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   tre giorni ai laghi gemelli, 03/03/2006
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Onicer  oscarrampica   
Gita  tre giorni ai laghi gemelli
Regione  Lombardia
Partenza  cxarona  (1100 m)
Quota arrivo  2000 m
Dislivello  900 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  rifugio gemelli invernale
Attrezzatura consigliata  ciaspe
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Dal diario scritto in presa diretta in quei giorni ormai lontani.
Ho inziato a pedalare alle 6 a Pandino che era ancora buio e il sole lontano cominciava solo a colorare le nuvole risvegliando i miei pensieri e i dolorini di un corpo che poco prima dormiva. Andavo nuovamente sui monti con la bici per restarci 3 notti .
Improvvisamente uno strano rumore metallico violò il silenzio della notte: s’ era staccata dal sostegno la pila che illuminava il mio procedere; la recuperai e infilai nella tasca del k way.
Alle 10 dopo 4 ore di pedalare faccio una pausa in piazza a San Pellegrino, prima che inizi il tratto duro che s’inerpica dopo Branzi (13.15) fino ai 1100 mt di carona dove arriverò alle 14.
I soliti tentativi psicologici per convincermi che non ho la schiena spezzata dallo zaino troppo pieno di provviste e materiale d’alta montagna necessario per i prox giorni.
Prendo la salita con più calma rispetto alle salite precedenti e così riesco a dosare meglio lo sforzo.
Deposito come al solito la bici a casa di una vecchia parente di mia madre e alle 15.30 calzati gli scarponi inizio la salita vs i laghi gemelli.m sono molto stanco fin dai primi passi e continuo a fermarmi per mangiare.
In una di queste soste sono spaventato dall’improvviso passaggio a fender l’aria di due falchi che prendon a giocare nell’azzurro del cielo lasciandomi costernato per la leggerezza con cui loro si librano nell’aria.
Nell’altra ho tentato vanamente di aggiustare la lampadina anteriore che m’era caduta ma senza risultato: per difendermi dal buio avrei avuto a disposizione solo la lucetta rossa posteriore lampeggiante!
Preoccupato, cercavo con lo sguardo nel cielo sempre più scuro, una luna che non c’era.
Alla volta del Lago Marcio, cui transito per le 18, ormai non ci si vede più e quasi mi scontro con tre signori che scendevano: ci siamo un poco tutti spaventati. Costeggiando il lago aiutato dal suo riflesso, arrivo alle 18.30 alle case dell’Enel dove un signore dopo avermi dato del matto perché andavo in giro al buio, pietosamente mi disse che stavo andando nella direzione sbagliata. Ritornato provvidenzialmente sul sentiero coperto dalla neve, arrivo ad un ponticello che ricordavo dava accesso alla rampa finale vs il rifugio. Pochi passi e pensai fra me e me che ora sarebbe iniziato il bello perché non riuscivo proprio a capire se camminavo sul sentiero o meno: ormai era buio pesto e la luce fioca e rossastra del mio fanalino, serviva veramente a poco. Avevo proprio paura che mi sarei perso,condannato a vagare tutta la notte, e allora cercavo di adocchiare qualche luogo per potervi passare la notte in caso di emergenza. Ma che gioia quando la sua tenue fosforescenza illuminava un segnavia.
Poi ad un certo punto mi ritrovai incomprensibilmente a scendere e spostandomi sulla dx andai a sbattere contro il muro della diga: avevo mancato il passaggio, ma ora risalendo il pendio lungo il muro arrivai al suo inizio pronto alla trionfale marcia di attraversamento dello sbarramento artificiale.
Che bello poggiare i piedi stabilmente ed esser guidati dalle protezioni metalliche: era come vederci.
Alla fine della diga non ci vedevo proprio più niente perché s’era spenta da un poco di tempo la lucina rossa ma preso dall’entusiasmo di aver trovato la diga non me n’ero neanche accorto. Ma ormai era fatta e a tentoni con un po’ di tentativi emerse dal buio la scura massa del rifugio, ridonandomi (appena trovata la porta del locale invernale tastando il muro come un cieco) la gioia di entrare ed accendere il pulsante della luce. Che bello tornare a vedere dopo tanto tempo passato a brancolare nel buio. Eran da poco passate le 19.
Il giorno dopo lo dedico alle meditazioni sul lago. Avevo da poco frequentato un corso di meditazione trascendentale. C’era il sole e rilassarsi fu semplice guardando le chete acque del lago rifulgere di luce e neve. Non so quanto rimasi lì con le gambe incrociate, perdendo completamente la cognizione del tempo.
So solo che quando ripresi coscienza e risalii verso di me mi godetti ancora per un poco l’immensa quiete che era calata su di me e non volevo proprio riaprire gli occhi. Quando finalmente decisi di farlo notai e solo lentamente misi a fuoco il passerotto che giocava fra l’erba e la neve a pochi passi da me. Era insolitamente vicino,non mi aveva percepito come pericolo e stetti a lungo ad ammirarlo prima che un colpo di vento lo riportò nel suo elemento e io rimasi ancorato al mio. Mi rialzai a fatica, felice.
SILENZIO INTERIORE: Per ascoltare il canto della natura devi tacere le finestre del tuo pensiero.
TAO : Nulla vale come rimanere in silenzio ad ascoltando il vento portar il batter d’ali d’un uccello e il tuo pensiero con esso
INTANTO : Intanto la nube scende e fra poco oltre che silenzio sarà nulla.
Il 3 novembre piovve tutto il giorno e lo passai fra sonnellini e a scrivere o leggere.
il 4 mattina mi risvegliai fra tuoni lampi e una bufera di neve: non aspettai cessasse e dalle 7,15 alle 8.45 precipitò dal cielo ogni elemento atmosferico. Sono arrivato in paese bagnato fradicio e dopo essermi cambiato ripartti con la bici. A mezzogiorno poco prima di Dalmine forai: sistemata la ruota, ero a casa alle 15. Foto1 i laghi gemelli
Foto2 vs i pizzi Farno e del Becco Foto3 Il rifugio invernale
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