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   trekking delle 5 terre, 13/04/2006
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Onicer  oscarrampica   
Gita  trekking delle 5 terre
Regione  Liguria
Partenza  colle del Telegrafo  (500 m)
Quota arrivo  500 m
Dislivello  1500 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  terkking
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il 25-26 aprile del 1996 approffittiamo del ponte scolastico e con Dani optiamo per il Trekking delle 5 Terre. Raggiunta in auto la sella del Telegrafo (mt. 516), punto panoramico sul mare e aperto sul golfo della Spezia, c’inerpichiamo sul versante sud del colle Bramapane, la cui tonda sommità è occupata dai resti di un grande forte militare. Una fitta pioggerellina ci accompagna da subito obbligandoci ad utilizzare k way e mantellina.
Transitiamo nell’intaglio (quota 622 mt) tra Bramapane e Verrugoli e procediamo quindi su ampio sterrato, con andamento pressochè pianeggiante, sino al Valico La Croce (mt 637). Nel successivo tratto pianeggiante sempre sul crinale tocchiamo la selletta di Monte Capri e successivamente quella del Monte Cuna rivolto verso la Val di Vara.
Riconquistato il panorama marino quando affronta la ripida discesa, presso un cippo di arenaria che reca incisioni, un sentiero porta in 10 minuti alla spettacolare vetta del Monte Le Croci. Dalla sella est del Marvede a quella ovest si procede, sempre in faccia al mare, tra lecci, cerri e ginestroni. Un breve tratto pianeggiante divide la sella ovest del Marvede dal valico della Cigoletta(612 mt.), che raggiungiamo a mezzogiorno. Proseguendo tra boschi di castagno e pinete tocchiamo la vetta delle Cinque Terre: il monte Malpertuso (815 m). Arrivati alla sella dell’omonimo monte, si prosegue ancora nel bosco e s’incontra la sterrata per la Foce Drignana a 534 m che raggiungiamo alle 14 e dove sostiamo un oretta, per poi riprendere a camminare dolcemente immersi in un bosco di pini e castagni. In località Termine (542 m) sbocchiamo sulla strada provinciale che si percorre per un chilometro e mezzo sino al santuario della Madonna Di Soviore e per altri 2 km fino al Colle di Gritta (330 m) dove arriviamo alle 18 e riposiamo una mez’oretta. Dalla pineta saliamo vs il monte Monte Mulinelli dove dopo mezz’ora troviamo una radura nel bosco che sembra l’ideale per montare la nostra tenda, veloci per anticipare la sera che rapidamente ci abbraccia. Convinta Dani che non ci assaliranno i cinghiali i lupi e gli orsi e neanche il mostro di Firenze perché non si spinge così in trasferta ci mettiamo al lavoro per preparare lo spiazzo dove erigere la nostra casetta e poi ad armeggiare coi fornelletti e i risotti liofilizzati. Dormiamo stanchi e beati e la mattina dopo ripartiamo alle 8, passiamo dal monte Rossini a 465 metri e scendiamo per la Sella dei Bagari, seguendo il sentiero che tocca il crinale del monte Focone verso Punta Mesco che raggiungiamo alle 9.30. Qui ci godiamo un poco la bellezza del panorama che spazia dal Golfo di Levanto alle 5 terre. Basta una piccola deviazione di pochi minuti dal sentiero e raggiungiamo l’Eremo di di Sant’Antonio del Mesco, di cui restano alcuni ruderi e parecchi resti di immondizia da campeggio o peggio. Poco dopo Punta Mesco inizia la discesa che raggiunge prima l’abitato di Fegina e poi il centro storico di Monterosso. La strada che scende al paese è in notevole pendenza e noi la percorriamo sotto una leggera pioggerellina che ci costringe ad usare k way e mantelline. Facciamo una foto in riva al mare sotto la pioggia diventata fitta. Seguendo poi la camminata marittima sulla scogliera, cominciamo la salita tra i vigneti, alternando ripide scalinate a stretti tratti in pianura. Il sentiero segue il crinale della collina e continua all’ interno della Valle di Acquapendente oltepassando un ponticello a schiena d’asino in pietra. Aggirato un contrafforte, si passa il Rio Molinaro e si raggiunge un punto di sosta attrezzato a 2 km da Monterosso. Comincia qui la lieve discesa che porterà fino a Vernazza, con punti panoramici indimenticabili come a Scoglio del Frate o Punta Linà. Ormai vicini alla meta, il sentiero discende bruscamente verso l’abitato, offrendo viste da cartolina che fermiamo con la macchina fotografica.
