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   1,2,3,(7) punta scaaaaaaais, 15/07/2006
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Fiumenero (700m)
Quota attacco  2900 m
Quota arrivo  3038 m
Dislivello  200 m
Difficoltà  AD / IV ( IV obbl. )
Esposizione  Sud
Rifugio di appoggio  Baroni al Brunone
Attrezzatura consigliata  normale da alpinismo su roccia; corda da 50mt, dadi medi, casco, cordini
Itinerari collegati  Punta di Scais (3038m), cresta Sud integrale
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Punta scais cova sempre sotto le ceneri e il wekend del 19/20 giugno 2004 riparto, stavolta con Giacomo, nuovamente alla volta del Brunone dove abbiamo intenzione di passare la notte per attaccare il nattino dopo la punta dei sogni. Passiamo una serata in allegria nel rifugio prendendo la scena con i racconti del mio passato alpinistico e non solo e conoscendo Stefano (come al solito in compagnia femminile) che diventerà da allora mio compagno di scalate ma soprattutto un grande amico. Negli occhi di Stefano balena e si manifesta l’intenzione di alzarsi il mattino dopo per venire con noi all’assalto ma poi nel buio del mattino siamo soli ad affrontare il gelo che ci accoglie. Il tempo è brutto, soffia un vento gelido e procediamo sulla vedretta ghiacciata in direzione Scais Redorta. Giunti all’altezza del divallamento che scende sotto la corona di scais le nuvole scendono su di noi e coprono completamente la visuale. Non avendo neppure più la possibilità di orientarci facciamo, dopo aver insistito per un poco, ed esser stati investiti da una piccola bufera di neve, dietrofront. Ritorniamo al rifugio, ritroviamo Stefano con cui ci diciamo che magari quest’estate ci si risente e poi torniamo convinti di riprovare. L’occasione capita circa un mese dopo e il 9 luglio ripartiamo da Pandino per tentarci in giornata. Stavolta è invece il caldo infernale a metterci in difficoltà e dopo il Brunone cominciamo ad affondare nella neve ancora alta e resa poltiglia dalla torrida giornata. Fatichiamo a salire tra sole sudore e neve pastosa e quando gente che torna dal Redorta ci dice che andare avanti con quella neve è impossibile e che sullo Scais sarebbe troppo faticoso, ci fidiamo del loro parere e rprendiamo ancora una volta,mesti, la via della valle.
Due mesi dopo ,con il morale alto per la vittoria sul Badile, parto con Robi per l’ennesimo tentativo (il 7°!).
Siamo più forti, più consapevoli, alpinisticamente un poco cresciuti rispetto alle prime uscite e confidiamo di farcela in giornata. Alle 6 lasciamo Fiumenero, alle 7.45 siamo al Pian dell’Aser e un’ora dopo facciamo tappa al Brunone. Alle 9.30 ripartiamo e siamo felici di camminare ancora sulla neve della Vedretta di Redorta( che si trasformerà in pietraia in tante estati successive)e puntando all’evidente intaglio della bocchetta di Scais, calziamo i ramponi. Alle 11 siamo alla Bocchetta di Scais, dove ci mettiamo in assetto di guerra e guardiamo l’immenso Coca. Ridiscendiamo qualche metro per andare a prendere l’ evidente canale-diedro verticale che sale verso la cresta della Fetta di Polenta, e lo si supera con non facile arrampicata, sino a fare sosta(15m con qualche passo di III°) al suo termine. Per rocce rotte e sfasciumi instabili, arriviamo facilmente(I°/II°) sulla sommità della quota denominata “Fetta di Polenta”(m 2997-ometto)a mezzogiorno, a guardare il torrione curò e la punta dei nostri sogni, che sembra ora tanto vicina. Traversiamo sul filo di cresta verso Nord per alcuni metri, poi, aggirata a sinistra(Ovest) una piccola elevazione del crinale, si raggiunge in discesa una piccola forcella, dove arriva il Canale Est di Scais. Da questa forcella si risale, superando verso destra un altro risalto della cresta e raggiungendo in discesa l’intaglio alla base del Torrione Curò; da questo si attacca il Torrione scalandolo per una specie di diedro camino che attacco deciso e sicuro, fino a quando faccio sosta su uno spuntone, recupero Robi che poi riparte per arrivare in cima alle 13.30 (25m di II°+/passi di III°; sosta su spuntone). Com’è diversa ora la situazione da quando ci arrivammo un anno fa in con metro di neve e non riuscimmo a rinvenire le fettucce per la calata. Ora tutto è bello, sereno, blu il cielo e lieti i nostri cuori non spaventati dagli abissi che si spalancano davanti ai nostri occhi.
