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   Cimon del Latemar 2846, 01/09/2010
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Cimon del Latemar 2846
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  passo Feudo  (2100 m)
Quota arrivo  2850 m
Dislivello  800 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  torre di Pisa
Attrezzatura consigliata  ferrata elementare non necessiterebbe di set da ferrata
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento I primi giorni del settembre 2010 (non ricordo se l’1 o il 2) passo a trovare mio figlio David ( 8 anni) in crisi al Campus di Karate al Passo Oclini. Dopo la brevissima visita ( in realtà un saluto a distanza) ho la giornata libera e decido di sfruttarla scendendo a Predazzo e per ottimizzare i tempi prendere gli impianti che mi porteranno al Passo Feudo e da lì proseguire verso il Latemar, una zona che non ho mai visitato. Raggiungo il passo con i 2 impianti di risalita: cabinovia e poi seggiovia fino al Rif, Passo Feudo(2120 m). Arrivato seguo il sentiero che sale in mezzo a pascoli fioriti. La mia meta, il Rifugio Torre di Pisa, si vede già, lassù in bilico sulla cresta della montagna. Proseguo guadagnando velocemente quota tra i pascoli ripidi e superato un piccolo ghiaione, gli ultimi gradoni portano al Rifugio Torre di Pisa (2671 m, h 1). Il panorama che di gode da questo punto è strabiliante! La vista a 360° spazia dalla Catena del Lagorai, perlopiù porfirica, fino al massiccio granitico della Cima d’Asta. A sinistra si stagliano le Pale di San Martino con la loro fisionomia inconfondibile. Continuando sulla sinistra, si riconoscono le montagne di casa mia: il Civetta, il Pelmo e l’Antelao. Poi Marmolada, Tofana di Mezzo, Piz Boè. Guardando ad ovest, in lontananza i due giganti del Trentino Alto Adige: l’Ortler e il Cevedale seguiti poi dalle Dolomiti di Brenta, dalla Presanella e dal Corno di Cavento. Dal rifugio, appena dietro, si percorre sino al culmine la crestina del Monte Cavignòn (2691 m) quindi, ci si cala entro un catino ove troneggia l’ inclinato pinnacolo di roccia, detto "Torre di Pisa". Poi con brevissimo saliscendi, ci si ritrova nel roccioso, bellissimo e lunare circo del Latemar. Sembra un deserto d’alta quota, vivo solo per la presenza dei pinnacoli che sembrano agitare le rocce. Ora la traccia prosegue praticamente in piano traversando da Sud a Nord tutto l'altipiano e rasentandone il margine sinistro: dopo avere costeggiato la base della Cima di Valsorda, ci si porta dapprima appena sotto lo sbocco di Forcella dei Camosci per poi traversare lungamente in direzione della già ben visibile Forcella dei Campanili. Dopo circa 45min, arrivo alla selva di guglie e torrioni in mezzo ai quali è aperta la Forcella dei Campanili (2600 m). Ampio panorama sul sottostante Lago di Carezza, sul vicinissimo Gruppo del Catinaccio e sui verdissimi prati dell'Alpe di Siusi; in secondo piano si intravvedono il Sassopiatto e il massiccio del Sella. Qui vi è la tabella d'attacco del "Sentiero Attrezzato dei Campanili del Latemar". Risalgo il detritico pendio iniziale delle Torri Occidentali fino a portarmi proprio sotto i primi denti rocciosi, ove si trovano anche le prime funi. Risalite una serie di facili roccette, si oltrepassa un primo esilissimo forcellino e si traversa verso destra per un sistema di cenge e per tratti di normale sentiero si perviene al primo degli angusti e panoramicissimi intagli di cresta. Affacciandosi sul versante opposto, grande è il contrasto tra la monotonia assolata del pendio di sfasciumi che costituisce il versante meridionale del Latemar e gli ombrosi e repulsivi canaloni che ne costituiscono la parete settentrionale. Si arriva poi alla più ampia delle incisioni di cresta, la Forcella Diamantìdi, che separa le Torri Occidentali dal Cimòn del Latemar. Oltrepassata la vertiginosa selletta, si traversa ora lungamente e in piano il regolare pendio meridionale della montagna per poi salire verso sinistra (tracce ben marcate ed ometti) il facile pendio di ghiaie che porta sul Cimòn del Latemar (2846 m). Bellissimo, l’ampio il panorama che abbraccia oltre al vicino Gruppo del Catinaccio e le cime del Latemar stesso, anche i più lontani Sassolungo e Sella oltre che tutto il Lagorài e le Pale di San Martino. Oggi purtroppo ho dimenticato la macchina fotografica e quindi ammiro silenzioso. Scendo rapido dalla vetta perché è tardi e temo di perdere l’orario per la seggiovia di rientro. Intercettata la traccia, proseguo ancora per normale sentiero fino all’attraversamento di alcune gole e canaloni, con cavo. Risalita una paretina vedo la depressione di Forcella Grande con la sagoma del Bivacco Rigatti. Disceso un anale roccioso, si seguono gli infissi attraverso un ultimo costolone e si arriva al termine del percorso attrezzato; da qui, per ghiaie, arrivo al bivacco (2620 m, h 1,30 da F. Campanili). Dalla forcella ove è situato il bivacco scendo sul versante della Valsorda e quindi si ricomincia a traversare pressochè in piano il fianco meridionale del Latemar. Si cammina con un andamento parallelo a quello del sentiero attrezzato appena percorso utilizzando un sistema di comode cengette poste appena al di sopra dello zoccolo iniziale della montagna. Rimanendo appena più basso della F. dei Campanili torno al rifugio e poi a corse scendo al Passo Feudo dove vedo quando mi manca veramente poco, le seggiovie fermarsi. Angosciato mi avvicino ma fortuna vuole che vedendomi arrivare trafelato,un tecnico degli impianti mi dice se voglio un passaggio in auto. Così il passaggio si tramuta anche nella fortuna di non dover pagare il viaggio di ritorno. Foto1 panorama del circo del Latemar Foto 2 dalla cima Foto 3 foto del percorso
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