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   Laghetto spigorel e dintorni, 29/05/2017
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Laghetto spigorel e dintorni
Regione  Lombardia
Partenza  tezzi alti  (970 m)
Quota arrivo  1968 m
Dislivello  1200 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  baite varie
Attrezzatura consigliata  no
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Il mattino dopo la scialpinistica sulla cima di Loga, sveglia anticipata alle 7 del 01/04/2017 perché si va a Gandellino in val seriana per un ritiro spirituale della mia associazione. Non ho nessun pensiero particolare se non quello di prender comunque scarpette da running pantaloncini e maglietta perché non si sa mai…. poi sul web leggo della val Sedornia, la valle incantata…e già le gambe prudono. Alle 13 e qualcosa ho finito di mangiare, mi cambio, mi faccio prestare la macchina e in pochi minuti salgo a Tezzi Alti (q.1000) dove parte la carrareccia che sale vs il lago Spigarol. Parto alle 13.30 in leggera corsetta sul ripido tratturo che a tratti spiana e dopo un quarto d’ora ho già fatto 200 mt di dislivello passando dalla bella cappelletta di San carlo(q.1165)…oggi le gambe girano e corro felice sul comodo sentiero che scorre in uno stupendo bosco di abeti con angoli e spiazzi dolomitici che inviterebbero a sosta e contemplazione ma devo scendere per le 15 max e tengo il ritmo serrato per vedere se mi riesce di arrivare al lago. Poi ad un certo punto traverso in piano gli Spiazzi dell’acqua, altro posto ameno dove inizia anche la neve e un cartello indica per il lago. Sembra quasi un luogo dell’alaska e mi avventuro dubbioso sul sentiero coperto di neve che avanza in piano nel folto del bosco e adduce ad una valletta laterale con un paio di baite in stile Heidi (Prato di Vigna q.1350 h 14). Il luogo è veramente ameno e lo supero correndo felice e poi camminando quando il sentiero torna ad impennarsi e svoltando bruscamente a dx torna nel folto bosco. Pochi minuti dopo fra le fitte fronde emerge il bastione della Cima Ovest di Sedornia con l’Avert al suo fianco. Sono le 14. 15, sarò all’incirca a q.ta 1450 e il tempo è scaduto: con le bastionate rocciose negli occhi dico arrivederci all’ incanto della Valle Sedornia: tornerò! E riesco a tornare pochi giorni dopo intenzionato ad arrivare al lago e provare ad andare oltre verso le tante cime che gli crescono intorno come funghi e poi traversare verso il Passo degli Omini e chiudere il giro ad anello tornando a Tezzi. E così svanita come al solito per impegni serali la possibilità di salire a dormire in quota, mi rassegno all’idea della levataccia. Alle 3 del 5/5/2017, suona la sveglia e alle 5.45 riesco a salutare la c3 parcheggiata in quel di Tezzi Alti e cominciare a salire, non prima di aver salutato Secco e Fop che completamente imbiancati chiudono sotto un cielo ancora scuro la vallata a me di fronte. A destra invece parimenti innevati il Grabiasca e il Poris. La giornata è stupenda non una nube macchia il cielo profondamente azzurro e inizio a calpestare il bel selciato con cui parte il sentiero. E’ veramente incantevole questo primo tratto, in una grande foresta che si risveglia nel cantar di mille uccellini ringrazianti al filtrar delle prime particelle colorate. Il buio cede e magnifici abeti incorniciano alcuni angoli picnic veramente suggestivi. Transito ancora, come qualche giorno fa, in rapida sequenza dopo mezz’ora dalla partenza, dalla Cappelletta di San carlo, dal bivio per il Vigna Soliva e poi dalla località chiamata Spiazzi dell’Acqua. Attraverso il torrente che dormiva ancora l’altro giorno e salgo nel bosco con grandiosa inquadratura su Pradella e Pizzo Salina che luccicano di bianco oltre il buio delle piante, arrivando così ai bellissimi casolari incastonati negli splendidi Prati di Vigna. Ora a fianco dei due succitati pizzi sono emersi anche il Madonnino e il Cabianca. C’è meno neve di qualche settimana fa ma poi a circa 1400 mt comincia ad apparire continua e diventa rapidamente una coltre di 20 cm che rallenta parecchio il passo. Passo dai bivi vs Vigna Vaga e Passo omini e proseguo per il mio sentiero uscendo dal bosco nei pressi della Baita bassa di Vigna Vaga(q.1510,h7.10) sulla quale troneggia l’omomima cima in ombra. Al sole s’illumina invece il Calvera. Ampi prati nevosi mi disorientano perché il sentiero prima poco evidente è ora svanito del tutto e così commetto l’errore di dirigermi troppo a sx e soprattutto (ma me ne renderò conto al ritorno ) passo sotto ad un abete su cui sta messa la freccia in legno che segna la deviazione a dx vs il laghetto spigarol.Attirato da un segno sbiadito su un sasso che emerge dalla neve proseguo e per falsopiani proseguo la mia marcia nella neve sempre più alta fino ad arrivare per mia somma sorpresa a degli impianti sciistici che sulla mia vecchia carta kompass non son segnalati. Alla mia sx oltre il Vigna Vaga troneggiano cime che non identifico (e che scoprirò poi essere chiamate le cime di Val Sedornia quotate 2045 