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   Tour de mont blanc 1993, 03/04/2006
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Tour de mont blanc 1993
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Courmayeur  (1500 m)
Quota arrivo  1500 m
Dislivello  1000 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  molti sul percorso
Attrezzatura consigliata  da trekking
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Nel 1993 progettiamo con gregorio un super tour. Appuntamento per settembre.
Mot arriva alle 13 del 14/9 a Treviglio e dopo aver pranzato partiamo alle 15.30 direzione Courmayeur con la mitica Alfasud dove arriviamo alle 18.30. Ad aosta abbiamo fatto tappa per acquistare libro e cartina del giro del monte Bianco che intendiamo effettuare. Siam passati a trovare Doriano Schena,tipo di Caprile emigrato e che Gorio conosceva, che m’ha detto di conoscere un ragazzo che abitava dalle parti di milano e che era della sua stessa classe (…mio padre!). Cena sotto il portico alle 21.30(pioggia) a base di pane duro e formaggio e poi notte in Alfa nel garage del condominio di Doriano.
15/9: partenza alle 9 da Courma direzione Arnouva( 1760m.9 dove parcheggiamo l’Alfa e partiamo a piedi alle 10,ammirando il Col du Ferret imbiancato di recente. Dopo 1 ora siamo al nuovo rifugio Elena poi alle belle baite di Prè de Bar e infine sul Col Du Gran Ferret a q.ta 2537 per mezzogiorno, da cui si ha una stupenda visuale del solco imponente della Val Ferret. Entriamo in Svizzera con tempo incerto e che fatica con lo zaino strapieno(cambio tenda col Mot),pestando le prime nevi di giornata. Bella vista sui ghiacciai del Triolet e poi giunti al colle siamo schizzati via per il forte vento scendendo alle baite di Poule(13.30) con fantastica vista sulle Grandes Jorasses che però non siam riusciti a fotografare essendosi inceppata la macchina del mot. Indi siam arrivati alle belle casette e baite di Ferret(14) e in autostop fino al villaggio di La Fouly dove abbiam pranzato fuori da un mini market(yogurt pane formaggio e salame). Ripartiti sotto una fitta pioggerellina con l’intenzione di raggiungere Issert, ci siamo in realtà fermati lungo il sentiero perché poco prima di Prayon abbiam trovato in un paesino un casolare mezzo diroccato in cui ci siam rintanati. Stanchi e bagnati, eran le 16, abbiam schiacciato una pennicca e persistendo il maltempo abbiam cenato con riso al pomodoro. Camomilla e camel prima di infilarsi nei sacchi cullati dalla pioggia ritmante sul tetto.
16/9: mi son svegliato alle 7 e ho trovato un pastore che voleva darci un passaggio fino a Champex ma ho rifiutato. Poi quando greg si è alzato l’abbiam cercato inutilmente. Decidiamo di scendere a Orsieres per aggiustare la macchina fotografica e appena arrivati sulla strada vediamo una pensilina con gli orari che ci informa che il pulman sarebbe passato fra 1 minuto e quindi l’abbiam preso al volo. Ma scopriamo di dover andare a Martigny per trovare un fotografo e quando arriviamo in stazione il treno parte fra 2 minuti!! Poi dal fotografo c’è da ridere perché la macchina funziona perfettamente e quindi torniamo in treno ad Orsieres e poi in pulman a Champex( nuovo pulman preso al volo perché l’ho visto arrivare mentre cercavo un negozio per il pane.) dove arriviamo alle 12. saliamo ad Arpette dove ci fermiamo a pranzare e alle 13.30 iniziamo la massacrante salita lungo la valle fino all’intaglio della Fenetre d’Arpette a quota 2655 che raggiungiamo alle 16.30 dopo oltre mille metri di dislivello. Macchina fotografica ancora inceppata(patisce la quota più di noi). Discesa spacca gambe vs Trient, con vista spettacolare sul ghiacciaio,( il freddo, abbiam dedotto blocca il diaframma della macchina fotografica). Alle 18.30 siamo arrivati allo Chalet du Glacier a quota 1600 e trovando aperto un casolare ci siamo fermati stanchissimi. Abbiam raccolto legna e fatto il fuoco. Scaldati dal fuoco che crepita gioioso e dalla lampada(che abbiamo rotto ma non del tutto) che illumina la nostra serata scrivo il diario della giornata. Ora stiamo bene. Il tempo sembra discreto, abbiam cenato fuori e ci siam perfino concessi il lusso del pedicure in un laghetto poco distante. fuori c’è qualche stella. Buona notte sul fuoco alle 23.
