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   piz vedana, 19/01/2017
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Onicer  oscarrampica   
Gita  piz vedana
Regione  Veneto
Partenza  Rosse Alte  (400 m)
Quota arrivo  1324 m
Dislivello  1000 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  nda, terreni esposti e scivolosi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Il giorno dopo l’accoppiata di 3000 con Armin devo scendere a prender mia moglie a Belluno per le 17.30 e allora dopo pensieri rivolti ai monti del sole (esclusi per mancanza di tempo) decido di andare a dare un occhiata alla zona delle vette feltrine. E così il 5/01/2017 essendo il programma tranquillo mi seguono tre dei miei figli. Scendiamo lungo la Val Cordevole carezzando i fianchi est dei monti del sole e quando la valle si schiude nei pressi di del Ponte Mas appare improvvisa l’aguzza cima che tante volte ho visto e altrettante volte, ha attirato la mia attenzione. La battezzo l’innominata perché non ne conosco o ricordo il nome e chiedo ai bimbi se vogliano salirla: ci lanciamo all’avventura traversando il Cordevole e seguendo la strada che verso la punta si dirige. Capitiamo così nella fantastica zona di Torbe dove intanto che raccogliamo informazioni (vaghe sia sul nome che sul percorso) facciamo due passi attorno al lago e alla Certosa di Vedana leggendo le paline che spiegano le meraviglie naturali e storiche del luogo. Il lago è ghiacciato e i bimbi si divertono a pattinarci sopra e a lanciar sassi. Poi telefonando a Gian e consultando il web tramite il cell di David troviamo quanto ci serve. Erano i tempi che questa zona era ancora lontana dalle mie esplorazioni e non era ancora uscita la mitica bibbia dei Mds della Fondazione Angelini. Sbagliamo strada ma poi finalmente recuperiamo il posto di partenza arrivando alla località Rosse Alte(q.500), per scalare la guglia che finalmente ha il nome di Piz di Vedana. Parcheggiato il pulmino poco prima che la strada diventi sentiero vs casera Nusieda e ammirando il severo profilo del monte Sperone che aguzzo s’erge sopra di noi, pranziamo. Finalmente alle 13.30 c’inoltriamo nel bosco cercando attenti la deviazione vs dx che dovremo seguire. Abbandonata la traccia principale il sentiero sale subito erto fra le erbe gialle che luccicano sotto il freddo cielo azzurro e, simile ad un viaz si snoda fra le erbe secche e scivolose dell’inverno, poco visibile. Giona fa il passo accelerando, come suo solito, nei tratti più ripidi. E’ lui il camoscino della compagnia. La piana di Belluno si stende immensa ai nostri piedi e siamo proprio a picco sul lago del Mis. Dopo circa mezz’ora passati due colli erbosi successivi la traccia si dirige vs un profondo canale che incide la montagna regalandoci un esposto avvicinamento sopra il dirupo e una prosecuzione addirittura peggiore sull’altro lato dove il minuscolo sentierino cengetta che seguo verso sx è così esile da mettermi in apprensione per i bimbi che chiamo a raccolta soprattutto perché l’esposizione è ragguardevole e scivolare su quei prati quasi verticali significherebbe sicuramente non potersi fermare. Do’ un paio di volte la mano a Giona (il più piccolo di 11 anni) e gli altri seguono attenti, ma il più teso sono io; poi piano piano il sentiero entra sul fianco del monte più appoggiato e mi tranquillizzo. Certo che, penso fra me, questo non è un sentiero …come sarà più avanti dove sono descritti tratti esposti? Proseguiamo sempre vs sx fino a che ci troviamo sul vuoto della precipite Val Carpenada e debbo tagliare quindi vs l’alto col dubbio anche di aver sbagliato perché la traccia è ormai inesistente. Poi più sopra infatti la ritroviamo (confermando quindi di non aver visto una svolta a dx) esile filo calpestato fra gialle secche e scivolose erbe (le famose loppe di miottana memoria). Risaliamo una sorta di valletta incassata e poi alle 14.45 facciamo una piccola pausa in una bellissima ampia cengia erbosa posta a basamento sotto verticali roccioni che custodiscono anche una splendida e molto ampia grotta dove indugiamo un poco al sole e al riparo dal vento. Alla fine della cengia parte un canalino roccioso e detritico che sale per una cinquantina di metri e che va abbondonato poco prima del suo termine naturale assecondando le erbe che scendono alla sua sinistra. Siamo ormai sulla cresta della montagna che va seguita fino alla forcelletta di costa corona, dove notiamo un sentierino sulla sx da dove si potrebbe secondo la nostra relazione scendere compiendo il periplo della montagna. Ora la vista si apre sulla Val Cordevole e dal talvena scendono le montagne tanto care del Viaz, Coro, Pale Magre, Schaira e Burel e poi Pinei Pala Alta fino al Peron dall’altro lato della valle a fare come la nostra cima da sentinella. Superato un breve e facile risalto attrezzato respiriamo il vuoto dell’aerea crestina finale che conduce alla croce di vetta dalla quale contempliamo estatici alle 15.15 (q.1325) un panorama vertiginoso a picco sulla val cordevole e sui luoghi del Viaz, i monti del sole e la piana della val Belluna coi suoi contrasti di verde e cemento di luci e d’ombre. Sotto di noi anche la macchia biancastra del lago ghiacciato di Vedana dove camminavamo qualche ora fa e grandiosa anche la vista sull’enorme mole rocciosa del gruppo della Croda Granda(Agner). Dopo le foto di rito belli imbacuccati, un quarto d’ora dopo il nostro arrivo prendiamo la via del ritorno. Titubanti sulla via da scegliere per la discesa fra la sicura via di salita(ma con l’infido tratto esposto) e il misterioso sentierino scegliamo alla fine quest’ultimo che appare comunque abbastanza evidente e segnato nel suo inizio. E sarà la scelta giusta perché dopo un primo complicato tratto diventa una piacevole traversata vs dx che ci permette di circumnavigare la montagna appena salita e passare dai bui versanti di nordovest a quelli solatii che danno sulla piana bellunese dove rimbalzano gli ultimi fasci di luce arancione. L’unico inconveniente, è la fermata extra per scocciare il solito scarpone che si apre ( a Giona, abituè di queste situazioni). Scatto due belle immagini della piana di Candaten vista dall’alto e del Burel che si fonde nello Schiara con la cupola innevata. Svoltiamo istintivamente a dx ad ogni bivio che incontriamo e, passati accanto alla teleferica che domina sulla sottostante Certosa di Vedana, imbocchiamo l’ultimo sentierino che ci riporta velocemente alle Rosse Alte, poco distanti dal pulmino. Tra una corsa e un'altra ci impieghiamo solo 1 ora in discesa e arriviamo in tempo per vedere una splendida enrosadira sui monti ad ovest di belluno e sulla piana che si tinge di fasce arancioni. Ultimo dono di una giornata splendida carica di colori ed emozioni. Grazie bimbi. Grazie Robi, David, Giona. Foto1 bimbi sul viaz della Val Carpaneda Foto2 bimbinvetta Foto3 saluto al Piz di Vedana
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