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   via casari zecca, 18/08/2016
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  piani di bobbio (1200m)
Quota attacco  1350 m
Quota arrivo  2100 m
Dislivello  200 m
Difficoltà  AD+ / V- ( V- obbl. )
Esposizione  Nord
Rifugio di appoggio  rif. lecco
Attrezzatura consigliata  nda
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Paradossale preambolo a questa giornata è che dovevo essere al Carè Alto con Stefano che invece giocando con me a calcio in avvincente competizione coi nostri figli è volato in sandali sull’erba bagnata e si è schiacciato il nervo sciatico rimanendo bloccato per oltre una settimana. Recupero allora le giornate programmate e liberate da impegni familiari andando l’8/8 con Nadir nella zona dei Campelli. Secondo appuntamento arrampicatorio in pochi gg dopo aver arrampicato alla Cornagera pochi gg prima causa malessere mio che ci aveva fatto desistere dall’avventurarci in Presolana per fare la Bramani-Ratti. La falesia Cornagera, citata già nel 1910 dalla Guida del Touring Club Italiano come “Grignetta Bergamasca”, ha sempre rappresentato la palestra d’arrampicata dei Bergamaschi. È un ambiente suggestivo fatto di canaloni e “labirinti” racchiusi tra verticali pareti rocciose che ne fanno una sorta di canyon in miniatura, forse troppo vicino alla civiltà per essere giustamente apprezzato. E’un micromondo roccioso, fatto di torrioni, pinnacoli, pareti verticali, labirinti intricati, cavità e piccoli ghiaioni. Il tutto a poche decine di minuti di cammino dal parcheggio di Aviatico, nei pressi di Selvino, in media Valle Seriana. Il 4/8 del 2016 dopo aver risalito la Val Seriana, arriviamo fino a Nembro e deviamo poi a destra per Selvino e saliamo fino ad Aviatico. Parcheggiata l'auto nella piazza del Municipio (1023 m), in corrispondenza del bivio per Ganda, e Gazzaniga, saliamo lungo il sentiero (segnaletica CAI n° 537) che parte sulla destra dell'edificio comunale. Dopo un primo tratto ripido, immersi in un fitto bosco, passiamo da un baitello diroccato, e per una traccia meno ripida arriviamo ai piedi dei ghiaioni che si stendono ai piedi dei torrioni , con un repentino cambiamento ambientale passando dal bosco alla zona calcarea dei pinnacoli e delle formazioni rocciose che vanno risaliti fino alla base delle pareti (1273 m). Arriviamo alle 8.30, 30 minuti circa dopo la nostra partenza. In evidenza appare subito il bel Torrione Longo e poco dopo Nadir che qui è di casa, sale in libera sulle belle rocce solide e lavorate con buchi di uno dei due Gemelli. Poi con vie trai 4° e il 6a ci divertiamo sui Gemelli e sul Torrione Longo. Alle 15 terminato di arrampicare, ritorniamo alla bacheca in legno con riportato lo schema della zona con relativi nomi dei torrioni (Longo, Garlini, Gemelli e Savina) e le varie vie di arrampicata, e saliamo lasciando la bacheca alla nostra destra, seguendo il sentiero n. 521 con bella vista sullo slanciato Torrione Savina. Scendiamo in un bel valloncello roccioso che percorriamo in tutta la sua lunghezza. Alla nostra sinistra si sviluppa una lunga e compatta parete rocciosa (della quale percorreremo la cresta più tardi), mentre a destra troviamo formazioni rocciose e piccole vallette laterali. L’ambiente è bello e suggestivo e al termine del valloncello, andiamo a sinistra (palina con indicazione per la vetta), ignorando l'indicazione per il Monte Poieto. Un facile sentierino pietroso ci porta alla base di un facile salto roccioso di 7-8 metri che saliamo con alcuni divertenti passi di elementare arrampicata. Al termine della salita seguiamo la facile crestina quasi pianeggiante. Sotto di noi a sinistra si trova il lungo valloncello percorso in precedenza. Ad un certo punto si scende ad un intaglio e riprendiamo la salita tra facili roccette in uno stretto canale e uscendo poi di nuovo in cresta. La seguiamo brevemente per arrivare al cospetto della croce di ferro posta sulla cima della Cornagera (q.1310, h 15.20). Poco prima della croce una traccia conduce ad una piccola Madonnina in pietra e da qui, in leggera discesa, ad una piccola croce in legno. Bello il panorama sulla bassa Valle Seriana e su Selvino e bello anche quello sui torrioni che profilati svettano sotto di noi. Salutiamo la vicina cima del Poieto con ristorante incluso e poi ridiscendiamo fino alla deviazione per il Monte Poieto che avevamo ignorato. Qui, invece di dirigerci verso la zona dei torrioni, andiamo a sinistra, verso il Poieto ed il Buco della Carolina (sentiero n. 537) attraversando vallette e piccole paretine. Scendiamo in una grande depressione circondata da alte pareti rocciose strapiombanti. Qui troviamo strettissimi canyon e poi in breve arriviamo all'ingresso del passaggio più stretto, nominato Buco della Carolina. Si tratta di una fessura rocciosa larga, in alcuni tratti, non più di 40 cm e lunga meno di un centinaio di metri. Sopra le nostre teste le alte pareti rocciose tendono a chiudersi; alcuni grossi massi incombono sopra di noi, bloccati tra le due pareti.Poi