Venerdì 17/9: risveglio abbastanza riposati. Siamo scesi a la Peuty e Mot da solo a Trient per recuperare pane e prosciutto. Al suo ritorno siamo partiti per l’alpeggio de Les Herbageres a quota 2000 una salita durissima e ripida dove ogni passo è stata sofferenza. Ci siamo fermati dalle 13.30 alle 14.15 e mentre mangiavamo cercando di ripararci dal vento freddissimo ero sul disperato: troppa fatica e troppo freddo.Anche la mezz’ora successiva a salire al Col Du balme dove il tour entra in Francia è stata da schianto. Stravolti dalla stanchezza siamo entrati al bar a berci un tè felici per aver visto in funzione la cabinovia che ci avrebbe risparmiato 2 ore di discesa. Ma il controllore non voleva farci i biglietti percè non avevamo ne franchi svizzere ne francesi. Poi se n’è andato e ci siamo guardati disperati. Quando è tornato senza sorridere ci ha piazzato in mano 2 biglietti e li per li non ci siamo neanche resi conto che ce li aveva regalati e per giunta per entrambi i tratti di discesa fino a Le Tour. Abbiamo girovagato fino a trovare il posto tappa di Les Frasserands ma non erano accette lire italiane e allora abbiam fatto autostop fino ad Argentiere. Pizza e poi siccome il posto tappa era troppo caro( ma che tentazione davanti all’ingresso!!) siamo andati dietro al cimitero per montare la tenda. Probabilmente gli abitanti non eran dell’umore e un acquazzone improvviso ce l’ha impedito e siam finiti a dormire stesi sotto un porticato!
Sabato 18/9: in questo momento siamo in un posto meraviglioso: un anfiteatro roccioso con al centro uno splendido laghetto e un pianoro verdeggiante. Alle nostre spalle emergono les aiguilles rouges ma soprattutto dal belvedere sul quale siamo posti a scrivere, abbiamo davanti tutta la valle con i massicci del monte bianco, delle grandes jorases, del aiguilles vert, del drus, del aiguilles argentiere e tanti ghiacciai fra cui domina quello della mer de glace. È uno dei posti più belli che abbiamo mai visto e viviamo un momento di estasi contemplando dal sassone sul quale siamo saliti il laghetto con affianco la nostra tenda. La giornata non era iniziata bene perché il tempo era incerto e le previsioni davano pioggia per tutto il giorno. Pensavamo di gironzolare per l’argentiere ma poi fatta la spesa abbiamo fatto un autostop e siamo finiti anziché a frasserand a trelechamp. Era mezzogiorno la giornata era migliorata ed eravamo davanti al sentiero per la flegiere. Così abbiamo deciso di mangiare il più possibile eliminando il cibo pesante. Dopo la mega abbuffata (mele banane tonno pane e succo di frutta) abbiamo iniziato a salire e la giornata con panorami meravigliosi ha reso più sopportabile la fatica. Fatte e rifatte tantissime foto al lac blanc (posto stupendo) per i soliti inceppamenti della macchina fotografica e in più questa volta si era anche dimenticato di agganciare il rullino (grande mot). Erano le 17.30 ma passare lì la notte più colazione costava troppo e allora siamo scesi fino ad incontrare alle 18.15 la conca incantata del laghetto flegiere a quota 2000 dove immediatamente abbiamo deciso di accamparci. Cena al buio con zuppa di pane latte e carne in scatola,camomilla e poi dopo la classica Camel in branda.
