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| Mont Alt e Croda Bianca, 09/10/2025 | Tweet |
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| Onicer | oscarrampica
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| Gita | Mont Alt e Croda Bianca |
| Regione | Veneto |
| Partenza | candaten (415 m) |
| Quota arrivo | 2080 m |
| Dislivello | 1900 m |
| Difficoltà | F |
| Rifugio di appoggio | no |
| Attrezzatura consigliata | pantaloni lunghi...occhio alle zecche |
| Itinerari collegati | nessuno |
| Condizioni | Mediocri |
| Valutazione itinerario | Eccezionale |
| Commento | Filippo non è disponibile, trovo l’accordo con Diego che però ha problemi di spostamento con l’auto, ma a sorpresa Giona, uno dei miei figli ha tempo e voglia di seguirmi e mi sembra anche bello carico. E così dopo il Civetta ci ritroviamo a preparare insieme gli zaini per una nuova avventura. L’idea è quella di partire da Passo Cibiana e poi attraverso il Viaz del Fonch arrivare a F.lla Matt e salire lo Sfornioi Sud e poi fare un pezzo di Viaz dell’Ors per raggiungere la fantomatica cengia percorsa per errore in precedenza e sfruttarla per salire in cima al Sasso di Bosconero. Mia moglie torna dalle vacanze con la cugina, vado a prenderla in aeroporto e ora che vado a dormire son le 3.30. Alle 7 mi sveglio in coma e leggo il messaggio in cui Gio mi dà forfait per il mal di gola. Aiuto mia moglie e alla fine riesco a partire solo per le 10…andrò sui monti del sole e domani salirò Prampèr e Prampèret dalla Val Grisol. Sarà la terza volta che proverò a salire vs il Mont Alt, dopo i due tentativi invernali abortiti il primo per esser partito troppo tardi e il giorno dopo per la troppa neve. Arrivo a Candaten poco prima delle 14 del 03/10/2025 e mi vien male al pensiero di dover traversare il Cordevole per poter guadagnare il sentiero che parte dall’altra parte. Fotografo il Coro che domina la scena sopra la piana alluvionale del Cordevole. Uso i sandali, c’è più acqua e quindi devo cercare le zone più basse col risultato che il tragitto è più lungo e mi ghiaccio da brividi alla testa. Comunque alle 14.20 sono dall’altra parte e indossati gli scarponi, inizio a salire, rapido e forte dei ricordi anche se perdo la traccia parecchie volte perché le erbe sono molto alte e coprono o nascondono la traccia. Mi viene in mente di guardare la relazione per vedere il tempo che mi dà e mi sorprende vedere le 11 h complessive previste per il trio Palazza, Mont Alt, Croda Bianca. Se non sarò molto veloce non ce la farò…anzi vedo poche possibilità se non quella di tornare col buio…cmq la frontale ce l’ho. Il percorso ormai lo so a memoria e devo solo pensare a spingere, passo dal Col de la Cazeta (q. 800 alle 15) e poi da quello dei Porz alle 15.50. Non mi perdo, sono veloce, affronto la cengia e poi la lunga risalita per entrare nel vallone superiore sotto le pareti della Palazza. La stanchezza comincia ad affiorare, ho un sonno pazzesco e inizio a pensare che nn posso farcela…mi gira anche un poco la testa e mi fermo a mangiare qualcosa visto che sono quasi a digiuno dal mattino. Mi passa la vertigine ma non la stanchezza e comincio a pensare che forse è meglio fare dietrofront. Mi impongo di andare avanti più adagio ma senza arrendermi. Arrivo al solito sasso a q. 1450 che mi sono posto come obiettivo per poi prendere un’eventuale decisione. E’ troppo tardi..sono le 17..non ce la posso fare prima del buio che se mi coglie ancora troppo alto rischio di passare la notte disperso in questi boschi solcati da una quasi invisibile microtraccia. Decido di tornare e smettere di consumare energie che mi serviranno per il tentativo di domani. VOGLIO chiudere la partita con il Mont Alt. Saluto il masso cin cui ormai siamo diventati amici..e quando mi par risponda ci rimango di sasso. Scendo senza mai perder la traccia e recuperati i sandali nascosti fra le erbe..riguado il torrente. Arrivo alla casetta di caprile, non ho voglia di cucinare la pasta e mangiucchio qualcosa oltre a bermi una birra che trovo fra i liquori. Vado a letto senza il