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   La leggenda della Cassin al Medale, 24/06/2008
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Laorca (500m)
Quota attacco  750 m
Quota arrivo  1029 m
Dislivello  300 m
Difficoltà  D+ / VI- ( V+ obbl. )
Esposizione  Sud-Est
Rifugio di appoggio  nessuno
Attrezzatura consigliata  normale da roccia,roccia a tratti molto unta che obbliga a passaggi differenti da quelli originali
Itinerari collegati  Corna di Medale (1029m), Cassin - Dell'Oro (1931)
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento Il 10/02/06 con Filippo partiamo per la prima volta in direzione Lecco per affrontare la Via Cassin in Medale. La Parete del Medale s’infiamma oltre i tetti ancora in ombra della piccola frazione di Laorca e promette una giornata indimenticabile. Salendo nel bosco il suo profilo aguzzo si staglia nel blu del cielo e non vediamo l’ora di metterci le mani ma questo tentativo s’infrangerà principalmente nel bosco sottostante dove finiamo incredibilmente per perderci e dove girovaghiamo fino alle 13 quando finalmente troviamo l’attacco della via. Saliamo i primi quattro tiri della via e non avendo più la giornata a disposizione, decidiamo di scendere in doppia da dove siamo saliti. La giornata ci regala ancora un tramonto incredibile verso le rocce del Resegone, cui facciamo diverse foto ricordo nella luce incredibilmente arancione. Circa un anno dopo, il 17/01/07 ritorno con Stefano. Raggiungiamo Laorca alle 10 e ci dirigiamo nel bosco in una bella giornata invernale mite come solo sanno esserlo, quelle in riva ai laghi. Quando arriviamo nei pressi dell’attacco anziché seguire il sentierino rimonto le rocce basali che sono aggirate dalla stradina. Salgo e quando provo a fare aderenza, la scarpa mi scivola completamente via. Nel tentativo di forzare l’aderenza mi alzo praticamente in piedi ma mi sbilancio all’indietro, perdo l’equilibrio e il controllo e comincio a cadere per quei 3/4 metri arrampicati fino a sbattere sul sentiero dove Stefano provvidenzialmente mi arresta altrimenti sarei caduto per qualche alto metro nel sottobosco. Risultato dell’esperimento: mano sanguinante ed escoriata, scarpe non adatte all’arrampicata in placca, giudizio improferibile sullo pseudo alpinista. Dopo un poco di pulizia e di manutenzione dell’arto( faccio l’infermiere!) decidiamo comunque di attaccare. Parto io per il primo semplice tiro, poi Ste fa il secondo e io il diedro del terzo tiro. Ste sul quarto tiro comincia a far fatica e ad un certo punto vola giù senza farsi male ma appare scoraggiato e io non ho le forze ne la convinzione per dirgli che possiamo farcela. Mi fa provare il tiro ma quando lo recupero in sosta, decidiamo di metter mani alle corde e calarci in doppia. Il 9/5 dello stesso anno ritorno con Ale e partiamo presto convinti che sarà lunga ma che ce la faremo. Alle 6 siamo già a Laorca e la nostra parete riposa ancora nell’ombra, i primi raggi di luce ci scaldano quando arriviamo all’attacco per le 7. Saliamo bene senza problemi a comando alternato fino al quarto tiro che supero io e Ale parte per il diedro del 5° tiro che è il primo ad unire alla difficoltà del V° grado anche una maggiore esposizione. Si blocca e non riesce ad andare oltre, ci riprova un po' di volte ma non riesce a passare e alla fine mi chiede se voglio provarci io. Scende alla sosta e riparto io ma riesco solo ad allungare di uno spit la via e poi anche io sento di non avere la forza e la convinzione per procedere in sicurezza su quei passi di aderenza a volte veramente unti. Architettato il piano per non perdere il rinvio, man mano mi calo e recuperata la sosta, per la terza volta mi calo dalla Cassin con l’unica magra consolazione di avere almeno scalato un pezzo del diedro e di averne raggiunto finora il punto più alto. Poi la Cassin la fanno Ste ed Ale che non raccolgono il mio invito ad aspettarmi. Ci rimango male e smetto di uscire con entrambi, salvo poi recuperare il rapporto di amicizia con Ste e successivamemte anche tornare insieme in montagna. Finalmente Filippo che ha preso ad arrampicare alla grande mi propone di ritornare alla Cassin ed è così che il 24/06/2008 riprendiamo la via del lago. Si tratta del secondo regalo di compleanno che Fil mi fa, dopo avermi accompagnato in grotta il 26/5 in occasione del mio 40° compleanno (dono di mia moglie Daniela). Raggiunta la frazione di Laorca (LC), parcheggiamo nello spiazzo in fondo alla strada nei pressi del cimitero e seguiamo le indicazioni del C.A.I. (Sent. n. 56-58) imboccando una stradina che risale il paese e poi costeggia il cimitero. Il fondo è in cemento. Seguiamo questa strada fino a quando ne incrocia una più grande a ridosso delle reti paramassi. La parete appare enorme in questa vista frontale, ce la faremo a superarla questa volta? Deviamo a destra e risaliamo per un centinaio