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   tramonto sul monte sommo, 05/02/2020
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Onicer  oscarrampica   
Gita  tramonto sul monte sommo
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  platten  (1600 m)
Quota arrivo  2400 m
Dislivello  800 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  da neve
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Finalmente ripartiamo con la famiglia per Caprile dopo che per tanti anni era stato un appuntamento quasi fisso delle nostre vacanze invernali legato al ritmo scolastico dei bimbi. Quanti giorni passati nella casetta a scaldarsi dopo giornate al gelo sulle piste da sci o passate nei boschi fra la neve. Oggi il viaggio prevede di passare da Falzes dove Giona ha passato qualche giorno da una famiglia amica. Non abbiamo un programma particolare ma la giornata stupenda spinge a vincere la stanchezza e invoglia a fare 2 passi. Filippo vinte le resistenze di abbandonare giona e i fratelli decide di venire con me in direzione del Sambock o Monte Sommo quota panoramica a 2400 mt di altezza. Tra chiacchere e preparazioni raggiungiamo Platten sopra Falzes che sono già le 14.30 del 2/1/2020 e dopo aver parcheggiato cominciamo a salire nel bosco fra la neve. Il panorama si apre subito sulla Val Pusteria e sulla corona di cima che la avvolge. Giornata luminosa e le montagne si tengono per mano abbracciandosi sotto il cielo. Da sx a dx troviamo le dolomiti di sesto , le Lavaredo, il picco di Vallandro, cima nove e dieci e poi il Sass de Putia a ricordarci del vallo di Badia. In primo piano Plan de Corones con le sue cicatrici sciistiche e in secondo fanno capolino perfino le Odle.
Filippo scalpita come un giovane puledro e capisco che mi aspetta gentile, poi quando usciamo dal bosco e il pendio si accentua libera tutta la potenza dei suoi 15 anni. Io arranco del mio passo perché sono decisamente fuori allenamento in questo periodo. Saliamo su pendii innevati solcati dalle discese in sci e il riflesso del cielo azzurro rende accecante il candore della neve. Più saliamo e più il contrasto cromatico si accentua fino a vedere solo bianco e blu davanti agli occhi : bicromismo interrotto solo dalla verde tuta di Fil che sale imperterrito. Poi oltrepassato il primo pendio ripido che copriva l’orizzonte prossimo, appare la meta. Una larghissima cresta immacolata segnata dalle tracce di passaggio precedente conduce ad una serie di dossi che precedono la gobba finale. Siamo sul crinale e il panorama si apre sulle montagne austriache. Si viaggia in questo mondo di neve sospesi sulle valli circostanti e ad ogni passo vs l’alto il panorama si apre come un fiore. Le gobbe nevose si susseguono aumentando l’attesa e il piacere dello scavalcamento e prima dell’ultima, fotografo Fil già arrivato in vetta. Sono le 16.15 e contemplo l’infinito scendere dalla volta celeste; siamo soli, tutti gli escursionisti che ci hanno preceduto sono già scesi e i due che ci seguivano hanno desistito. Assaporo con dolcezza gli ultimi passi che precedono l’aprirsi dello sguardo sull’orizzonte. Ci abbracciamo con Fil entusiasta anche lui della magnifica vista: ci copriamo dal vento che spira forte senza ostacoli e ci accovacciamo dopo aver scattato foto da tutte le parti in una piccola buca di neve. Si vede un mondo indefinito di cime vs i settori austriaci mentre dal cumulo dolomitico emergono i cari Tre Scarperi, le Lavaredo. il modo dei Baranci, le Tofane, il Putia e le Odle.
Poi guardando il sole ormai vicino all’orizzonte propongo a Fil di aspettare il tramonto: sono le 16.30 , non dovremo aspettare molto e la discesa anche al buio non ci darà problemi di orientamento visto l’abbondante innevamento e il probabile riflesso lunare. Contempliamo in silenzio ammirati la caduta dell’astro oltre le cime dell’ ovest e sorrido allo sguardo estasiato e stupito di Fil di fronte alla velocità a cui tutto aviene. Come d’incanto tutto si colora di arancione e perfino i nostri visi riflettono la bellezza del momento. In un attimo il sole cala, si nasconde e sparisce lasciando una striscia di luce a ricordo. Noi restiamo soli nel vento gelido ma riscaldati nel cuore a contemplare i giochi di luce del cielo che a seconda della direzione virano dal blu profondo all’azzurro al violetto all’arancione. Un apoteosi di luci che rimbalzano oramai solo sulle cime più alte come la croda dei toni e la croda rossa. E’ uno spettacolo emozionante e poi il pittore celeste cala il sipario e l’enrosadira lascia spazio alle tinte pastello che colorano d’argento la pallida dolomia. Il freddo diventa sempre più pungente, il silenzio surreale come se il mondo intero tacesse per stupore. Poi i nostri passi scricchiolano sulla neve e col pianto nel cuore abbandoniamo la nostra oasi cosmica e iniziamo la discesa vs il buio che dopo aver conquistato il fondovalle, veloce ci sale incontro. Ma basta volgere lo sguardo vs l’alto per ritrovarsi immersi nel vortcoso turbinar di luci. Scattiamo foto surreali nei quali sembriamo esploratori polari sulla banchisa infinita e poi tornare nel bosco ci riporta alla realtà. E’ come svegliarsi da un sogno dove l’infinito viene sostituito dalla materia. Ma quel sogno abiterà per sempre i nostri cuori, vero Fil?.

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