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   bingo bongo al Pinnacolo di Maslana, 10/09/2016
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  valbondione (1000m)
Quota attacco  1650 m
Quota arrivo  1850 m
Dislivello  200 m
Difficoltà  D+ / VII ( VII obbl. )
Esposizione  Nord-Est
Rifugio di appoggio  
Attrezzatura consigliata  soste attrezzate con golfari trannela 2 riattrezzata con 2° chiodo ma ok per il resto si trovano un paio di chiodi e 1 friend incastrato.
Necessari friend e dadi e cordini
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Nell’era in cui il web viene usato addirittura per trovar moglie può capitare anche di frequentarsi prima via mail e poi decidere di conoscersi personalmente per andar in montagna insieme. Succede così che dopo qualche contatto e richiesta di info telematici ( galeotto fu lo spigolo nord del crozzon), Zeno mi proponga di aiutarlo in un opera di pulizia e relazione della via bingo bongo al Pinnacolo di Maslana. Come tutte le proposte particolari, mi avvince, e messi in chiaro i miei limiti d’arrampicatore che non lo fanno desistere dall’intenzione di provarci, ci diamo appuntamento nei dintorni di Nembro. Dopo esser passati a salutare Stefano ci dirigiamo vs Valbondione e poi su veloci e sbuffanti vs le baite di Maslana che sono sempre un luogo di meraviglia e poi su ancora quasi verticalmente boschi fino a quando alle 11 da sopra i rami appare questa roccia al sole circondata dal cielo blu e dall’ombra che ancora regna nel bosco alle sue pendici. E’ sempre una versione surreale, di una bellezza sorprendente come sanno esserlo certe immagini che la montagna regala ai suoi appassionati. Venti minuti dopo di risalita e traversata siamo sotto il pinnacolo che ha ormai assunto quella riconoscibile forma a missile che lo rendono il Cerro Torre della bergamasca…gli manca solo il fungo in testa. Abbandonato il sentierino più battuto (che si dirige vs il grottino, famoso per essere il punto di partenza delle celeberrime Risveglio e New Age) e lasciando alla nostra sx il pinnacolo, seguo Zeno su prati inclinati tra i50/60° dove servirebbero di più le piccozze che i bastoncini. Due lunghe corde fisse facilitano poi la risalita delle ultime decine di metri di prato, attraversando una zona che sembra quasi giungla malesiana fatta di tanta vegetazione e rocce lisciate dalle piogge torrenziali. Siamo sotto le enormi placconate verticali che caratterizzano le mitiche vie che percorrono la parete sudest del mostro(oltre le nuvole,pegaso machine e tante altre impossibili per l’arrampicatore che sono…). Alle 11.30 la nostra faticosa risalita che finisce contro l’erboso diedrino di partenza della via: lasciamo gli zaini e mezz’ora dopo Zeno parte deciso e sicuro nell’arrampicare, deciso e veloce nel piazzare le protezioni. Bello da vedere e preoccupante per la facilità con cui sale aprendosi in ripetute spaccate. Si parte nel diedrino un poco intasato d’erbe che segnalano la scarsa frequentazione della via e poi tecnico e d’equilibrio il primo passo del traversino che porta a rocce più rotte da cui si raggiunge S1 (due golfari) alla mitica placca appoggiatissima che tante volte avevo ammirato da lontano e che è chiamata propriamente “Solarium” vista l’eccezionale e favorevole esposizione. ( Tiro 1 40 m 5b). Attraversata camminando in punta di scarpette la placca, si arriva alla fessura dove inizia ufficialmente il tiro 2:ci si alza prima in fessura e poi passo duro in placca prima di raggiungere una lama in stile Val di Mello che con qualche passo in Dulfer permette di passare sopra al tetto e deposita nella triangolare grotta dove Zeno, utilmente, aggiunge un secondo chiodo alla sosta e ribatte il primo, mentre io inutilmente perdo il secchiello. Questo tiro dopo l’inizio più semplice, sale dritto vs il cielo, duro per me, continuo, verticale, con gli avambracci che iniziano il loro coro di protesta, ma