Domenica 19/9: abbiam passato tutta la notte in tenda cullati dal tintinnio della pioggia e con la calma che la bellezza del posto pretendeva siam stati pronti a partire solo per mezzogiorno. In discesa fino a Flegere e poi risalita vs Charlanon, dove in un bel pianoro abbiam bevuto l’ultima goccia d’acqua che c’era rimasta. Assetati e stanchi abbiamo raggiunto Planpraz 2000 alle 14.30 trovando il rifugio chiusoe preoccupandoci perché dovevamo affrontare ancora la lunga salita vs il Col Du Brevent 500 mt più sopra e senza H20. Di fatti salendo bruciamo per la fatica il sole e la sete. Un vecchietto impietosito mi ha regalato una bottiglietta che ho condiviso con mot alle 15.30 eravamo al col du brevent dove l’ambiente era di detriti enormi quasi fosse passato un gigante a spaccare tutto con la mazza. Un’ora dopo eravamo in cima la brevent a 2500 metri stanchi e assetati come non mai. Ormai la funivia era chiusa bar compreso e allora disperati sfondando una porticina siamo riusciti a procurarci bottigliette d’acqua e schweppes con le quali mitigare l’arsura. Allora finalmente abbiamo potuto godere dell’incredibile panorama sul Bianco (il Brevent è uno dei belvedere più famosi). Che paura camminare sulla postazione della funivia con sotto il precipizio. Siamo quindi scesi al refuge de bellachat (chiuso) e quindi fino a merlet, passando dall’imponente statua del cristo re alta 20 metri e infine al les houches dove siamo arrivati al camping alle 20.45 che era ormai buio. Sono state tre ore di discesa spacca gambe per i boschi ad un ritmo impressionante. Siamo arrivati stravolti ho tolto gli scarponi e messo le scarpette perché avevo i calcagni devastati dal dolore. Abbiamo montato la tenda al buio sotto la luce di un lampione. Cene e toilette in pizzeria poi a letto alle 23.
Lunedi 20/9: eccezionale risveglio con doccia calda ho ancora i polpacci duri e calzare gli enormi scarponi Cervino è il solito inferno che allievo mettendo della carta sui calcagni. Dopo la spesa, salita in funivia al belle vue (1800 metri) dove arriviamo a mezzogiorno. Volevamo salire al prarion per ammirare il bianco ma era coperto e allora ci siamo accontentati di guardare il trenino che saliva al Nid d’aigle e le partenze di tanti parapendio.
Il sentiero parte verso il ghiacciaio di Bionnassay e dopo aver attraversato il magnifico ripiano erboso dell’Are a quota 1800 , attraversa il tumultuoso torrente che genera il ghiacciaio e passa proprio sotto la sua fronte alta una decina di metri: impressionante. Ci siamo sbizzarriti con le foto. Giornata ancora stupenda e durante la salita al Col Du Tricot 2120 mt fatta ancora senz’acqua abbiam patito un caldo infernale e colavamo letteralmente di sudore. Arrivati al valico alle 14.30 ,morbidissimo pianoro erboso, è stato un piacere mangiare una mela,stendersi sull’erba, lanciare via gli zaini e sognare l’acqua che 600 metri più a valle scorreva nel torrente generato dall’immensa e stupenda parete nord del dom du miage e bagnava il villaggio omonimo. Dopo esserci riposati, siamo scesi a picco e mezz’oretta dopo eravamo stesi sui prati di miage fra le mucche che pascolavano: dolori atroci ai polpacci e ai calcagni. Dopo una lunga sosta il mot mi ha convinto a ripartire ( non mi sarebbe spiaciuto campeggiare in quella conca idilliaca) e così siamo risaliti agli chalet du truc 1720 metri e poi ridiscesi a La Frasse e quindi a Les Contamines 1794 m. ( paesi stupendi tenuti benissimo con chalet e fiori da tutte le parti, eccezionale la Val de Montjoie). Erano le 19 e ci siamo messi a cercare il rifugio del CAF (chiuso) e quando stavamo montando la tenda nel campetto adiacente è apparso un signore a dirci che non si poteva. Rimessi gli zaini in spalla ci siamo messi alla ricerca di un prato con il buio che incombeva e ne abbiamo trovato uno bellissimo nel giardino di residence chiuso. Ricerca di un telefono cena con busta di riso e asparagi fatto nel latte che avevamo fatto in tempo a comprare. Serata a leggere delle tappe successive siamo (soprattutto io) a pezzi.
