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   macedonia (di cime) in val sedornia, 05/06/2017
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Onicer  oscarrampica   
Gita  macedonia (di cime) in val sedornia
Regione  Lombardia
Partenza  tezzi alti  (950 m)
Quota arrivo  2360 m
Dislivello  2400 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  scarpe leggere
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Una volta tanto tutto scorre secondo i piani e riesco a partire alle 22 in direzione Gandellino e salire poi a Tezzi Alti dove sogno di dormire col sacco a pelo fino alla mattina. A mezzanotte cullato dal vento, mi addormento con la sveglia puntata alle 4.30 e alle 5 del 25/5 puntuale parto per l’obiettivo di concatenare quante più cime possibile iniziando dalla triade calvera, vigna soliva, pizzo delle corna che sono le tre punte della cresta che abbastanza omogenea percorre la sx della val sedornia.
Il fitto del bosco m’accoglie e dopo una mezz’oretta svolto al bivio a sx che indica vigna soliva e sono su terreno vergine: dopo altri 20 minuti un altro bivio sulla sx con un antica scritta scolorita che indica Calvera.
Sono in una fitta e grandiosa foresta d’abeti e sono le 6 quando esco su prati sotto il cielo blu del mattino.
Il panorama spazia dalle cime amiche di val sedornia al gruppo dell’arera e a quelo del Pradella, fino al Diavolo di Tenda.
Ad una svolta del sentiero improvvisamente mi trovo su un piccolo altopiano con diversi resti di alpeggi dei tempi eroici( sono le 6.30 e la località si chiama baite dei larici).Mi fermo a far colazione in quest’angolo ameno e anche per cercare il sentiero fra i molti che vi si disperdono. Solitamente tante tracce portano a nessuna e difatti la mia che teneva il lato sedornia ben presto si esaurisce fra bassi arbusteti che rendono disagevole l’incedere traverso. Passo una mezzoretta a camminar male ma a salire e poi un affioramento roccioso da superare mi proietta sui pratoni sommitali che adducono alla cresta del Calvera.
Alle 7.30 arrivo alla croce del Calvera posta in un luogo roccioso particolare(anche se la quota e l’altezza sono decisamente inferiori alla cresta che segue) e non sulla cima. Proseguo poi in salita vs il profilo tondeggiante della cima vera e propria del Calvera e improvvisamente mi trovo in una zona singolare, di grosse e profonde fratture in cui giro tra il divertito e lo smarrito perché gli intagli sono pericolosi da affrontare e mi trovo costretto ad aggirarli come terracei crepacci.
Recupero il filo di cresta che ora dovrò seguire quasi integralmente e in breve mi trovo nell’oro dei prati secchi in cima al Calvera ad aver voglia di star fermo sotto il sole a godere del panorama fantastico sul mondo orobico, da posizione veramente invidiabile. Ora sono apparsi anche i giganti orobici e via fino al re castelloe ai tre confini fra cui spicca la solinga piramide dell’ Adamello.
Sono solo le 8 e respiro profondamente la bellezza della vita ,ad occhi chiusi nel tepore e nel silenzio della fresca mattina.
Davanti a portata di mano ho la gibbosità del Vigna Soliva e dal mio piccolo angolo di Paradiso riparto solo alle 8.30 e mezz’ora dopo sono nelle nevi della cima vigna soliva massima elevazione della giornata con i suoi 2356 mt., nel mezzo di una sky line a 360°, da cui contemplo il mio futuro prox nella vista che raggruppa la catena del pizzul-barbarossa e pizzo di petto-vigna vaga. Traverso prati celesti fra neve e miriadi di crocus, leggero come un angelo per non calpestarli, e dopo 15 m d’estasi sono certo sul pizzo delle corna perché ora la cresta scende fuggente vs Lizzola.
Anch’io lascio la purezza dell’alta quota e mi precipito per loppe quasi verticali e sdrucciolevoli vs le piste da sci che salgono al Cavandola, prossima meta della mia cavalcata. Perdo quota rapido per circa 400 metri( e tempo in una caccia fotografica ad una bella marmotta che mi osserva perplessa sul da farsi) e poi devo risalirne 100 per toccare cima cavandola a q.ta 2057, passando dal rifugio mirtillo, aperto solo in inverno per le piste da sci. Piccola pausa sotto il sole ora cocente delle 10.30 e riparto senza saperlo vs la cima dello sponda vaga (pensavo che lo sponda vaga fosse quello che in realtà è la q.ta 2112 al barbarossa)che si raggiunge in 10 min.
