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   Tour delle 10 cime in Val Sedornia, 25/05/2017
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Tour delle 10 cime in Val Sedornia
Regione  Lombardia
Partenza  Tezzi Alti di Gandellino  (1000 m)
Quota arrivo  2360 m
Dislivello  2500 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Mirtillo
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Una volta tanto tutto scorre secondo i piani e riesco a partire alle 22 in direzione Gandellino e salire poi a Tezzi Alti dove sogno di dormire col sacco a pelo fino alla mattina. A mezzanotte cullato dal vento, mi addormento con la sveglia puntata alle 5 e alle 5.30 puntuale parto per l’obiettivo di concatenare quante più cime possibile iniziando dalla triade Calvera, Vigna Soliva, Pizzo delle Corna che sono le tre punte della cresta che abbastanza omogenea percorre la dorsale sx della Val Sedornia, per poi passare a quella destra. Il fitto del bel e ben noto bosco m’accoglie e dopo una mezz’oretta svolto al bivio a sx che indica Vigna Soliva e sono su terreno vergine: dopo altri 20 minuti un altro bivio sulla sx con un antica scritta scolorita che indica Calvera,la mia prima cima. Sono in una fitta e grandiosa foresta d’abeti e sono le 6.30 quando esco su prati sotto il cielo blu del mattino di una giornata radiosa e dalla luce pazzesca. Il sole bacia le cime del Benfit e del Timogno che colorate sbucano dietro quelle ancora in ombra di Sedornia. Il panorama spazia da queste cime cime amiche al gruppo dell’Arera e a quello del Pradella, fino al Diavolo di Tenda. M’inerpico su per sterpeti per vaghe tracce ammirando gli straordinari colori che passano dal verde al marrone e al bianco nella catena di cime che vanno dal Pizzo Salina al Diavolo di tenda passando per Pradella, Cabianca, Madonnino Grabiasca e Poris. Ad una svolta del sentiero improvvisamente mi trovo su un piccolo altopiano con diversi resti di alpeggi dei tempi eroici (la località si chiama Baite dei Larici) e resti di recinti in sassi. Sono le 7 e mi fermo a far colazione in quest’angolo ameno e anche per cercare il sentiero fra i molti che vi si disperdono. Solitamente tante tracce portano a nessuna e difatti quando riparto mezz’ora dopo, la mia che teneva il lato sedornia ben presto si esaurisce fra bassi arbusteti che rendono disagevole l’incedere traverso. Faccio una bellissima foto ad un mazzo di primule viola cresciute in nuna fenditura rocciosa e passo una mezz’oretta a camminar male ma a salire e poi un affioramento roccioso da superare mi proietta sui pratoni sommitali che adducono alla cresta del Calvera guadagnando, finalmente in cresta, una splendida vista su tutte le cime che mi attendono sul lato destro della Val Sedornia. Colori fantastici m’emozionano mentre contemplo il mio futuro che passerà dalle cime che si pavoneggiano davanti ai miei occhi dall’altra parte della valle: Pizzo di Petto,Vigna Vaga, Cima di Fontanamora,Ferrante e Presolana. Alle 7.45 arrivo alla croce del Calvera posta in un luogo roccioso particolare(anche se la quota e l’altezza sono decisamente inferiori alla cresta che segue che però ne coprirebbe la vista dalla pianura) e non sulla cima. Caratteristici roccioni rossi di cresta, introducono la vista oltre il Diavolo fino al Redorta. Proseguo poi in salita vs il profilo tondeggiante della cima vera e propria del Calvera e improvvisamente mi trovo in una zona singolare, di grosse e profonde fratture in cui giro tra il divertito e lo smarrito perché gli intagli sono profondi e da affrontare con attenzione per evitare di finirci dentro come fossero terracei crepacci. Che strano fenomeno: sembra che sia appena successo un terremoto che ha aperto tante faglie lasciando questa zona della montagna completamente fratturata da grandi solchi. Recupero il filo di cresta che ora dovrò seguire quasi integralmente al cospetto dei giganti orobici con l’immenso Redorta che stende le sue muraglie rocciose in direzione del Coca che da dietro comunque svetta possente. Sono su un fantastico crinale erboso di erbe