Dalla vetta della Torre Curò(m 3012) si scende per qualche metro verso Nord, poi con una calata in doppia di 20m( vecchi cordini e fettucce in loco) si approda alla strettissima ed aerea bocchetta(m 2996) ove sbuca da sinistra anche il Camino Baroni della via normale di salita; da questo intaglio, seguendo l’ultimo tratto della normale, prima superando un salto di qualche metro, poi lungo una crestina aerea(esposto) ed infine lungo la placca Baroni (pass.IV-; chiodo per calata alla sommità di essa) , raggiungo la vetta(Punta di Scais, mt 3039-crocetta in ferro). Non ho tempo per abbandonarmi alla gioia, faccio sosta e inizio a recuperare Robi e mentre tiro la corda si srotola il film di tutte le volte che abbiamo provato a salire quassù. ora è tutto vero e quando apparirà Robi, sarò sicuro che non è un film. Il suo sorriso aperto è l’immagine della felicità in cui mi rifletto. Ci abbracciamo commossi e parliamo come ci fossimo liberati da un incubo durato troppo tempo. da lassù sembra che il tempo si sia fermato e guardiamo come in una fotografia il vuoto che ci circonda. Mezz’ora di estasi che vorremmo durasse l’infinito…ma siamo lontani da tutto e da tutti..e dobbiamo scendere. Prendiamo la via del Nord cercando il percorso migliore per scendere sulla sottostante Vedretta che ci attende bianca e gelida. Non c’è nessun riferimento e procediamo cercando il facile in quell’ammasso sfasciumato della digradante dorsale. Percorso accidentato, complesso, ostico, con pochi passi di II° ma uso continuo delle mani alla ricerca di equilibrio e solidità e che dura un tempo prolungato con la neve là in basso, che si avvicina ma pare irraggiungibile come un miraggio. Stress psicofisico.
Alle 17.30 con un balzo thrilling oltre la bocca spalancata della crepaccia terminale anche io atterro(dopo aver visto con apprensione il salto di Roberto) sul nevaio e con un secondo balzo mi allontano dal buco enorme. Felici, finalmente rilassati camminiamo allegramente in direzione del muro del porola di cui dovremo risalire un inciso canalone poco prima della vetta e che dà sul versante della vedretta del Lupo.
Ci arriviamo un’ora dopo, sfiniti, e disfatti dalla faticosa risalita. Propongo a Robi di salire anche sul Porola(mancheranno 10/15 minuti), ma non ne vuole sapere, e non me la sento di insistere. Ridiscendiamo allora dalla normale del Porola, pochi passi in salita per risalire al Passo coca,affaticati ma entusiasti perché saranno gli ultimi e poi ci lanciamo vs il Rifugio Coca dove arriviamo alle 20.30. Pausa di ricomprensione e poi giù per l’ultimo sforzo con utilizzo della frontale. Scendiamo lenti e solo la luna che sale ad applaudirci rinfranca i nostri sforzi e premia la nostra giornata. la guardiamo accompagnarci vs Valbondione e di tanto in tanto spegniamo le luci per godere del suo bacio scintillante. Si conclude al buio, nella quiete della notte un percorso di tanti anni, tante fatiche e soprattutto di tanto entusiasmo. Troveremo altre vie, altre montagne,altri sogni senza dimenticare quelli che abbiamo già vissuto. la luna è salita in alto,grande e dispensa coriandoli di luce su una giornata di gloria indimenticabile. Grazie robi, grazie Signore perché ci permetti questa simbiosi col tuo Creato.
Foto 1 approccio al Torrione Curò Foto 2 Roby in cima alla torre Foto 3 io e robi in cima
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