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   Pinnacolo di Maslana, Via "Pegaso Machine", 09/10/2019
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Onicer  Zeno   
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione (950m)
Quota attacco  1650 m
Quota arrivo  1850 m
Dislivello  200 m
Difficoltà  ED- / VIII ( VII- obbl. )
Esposizione  Nord-Est
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  Normale attrezzatura da arrampicata su roccia, noi avevamo friends fino al 3 BD con alcuni doppioni nelle misure centrali ed un eccentrico grande.
Itinerari collegati  Pinnacolo di Maslana (1850m), Pegaso Machine
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Torno a scalare dopo pochi giorni al Pinnacolo di Maslana; questa volta con Bruno per la rinomata via “Pegaso Machine” esplorata in gran parte da Andrea Savonitto e Massimo Sala e poi completata da Ivan Guerini e compagni nel 1981.
Percorriamo il sentiero un po’ emozionati per ciò che ci attende e per la bellezza dell’autunno a Maslana e nei boschi di faggio che si attraversano nel raggiungere la base del monolite.
A posteriori abbiamo scoperto che esiste un primo tiro originale non descritto nelle relazioni che si trovano su internet (compresa quella nel database di On-Ice) ma che permette di scalare di più ed evitare l’ultima disagevole parte di avvicinamento.
Ignari tuttavia di ciò raggiungiamo l’attacco comunemente utilizzato dove il “pari e dispari” assegna a me la “prima” lunghezza di corda.
Bastano pochi metri per essere totalmente avvolti da un’arrampicata magnifica, sempre impegnativa ma assai varia che in breve ci conduce all’assolata terrazza detta “Solarium”.
Tocca a me l’ostica fessura strapiombante del terzo tiro che completo in artificiale dopo essere caduto due volte a metà. In seguito spetta a Bruno ancora una lunghezza tosta che ci consegna all’ultimo tiro (lo avevo già percorso con Oscar in uscita da “Bingo Bongo”). Qui ci sorprende un bonario acquazzone che infradicia noi e la roccia rendendola assai scivolosa e costringendoci a buffi incastri per terminare la via.
Già durante le corde doppie torna però a splendere il sole che illumina il Pinnacolo mentre lo ammiriamo per l’ultima volta prima di tuffarci nel bosco.
Camminiamo discorrendo della doppia anima, classica e sportiva, che anima pacificamente questo luogo di scalata: siamo felici che per noi - alpinisti del terzo millennio - è disposta la preziosa opportunità di sorridere oggi all’una e domani all’altra faccia senza accuse di trasformismo ma con il solo intento di abbracciare più largamente possibile la montagna e le persone che da sempre la vivono e la rendono viva.

Mòla mia, leù!
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