secche ma luminose che prendon colore dai primi raggi di sole finalmente libere dall’abbraccio freddo delle nevi: davanti a me verdegialle praterie si stendono come un tappeto vs la cima del Vigna Soliva. Mi fermo nell’oro dei prati secchi in cima al Calvera(q.ta 2290, h 8.30) ad aver voglia di stare immobile nel sole a godere del panorama fantastico sul mondo orobico, da posizione veramente invidiabile. Respiro profondamente la bellezza della vita ,ad occhi chiusi nel tepore e nel silenzio della fresca mattina. La Val sedornia ora è proprio sotto di me profondamente verde e si vedono come da un aereo le sue cime: Corna Spigorel,Cavandola,Pizzul e Barbarossa. Avanzo fra il giallo delle erbe il biancore delle chiazze di neve e il blu del cielo: da un nuovo balcone ammiro le montagne che fanno contorno al Recastello e più lontana spicca la solinga piramide dell’ Adamello. Che panorama magnifico anche verso il Coca che anticipa Druet,Diavolo di Malgina, Torena. Su neve guadagno la bella cresta pianeggiante del Vigna Soliva(q.2356, h9) massima elevazione della giornata, nel mezzo di una sky line a 360°, da cui contemplo il mio futuro prossimo nella vista che raggruppa la catena del Pizzul-Barbarossa e del Pizzo di Petto-Vigna Vaga. Curiosa l’inquadratura vs il Poris e il Diavolo di Tenda dalla cui insellatura spunta come un dito medio il Rondenino. Traverso prati celesti fra neve e miriadi di crocus, leggero come un angelo per non calpestarli, e dopo 15 m d’estasi sono certo sul Pizzo delle Corna (q.2352) perché ora la cresta scende fuggente vs Lizzola. Oltre la catena del Camino quella del Blumone, e la Presolana accucciata dietro il Pizzo di Petto e il Vigna Vaga. Non riesco a smettere di far foto in questa luce così nitida. Un’ultima foto che raccoglie le due ultime cime calpestate (Vigna Soliva e Pizzo delle Corna) e a anch’io lascio la purezza dell’alta quota e mi precipito per loppe quasi verticali e sdrucciolevoli in direzione del Cavandola, prossima meta della mia cavalcata. Mi giro indietro solo ad ammirare incredulo il giallo e verde del pendio vestito di blu. Sotto di me i bei prati dell’altopiano di Soliva mentre perdo quota rapido per circa 400 metri (e tempo in una caccia fotografica ad una bella marmotta che mi osserva perplessa sul da farsi) puntando senza traccia all’evidente solco della pista da sci e tenendomi sulla sx per toccare il colle di Cima Cavandola a q.ta 2057 e scendere infine al Rifugio Mirtillo (q.1950, h 10.30), aperto solo in inverno e d’estate forse. La vista cade sulla Cappelletta al Passo della Manina che sta poggiata sul crinale che poi s’alza verso la Cima del Sasna. In 10 minuti risalgo al colle dove arrivano gli impianti della seggiovia e dove faccio una piccola pausa sotto il sole ora cocente. Riparto senza saperlo vs la cima dello Sponda Vaga (q.2070) che raggiungo per erbe in altri 10 min deliziato dalla vista di un mazzo di splendide genzianelle che rompono con il loro blu di prussia l’impero giallo che attraverso. Osservo dall’alto e decido per l’errore che mi costerà quasi un’ oretta non conoscendo bene le montagne che devo affrontare e non riconoscendole dallo studio della cartina e delle scarne relazioni che possiedo. Discendo così nei prati sotto la Sella d’Asta che tanto mi ricordano il Tibet in quel caldo abbraccio fra l’erba giallo secca e il cielo blu e anziché raggiungerla seguo un sentierino che si ricongiunge al 401 in direzione del Pizzo di Petto, cioè dalla parte opposta. Ho così, procedendo, una bellissima visione della parete imponente della Corna Spigorel e poi succesivamente del suo incantevole laghetto, ma quando son troppo vicino alle pareti del Pizzo capisco che non sono nel posto giusto e ritorno sui miei passi. Retrocedendo, riconosco nelle due gibbosità verdi prima salite il Cavandola e lo Sponda Vaga e raggiungo nuovamente la bellissima piana erbosa della Sella d’Asta (q.ta 1960, h 11.40). Ora davanti a me stanno il Pizzul, la Punta delle Oche e il Barbarossa che finalmente riconosco dal lato noto così che mi oriento definitivamente. Scendo