coraggio di puntare la sveglia..vedremo a che ora ci alziamo...se farò tardi, passerò in ferramenta a prendere uno spray rosso per mettere qualche bollo sul sentiero che è abbastanza poco segnalato e destinato altrimenti a breve a scomparire. Credo che i sentieri esistenti vadano curati e mantenuti, paradossalmente ancor di più in quelle zone che sono dimenticate dagli uomini e che rischiano di essere consegnate all’irraggiungibilità…e all’oblio! Mi alzo spontaneamente prima delle 6..più o meno l’orario del lavoro e mi sento fresco e riposato. Sistemo casa, lo zainetto, rapida colazione e scendo in piazza. Brrr..che freddo…attendo che passi la temperatura sul cartello luminoso della farmacia: 0°! Imbocco la strada che scende a Belluno e viro nel park di Candaten: per il guado mattutino mi son preso un paio di scarpacce da lasciare oltre la riva. Coro e Spirlonga arrossiscono timidamente vedendomi guadare, illuminati vagamente dal sole mattutino che non li colpisce direttamente. Mamma mia che gelata stamattina! Dall’altra parte, alle 7.20 mentre sto togliendo le scarpe bagnate e sto mettendomi gli scarponi, vedo due figure passare veloci sul sentiero sopra. Penso di chieder loro dove vanno ma non sentono il mio richiamo e allora con gli scarponi slacciati mi butto al loro inseguimento: magari salgono anche loro! Vanno forte e non penso di riuscire a recuperarli ma poi si fermano probabilmente un’attimo alla deviazione del sentiero vs l’alto e ansimante li raggiungo ( un bisogno corporeo…mi riveleranno poi!). Ci scambiamo due info sui nostri percorsi che coincidono totalmente e attendono che mi allacci gli scarponi per salire insieme. Parlo soprattutto con Thomas e scopriamo di avere in comune la conoscenza con Nico Bassi essendo anche lui un ex atleta e che ha probabilmente letto della nostra avventura sul Viaz dei Camorz e dei Camorzieri. Vanno forte ma riesco a reggere il passo, mi sento bene e transitiamo dal Col de la Cazeta dove prendo per errore a dx e subito il tipo con l’orologio che gli indica la traccia mi richiama per segnalare l’errore. Riprendiamo la corretta via e comincio a faticare, li saluto dicendo che non ho speranza per tenere il loro passo e comincio lentamente a staccarmi fino a quando la scoperta del camel bag che nn funziona mi costringe ad una pausa idrica e perdo quindi il contatto con le loro voci. Sono solo ma non mi dispiace..sono abituato e ora potrò salire del mio ritmo e puntare sulla resistenza. NON VOGLIO tornare qua un’altra volta..è la quarta volta che faccio stà strada! Non ho più il mio altimetro che mi dava indicazioni sulla velocità di ascesa ma il passo mi sembra decente nonostante la sfacchinata di ieri si faccia un poco sentire. Passo il Col de i Porz e mi affaccio alle 8.45 sulla cengia de le Scalète( oggi sto facendo pochissime foto visto che ne ho già a sufficienza..),guardo lungo la cengia per vedere i due…ma nn li vedo e deduco di avere un ritardo di circa 10 minuti. Attraverso senza curarmi del vuoto e dall’altra parte li risento parecchio vicino tanto che ci scambiamo la voce e nel tratto di salita di bosco sotto Campigol, addirittura li vedo una cinquantina di metri sopra di me e penso di poterli raggiungere. Poi torna il silenzio e quando alle 9.20 arrivo nei pressi del solito sasso piramidale alla Conca di Campigol (ieri ci ho messo 3 ore anziché 2!) sono contento perché il tempo impiegato è ottimo. Non so esattamente quando sarà la deviazione per andare in direzione della “clava” e allora lancio un urlo a cui rispondono non così lontani e in direzione verso l’alto. Proseguo ora su terreno semisconosciuto perché oltre qua son salito solo una volta ma iniziava la neve. Mi trovo infatti a percorrere un bel canalone che l’altra volta avevo evitato per stare nel boschetto a destra, meno innevato. Ottima e segnalata la traccia a terra e vedo i miei compari in alto..la prima volta che ho una piccola visuale sui prossimi passi. Che piacere fare quattro passi su un vero sentiero senza dover strabuzzare gli occhi per non confondere la traccia con altre del sottobosco. Venti