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   sass de rocia, 26/02/2006
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Onicer  oscarrampica   
Gita  sass de rocia
Regione  Veneto
Partenza  ronch di laate  (1400 m)
Quota arrivo  1500 m
Dislivello  100 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  bivacco pian delle stelle
Attrezzatura consigliata  set da ferrata
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Che strano affondare così tanto nei meandri del tempo da andare a recuperare brandelli di vissuti che sembran appartenere ad altre vite. Non so perché ricordo che avevamo quattordici anni e dunque correva l’anno 1983 probabilmente. Con Gianantonio era nata un amicizia spontanea perché condividevamo l’amore per la natura per i boschi per le rupi con una predilezione per quei luoghi selvaggi e misteriosi che potevano scaldare le nostre fantasie. Fu il fuoco che bruciò le case di moè a darci la scusa per poter evadere dal paesiello e sparire quel pomeriggio. In realtà del gravoso incendio che distrusse la piccola frazione di Laste a noi importava poco. La nostra meta era un'altra. La ferratina di recente costruzione che percorreva i celeberrimi Sassoni di Laste permettendone l’accesso ai prati superiori dove era stata posizionata una piccola baita in legno. Temendo il rifiuto dei genitori ci dileguammo nei boschi con la scusa di andare a vedere il paese bruciato. Salimmo senza imbraghi con l’incoscienza e il coraggio di quegli anni ma non era un percorso difficile e in pochi minuti ci felicitammo su quel pianoro davanti alla baita di Biancaneve e con la vista sulle montagne vicine e lontane(Civetta, pelmo, tofane).
Ci sentimmo alpinisti quel giorno e la salita ci dispiegò il mondo delle ferrate rendendocele accessibili.
Era nata una sorta di cordata ma l’estate successiva quando salito fra i monti andai a cercare Gian la mamma mi disse che lui non era più. Annegato nell’Adige. Avevo perso un amico un compagno un amante come me della vita nei boschi. Una sua foto da sempre nella casetta là in montagna.
I sass de Rocia e il suo bivacco denominato Pian delle Stelle divennero invece un luogo simbolo della valle e non è eccessivo dire che ci passai e passo tuttora molto tempo, salendoci con tutti quanti negli anni ho conosciuto. Ci sarò salito credo almeno 100 volte passandoci appena arrivavo a Caprile e quando me ne andavo per il saluto ai monti.. E quante notti passate a dormirci salendo con ogni tempo meteo dal sole alla pioggia alla neve. E con ogni tipo di compagnia, morose,amici e poi figli. Per un momento o per dei giorni. Per un benvenuto o per un commiato. Per starci da solo o per trovare l’amore quando con gregorio partivamo in bici(grazielle per via del rapporto ridotto ottimo per la salita) e in un oretta scarsa percorrevamo i 10 km e i 400 metri di dislivello che ci separavano da Veronica che stava a Ronch per le vacanze estive. Parlavamo con lei nel silenzio della notte rotto solo dalle nostre parole e dallo scroscio dell’acqua nella fontana. Scendeva lento il freddo nella notte d’estate E faceva tremare le nostre parole Guardando il cielo empio di stelle Ero certo che la più bella fosse caduta proprio davanti a me.
Salendoci con scorte di cibo,salamelle, taniche d’acqua. Consolandoci col Mot quando venne bruciata e commovendoci quando fu ricostruita più bella di prima.
E quanta vita quanti pensieri quante poesie pensate lassù a respirare le stelle e il silenzio della notte rotto solo dai bagliori e dagli scoppietti del fuoco dentro o all’aperto a seconda della stagione. Scrivevo che Dobbiamo imparare ad ascoltare in silenzio la voce della natura per trasformare in preghiera la nostra ammirazione .
Il luogo è incomparabilmente ameno e si raggiunge dal fondovalle agordino dirigendosi verso il grazioso villaggio di Laste che punteggia di bianco e marrone con le sue casette i prati sfalciati di verde.
poco distante come giganti emergono dai campi questi sassoni trasportati in remote epoche glaciali e che paiono lì appoggiati da mani gigantesche. Impressionanti pareti a picco alte dai cinquanta ai cento metri ne difendono l’accesso quasi da tutti i lati e sono diventate nel tempo una mecca per gli adepti dell’arrampicata sportiva con tanti tracciati estremi fino all’8a/b . In una spaccatura provvidenziale prende inizio la ferratina che in 5 minuti tra scalette corde metalliche e qualche ponticello sugli abissi sottostanti deposita sui prati sommitali dove il bosco incurante della discontinuità è cresciuto come nulla fosse.
E l’uomo vi ha costruito il bivacco più bello del mondo,nel posto più bello del mondo. Foto 1 io al bivacco
Foto2 io e Mot desolati al bivacco bruciato
Foto3 i Sass de Rocia e sullo sfondo il Civetta
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