usciti dalla fessura, l'ambiente cambia improvvisamente e ci ritroviamo in una zona di bosco misto. Da qui, senza proseguire verso il Monte Poieto, torniamo sui nostri passi fino al parcheggio dove concludiamo la piacevole giornata. Per oggi 8/8 invece Nadir ha un appuntamento nel pomeriggio e allora optiamo per una veloce giornata plaisir con salita in funivia da Barzio dove partiamo al cospetto delle Grigne verso i Piani di Bobbio (h 9). Prendiamo l’ampia mulattiera per il rifugio Lecco (q.1780) con bella vista sulla Corna Grande e gli Zucchi Barbisino e Pesciola. Transitiamo per insolite macchie di vegetazione che sembra quasi mediterranea più che alpina, per lo scempio dei paloni delle piste da sci che rimangono a ricordare il primato dell’uomo sulla montagna e poi passiamo vicino al rifugio (dislivello di 150 metri) per poi risalire il vallone dei Camosci seguendo il sentiero più basso e lasciandoci alle spalle l’ambiente affollato. Guardando la parete opposta all'impianto, perpendicolarmente allo stesso, si nota un grosso masso con un lato triangolare verso cui dobbiamo puntare risalendo il ghiaione sul lato opposto dell’avvallamento. La parete dello Zucco di Pesciola sembra un antico maniero decrepito che non oppone muri invalicabili ma infinite soluzioni per divertirsi a salirlo. Una volta raggiunto il masso citato, ci si sposta verso sinistra salendo a ridosso della parete e la si costeggia fino ad incontrare l'attacco presso cui vi è una freccia sbiadita ed un cerchio rosso con la scritta “via comune”. Notiamo alpinisti alle prese con lo stupendo Diedro della Bramani e mentre ci prepariamo riesco a zoomare verso nord e ad ingigantire l’Aletschorn. Alle 10 siamo pronti e Nadir attacca il primo tiro salendo lo spigolo verticalmente fino a giungere alla sosta che è situata su un terrazzino in corrispondenza di un muretto verticale. 20 Mt., III. Parto io per il 2° tiro superarando il muretto, leggermente in strapiombo ma ben appigliato, appena a destra della sosta. Poi continuo lungo il canalino che sale in obliquo verso sinistra. Raggiunto un terrazzino con la vecchia sosta supero la fessura a sinistra che porta al pulpito dove si sosta comodamente. 30 Mt., IV, III+, IV. Infine nadir completa questo tratto salendo verticalmente le facili rocce e poi il canalino a sinistra. Superato un muretto verticale esce sull’ampia terrazza detritica. 20 Mt., IV-, I, 1 fittone (h 11). Ora ci spostiamo camminando e alzandoci verso destra per raggiungere l’inizio del bellissimo diedro, tiro chiave della via. Lo schema è sempre lo stesso: procediamo a comando alternato come una vera cordata; lui fa i tiri duri e io quelli facili. Dopo un passo in leggero strapiombo il diedro si allarga a canale e prosegue sino ad una comoda terrazza erbosa dove si sosta (2 fittoni+catena con anello, 1 chiodo cementato vicino). 50 Mt., V-, V, 11 fittoni, 1 chiodo a pressione, 1 sosta intermedia (2 fittoni+catena con anello). Veramente belli questi 50 mt(possibile spezzarli con sosta intermedia) che s’alzano assolutamente verticali verso il cielo con appigli ed appoggi sempre generosi ma in esposizione assolutamente dolomitica. Nadir s’alza s’alza e mi fa male il collo seguirne le evoluzioni e i movimenti. Sempre ben protetto e gradato dal IV+ al V, a seconda delle relazioni, è secondo me un IV+ sostenuto nel senso che probabilmente non ha singoli passi di V ma è assolutamente continuo…non finisce mai! Faccio poi io il 5° tiro traversando brevemente a destra e raggiungendo un caminetto oltre il quale proseguo per risalti erbosi leggermente verso destra sino un comodo punto di sosta (2 fittoni). 25 Mt., IV+, III, 1 chiodo, 4 fittoni. Nel 6° tiro, Nadir sale in verticale per rocce lavorate e raggiunge l'ultima sosta (2 fittoni+catena con anello). 25 Mt., III, IV, 4 fittoni. Riparto io e per gradoni verso destra in circa 20 metri sono in vetta allo Zucco di Pesciola (q.2100, h 12.30). Recuperando Nadir lo sguardo vola oltre il Pizzo della Pieve dove spiccano il Dom e il Trio del Vallese (Weissmies,Fletschorn e Lagginhorn) e più a destra la piramide del Pizzo Leone. Sotto di noi invece il verde dei piani di Bobbio col Rif. Lecco che par in procinto di gettarsi nel laghetto per trovar riparo alla calura. Lontani l’Aletshorn, il Finsterarhorn ma anche il Basodino della Val Formazza e oltre la cresta del Barbisino la grossa punta del Legnone. E tutt’intorno la cresta che ci unisce allo Zuccone Campelli con persone impegnate sulla Comici. Terminato il ricco tour fotografico, ci scattiamo una foto alla Madonnina affollata di escursionisti e dopo aver mangiato un boccone alle 13 scendiamo alla Bocchetta di Pesciola e quindi dal dirupato canalone dei camosci che senza neve non l’avevo mai visto! Ripercorrendo nel verde e nel sole il tragitto dell’andata, torniamo a valle. Che dire? Bell’ambiente bel tempo bella compagnia bella via…una giornata plaisir. Grazie Nadir.
Foto1: la parete e la via Foto2: il tiro duro di 50 mt Foto 3 : nadir in alto

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