Martedi 21/9: risveglio coi polpacci duri e tra telefonate a Laura spesa e preparativi arrivano le 10. Autostop fino a Notre dame de la Gorge da dove ripartiamo alle 11 e passando uno stupendo arco naturale di roccia sul fiume passiamo dai rifugi Nant-Borrante(12) e Balme alle 13.00 dove ci siamo sbragati su una panca a riposare. Dopo un ora di salita mi sono fermato a mangiare,e il Mot è proseguito. ci siamo rincontrati alle 15.30 ai 2350m.del Col Du Bonhomne. ha mangiato anche lui e siamo ripartiti verso il col de la Croix Donhomne e l’omonimo rifugio. nella breve discesa il ginocchio dx mi ha fatto parecchio soffrire e temere per le tappe successive ci siamo messi a riposare con le ossa spaccate nel magnifico locale invernale tutto in legno in compagnia di sei ragazzi australiani. Poi cena con misto di pollo al riso,crema di asparagi e stesura del diavolo. Ho fatto stretching i muscoli vanno meglio ma il ginocchio resta dolorante e temo la giornata di domani. Camomilla e a nanna,c’è un vento fortissimo.
Mercoledi 22/9:dalle 7 alle 9 abbiamo sbaraccato l’invernale poi,dopo colazione,siamo rapidamente saliti al col de Fous ore 10 a quota 2665 dal cuale ammiriamo la Vallèe De Sglacers. lunga discesa nella spettrale valle fino all’alpeggio dei Tufs a quota 2000. Tempo ventoso e discesa faticosa per via del ginocchio infiammato. Arrivo al Refuge Des Mottets per versanti diversi del fiume. Latte caldo nello splendido rifugio a quota 2000 e finalmente al riparo dal vento che fischia ancora fortissimo. Camminando ci faceva perdere l’equilibrio. Ripartenza per il Col dela Seigne a q.ta 2516 ancora col vento che soffia vs valle e ultimo tratto sotto pioggia battente e immersi nelle nubi. Ritorno in Italia e discesa vs il Rif. Elisabetta nella speranza di trovarvi il locale invernale e lentamente per via del mio ginocchio. Circondati dalla nebbia nel vallone di Lex Blanche abbiamo finalmente visto i cartelli per il rifugio e ci siamo arrivato poco dopo le 16. Cambio panni fradici e poi sotto con merenda e cena con riso Knorr al pomodoro. Ho trovato del Lasonil con cui mi sono spalmato il ginocchio. Piacevole serata in compagnia dei 2 tipi francesi che fanno il TMB a a cavallo, passata a scroccare cibo e prendere in giro i 2 tipi inglesi(il maestro e il cucciolo).
Giovedì 23/9: sveglia alle 7 perché Gaspard soprannominato il gaglioffo per via della faccia dell’orecchino e delle quantità immani di caffè e sigarette che assume si alza a trafficare. Alle 9 sotto una fitta pioggerellina abbiamo iniziato l’ultima fatica e cioè la discesa vs Courma atraverso la Val Veny. Dopo circa 1 ora attraversiamo le tetre paludi del Lac Combal e decido di togliere gli scarponi in favore delle scarpe da ginnastica. La pioggia nel frattempo diventa forte e battente costringendoci a riparare gli zaini con le mantelline e decidiamo di eliminare la deviazione vs il laghetto del Miage. Raggiungiamo la strada asfaltata che è un fiume sul quale scivoliamo fradici vs valle. Provvidenziale sopraggiunge un furgone wolkswagen color carta di zucchero(che ci ricorda tanto l’apecar della Valgrande….) che ci offre un passaggio all’aperto.