e 1999 mt). Ma dove son capitato mi chiedo? (poi a casa capirò essere gli impianti che riportano sul monte cavandola e da lì a Lizzola). Faccio un inutile pausa di orienteering (h8) e vista la quantità di neve decido di proseguire lungo la pista nella speranza vana di trovare neve più consolidata. Salgo così alla Baita Alta di Vigna Vaga(q.1820,h9.15)) e successivamente seguendo ancora la pista salgo quasi fino alla sella d’ Asta per riuscire ad affacciarmi oltre il profilo della Corna Spigarol e vedere la valle tra questo e la cresta che lo unisce alla parete nord del pizzo di petto. La giornata è pazzesca: fluttuo fra la bianca neve e il cielo blu macchiato da una grande palla gialla. La pista sembra un’autostrada bianca, candida e immacolata. Contemplo la bellezza del Creato e la mia stanchezza. Scatto foto fantastiche verso il Barbarossa, il Pizzul e lo Sponda vaga. La cresta innevata e di punte smerigliate tra Pizzul e Barbarossa sembra estratta da qualche tratto di Patagonia tanto sono fantasmagorici i giochi e i castelli nevosi eretti sulle rocce. Scatto foto con una luce e dei contrasti fra il bianco e il blu che hanno dell’incredibile! Davanti a me la bianca striscia da sogno prosegue fino alla porta blu della Sella d’Asta ma ci metterei troppo ad arrivarci sprofondando così tanto nella neve farinosa. Ma tutto è troppo bello per mollare e decido così di tornare sui miei passi per mettermi a cercare la via per il laghetto. Resto allora alto sopra la depressione percorsa all’andata e seguendo un improbabile traccia nella neve che traversa a mezzacosta cerco vie alternative alla mia sx e passo ora sopra gli impianti e sopra la valle pianeggiante fino a quando non capendoci più niente mi ritrovo sopra al bosco dal quale ero sbucato la mattina e come una visione appare la baita di Mezzo di Vigna Vaga(q.ta 1660, h 11.30) tanto cercata e dietro di essa il maestoso Vigna Vaga. Ci siamo, e faccio pausa esplorando la baita e godendo dei piedi che poggiano finalmente sul solido terreno esterno dove la neve si sta sciogliendo regalando immagini di confine fra inverno e primavera. Fiori gialli crescono nell’erba fra la neve. Riparto sotto il sole cocente e la neve che sfonda bagnata, col dubbio sulla direzione presunta che seguo e quella del cartello che indica la dx. Per sicurezza salgo tenendomi sulla dx e poi una staccionata di legno nel bosco ed una traccia fugano ogni dubbio riportandomi a sx. Salgo ora un filo più veloce nel folto del bosco ma poi il sentiero torna all’aperto e ogni metro è guadagnato con dura fatica. Troneggia davanti a me la grande e tozza mole del Corno Spigorel, Ayers Rock orobico e poi cartelli lignei nel biancore uniforme segnano vie imposibili da seguire. Alla mia destra l’enorme parete del Barbarossa col suo vallone nevoso che lo sostiene. Zoomando colgo un angolo di cresta frastagliatissimo e con curiosi pinnacoli e un ago roccioso che par proprio la Gusela dolomitica. Un enorme rapace mi sorvola fra le rocce della corna spigorel e il blu del cielo e scatto più volte nel tentativo di catturarlo: era una stupenda aquila, diranno le foto esaminate a casa! Ormai la fine vicina dà morale e dopo un bivio in un deserto di neve per il passo degli omini e qualche traverso incontro il cartello che indica una poccia nella neve: sono arrivato! Il luogo è un catino imbiancato da cui emerge piccolissimo questo laghettino circolare del diametro di 4-5 metri verso cui mi dirigo per l’ultimo centinaio di metri di supplizio.
Affondo nella neve immacolata gustando il dolce sapore del termine delle fatiche. Il laghetto Spigorel (q.ta 1820,h 12.45) semigelato e adagiato in una bianca conca, non regala particolari emozioni e sono più attratto dall’ago di roccia e dal canale nevoso che sale nella sua direzione…chissà…Così dopo le foto di rito e aver affondato lo sguardo nelle bianche e paffute nubi che come riflessi di neve giocano nel cielo blu cobalto, prendo la via del ritorno. Imponente la bastionata rocciosa del Corno Spigorel. Scendere è allegria perchè ho ancora nei quadricipiti i ricordi dei morsi del salire mentre vs il basso le gambe scendon da sé. Dopo la Baita di Mezzo caracollo per terreno inesplorato vs il sentiero da cui sono arrivato e ritrovatolo, in breve sono sotto la pianta a darmi del pirla per aver mancato l’ evidente deviazione. Acqua, o meglio, neve passata, e allora giù rapido per il bosco con fermate solo fotografiche negli incantevoli angoli della Val Sedornia illuminata ora dal sole meridiano e che potendomela gustare in pace mi cattura con la sua incredibile bellezza quasi da Alto Adige per la pulizia e la cura che caratterizza questi luoghi in armonia fra capolavori della natura e gentili infrastrutture pensate da uomini innamorati del Creato. Mille riflessi di luce giocano fra le fronde e colpiscono di felicità il mio cuore mentre penso a casa. foto 1 il Pizzul(o finto Pizzul) q.ta 2070 foto2 dal Pizzul alla q.ta 2119 foto 3 il laghetto spigorel invernale

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