alla sosta mi portano comunque (S2, un chiodo vecchio e uno nuovo aggiunto da Zeno). Zeno mi scatta dall’alto alcune foto ( una in particolare mentre arrampico e mi s’intravede da una fessura) che sono fra le più belle del mio repertorio da climber. (Tiro 2 30m 5c). Siamo in un oceano verticale con i lisci verticali di Pegaso Machine alla nostra sx e per fortuna una fessura che sale verso l’alto pare indicarci la via di fuga. Zeno parte tranquillo e sicuro come al solito proteggendosi velocemente e quando arriva in sosta (S3,un golfaro nuovo e uno spit vecchio) scatta una foto che sembriamo sul Capitan verso di me che lo assicuro sotto la sua verticale. (Tiro 3 35 m 5c) Quando lo raggiungo, inizia pure a piovigginare e Zeno per alzarmi definitivamente il morale sostiene che non sia bene passare a dx dove va la via originaria (cordone rosso incastrato) e dove troneggia il Torrione Centrale perché più incasinata ma salire dritti per la fessura strapiombante davanti a noi e che è l’ultimo tiro di Pegaso Machine(VII). Lui passa agile come se fosse facile...io riesco ad imitarlo fino quasi alla fine della fessura quando lo strapiombo aumenta: ci vogliono forza e decisione per mollare la fessura in cui ho incastrate a mo di attack le braccia, afferrare il buon spuntone ,alzarsi di piedi e spingersi sul terrazzino. Ma queste righe sono solo un racconto… io in realtà afferro solo lo spuntone e poi mi trovo appeso alle corde a chiedere a zeno di essere calato a valle. Obbedisce, ma mi cala solo una decina di metri fino all’inizio del tiro. Ricordando l’imperativo dell’alpinista klassico ke passa sempre sul facile aggiro da dietro a dx la roccia fessurata e risalito un muretto di 4° arrivo anch’io al terrazzino. Ora mi divide da Zeno solo un camino. Sono bruciato e non avendo la forza di passarlo( bene) all’esterno, lo passo (male) stando all’interno . Come un pesce esco fuori solo se sono obbligato, zeno mi rincuora dicendomi che è VI°..si, rispondo io, della scala contorsionistica… visto lo stile dei miei movimenti. (Tiro 4 VII° 40 m,Pegaso Machine). Ma alla fine recupero il cielo (S4) e una fiammata di gioia mi riempie quando zeno mi dice: vai! ....concedendomi di fare da primo i pochi passi sul facile appicco finale dove ci attende la madonnina. Mi sorprende il gesto di Zeno perché fatto con genuinità e la generosità tipica di chi trae soddisfazione da quella degli altri…atteggiamento che non è facile trovare in un ragazzo così giovane. La abbraccio, la fotografo, facciamo insieme una preghiera e siamo contenti di abbracciarci. Leggo nel sorriso semplice di Zeno la gioia di vedermi felice. Non ero mai stato lassù: a perpendicolo su Valbondione e sull’ex linea del trenino che attira da sempre la mia curiosità. Vicino alla madonnina lo sguardo sereno plana sulla valle ai nostri piedi chiusa a sud dal Soliva imbronciato fra le nubi delle 14.30 del pomeriggio. Chiacchieriamo un poco di monti e del mondo e poi alle 15 disarrampichiamo alla sosta prima dell’ultima placchetta da cui due entusiasmanti calate nel vuoto di cui la prima e parte della seconda in strapiombo ci riconsegnano alla sosta sopra la placca Solarium. La terza e ultima doppia ci riconsegna alla base e all’acqua(h16). Scendiamo velocemente le corde quasi fisse col mezzo barcaiolo, poi sosta alla fontana di maslana per bere e pulire le mani annerite dalla discesa sulle corde fisse. Viaggetto mangiucchiando mentre il dolce dolore alle braccia non permette di dimenticare una meravigliosa giornata, ma soprattutto la meravigliosa persona con cui ho arrampicato. Zeno sei un grande...A NOI PIACCION TUTTE. Tiro 1 40 m 5b(diedro erboso) , tiro 2 30m 5c, (fessura,raccordo duro e lama ) tiro 3 35 m 5c, ( diedrino fessura ) tiro 4 VII° 40 m(pegaso machine), tiro 5 10 m II°. Foto 1: il pinnacolo Foto 2 : zeno sul primo tiiro foto 3 : Zeno sul tiro 3
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