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   Pizzo Meriggio, 07/05/2017
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Pizzo Meriggio
Regione  Lombardia
Partenza  Albosaggia, loc. Campelli (SO)  (1340 m)
Quota arrivo  2346 m
Dislivello  1000 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  N.d.e., + ghette e ciaspole indispensabili con queste condizioni
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Mediocri
Valutazione itinerario  Buono
Commento La scelta dell’escursione odierna ci porta piuttosto casualmente a orientarci sul Pizzo Meriggio, una vetta orobica che tempo fa mi aveva suscitato una certa curiosità, ma che poi è finita nel dimenticatoio. Decidiamo dunque di provare a salirla oggi, con un pizzico d’incognita relativa alle condizioni del percorso in seguito alle consistenti nevicate occorse nei giorni passati. A tal proposito siamo dell’idea che ciò che non debba assolutamente mancare con noi siano le ciaspole.
Partiamo così dalla località Campelli, sopra Albosaggia, dopo avere percorso in auto innumerevoli tornanti ed avere posteggiato in un raro slargo a bordo strada.
Ci incamminiamo salendo direttamente per i vasti e panoramici prati che circondano le graziose abitazioni della località, per poi puntare una vecchia pista da sci in disuso che inizia poco dopo le ultime case. Le pendenze in questo tratto sono abbastanza sostenute e guadagniamo quota rapidamente.
Iniziamo a pestare le prime chiazze di neve sopra i 1500 metri, ma la copertura nevosa aumenta a vista d’occhio metro dopo metro.
Poco sopra i 1700 metri di quota decidiamo di calzare le ciaspole, perché senza la progressione è difficoltosa.
Passo dopo passo il manto nevoso che calpestiamo è sempre più spesso. La salita è resa abbastanza difficoltosa soprattutto dalla consistenza della neve, appesantita dalla pioggia del giorno precedente.
Saliamo con fatica fino a un bivio con un cartello che indica il Pizzo Meriggio a 1 ora e 10 minuti. Ci rendiamo conto che molto difficilmente riusciremo a rispettare tale tempistica, perché anche nel prosieguo la neve seguita ad essere pesante. Ci viene parzialmente in aiuto la traccia fatta da un ciaspolatore che ci ha preceduto qualche giorno prima, che avendo pressato la neve l’ha resa un pochino meno sfondosa.
Continuiamo con fatica fino a sbucare in spazi più aperti e panoramici, nonostante le nubi basse che lambiscono le vette circostanti.
Sopra i 2100/2200 metri di quota circa si nota come le precipitazioni del giorno precedente siano state nevose. La consistenza del manto da qui in poi tende perciò a migliorare leggermente, sebbene si mantenga pesante.
Ci attende ora l’ultimo tratto della salita, la cresta. Da qui in avanti dovremo battere traccia, visto che quella del precedente ciaspolatore è stata cancellata dalla nuova neve scesa solo poche ore prima. Il problema maggiore è rappresentato dalla luce piatta e dalla mancanza di contrasti, che ci porta ad avere qualche difficoltà nel muoverci vedendo sotto i nostri occhi una massa bianca uniforme. Prestiamo perciò attenzione lungo la cresta, specialmente nei passaggi che presentano un minimo grado di esposizione.
Senza fretta saliamo fino ad arrivare sull’anticima su cui è posta la croce, coprendo anche i pochi restanti metri che conducono sulla cima vera e propria. Il panorama è decisamente suggestivo, ma siamo costretti a sostare poco sulla vetta perché, complice le difficoltà nel salire su una neve pesante, abbiamo perso un po’ di tempo.
Scendiamo così ripercorrendo la stessa via dell’andata, sempre con una certa fatica, togliendo le ciaspole dove la neve diventa non più uniforme.
Chiudiamo l’escursione godendoci i panorami dei Campelli, contenti per la giornata trascorsa in totale solitudine immersi in un’atmosfera resa più selvaggia e ostica dalle condizioni odierne della neve. Ci sentiamo come se avessimo compiuto una piccola, molto piccola, impresa.
Nota: le ciaspole con queste condizioni sono assolutamente indispensabili. Non è possibile arrivare su in vetta senza, almeno fino a quando la neve non diminuirà molto di spessore. Abbiamo inoltre notato la presenza di una traccia fatta qualche giorno prima da uno scialpinista, che probabilmente ha colto l’attimo nel momento in cui la neve era appena caduta. Oggi la sciata sarebbe stata a dir poco mediocre e penso che lo sarà anche nei prossimi giorni, a causa del rigelo che ormai è troppo debole a queste quote, senza contare che ci sarà da fare sempre più portage.

Foto 1: sulla cresta che porta in vetta
Foto 2: tra la cima e l'anticima
Foto 3: panorama dai Campelli
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