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Lastoi de Formin, 01/01/2017 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Lastoi de Formin |
Regione | Veneto |
Partenza | Passo Giau, loc. Ponte Rutorto (BL) (1715 m) |
Quota arrivo | 2657 m |
Dislivello | 1100 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Rifugio Palmieri |
Attrezzatura consigliata | N.d.e. + ramponi |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Accettabili |
Valutazione itinerario | Buono |
Commento | Un inizio anno di esplorazione dolomitica ci porta in provincia di Belluno alla scoperta di nuovi scenari montani. Il desiderio di fare una bella escursione che però non presupponga l’utilizzo dei ramponi (visto che per il piede in convalescenza ne sono ancora impossibilitato) mi porta a una scelta accurata dell’itinerario, nel tentativo di fare un giro meritevole e al contempo sicuro. La decisione finale ricade sul Lastoi de Formin, vetta che si avvicina ai 2700 metri e ha un accesso non troppo complicato, una vera rarità a queste quote in nella zona. L’idea è anche quella di fare un giro ad anello attorno alla Croda da Lago, per arricchire il tutto.
Raggiunto il Passo Giau, scendiamo di qualche chilometro in direzione di Cortina, posteggiando l’auto in località Ponte Rutorto. Ci avviamo su comodo sentiero che solo nel primo tratto presenta ghiaccio da aggirare, arrivando al bivio tra i sentieri che conducono al Rifugio Palmieri e la Forcella di Formin. Prendiamo il secondo, inoltrandoci in una valle che diventa sempre più selvaggia man mano che si cammina. Salendo di quota, essendo peraltro questo versante esposto a nord, ci si pone il problema della poca neve marmorea e del ghiaccio. Non avendo i ramponi, la cautela è perciò d’obbligo, nonostante non ci siano mai passaggi troppo impegnativi o esposti. I problemi vanno avanti per un bel po’ di tempo, fino a quando non raggiungiamo gli spazi più aperti in prossimità della forcella. Qui, in ambiente quasi lunare, sterziamo a destra per puntare l’evidente cima del Lastoi de Formin. Camminiamo ora in modo molto più agevole pestando poca neve perlopiù portante, seguendo alcuni ometti in pietra. Raggiunto il breve pendio finale che porta in vetta torniamo a muoverci con maggiore cautela, scegliendo con attenzione dove mettere i piedi, vista anche la presenza di ghiaccio nascosto. Senza troppe difficoltà riusciamo ad ogni modo a raggiungere la cima, da cui si gode un ottimo panorama complice anche la giornata serena. Il tempo a disposizione per sostare è però poco, perché di strada per chiudere questa escursione ce n’è ancora molta. La prima cosa da fare è tornare alla Forcella de Formin. Da qui, per compiere l’anello, dobbiamo scendere in direzione opposta rispetto a dove eravamo saliti. Su questo versante di neve ce n’è ancora meno, e questa cosa ci induce a provare una deviazione per abbreviare la strada. Ci portiamo così, tramite un sentiero a mezza costa, nei pressi della Forcella rossa, ma vedendo un ripido canale innevato ci mettiamo solo qualche secondo a realizzare che non è cosa. Torniamo perciò sui nostri passi e una volta ripreso il sentiero originario ci dirigiamo verso la Forcella di Ambrizzola, per effettuare un giro più largo ma necessario per fare le cose in sicurezza. Raggiunta la Forcella, pieghiamo decisamente a sinistra immettendoci sul versante ombroso della Croda da Lago, camminando su percorso coperto da neve indurita ma abbastanza agevole. Arriviamo così al Rifugio Palmieri con le luci del tramonto, e dopo una breve sosta continuiamo il cammino, talvolta nel bosco, puntando l’incrocio con il sentiero che porta alla Forcella de Formin. La restante parte del sentiero per il rientro è tutto sommato lunga e dobbiamo percorrerla con la pila frontale, arrivando perciò all’auto con il buio. Chiudiamo così una bella e appagante escursione che porta a scoprire un angolo selvaggio delle Dolomiti ampezzane. Noi come detto abbiamo percorso l’itinerario senza ramponi per cause di forza maggiore, ma sarebbero senza dubbio da consigliare. Foto 1: scenari dolomitici Foto 2: dalla vetta Foto 3: ambiente lunare verso la Croda da Lago |
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