ora nella valle sotto il Barbarossa e per sentiero raggiungo la cappelletta al Passo della Manina. Buon sentiero in leggera discesa e poi breve risalita e preghierina di mezzogiorno davanti alla cappella sul cui sfondo di cielo blu campeggiano Redorta e Coca e il vicino Sasna. Mi avvio poi sulla traccia di erba pestata che prende la direzione vs il Pizzul: abbandono quasi subito l’esile sentierino che taglia in diagonale il fianco della montagna e per tracce labili seguo lo sconnesso e arbustoso filo di cresta guardando al passato verso le cime già percorse dall’altro lato della valle. Alle 12.45 con fatica arrivo in cima al Pizzul (q.2070): davanti a me la scura Punta delle Oche e dietro la Presolana dove il tempo volge al brutto. Due foto ai laghetti sul fondo della Valle del Barbarossa e poi rapido saliscendi un poco esposti sull’esile filo di cresta e tocco la quota 2119 divisa dal Barbarossa dal collino delle oche. Alle 13.30 dop l’ennesimo up & down cerco fra la piatta e non segnata cresta del Barbarossa la vetta. Proprio sotto di me l’occhio blu del laghetto Spigorel vegliato dalla sua Corna. E ora giù a rotta di collo per i pratoni vs la striscia 401 che poi seguirò nella conca innevata sotto la cima e poi fino al passetto attrezzato che adduce alla cima. Faccio fatica a risalire questi ennesimi 300 metri di dislivello: ho il fiato corto di settimane dedicate ai problemi casalinghi e la forma non è ancora al top. Ma alle 14.45 ansimante sono sulla cima del Pizzo di Petto (q.2270) a sovrastar quella Val Conchetta tante volte percorsa ammantata di bianco. La cresta confluisce nella più bassa anticima e dietro innevata sta la Cima di Fontanamora. Per facile sentiero traverso in orizzontale per arrivare al Passo di Fontanamora(q.2230) che raggiungo alle 15.15. Mollo a terra lo zainetto e m’appresto all’ultima fatica di giornata, vale a dire la breve risalita andata e ritorno ai 3220 mt. del monte Viigna Vaga di cui tocco la croce un quarto d’ora dopo dopo averne percorso la cresta che lungamente sale poco inclinata fino al suo culmine. Le nubi si sono accumulate e del mio percorso passato ora vedo solo i vicini Pizzo di petto e Barbarossa. Sono stanco e mi faccio un selfie abbracciato al legno di vettache che chiamerò ironicamente “in croce”! Sul versante nord resistono ancora grandi chiazze nevose e davanti a me la cresta rocciosa che scende fino all’elevazione della Croce di Pizzo di Petto. Sono alla fine dei miei sforzi ,ora non resta che scendere, anche se ben presto forse complici piccoli nevai perdo le tracce del sentiero che scende dal passo e allora ad occhio mi dirigo vs la lontana baita che quando raggiungo scopro essere proprio la Zuccotto che speravo: da li seguendo i cartelli del bivio, entro in un altro fitto e grandioso bosco d’abeti che mi consegna mezz’ora dopo al prato incantato su cui è stata eretta la Baita Bassa di Fontanamora (q.ta 1510, h 17.15). Da tempo ho finito l’acqua e girandole dietro, scopro un rubinetto. Trepidante l’apro e d’impeto un fresco getto ridà benessere al mio corpo sfibrato e disidratato. Il posto è magnifico e meriterebbe ben altro tempo, con la Cima di Sedornia ovest che impera sui verdi pascoli: che luogo di sogno, che bello sarebbe abitare in questa baita che par quella di Heidi. Un quarto d’ora dopo scendendo, ritrovo il sentiero della Val Sedornia e la sua bella carreggiata fra boschi di grandi e bellissimi abeti mia coompagna in discesa dove alle 18 , dopo sono nuovamente alla mia c3. Evviva! Giro da running, veramente consigliato per la bellezza dei luoghi attraversati, e ben percorribile anche nei tratti non segnati. No difficoltà tecniche. Dislivello complessivo attorno ai 2300-2500 mt. Ecco l’elenco delle 10 cime toccate dal giro: Calvera,Vigna Vaga,Pizzo della Corna,Cavandola, Sponda Vaga,Pizzul, Punta delle Oche, Barbarossa,Pizzo di Petto, Vigna Vaga. Foto1 io vs la Vigna Soliva Foto2 il Futuro dal Pizzo delle Corna Foto3 vista vs la triade Calvera-Vigna Vaga- Pizzo della Corna
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