di metri fino ad arrivare in prossimità della Baita del Pastur. Qui Imbocchiamo il sentiero di fronte alla baita (indicazione per la ferrata del Medale) e al bivio seguiamo per la ferrata; superata una zona ghiaiosa saliamo a destra sino a raggiungere le roccette iniziali della via (scritta in azzurro e fittone resinato). E così alle 11.30 siamo all’attacco di questo celeberrimo itinerario su roccia ottima, ormai untissimo a causa del continuo passaggio (una delle vie su calcare più ripetute dell'intera cerchia alpina). La via sale nel punto di minor resistenza della parete SE della Medale per una rampa obliqua da destra a sinistra, ubicata quasi in centro alla parete e ben visibile anche da lontano. L'arrampicata si svolge per diedri, fessure e placchette abbastanza faticose; le soste sono comode su cenge e terrazzi, gli alberi favoriscono l'assicurazione. Sconsigliatissima la salita nel periodo estivo causa l'eccessivo caldo e la presenza di un tipo di arbusti urticanti, la ruta, che produce ustioni e ampie bolle al contatto e di cui anche noi porteremo per tanto tempo i segni. Oggi Pippo sarà l’asso nella manica perché ha arrampicato molto in questo periodo arrivando a muoversi agevolmente fino al 6a/b e a toccare anche il 6c. Quindi saliremo a comando alternato e toccheranno a lui i tiri più duri( il diedro del tiro 5 che ci ha sempre respinti e il tiro successivo unto da 6°). 1° tiro: salgo obliquando a dx e poi a sinistra sino ad un terrazzino dove si trova la sosta. 25 Mt., III, 2 fittoni. 2° tiro: Fil sale la fessura (per evitare l'unto è possibile salire lungo la placca a sinistra della stessa) e prosegue lungo rocce rotte sino alla sosta. 25 Mt., IV, III, IV, 2 fittoni. 3° tiro: salgo lungo l’unto diedro di cui ho ormai imparato a memoria i movimenti, sino al suo termine; poco oltre si trova la sosta. 35 Mt., V, IV, 4 fittoni, 1 chiodo, 2 chiodi uniti con catena. 4° tiro: Fil sale verticalmente per qualche metro poi si sposta a destra e dopo aver superato dei salti ritorna a sinistra sino alla sosta. 35 Mt., V-, IV, III, 4 fittoni, 2 chiodi uniti con catena. 5° tiro: Fil mi propone di provarci ma non ne ho voglia, mi interessa solo finire una buona volta questa via e allora dopo essersi spostato a sinistra e dopo aver superato delle rocce unte, entrare nel grande diedro che sale sino al suo termine dove, sulla sinistra, si trova la sosta. 35 Mt., V-, IV+, 6 fittoni, 2 chiodi. 6° tiro: è il tiro chiave della via e Fil mi mostra come passare. Sale verticalmente la piccola paretina e successivamente traversa a dx, si alza qualche metro e ritraversa a sinistra sino ad entrare in un diedrino oltre il quale esce su di un comodo terrazzo (bivacco Cassin) dove si trova la sosta. 30 Mt., V+, IV+, 4 fittoni, 1 chiodo. Un luogo che sa di memoria e che fotografiamo con ammirazione e stupore. Poco prima del bivacco avevo fotografato uno spit affiancato ad un vecchio chiodo di Cassin: emozione e storia a braccetto. 7° tiro: riprendo ad arrampicare salendo il diedro sulla sx per circa 3 metri, poi traverso a sx sino a una rampa che conduce ad un diedro oltre il quale si trova la sosta. 45 Mt., IV, III, 1 nut incastrato, 3/4 fittoni. 8° tiro: tiro facile, mio e dopo i primi metri in verticale obliquo leggermente a destra per rocce rotte sino alla sosta, vicino ad una grotta con madonnina. 20 Mt., II, III, 3 fittoni. Preghiera e ringraziamento. 9° tiro: tranquillo ed elegante Fil traversa a sinistra,sopra il vuoto , fino a raggiungere lo spigolo. Prosegue poi lungo un diedrino tornando a destra a raggiungere la sosta. 35 Mt., V, IV+, 4 fittoni. 10° tiro: proseguo verticalmente, felice ed ebbro di gioia, perché il duro ormai è sotto, sino ad uscire su un terrazzino dove si trova un grosso masso appoggiato. 35 Mt., III+, 3/4 fittoni, 1 cordone. 11° tiro: Fil si sposta a sx e sale verticale lungo un diedro sino alla sosta. 25 Mt., IV, 2 fittoni, 1 chiodo. 12° tiro: il tiro della vittoria, seguo il canale andando verso dx sino all’erba della cresta dove c’ è il colletto che segna la fine della via e l’inizio del nostro abbraccio . Grazie Fil ora e per sempre. 30 Mt., III, II, 1 fittone. Sono le 17 e ci abbandoniamo sull’erba felici a raccontarci le nostre emozioni per questa cavalcata conclusa oggi ma iniziata insieme due anni fa. Bello, molto. Senza parole. Dopo più di mezz’ora ricomposti e rilassati iniziamo la dolce discesa seguendo la traccia (cavi metallici e catene) che in breve si collega al sentiero che scende dalla vetta della Corna di Medale. Il sentiero è ripido e perde quota molto velocemente. Si giunge alla base del Medale in corrispondenza del bivio con l'indicazione della ferrata Da qui mediante il sentiero percorso la mattina, si ritorna alla macchina.
Foto 1 il muro Foto 2 pippo sul traverso Foto 3 felici al colletto


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