minuti dopo sbuco nella conca mugosa descritta nella relazione e pare proprio di riconoscere il boschetto in cui infilarsi a sx verso la clava. Urlo e dalla loro risposta capisco che anche loro ci sono andati. Decido di sfruttare la loro presenza e mi metto sulle loro tracce. La traccia c’è, l’ometto anche e pure i tagli di mugo. Alle 10 raggiungo un vallo e guardando dall’altra parte la vedo: mamma mia che bella! Una vera clava rocciosa appoggiata alla parete, simile altrimenti ad una coscia di pollo stilizzata. Loro l’hanno appena raggiunta e stanno tornando! Gli chiedo se vale la pena di andarci ma mi confermano nell’impressione che sia più bello guardarla dal mio pulpito e decido di risparmiare energie e attendere il loro ritorno per fare ancora qualche passo insieme. Mi raggiungono subito e mi dicono di stare insieme che ora saliranno più piano…ma ho i miei dubbi. Torniamo al sasso con ometto che segnalava il punto di svolta e ci inoltriamo nella macchia mugosa in cui s’infila la nostra traccia. Gabriele, con il suo orologio davanti guida il gruppo e ricordo il momento in cui lui vira a sx mentre Thomas a destra in un più delineato pertugio tra la macchia di mughi. Lo seguo e ci ritroviamo chiusi e allora ritorniamo sui nostri passi e seguiamo il capo. Eppure questo episodio nn mi convince del fatto che sarebbe stato meglio e necessario confrontarsi più spesso con la traccia scaricata sul cell. Inizio nuovamente a far fatica a tenere il loro passo e decido di fermarmi a mangiar qualcosa per cui li saluto nuovamente. Come ieri ma meno forte..ha iniziato a girarmi nuovamente la testa e credo sia un mix tra pressione bassa e calo glicemico. Mangio bevo e riparto..quasi in ottima forma! Mi alzo veloce verso le pareti della Palazza a sx e il grande pianoro a q. 1850 che raggiunsi anche questa primavera ma molto più a sx. Riconosco perfino il grande larice che emergeva dalla neve e che mi fece da obiettivo. Fra poco arriverò a vedere cosa mi aspetta e sento nuove energie. Prima delle 11 esco dal tratto di salita e inizio a traversare verso destra allontanandomi dalla Palazza. Lancio un richiamo e sento le lorovoci lontane e sopra..comunque nella direzione del Mont Alt che quindi hanno scelto come loro primo obiettivo. Per me vale lo stesso e seguo la traccia che taglia a lungo in orizzontale, ben evidente. Dieci minuti dopo raggiungo uno spiazzo erboso con ometto circondato dai mughi che nella parte alta verso il Mont Alt hanno colonizzato tutto rendendo la salita impossibile senza i tagli da seguire. Non ricordo il momento in cui sbaglio e prendo una buona traccia che prende a salire verso l’alto. Mi fermo un attimo a fotografare e contemplare il cielo bigio che s’attarda sulla corona di cime di tutto il Viaz che parte dalla Pala Alta e termina sul Coro. Che bello, che emozione. Riprendo a salire e alle 11.10 mi affaccio su una forcelletta che da’ sul vuoto del Van del Fornel, centinaia di metri più in basso. Perché mi sembra di conoscere questo posto? E soprattutto dove prosegue il sentiero che sembra morire qua? Mughi fitti e impenetrabili sia in direzione della palazza a sx che del Mont Alt di cui vedo la cima alta a destra oltre il vuoto che ci separa. Pulpito incredibile per ammirare con deferenza le immense e precipiti pareti del Mont Alt e della sua Torre. Mi siedo, prendo la relazione che non descrive questo meraviglioso posto…mangio un cioccolato e mi viene in mente una foto del libro di Sommavilla. Bah..a casa ci guarderò e confronterò coi miei scatti. Guardo la traccia sul cell…è un poco lontana e a destra…mi immergo nei mughi per scoprire speranzoso un seppur vago collegamento. Faccio pochi metri per scoprire amaramente che la foresta è impenetrabile e soprattutto nn c’è segno alcuno di passaggio. Allora decido di scendere e stare attento ad eventuali deviazioni saltate ma quando trovo un ometto mi convingo che allora il sentiero è giusto e risalgo in forcella. Errore gravissimo e che pagherò molto caro! Decido di forzare il muro di mughi in direzione della traccia convinto di trovarla