Osservo dall’alto e decido per l’errore che mi costerà un oretta non conoscendo bene le montagne che devo affrontare e non riconoscendole dallo studio della cartina e delle scarne relazioni che possiedo.
Discendo così nei prati sotto la sella d’asta che tanto mi ricordano il tibet in quel caldo abbraccio fra l’erba giallo secca e il cielo blu e anziché raggiungerla seguo un sentierino che si ricongiunge al 401 in direzione del pizzo di petto, cioè dalla parte opposta. Ho così, procedendo, una bellissima visione della corna spigorel e del suo incantevole laghetto ma quando son troppo vicino alle pareti del pizzo capisco che non sono nel posto giusto e ritorno sui miei passi.Allora riconosco nelle due gibbosità verdi prima salite il cavandola e lo sponda vaga e raggiungendo in seguito la sella d’asta e apparendo il pizzul e la q.ta 2119 e il barbarossa che finalmente riconosco dal lato noto, mi oriento definitivamente.
Prossima tappa la cappelletta al passo della manina e poi appare evidente la cresta che da su pizzul, q.ta 2119 e infine barbarossa. Buon sentiero in leggera discesa e poi breve risalita e preghierina di mezzogiorno davanti alla cappella sul cui sfondo di cielo blu campeggiano redorta e Coca. Abbandono quasi subito l’esile sentierino che taglia in diagonale il fianco della montagna e per tracce seguo lo sconnesso e arbustoso filo di cresta che alle 12.45 con fatica mi consegna alla cima del pizzul: rapido saliscendi un poco esposti sull’esile filo di cresta con bella vista sui sottostanti laghetti e tocco la quota 2119 divisa dal barbarossa dal collino delle oche. Alle 13.30 dop l’ennesimo up & down cerco fra la piatta e non segnata cresta del barbarossa la vetta. E ora giù a rotta di collo per i pratoni vs la striscia 401 che poi seguirò fino al passetto che adduce alla cima del pizzo petto. Faccio fatica a risalire questi ennesimi 300 metri di dislivello: ho il fiato corto di settimane dedicate ai problemi casalinghi e la forma non è ancora al top.
Alle 14.45 ansimante sono sulla cima del pizzo a sovrastar la val conchetta tante volte percorsa ammantata di bianco e che ora invece traverserò in orizzontale per arrivare al passo di fontanamora che raggiungo alle 15.15. Mollo a terra lo zainetto e m’appresto all’ultima fatica di giornata, vale a dire la breve risalita ai 3220 mt. del monte vigna vaga di cui tocco la croce un quarto d’ora dopo.
Sono alla fine dei miei sforzi ,ora non resta che scendere, anche se ben presto forse complici piccoli nevai perdo le tracce del sentiero che scende dal passo e allora ad occhio mi dirigo vs la lontana baita che quando raggiungo scopro essere proprio la Zuccotto che speravo: da li entro in un altro fitto e grandioso bosco d’abeti che mi consegna al prato incantato su cui è stata eretta la baita bassa di fontana mora a q.ta 1510 .
Da tempo ho finito l’acqua e girando dietro la baita scopro un rubinetto. Trepidante l’ apro e d’impeto un fresco getto ridà benessere al mio corpo sfibrato e disidratato.
Il posto è magnifico e meriterebbe ben altro tempo, con la cima di sedornia ovest che impera sui verdi pascoli: che luogo di sogno, che bello sarebbe abitare in questa baita di Heidi.
Riprendo la carreggiata e tre quarti d’ ora dopo, alle 18 , dopo sono nuovamente alla mia c3.Evviva!
Giro da running,veramente consigliato per la bellezza dei luoghi attraversati,e ben percorribile anche nei tratti non segnati. No difficoltà tecniche. Dislivello complessivo attorno ai 2300-2500 mt.
foto 1 io vs il soliva
foto 2 cime dopo il soliva
foto 3 vista sulla cresta del soliva
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