A Vernazza ci fermiamo a mangiare e sostiamo fino alle 2 del pomeriggio poi passando per stretti carrugi arriviamo alla mulattiera, che porta a Corniglia È imprenscindibile fermarsi un momento per ammirare il panorama mozzafiato che si mostra una volta in quota, salendo tra vigneti prima e agavi, fichi d’india, euforbìe arboree poi. Si attraversa in salita un oliveto in parte coltivato, e si raggiunge quindi la frazione di Prevo a 220 metri, massima quota dell’ itinerario azzurro a 1.6 km da Vernazza. Il sentiero prosegue in leggera discesa offrendo una veduta completa di Corniglia fino alla Punta di Montenero, e della sottostante spiaggia di Guvano, dove il sentiero si restringe e scende bruscamente fino ad incontrare un punto di sosta attrezzato. Si ricomincia a salire con la frazione di San Bernardino alle spalle, per poi ridiscendere di nuovo e attraversare il rio Canaletto su un ponte a schiena d’asino in pietra. Si oltrepassa un altro rio, il Rio Groppo, e risalendo per i vigneti, il sentiero continua fino alla chiesa di San Pietro e quindi a Corniglia che appare meravigliosa sul suo colle che la unisce al mare. Ariviamo alle 15.30 e facciamo un'altra breve sosta. Poi alle 16 ripartiamo verso la lunga scalinata di 377 gradini che porta alla stazione dei treni. Si continua quindi lungo la strada litoranea parallela ai binari, che segue la sommità del muraglione di contenimento della ferrovia. Il sentiero passa per una vecchia galleria e superando una collina al di là della quale si vede già Manarola. Si risale il promontorio di Punta Buonfiglio, si continua fra i muri a secco,s’incontra il cimitero e si scende quindi nell’abitato arrivando dalla suggestiva passeggiata a mare pedonale verso la strada principale di Manarola dove arriviamo alle 17. Ultima sosta e ripartiamo per l’ultima tappa di questo entusiasmante percorso.
Dalla strada principale di Manarola si passa per la stazione ferroviaria percorrendo la galleria pedonale, e si sale una corta scalinata che porta al passaggio ricavato sul muro di sostegno della ferrovia. Qui comincia il tratto più famoso del sentiero azzurro, la Via dell’Amore, una passeggiata pedonale intagliata nella roccia e aperta sul mare.
Arrivati ad un promontorio roccioso, il percorso cambia direzione e si dirige verso l’interno, raggiungendo la stazione ferroviaria di Riomaggiore. L’ultimo tratto di sentiero è aperto sulla scogliera e aggirato l’ultimo sperone roccioso, si lascia la vista sul mare e si entra in paese. Sono le 18 ma ci attende ancora l’ultimo sforzo per risalire vs il colle del Telegrafo dove abbiamo l’auto.
Il percorso inizia dalla parte alta di Riomaggiore. In località Lavaccio si procede per una vecchia mulattiera e si supera un ponticello di Pietra sul Rio Maior. Appena dopo si prende una scalinata e quindi, presso una croce, un altro sentierino segue in falsopiano la sponda del rio. Superata la scalinata si continua più dolcemente sulla via lastricata fino a Bargon dove si attraversa la litoranea. Si prosegue attraversando vigne dismesse e s’i incontra un’edicola della Madonna di Montenero e si sbocca infine nel piazzale del Santuario da dove si gode uno splendido panorama sul mare. Ci fermiamo qui a riprender fiato dalle 19 alle 19.30.
Oltre un boschetto di lecci si risale un crinale coltivato a vigne, e arriviamo al villaggio di Lemmen, formato da un gruppo di case rustiche, vegliate da un oratorio (408 mt). Il sentiero poi risale fino al belvedere dove si trova una croce e dove finisce la salita. Fino al colle del Telegrafo (513 mt) il sentiero corre pianeggiante e alle h 20 finalmente arriviamo all’auto sfiniti ma felici. Poi di corsa vs casa per riprender la vita di tutti i giorni e gli studi.
foto 1 in piazza a Vernazza foto 2 io dani e il mare foto 3 io vs corniglia


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