presto. Ma ahimè saranno minuti di lotta infernale e spietata in cui i mughi mi sballottano a destra e sinistra, sopra e sotto senza pietà e rispetto per un vecchietto che ha commesso lo sbaglio di sfidare il loro rigoglio. Mi batto orgogliosamente con calci e manate .. e spesso mi ritrovo addirittura ribaltato. Ma non posso alzare bandiera bianca! Mi giro indietro a guardare il punto da cui son partito…e che sembra cos’ vicino! Dopo 40 infiniti minuti la macchia cede e alcuni spiragli m’inducono alla speranza..la morsa cede e miracolosamente a mezzogiorno fotografo entusiasta la traccia ritrovata!. Sono spossato, ma mi sento rinato…ho il terrore di perdere nuovamente la traccia che s’infila fra nuovi mughi e mi obbligo ad avanzare con più attenzione e meno istinto. Dove saranno loro nel frattempo…come mai non rispondono più ai richiami? Sopra di me il mare di mughi sembra esser tornato compatto come succede al polo quando l’acqua gela e impedisce la navigazione. Trovo impossibile seguire la traccia a terra..nn va mai nella direzione dei buchi fra i mughi e continuo a sbagliare. Non voglio arrendermi ( e sbaglio!) ad utilizzare più continuamente il cellulare. Salita estenuante e logorante, poi improvvisamente li vedo alti sul crinale, forse vicini alla cima, scendono loro e salgo io vs una fascia rocciosa che provo ad aggirare verso destra. Guardo il cell: sbagliato come al solito. Ritorno a sx e sento le loro voci sopra..nn lontane ma non riusciamo ad intenderci. Poi sono più vicini..ognuno preso dai mughi suoi. Ma finalmente stabiliamo il contatto visivo e loro mi dicono traversando verso di me che da ora in poi la traccia si segue meglio. Ci salutiamo e mi dicono che sono andati prima alla Cima delle Coraie ..e di andarci che la traccia è decisamente meglio. Parlo un poco con Thomas e ci salutiamo. Sono stanco e riprendo la via vs l’alto: quanto tempo ho perso da quando arrivato sul falsopiano pensavo ormai di essere arrivato.Un falso arrivo. Ora il solco fra i mughi si vede decisamente meglio e salgo quasi in linea retta vs l’alto. Sono lento eppur mi alzo tanto che ora appare alla mia destra il profilo roccioso della Croda Bianca che sostiene la testa ricciola di mughi. Ma è comunque con enorme sorpresa che improvvisamente i mughi come nebbia al sole si dissolvono e l’occhio precipita in un vuoto che ammalia e cattura oltre che a intimidire. Sono le 13.10 e davanti a me precipita il baratro della Val dei Forti e di Covolera. Alzo lo sguardo e la vedo, la mia montagna sospesa fra le rocce e il cielo, circondata da altre bellissime cime che non hanno però ai miei occhi la sua fascinazione. Come la donna della tua vita così io ho trovato la mia montagna: il Bus del Diaol. E’ li eretto di fronte alla grande parete gialla della Croda Bianca e sembra sorridermi nella sua nuova e altera posizione. Tornata irraggiungibile come l’ho sempre sognata. Per quei pochi occhi che sanno leggere l’anima delle rocce e la voce delle pietre. E mi viene in mente Zeno e i giorni memorabili passati a corteggiarla. Oltre ci sono i Feruch, le Pale la Marmolada e i Civetta e più in basso il groviglio di roccia e di verde delle Covolere e della Montagna Brusada. Non mi attardo, muovo passi verso l’alto nell’intrigo verde che mi lascia passare e mi consegna 5 minuti dopo allo spiazzo erboso e finalmente consolante del punto più alto a 2069 m. slm. Sul mucchietto di sassi una scatola di sgombri ricorda che questo è un posto antico consegnato all’eternità del tempo, alla contemplazione dei pochi che quassù ancora arrivano alla faccia delle comodità che il mondo spaccia per felicità. Non si tocca nulla, si respira piano come in un museo che oggi hanno aperto solo per te. Guardo la lunghissima parata delle Pale di San Martino soffermandomi sui giganti che ne segnano i confini: a sx il Sass Maor salito pochi mesi fa e l’Agner a sx che tante avventure mi ha regalato. Li guardo e sono felice di averli incontrati. Poi riosservo e contemplo la mia amata. Oltre la Croda bianca assolate e chiare le rocce del Pelmo, dei Tamer, fino al Moschesin. Mi