Lottiamo contro la furia degli elementi ampiamente sconfitti ma alla 11.30 entriamo trionfalmente a Courmayeur e dpo esserci riassettati alla meno peggio corriamo vs casa di Doriano nella speranza di poter scroccare il pranzo. Doriano ci ha lasciato abbuffare e abbiamo sbranato spaghetti arrosto coi funghi vino e caffè nonostante dovesse andare a lavorare per le 14 e ci ha anche portato fino ad Arnouva per recuperare l’Alfasud che chiaramente dopo tanti giorni di ferma, non ne voleva sapere di ripartire. Abbiam provato con cavi spinte discesa ma nulla. Tutto sotto la pioggia. Dopo aver costretto Doriano ad andare al lavoro abbiamo cominciato a spingere la macchina lungo le discesa vs Courma e relativi faticosissimi falsopiani finchè abbiamo incontrato una macchina della Forestale che ci han dissuaso dal voler fare 11 km in quel modo anche perché avremmo poi incontrato pericolosi tratti in discesa da fare in folle. Poi abbiamo trovato un tipo che onosceva un meccanico che ci è salito incontro e dopo aver sostituito le candele chiedendoci se eravamo stati in un fiume, al modico prezzo di 132.000 lire, ha risolto il problema. Tornati a Courmayeur dopo tanti giorni da selvaggi ci siamo goduti un poco di shopping per le caratteristiche vie del centro e abbiamo finito la serata in pizzeria a parlare degli anni d’oro ai giardini di Caprile e scambiandoci le info sulle varie persone che li popolavano. Poi a letto nell’Alfa al garage di Doriano. Il mattino dopo abbiam fatto un giro a Chamonix (45.000 lire il passaggio nel traforo!) e poi abbiam preso la via di casa. Lungo la disceda vs Aosta notavamo la Dora Baltea ingrossarsi ai nostri fianchi e vere e propri fiumi lanciarsi in enormi cateratte giù per i salti delle montagne. Ci siam fermati più volte ai bordi della strada a guardare il fiume ruggirev e in ondate spaventose trascinare nella sua folle corsa alberi, tronchi e ogni genere di cose. Mot non era tranquillo. Entrati in autostrada ad Aosta e fatti uscire a Verres, al casello ci han detto: è tutto bloccato,non potete andare da nessuna parte, trovate un posto e fermatevi lì. Abbiam seguito quindi una fila d’auto e piano piano scendevamo vs Ivrea fino a quando all’altezza del ponte di Hone la strada era bloccata perché era stata inghiottita dalla Dora. I carabinieri invitavano tutti ad andare a dormire in alberghi a Verres o Aosta perché la Valle era completamente isolata. Noi siamo rimasti e ad un certo punto si è sparsa la voce che salendo al forte di bard era possibile passare oltre la zona di allagamento ma questo era impedito da un messo su ordine dei carabinieri. Allora c’è stata una specie di sommossa generale con gente che urlava protestava, minacciava e allora i carabinieri han detto di passare a proprio rischio e pericolo visto che l’acqua muggiva e si lanciava in grande ondate oltre la legna e i tronchi incastrati fra le arcate del ponte. E così siamo passati assieme a tutti gli altri ammirando lo stupendo paesino medievale di Bard e il suo spettacolare castello. Arrivati a Point Saint Martin c’era la statale allagata e l’autostrada chiusa perché ballavano i piloni dell’alta tensione. Poi l’autostrada è stata aperta facendo passare le macchine una alla volta. A Quincinetto siamo stati fatti uscire ancora perché l’autostrada era divelta dall’acqua e quindi nuova coda in statale fino Ivrea dove però l’acqua aveva invaso la strada e allora siamo tornati a Borgofranco e lungo una strada collinare siamo andati a Santhià e siamo finalmente usciti dal caos. Alle 23.30 eravamo a casa stremati anche dall’ultima odissea.
Foto1 io vs il Col Ferret Foto 2 io mot e la Mer de Glace
Foto 3 lac du mont blanc e massiccio
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