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   pizzo bianco, 13/09/2017
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Onicer  oscarrampica   
Gita  pizzo bianco
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  alpe belvedere  (2000 m)
Quota arrivo  3215 m
Dislivello  1215 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  zamboni
Attrezzatura consigliata  no
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento Due giorni a casa dal lavoro e con giona , mio terzo figlio dodicenne, decidiamo per gita e notte in tenda. Meta il Pizzo Bianco per lui record d’altitudine e ottima occasione per me di vedere da vicino la est del Rosa e alcuni luoghi mitici ad essa correlati, in una valle in cui non son mai stato. Si parte al mattino un poco di corsa come al solito e attraversando la Lombardia verso Gravellona Toce passiamo poi da Piedimulera in Piemonte fino a Pecetto Staffa frazione di Macugnaga da dove alle 12.30 del 26/7 riusciamo a prendere la seggiovia in direzione Belvedere perché nel frattempo il piano è stato elaborato e prevede nel pomeriggio la salita al Pizzo bianco e magari la mattina dopo una capatina alla Capanna Marinelli. Traversiamo una magnifica foresta di abeti e Giona sorride felice ed entusiasta accanto a me. Tocchiamo terra all’Alpe Burky e poi un’altra seggiovia ci sale al Belvedere a quota 1930 gustandoci la parete est del Rosa che gradualnente si mostra anche se un poco coperta dalle nubi. Alle 13.15 partiamo e dopo un bell’inizio nel bosco, affrontiamo un grande vallone morenico e di pietra in pietra scomodamente guadagniamo quota. Sugli ultimi tornanti vedo Giona piegato sotto il peso dello zaino e del sole ma mi dice che è tutto ok e recuperato il bordo dell’enorme morena sulla quale scorre ora il sentiero, camminiamo un poco meglio entrando nella verde valle che custodisce il Rif. Zamboni (q.2070) dove, dopo aver traversato su ponticello il torrente, arriviamo alle 14. Entro e chiedo info per salire al Pizzo Bianco e rimandato ad una guida ottengo le indicazioni. Chiedo alla gestrice del rifugio di poter lasciare lo zaino che custodisce tenda e sacchi a pelo e così alle 14.15 partiamo attraversando la stupenda conca prativa dell’alpe Pedriola, balcone sulla est del Rosa che incombe e ricoperta di grandi massi erratici. Traversata la piana, la traccia di sentiero piega a sx e mostra per intero il percorso ad esse del largo Canalone Chiovenda che sale fino alla spalla della montagna che si alza poi ancora a dx. Traversiamo nell’erba passando proprio sotto la grande parete che si alza verticale dopo un tratto morenico. Sembra veramente di essere in Himalaya per l’immensità della montagna e dei ghiacci che ci sovrastano. La cresta Signal si alza sempre più evidente con noi restando alla nostra destra. Ammiriamo le acque limacciose e insolitamente verde tempera del Lago delle Locce e continuiamo ad arrancare fra i massi. La salita non ha storia se non che abbandono ramponi e picozza per via della fatica e della mancanza di neve e che il sentiero è spesso esile e sempre sfasciumato. Poi finalmente 1 ora e mezza dopo usciamo dal ripido e più stretto tratto finale del canalone e puntiamo ad una spalla sassosa di sfasciumi dove decidiamo di aggirare a sx l’anticima che si erge alla nostra dx: giriamo quindi sul lato nord della montagna e dopo un po’ di peripezie fra le pietraie che nascondono la traccia raggiungiamo il grande nevaio finale che prendiamo a salire tendendo all’elevazione più alta vs sx. La neve ha smollato e procediamo tranquilli lasciando le nostre impronte in buona sicurezza. Singolari formazioni quarzifere attirano la nostra attenzione e poi non rimane altro che affrontare l’ultimo muretto con passi di 1° grado prima della cima con madonnina del Pizzo Bianco (q.3215,h 17.45). Fantastica la vista sul Rosa e sulle sue 4 punte principali da sinistra vs dx: Gnifetti, Zummstein,Dufour e Nordend ma poi anche sulla Cima di Jazzi lo Stralhorn e la Weissmies in parte coperta. Bella anche la vista sulla Punta Grober con la Cresta Signal che la collega al Rosa. Giona sorride visibilmente felice per aver stabilito il suo record di quota , soddisfatto e stanco, nelle braccia della parete est del monte rosa che domina lo sfondo. Foto e felicità a 360° e iniziamo a scendere perché non sarà banale con tutti gli sfasciumi incontrati salendo e poi ci sarà da arrivare al piano e montare la tenda prima che faccia buio. Qualche striscia di neve viene sfruttata per riposarsi e incrementare la velocità di discesa, mentre nel frattempo zoomo frequentemente sulla Est per catturarne i particolari: dal Canalone Marinelli all’incredibile scudo di roccia e ghiaccio che protegge la Dufour e la Nordend. Poi recuperiamo picca e ramponi, camosci ci fanno festa dalle parti del lago e dopo tante pietre arriviamo finalmente al rivedere l’erba del piano dove sotto ad un enorme masso spiovente scegliamo di piazzare il nostro campo base. Che bello armeggiare fra teli e paleria con Gio: terminata la casetta è ormai scuro e alla luce delle frontali ci mangiamo un panino e per dolce un biscotto. La temperatura è scesa e il venticello freddo invita a sistemarsi all’interno della tenda e dei sacchi non prima di aver mandato un bacio a casa e un ultimo sguardo alla est del rosa che par che dorma. Giona si accomoda sereno e io inizio a litigare un poco con le posizioni rimpiangendo di aver dimenticato fuori lo zaino- cuscino, ma non ho voglia di uscire dal bozzolo caldo e così tra un risveglio e l’altro arriva la luce e capisco di star rimandando continuamente l’appuntamento con la Marinelli. Foto1 gio sul muretto finale Foto2 Gio e la Est Foto3 Io e Gio in cima
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