fotografo con la mia amata e la saluto e così faccio con la linea dei monti friulani in sfilata dietro il Coro e che vanno dal Duranno alle Cime Laste e dei Preti e al Cridola. Alle mie spalle corre il Viaz e starei seduto qui a lungo ma il viaggio è ancora lungo e dopo un’ultima occhiata volgo le spalle all’aria e fisso il pianoro di mughi sotto di me. Scendo in sua direzione cercando di trovare la traccia utilizzata in salita per poi deviare a sinistra verso la mia seconda meta. Non riesco a ritrovare la traccia che avevo in parte percorso salendo e mi trovo prima troppo in alto ancora fra i mughi e poi correggendo la linea troppo in basso tanto che mi trovo sul ciglio del precipizio che sovrasta la Val del Lenzuol. Risalgo allora e poi finalmente sul dorso della Croda Bianca la colonizzazione dei mughi lascia qualche spazio e si riesce in qualche modo a procedere un poco più veloce. Veleggio in orizzontale consolando lo sguardo con la vista del Viaz a destra. Quando finalmente trovo il canale che sale in cresta e vi approdo sorpreso dalla bellezza degli ultimi passi sul pendio di erbe giallastre e sassi bianchi con sfondo di cielo blu a pecorelle, è comunque passata un’altra ora da quando ho lasciato la Cima del Mot Alt. Cima delle Coraie ( o Croda Bianca) h 14.30, q. 2080. Sbuca ancora il Bus stavolta in prospettiva diversa, circondato dai Feruch di cui emerge aguzza la Cima Est e il Piz Camin. Dietro emergono più evidenti la Marmolada e il Civetta e poi il Pelno, i Tamer. Giù la vista cala a picco sulla Forcella de la Caza Grande…mamma mia che vuoto impressionante! Che posto fantastico! Sono cotto, ho finito l’acqua dopo che ho usato l’ultimo goccio per mandare giù il pastone di castagne che mi si era formato in bocca e aver tentato di rispondere vanamente alla chiamata di Calogero, nel primo momento di parziale ricezione della giornata. Me ne stò accoccolato al sole che ora scalda un poco di più tanto che resto in maniche corte. Poi mi devo alzare che la discesa sarà ancora lunga e nn è detto che non mi perderò ancora. Alle 14.45 inizio a scendere per le erbe gialle in direzione del varco che porta verso i pendii mugosi del Mont Alt. Ci metto un attimo e dopo mezz’ora sono già sull’altipiano, sulla traccia che nn ero riuscito a seguire salendo con la traccia che punta decisa verso la Palazza. Transito presso i ruderi descritti dalla relazione di Mason e che non avevo incrociato all’andata e vedo davanti a me la conca carsica e sopra il ghiaione descritti nei passaggi per salire alla Palazza. Ma sono troppo stanco e rischierei di scendere col buio per cui a malincuore resisto alla tentazione di provare a salire e continuo a scendere. Davanti a me un velo di nubi ha riempito la conca dietro le Pale Alta e Bassa e il serva e il Col Nudo splende assolato dietro le altre cime ormai adombrate. Che spettacoli regala sempre l’alpe. Scatto e scendo per infilarmi nei mughi che riempiono la Val de i Pez ma sorprendentemente ora sono teleguidato dall’istinto e dall’uso del cell. nei momenti di dubbio e non commetto più grossolani errori nella scelta del percorso. Giù per il canalone veloce e alle 16.15 sono già ai ruderi di Campigol e al famoso sasso con cui ormai ci salutiamo come fossimo vecchi amici. Ormai è fatta dico, da qui in poi non ci saranno più grandi problemi di orientamento, la so quasi a memoria! Ripasso la cengia, il Col de i Porz e quello de la cazeta e mi ritrovo più velocemente del previsto sopra il lontano eco dei motori che transitano per la statale della Val Cordevole. Fotografo l’ometto che segna l’inizio (o la fine) del sentiero per il Mont Alt che rappresenta il ritorno al mondo degli umani e mi preparo all’ennesimo guado che affronterò senza levarmi e per lavarmi gli scarponi. Alle 18 sono immerso nelle acque gelide a ringraziare per questa ennesima giornata nel meraviglioso e selvaggio mondo dei Monti del Sole. Foto 1 Bus del Diaol e Croda Bianca dal Mont Alt Foto2 panorama dalla cima della Croda Bianca Foto 3 Palazza e Mont Alt |
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