficoltà  D+ / V+ ( V+ obbl. )
Esposizione  Sud
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  friend e cordini per integrare
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Oggi 31 luglio del 2008 chiudo questa bella estate del 2008 ricca di giri coi bimbi e di scalate con Gianantonio che anche oggi sarà il mio partner per questa cima sopra il Passo Falzarego. Faremo lo spigolo sud del Col dei Bos per la Via Alverà. Dal Passo si scende per circa 1 Km in direzione Cortina finchè sulla sx si trova il grande spiazzo del ristorante "Strobel" con ampia possibilità di posteggio. Dal piazzale ci muoviamo alle 6 in direzione delle Torri del Falzarego seguendo il sentiero che inizia a fianco del ristorante per circa 15' fino ad incrociare una vecchia strada di guerra oggi sentiero cai 412. Si prosegue in piano verso dx fino ai ruderi di un ospedale militare di guerra oltre il quale si stacca un sentierino pianeggiante che costeggia la parete del Col dei Bos. Seguirlo sino a portarsi all'estremità destra, sotto la direttiva dello spigolo sud. Dopo aver superato terreno ghiaioso il sentierino sale lungo un canale circondato da un'ampia distesa di erba verde. L'attacco è posto circa a metà del canale sotto una bella placca. Ci arriviamo alle 6.45 e alle 7.30 comincio ad arrampicare. Saliamo a comando alternato. 1° tiro: salire per la rampa senza percorso obbligato puntando appena a destra della macchia di mughi più alta. Proseguire sino a un pulpito dove si sosta (anello cementato). 40 Mt., III, IV-, diverse clessidre. 2° tiro: salire la placca sovrastante la sosta puntando ad un albero secco, a sinistra del quale si trova la sosta (1 spit+1 chiodo). 32 Mt., V, IV, diverse clessidre. 3° tiro: traversare a sinistra lungo la terrazza erbosa entrando in un diedro canale. Lo si risale un poco, fino a quando è obbligatorio traversare verso destra (appigli levigati). Poi ancora alcuni metri in verticale fino alla sosta (anello cementato). 30 Mt., I, III, 1 clessidra. 4° tiro: salire lungo la placca lavorata senza percorso obbligato andando a sostare (anello cementato) alla base della parete gialla un poco a destra del camino verticale. 22 Mt., III+. 5° tiro: si traversa a sinistra in direzione del camino verticale che si sale sino a quando la roccia diventa molto nera. Sostare (anello cementato). 22 Mt., V, IV, 2 chiodi. 6° tiro: lunghezza chiave della salita. Gian sale lungo il camino che in alcuni punti presenta passaggi in leggero strapiombo sino ad uscire su di un piccolo ripiano da dove partono due fessure. Con passo atletico e delicato si porta verso la fessura di destra che sale “soffiando” con difficoltà sino alla sosta (anello cementato). 23 Mt., V-, V+, 1 friend incastrato, 4 chiodi (di cui 2 vicini). 7° tiro: parto tranquillo per salire su facile terreno sino alle placche superiori, quando comincio a cercare la sosta. La corda mi tira un poco e mentre mi guardo in giro per trovare dove proseguire, mi sposto col busto. Per riequilibrarmi afferro una sporgenza rocciosa all’altezza circa del mio viso e ricordo distintamente il rumore “frrrr…” che sento. La protuberanza si sbriciola letteralmente nella mia mano e perdo l’equilibrio all’indietro. Colto di sorpresa capisco che cado e penso immediatamente al fatto che non ho mai rinviato e che quindi potrei cadere a lungo. Pochi attimi dopo lo schianto alla base del breve muretto mi blocca e mi ferma. Bene, penso e mi rialzo però con un forte dolore alla caviglia dx. Chiamo Gian e gli dico di salire. Mi raggiunge e gli dico che sono in grado di continuare ma deve arrampicare sempre lui davanti e man mano vedremo come va. Sono le 10.30, Gian termina il tiro e mi recupera alla sosta. Fortunatamente con dolore ma puntando la scarpetta riesco ad arrampicare…ho più problemi a poggiare il piede a terra e camminare. 27 Mt., I, III+. 8° tiro: si prosegue per placca lavorata con percorso non obbligato sino alla sosta 40 Mt., IV-, 1 chiodo. 9° tiro: arrampicare in prossimità dello spigolo, sino alla sosta (anello cementato). 30 Mt., III. 10° tiro: ancora lungo il filo dello spigolo. Raggiunta la parete giallastra del torrione sommitale si piega a sinistra sino alla sosta(anello cementato). 35 Mt., III. 11° tiro: ignorare il camino sopra e seguendo una facile cengia, traversare a sx fino alla sosta 20 Mt. I. 12° tiro: salire la placca sovrastante obliquando a dx. Dopo un passo delicato si prosegue sempre verso dx puntando alla nicchia alla base del camino (libro di via) dove si sosta (anello cementato). 22 Mt.,V,IV, 2ch. 13° tiro: spostarsi a sx qualche metro. Poi salire il difficile e stretto camino restandone all'esterno. Tiro breve ma duro, in cui ricordo di aver dovuto stringere i denti per il dolore. 8 Mt., V+, 1 chiodo. 14° tiro: salire il canale di sx sino ad uscire sulla terrazza sommitale dove si attrezza una sosta 25 Mt., I, III. Ce l’abbiamo fatta, ci abbracciamo ho le scarpette che cambio immediatamente con le scarpe da trekking e poi prendo a seguire Gian camminando sull’erba della cima. Ad un certo punto gli dico che va bene, di non preoccuparsi per me e di scendere pure al suo passo che io sarei arrivato dopo al mio ritmo. Mi dice se son sicuro, glielo confermo e ci salutiamo. Penso fra me e me di metterci un ‘oretta in più del necessario e alle 13 ci salutiamo. Passeggio bene sull’erbetta ma appena arrivo in cima sul sentiero e appoggio il piede sui sassi, parte il dolore e comincio a zoppicare ..e a preoccuparmi. Arrivo zoppicando e saltellando al canalone che divide il Col dei Bos e la Cima di Falzarego. Comincio a scendere nel canale seguendo il comodo sentiero e mi fermo sempre più frequentemente per riposarmi e riprendere fiato dai continui saltelli sulla gamba sx. Mi guardo in giro ma non c’è mai nessuno. Molto più in basso sono avvistato da dei ragazzi che s’avvicinano notando la mia andatura e mi prestano un bastoncino che mi aiuta a camminare senza dolore ma non certo ad andare più veloce. Ripasso nei pressi dell'ex ospedale militare e dopo 5 ore di tormento,alle 18, arrivo finalmente nel parcheggio dove ritrovo Gian che preoccupato mi chiede del ritardo e che stava pensando a chiamare i soccorsi. Non avendo il cellulare, non avevo potuto avvertirlo. Mesto salgo in macchina. Domani era il giorno previsto per il ritorno dalle vacanze e non potrò neanche guidare. Due giorni dopo mi vede Giamba( il mio amico fisioterapista) che esclude fratture e mi diagnostica una forte distorsione della caviglia con probabile piccolo allungamento dei legamenti e mi dice che secondo lui la lastra è inutile. Mi fido e tengo la stampella per circa due settimane e poi gradualmente riprendo a camminare e subito dopo a corricchiare ma quando 20 giorni dopo proverò a salire sul Disgrazia, la gita terminerà sulle pietre sconnesse ancor prima di iniziare a scalare…ma questa è un’altra storia.
Foto 1 il Col dei Bos Foto2 sul quinto tiro Foto 3 tiro 12
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