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Chaz Dura, 22/04/2018 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Chaz Dura |
Regione | Valle d'Aosta |
Partenza | Pont Serrand, fraz. di La Thuile (AO) (1632 m) |
Quota arrivo | 2579 m |
Dislivello | 940 m |
Difficoltà | MS |
Esposizione in salita | Nord-Est |
Esposizione in discesa | Nord-Est |
Itinerari collegati | nessuno |
Neve prevalente | Trasformata |
Altra neve | Marcia |
Rischio valanghe | 1 - Debole |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Discreto |
Commento | Oggi si torna a calzare sci con le pelli. Un inverno particolarmente nevoso ha lasciato in eredità ancora grandi quantitativi di neve sui monti valdostani. Complice il marcato pericolo valanghe e la chiusura di buona parte degli impianti sciistici, si presenta l’occasione per potere compiere un’escursione scialpinistica senza correre rischi e dovere portare gli sci sullo zaino nei tratti iniziali. Ci spostiamo così nel comprensorio di La Thuile e più precisamente nella soprastante frazione di Pont Serrand, dove una quota leggermente più elevata permette di salvare un pochino di dislivello. La meta del nostro itinerario è il Monte Chaz Dura, su cui arrivano gli impianti sciistici.
Posteggiata l’auto a pochi metri di distanza dall’arrivo di una pista, la imbocchiamo in compagnia di altri escursionisti e scialpinisti. Il caldo di questi giorni si fa già sentire e ci porta ad abbigliarci in modo estivo durante la salita. Proseguiamo seguendo la pista che inizialmente ha pendenze docili ed effettua la salita un po’ alla larga, dopodiché abbiamo la malaugurata idea di prendere un percorso più diretto, non accorgendoci di finire sulla ripidissima pista 3 Franco Berthod. A parte qualche attimo di panico sui tratti più ripidi, riusciamo a salire ed evitare il proibitivo muro finale (o iniziale per chi scende), prendendo una deviazione che effettuando un giro più largo, ci deposita sugli assolati pianori della parte intermedia del comprensorio. La nostra meta è ora ben visibile davanti a noi, seppure ancora abbastanza lontana. Per raggiungerla non ci rimane che seguire le piste, che con pendenze tutto sommato contenute ci portano sulla panoramica cima. Essendosi fatto abbastanza tardi, non indugiamo più di tanto, preoccupati dalla tenuta del manto nevoso. Cambiato così l’assetto affrontiamo la discesa che nel primo tratto è un po’ al limite, ma ancora fattibile in quanto a sciabilità. Per la seconda parte di discesa imbocchiamo la Franco Berthod, che grazie alla sua esposizione settentrionale ha mantenuto la neve ancora in buone condizioni, probabilmente migliori di quanto si potrebbe trovare a inizio inverno, specie in condizioni di innevamento non ottimale a causa del ghiaccio. Nonostante la ripidezza riusciamo così a scendere senza troppi problemi. Solo nell’ultima parte di discesa la neve diventa marcia e richiede maggiore attenzione, ma con prudenza riusciamo ad arrivare a pochi metri dall’auto, sempre grazie al buon innevamento. La scelta dell’itinerario si è rivelata azzeccata, ma complice le temperature costantemente sopra la media del periodo le condizioni nella parte bassa dell’itinerario andranno a peggiorare in modo rapido nei giorni a seguire. Foto 1: scorci sul comprensorio Foto 2: l'arrivo in vetta Foto 3: vetta |
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