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Il sogno dell'Eiger, 29/07/2006 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | oscarrampica |
Regione | Svizzera |
Partenza | Eismeer (3160m) |
Quota attacco | 3160 m |
Quota arrivo | 3450 m |
Dislivello | 300 m |
Difficoltà | AD- / III+ ( III obbl. ) |
Esposizione | Sud |
Rifugio di appoggio | capanna Mittelegi |
Attrezzatura consigliata | nda + picche e ramponi |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Complici anche i giorni passati in vacanza a Grindelwald con la famiglia in un ostello dal cui giardino si poteva ammirare la parete nord dell’Orco alzando lo sguardo, convinco Walter e Ste a provare la mission impossibile di salire l’Eiger attraverso la Mittelegigrat e discesa dalla parete ovest. Partiamo il 22 luglio 2006 dalla calura padana accompagnati da Vincenzo che poi passerà a riprenderci dopo essere andato a Lucerna. Destinazione Grindelwald , via Gottardo e attraversando mezza Svizzera saliamo a Interlaken ricca località turistica fra due laghi. Acquistiamo il carissimo (nel senso di costoso!) biglietto del trenino dello Jungfraujoch A/R, e partiamo dalla Kleine Scheidegg, affollata località famosa per la vista sulla Nord dell’Eiger. Sul vagone siamo gli unici muniti di pesanti zaini. Alla stazione Eismeer 3160 m scendiamo. Sono le 18. Alla nostra domanda ci viene indicata una specie di porta stagna in ferro, aprendola siamo investiti da una folata di aria gelida, siamo ancora in maniche e pantaloni corti, bisogna travestirsi da alpinisti prima di varcarla. Questa è la famosa porta sopra alla quale si consumò la più famosa delle tragedie avvenute su questa parete. Un buio tunnel con fondo a tratti ghiacciato esce sul ghiacciaio. La luce dopo il buio della galleria è abbagliante. Procediamo verso sinistra sul ghiacciaio Challifirn fino alla base delle rocce dove saliamo su per una placca parecchio, quasi troppo, liscia per farla con gli scarponi e da cui a turno siamo ricacciati indietro (io con la scusa degli scarponi slacciati). Poi finalmente Ste punto sul vivo, la risolve e ci recupera al suo termine. Da lì in poi per placche, facili cenge, pietraie e rocce rotte, arriviamo in vista della capanna che raggiungiamo con un ultimo strappo alle 20, che ci deposita al nido d’aquila posto proprio sul filo di cresta. Simpatica accoglienza della teutonica rifugista (sulla quale con Ste rideremo per anni facendole il verso nella sua rude parlata). Poi a nanna cullati da sogni di gloria, nel sottotetto della piccola baita. L’indomani sveglia alle 4 ma una cappa di nubi copre tutto e nessuno parte. Il gruppo di alpinisti decide di aspettare l’alba per valutare la situazione. Nessuno parte, nemmeno la guida con il cliente. Ci accodiamo in attesa. Poi quando arriva la luce e un forte vento la montagna assume un aspetto apocalittico con le nubi che riempiono tutto il versante sud e la cresta Mittelegi che le ferma lasciando l’azzurro a nord. Ma nessuno si fida a partire, e quando la guida decide di lasciare tutti si accodano. Io insisto per provarci, per provare a fare qualche tiro e poi valutare, ma i miei soci non mi ascoltano. Mi arrabbio ma non serve a niente: nessuno si decide e non capisco perché in quanto le situazioni non sono così terribili. Alla fine alle 8 scendiamo anche noi e alle 9.30 siamo di nuovo all’Eismeer. Abbiamo tempo in attesa dell’appuntamento con Vincenzo per la sera e allora scendiamo a piedi, col tempo che piano piano migliora e io mi danno. A mezzogiorno la parete nord è sgombra e il cielo quasi azzurro, alle 13 quando siamo quasi a Grindelwald, il cielo è sgombro di nubi. Non riesco a guardare la tetra parete illuminata dal sole e il cielo azzurro senza macerarmi nella rabbia per non essere lassù ma ormai è inutile…
Foto 1 Eiger e Monch la sera Foto 2 nubi al mattino sull’Eiger Foto 3 Eiger a mezzogiorno grrr… |
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